Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

Leave a Scar, naaaaa è solo un miraggio *-*

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kikyo91
view post Posted on 2/1/2012, 18:38 by: kikyo91




Seeera :3 muhaha sih, sto per aggiornare di nuovo nel giro di qualche giorno xD dopo il lungo periodo di siccità dovrò pur farmi perdonare? u.u per le vostre diottrie questo capitolo è più corto dell'ultimo *-* il banco 3 sarà comunque lieto di fornire occhiali da vista u.u
Avvertenze: ho deciso di raccontare la parte del Ministero dagli occhi di Giulia e Anna, quindi da sentinelle fuori, semplicemente perchè sarebbe stato un suicidio riscrivere tutta quella parte di Harry, Ron e Herm...anche perchè è già scritta nel libro e l'abbiamo vista nel film (che magari qualcuna saprà anche a memoria u.u io non ho ancora avuto il coraggio di rivedere nemmeno la prima parte °-°). Per cui sarà una cosa più blanda *-* spero che vi piaccia comunque <3
In questo capitolo troviamo How Does it Feel (di Avril Lavigne *-*). In realtà il cap l'avevo già finito stanotte solo che era tardissimo e dovevo urgentemente andare a dormire perchè due gioiose lavatrici aspettavano di essere fatte stamattina ._.
Ma bando alle ciance cianciose cialupole **
spero che il chappy vi piaccia <3 ovviamente ho già iniziato a scrivere quello dopo XD
Buona Lettura bimbe <3
e grazie dei commenti ** *scondinzola*

Ventiduesimo Capitolo
Il sole doveva essere spuntato da un po’. I raggi entravano a fatica dalle pesanti tende tirate sul soggiorno. La musica si era spenta oramai. La festa era finita. Harry aprì piano gli occhi. Sentì qualcosa muoversi contro la sua gamba. Si sentiva incredibilmente stanco. Come se non avesse dormito una sola ora. Sentì un mugolio vicino a lui. Così si voltò. Anna aveva la testa appoggiata al suo braccio. E gli sonnecchiava vicino. Era stata lei a dargli un calcio alla gamba poco prima. Nemmeno tanto lontano stavano Hermione e Ron. Lei gli stringeva un braccio fra le sue come fosse un pupazzo. Mentre lui era a pancia in su con la testa da un lato. Giulia stava rannicchiata alla destra di Harry. Sentiva il suo respiro vicino. Ogni tanto si lamentava nel sonno. Attorno a loro l’infinità di bottiglie vuote ricordavano quanto avessero bevuto. Il moro tentò di alzarsi almeno a sedere. Sentendo un movimento Giulia tremò di poco. E si avvicinò al ragazzo. Quest’ultimo arrossì. Dall’altra parte Anna aveva urtato ancora la sua gamba. Harry sospirò arreso. Le amiche non lo volevano lasciar andare. Giulia si spinse ancora più vicino. Fino ad appoggiare la testa sul petto del moro. “Sev…” sussurrò piano la ragazza. Allora Harry scosse la testa. Non era giusto approfittare del sonno per farsi abbracciare e coccolare dalle sue amiche. Così sfilò il braccio da sotto la testa di Anna. E si allontanò da Giulia. Che dopo qualche secondo aprì gli occhi. “Buongiorno…” biascicò. Per poi guardarsi intorno persa. Si sentiva confusa. Credeva di essere fra le braccia di Piton. Purtroppo però la realtà era un’altra. Harry la salutò con un cenno del capo. “Come stai?” le chiese. Giulia si alzò a sedere e si stiracchiò. In bocca aveva ancora il sapore di liquirizia. “Mi ricordo quasi tutto…tranne com’è finita la festa…” rispose. Il moro sorrise. “Ci siamo buttati sul pavimento e ci siamo addormentati tutti…” raccontò. Anche lui aveva un ricordo piuttosto sfocato. Avevano ballato ancora. E bevuto soprattutto. Anna si era esibita in una danza russa sul tavolo. Ron insisteva per fare gli angeli di polvere sul pavimento. Poi fra una piroetta e l’altra si erano sdraiati tutti. E stremati avevano ceduto al sonno. Giulia si tenne la testa fra le mani. Chiuse gli occhi e li riaprì un paio di voce. “Per Billie Joe…non sono abituata a bere così tanto…” sussurrò imbarazzata. Si ricordava solo cose a sprazzi. Tipo l’esibizione sexy di Ron. La chiacchierata avuta con Anna. E i suoi pensieri. A quel ricordo la ragazza divampò. “Forse…forse è meglio fare il caffè…” propose. Harry annuì. I due si diressero verso la cucina. I vestiti spiegazzati e i capelli in disordine. Giulia iniziò a trafficare con la moka. Mentre il moro si accasciava sul tavolo. “Giulia?” la chiamò. La ragazza rispose voltandosi di poco. “Scusa se ti ho fatto pressione con le mie continue attenzioni…non volevo essere un peso morto per te…” le disse. Giulia scosse la testa intenerita. “Hai parlato con Anna ieri sera vero?” chiese. Harry annuì. Le parole della castana se le ricordava. E anche molto bene. “Non pensavo di essere un tale cretino…io…io non volevo che Anna pensasse questo di me…io non sono un maniaco psicopatico che tenta di saltarle addosso…e non penso sempre in modo malizioso di lei…” sospirò affranto. L’amica sorrise. “Ti sbagli…quello era Keith, l’amico di Josh…ricordi? Ha cercato in tutti i modi di farsi Anna fino alla festa di San Valentino…quando Draco la trascurava…ecco, quello era un maniaco psicopatico…tu no Harry…” lo consolò. Il moro sospirò affranto. Se la sua era stata una sbronza deprimente, il post sbronza era ancora peggio. “Io però…qualche pensiero del genere su di lei l’ho fatto…” confessò imbarazzato. Giulia stava sistemando le tazze sul tavolo. Rimase per qualche secondo con un cucchiaino bloccato a mezz’aria. “Ecco…ca…capita Harry…infondo hai diciassette anni…” rispose. Harry prese la sua tazza fra le mani. “Sono talmente disgustoso che li ho fatti anche…anche su di te…mi faccio schifo…” sussurrò ancora. Stavolta Giulia quasi fece cadere la zuccheriera. “Esattamente cosa ti sei immaginato su di me Harry?” commentò. Forse con un tono un po’ troppo nervoso. Il moro teneva la testa bassa. Non aveva il coraggio di guardarla negli occhi. “Meglio che tu non lo sappia…sarebbe estremamente imbarazzante…” rimbeccò. La ragazza tossicchiò. “Tutta questa conversazione è imbarazzate…” gli fece notare. Harry ripensò a tutti i se confusi della sera prima. La moka iniziò a fischiare. Così Giulia rispose al richiamo. E poco dopo versò un’abbondante dose di caffè nelle tazze. “Ami Ginny, lo sai…solo che ti manca…e per la tua età certe esigenze sono normali…” cercò di consolarlo. In realtà non sapeva bene come affrontare certi argomenti. “Ron non fantastica su di voi…” rimbeccò il ragazzo. Giulia sorrise. “Infatti lui fantastica su Herm…” precisò. Harry divampò. “Giulia…ecco…tu e Josh…” iniziò a dire. La ragazza lo guardò dubbiosa. L’amico continuò a farfugliare per vari minuti. Quando finalmente lei capì. Ed arrossì a dismisura. “Per Billie Joe no! Nemmeno per sogno! Figuriamoci!” esclamò subito. Harry la guardò stupito. “Allora mi capisci un po’…anche tu sei…” commentò sollevato. Giulia scosse la testa incredula. “Vedi Harry…io...con Josh sono stata solo per poco…non sentivo quel sentimento così profondo che nutrivo per un’altra persona…” provò a spiegare. Il moro storse il naso. “Harry credimi, non vuoi avere la risposta alla tua domanda…” cercò di dissuaderlo la ragazza. Ma Harry era irremovibile. “Invece si…” rimbeccò. Giulia sospirò esasperata. “Io non ho mai raggiunto…certi…certi livelli di intimità con Josh…ma…con un’altra persona…” riprovò. Maledicendosi per essere finiti su quel discorso. Il Prescelto la osservò. “Fred?” ipotizzò. La ragazza per poco cadde dalla sedia. “Certo che no!” sbottò. Sentiva le guance divampare. “Non pensavo che avessi avuto tanti ragazzi Giulia…” commentò sincero Harry. La ragazza rimase a bocca aperta. “Io…io non ho avuto tanti ragazzi!” esclamò. Il moro era sempre più confuso. “Andiamo Harry…è davvero imbarazzante tutto ciò…non lo vuoi sapere…” tentò di sviare Giulia. Ma Harry continuava a guardarla in attesa. “A chi sono stata sempre più vicina negli ultimi anni?” gli fece notare la ragazza. Dapprima il Prescelto non disse nulla. Poi iniziò a pensare. Dopo Josh non sapeva che l’amica avesse frequentato altri ragazzi. C’erano Mark e Draco. Ma erano da escludere. Poi c’era il traditore. Harry sobbalzò. “No…non ci credo…” boccheggiò. Giulia arrossì a dismisura. In confronto a lei un pomodoro era decisamente pallido. “Io te l’avevo detto che non lo volevi sapere…” sussurrò. Il moro strabuzzò gli occhi. “Tu…tu, cioè proprio tu…a letto con…Piton?” soffiò. La ragazza si fece piccola piccola sullo sgabello. “Cosa pretendi Harry…noi ci amiamo…abbiamo iniziato ad uscire insieme come una coppia il sabato sera…e quando sono diventata maggiorenne…non c’è nulla di male…” si giustificò. Harry rimase impietrito. Già era difficile crede che Piton potesse nutrire dei sentimenti. Ma che avesse anche una vita sessuale ed amorosa più intensa della sua era il colmo. “Con Piton…cioè…quel gufo…cioè…non sorrideva mai…non tradiva mai un’emozione…e tu mi vuoi far credere che la prima volta sia stata con lui?” esalò. Giulia sbuffò. “È la verità Harry…Severus non è solo un professore, è anche un uomo e quando un uomo e una donna si piacciono, si amano…succede! Non ho nulla di cui vergognarmi ecco!” rimbeccò infastidita. Era come spiegare come nascono i bambini ad un marmocchio odioso. “E se vuoi proprio saperlo, Sev non mi ha solo sorriso…abbiamo riso insieme, siamo andati al cinema, a ballare e a vedere il mare!” aggiunse. Per poi tapparsi la bocca con un sorso di caffè. Harry rimase immobile. “Avevi ragione, non volevo saperlo…” concordò. La ragazza sospirò. “Lui ha…ha l’età di tuo padre…questo non ti fa nessun effetto?” chiese ancora il moro. Giulia scosse la testa. “Non mi interessa…ho già provato a controllarlo ma l’amore non si è mai fatto comandare da me…il mio cuore rimane di Severus, che lui abbia vent’anni più di me non mi importa…o che sia un Mangiamorte…non cambia l’amore che provo per lui…” rispose sincera. Harry fissò la sua tazza. Poi bevve un sorso. Era decisamente troppo per una colazione dopo sbornia. Uno spiacevole silenzio aleggiò per qualche minuto. “Mi hai bloccato la crescita…” disse poco dopo il ragazzo. Giulia sorrise divertita. “Non esagerare Harry…” lo rimproverò. Harry alzò le spalle. “Chissà se Josh sapesse…” osservò. La ragazza sospirò. “Josh sa…ha origliato quando ve l’ho confessato davanti all’infermeria a scuola…” raccontò. Il ragazzo la guardò curioso. “E come l’ha presa?” chiese. “Male…diciamo che gli garbava di più l’idea di essere stato scaricato per John Preston che per Severus Piton…e diciamo pure che siccome Sev sen’era appena andato, Josh ha avuto la brillante idea di commiserarmi…mi ha anche scritto una lettera questa estate…ma io non gli ho risposto…” raccontò Giulia. “Cavolo…lo devi odiare un sacco allora…mi ricordo le botte che gli hai dato alla fine del quinto anno…” commentò Harry. La ragazza scosse la testa. “Quelle se le è cercate…mi ha tormentato fisicamente e psicologicamente per un anno! Poi non è che lo odio…solo che con lui si va ad alti e bassi…avevamo deciso di ricominciare da capo, ma lui come un cretino ha pensato che fossi sola, e quindi si meritasse di tornare il mio ragazzo…” spiegò. Il moro annuì. “Perché finiamo sempre per parlare della mia vita sentimentale?” osservò Giulia. Harry alzò le spalle. “Io non ne ho una…” le fece notare. La ragazza sorseggiò ancora il suo caffè. “Concordo con la Pitonchia…” si introdusse Anna. Entrando in cucina sbadigliando sgraziatamente. Senza salutare si diresse subito al caffè. Il trucco sugli occhi era colato e gli occhiali erano in procinto di caderle dalla punta del naso. “Ben svegliata…” sorrise Giulia. Ansiosa di cambiare argomento. “Ho avuto giorni migliori…il pavimento non è molto comodo nemmeno da sbronza…che poi devo essermi rotolata addosso ad un mobile perché ho dato parecchi calci a qualcosa…” sbadigliò ancora la castana. Sedendosi pesantemente sullo sgabello vicino ad Harry. Quest’ultimo evitò di precisare che non era un mobile che aveva preso a calci ma la sua gamba. “Herm e Ron dormono ancora?” chiese invece. Anna annuì. Gli occhiali le caddero sul tavolo. Ci mise qualche secondo per capacitarsi l’accaduto. Giulia scosse la testa e glieli mise. “Posso tornare a dormire nel mio letto?” biascicò ancora la castana. Harry sospirò arreso. “Dovremmo ripassare il piano oggi…ci sono ancora dei dettagli da sistemare…” le ricordò. Giulia si stiracchiò. “Magari prima facciamo una bella doccia…ho la polvere perfino nel naso…” commentò. Il moro alzò gli occhi al soffitto imbarazzato. “Separati la doccia…” soffiò Anna. Harry la fulminò con lo sguardo. Giulia si rituffò nel suo caffè. Si sentirono dei rumori nella stanza vicino. Hermione girandosi aveva urtato una bottiglia vuota. Ron scattò a sedere. “Miseriaccia! Ci attaccano!” trillò. Il prefetto, che era appoggiata a suo petto, si ritrovò con il naso spiaccicato sul pavimento. “Oh Ron falla finita! Ho mal di testa!” protestò. Il rosso si guardò in giro dubbioso. “Venite a rifornirvi di caffè, begli addormentati sul pavimento!” li richiamò Giulia. Hermione si accorse di essere letteralmente a faccia a terra. E si alzò immediatamente. Ron sbadigliò e trascinando i piedi raggiunse gli altri in cucina. Il prefetto fece lo stesso. “Anna ti odio…questo è molto peggio del Malibu…” sbottò quest’ultima. la castana si grattò una spalla. “Non ti ho costretto io a bere…ti sei devastata con le tue mani tesoro…” le ricordò placida. Hermione tirò un urletto esasperato. Che le rimbombò nella testa con un volume dieci volte più alto. Mentre loro si riprendevano Giulia salì per farsi la doccia e cambiarsi. Poi venne il turno di Anna. Harry dopo di loro. Ron ed Hermione salirono assieme le scale. “Vuoi andare prima tu?” gli chiese la seconda. Il ragazzo alzò le spalle. Poi sorrise. “Potremmo andare assieme Mione…che ne dici?” commentò. Cercando di non diventare del suo colore di capelli. Cosa invece che accadde al prefetto. “Non…non dire sciocchezze!” trillò imbarazzata. Il rosso si buttò sul loro letto. “Bene…allora vai pure prima tu…” si arrese. Hermione prese dei vestiti e biancheria pulita dalla borsa ampliata. E si tolse la collana col ciondolo a stella. Senza nemmeno pensarci. Poi andò in bagno. Aveva ancora con se sia il bracciale che le aveva regalato sua madre che la collana di Mark. Era oramai un’abitudine toglierli per ultimi. Questo però passò in secondo piano per Ron. L’acqua della doccia iniziò a scendere rumorosa. Mentre faceva scorrere il ciondolo fra le dita. Gliel’aveva regalato la sera prima. E lei se lo toglieva con così tanta indifferenza. Dormivano tutte le notti insieme. Abbracciati. Eppure lei si rifiutava di condividere tutto. Senza contare la richiesta dei piccoli momenti per star sola. Certo, anche a Ron faceva piacere avere del tempo per se. Però già mezzora lontano dalla sua Hermione era un’eternità. Il tempo di lei invece equivaleva a ore e ore. Per cosa poi? Ripassare il piano? Leggere? Il rosso poggiò il ciondolo appena lo scroscio dell’acqua smise. Poco dopo tornò Hermione. Jeans e maglietta. “È davvero comodo asciugarsi i capelli con la magia! Di norma sarei stata contraria, però in certi casi ci vuole!” sorrise. Probabilmente ripresa dal mal di testa e dalla sbornia di compleanno. Ron si alzò e senza dire nulla la sostituì in bagno. Il prefetto si sedette sul letto. Si rimise la collana a stella. Che tintinnò sopra quella di Mark. Poi d’improvviso se ne ricordò. Svelta Hermione frugò nella sua borsa. Fino a trovarlo. Quel pacchetto che aveva tanto aspettato ad aprire. L’aveva promesso dopotutto. Si voltò di poco verso la porta. Aveva ancora qualche minuto prima che il rosso tornasse. Il prefetto sbuffò. Era brutto dover stare allerta anche per cose così di poco conto. Dopotutto non voleva che Harry e Ron scoprissero del loro ultimo incontro. Sarebbe stata dura spiegare come mai erano in contatto con dei Mangiamorte. Anche se erano semplicemente Draco, Mark e Piton. Era quello il motivo perché stava aprendo il suo pacchetto di nascosto. Non certo perché era il regalo di Mark. Mentre cercava di convincersene Hermione disfò il fiocco e aprì la carta. Fra le mani si trovò un volume rilegato. Era di media misura. Sembrava vecchio però. Con delicatezza lo aprì. Sorridendo a vederne il contenuto. Era una raccolta di poesie. Ma non poesie qualunque, una vera raccolta di poesie della letteratura italiana. Il prefetto si morse il labbro inferiore. Era così che Mark si era presentato in biblioteca. Finendo un verso dell’Inferno della Divina Commedia di Dante. Hermione sorrise. Scorgendolo nell’indice del volume. Poi portò una mano al ciondolo. Con l’altra girò le prime pagine vuote. Fino ad arrivare alla prima poesia. Era “La Pioggia ne Pineto” di Gabriele D’Annunzio. Il prefetto iniziò a leggerne piano i versi. Fino ad arrivare a quel punto. “E piove su le tue ciglia, Ermione…” sussurrò. Stringendo il ciondolo nella mano. Poi abbassò lo sguardo. Avrebbe dato tutto pur di trovare Mark davanti a lei. Voleva abbracciarlo. Voleva sentirsi prendere in giro perché si era commossa per così poco. Eppure lui non c’era. Non ci sarebbe stato per chissà quanto. Hermione avvicinò il ciondolo alle labbra. “Grazie…” sospirò. Poi si stropicciò gli occhi. E nel sentire rumori provenire dal corridoio mise libro e incarti vari nella sua borsetta. Prese il block notes con gli appunti sulla missione fra le braccia e scese di corsa dalle amiche. Prima che Ron tornasse in camera. Harry stava lavando i piatti. Mentre Giulia ed Anna si liberavano delle bottiglie. Quando videro l’amica la osservarono attentamente. E si avvicinarono. “Aperto il regalo di Mark?” intuì la seconda. Il prefetto annuì. “Era un libro di poesie…” rispose solo. Giulia sorrise intenerita. E piano l’abbracciò. Poco dopo si unì anche la castana. “Vedrai che potrai ringraziarlo presto…” le disse. Hermione sorrise. Subito Harry le raggiunse in salotto. Lo stesso fece Ron. Così iniziarono a ripetere il piano un po’ ciascuno. Fino ad arrivare alla rifinitura dei dettagli. “Quindi io e Giulia stiamo appostate nelle vicinanze…figo! Sembra una serie di spionaggio…” osservò Anna. Giulia scosse la testa divertita. Harry sbuffò. “Con travestimenti seri però!” aggiunse Hermione. Riferendosi chiaramente all’appuntamento segreto di qualche mese prima fra la castana e Draco. In cui lei si era presentata da Lady Gaga. La castana sorrise sorniona. “E per tenerci in contatto?” chiese poi Ron. Il Prescelto tamburellò le dita sul pavimento. “Potremmo evocare i Patronus…” osservò. Anna storse il naso. “Non credo che avreste il tempo…bisogna trovare qualcosa di un po’ più diretto…tipo stregare qualche oggetto e usarlo come walkie talkie…” suggerì. Il gruppetto la guardò stupito. “Per una volta ha ragione Anna…però deve essere qualcosa che passi inosservato…” concordò il prefetto. Giulia guardò i tre. “Di solito le spie migliori sono i gemelli delle camicie…anche mio padre da Auror provvisorio ce li ha…da piccola me li ha fatti vedere!” propose. Hermione batté la punta della matita sul naso. Poi annuì. “E se inventassimo una parola in codice che significa pericolo?” esclamò ancora Anna. Oramai presa dall’andazzo a spionaggio. Giulia sorrise divertita. “Ora non esageriamo…” commentò Harry. La castana sbuffò. “Non è facile dire ‘aiuto siamo in pericolo scappate si salvi chi può…’ in poco tempo…” osservò. Il prefetto sospirò arresa. “Perfetto allora…quale parola?” concluse. Anna gongolò. “Manson!” disse subito. Gli altri quattro si guardarono dubbiosi. “O preferite ramarro? Iguana? Pomodoro… lampone… ciliegia… assenzio… supercalifragilistichespiralidoso!” sparò a macchinetta la castana. Giulia scoppiò a ridere. Hermione tentò di rimanere seria. Per quanto cercassero di far sembrare la missione pericolosa com’era in realtà, c’era sempre qualcosa che attutiva l’atmosfera. “E vada per Manson…tanto ce lo ricordiamo tutti no?” sospirò il prefetto. Gli altri annuirono. E Anna ghignò fiera. Questa volta si sarebbero giocati il tutto e per tutto. Avevano fatto a turno con il Mantello dell’Invisibilità per perlustrare i dintorni del Ministero e osservare i dipendenti che vi entravano. Ognuno sapeva come si sarebbe svolto il piano nei minimi dettagli. Si sarebbero smaterializzati vicino al Ministero ed avrebbero messo ko tre dei suoi dipendenti. Harry, Ron ed Hermione avrebbero bevuto la Polisucco per sostituirli ed infiltrarsi nella struttura. Fuori Giulia e Anna si sarebbero appostate in incognito ed avrebbero aspettato fino all’uscita dei tre. In caso contrario ci sarebbe stato l’uso della parola di pericolo e si sarebbero volatilizzate. Oramai a mente lucida il gruppetto ripassò il piano per il restante pomeriggio. La cena si consumò ricordando aneddoti buffi sulla festa della notte prima. E dopo cena si cercò di smorzare il clima di ansia che il ripasso del paino aveva fatto trapelare. Come al solito Giulia era immersa nella musica. Anna leggeva uno dei suoi libri di scorta del baule. Harry sfogliava gli appunti di Hermione. Quest’ultima si era decisa. E aveva portato in salotto il libro di poesie. Ne leggeva una dietro l’altra. Assaporando ogni minima parola come solo i veri appassionati sapevano fare. Ron avrebbe voluto accoccolarsi vicino a lei come accadeva spesso. Eppure il prefetto stava in una posizione scomoda per lui. Aveva le ginocchia tirate al petto. Il mento appoggiato sopra. E le braccia piegate per avvicinare la pagine. Di quel libro che lui non aveva mai notato. Sul momento il rosso non proferì parola. Però col passare dei giorni notò dei comportamenti strani in tutti e tre gli Uragani. In particolar modo in Hermione. Senza contare che anche Harry dava strani segni. Si defilava all’improvviso con scuse altamente palesi. Ron li identificò come sintomi dell’avvicinamento della data al Ministero. Fino alla sera prima del grande giorno. Stavano mangiando tranquillamente in cucina quando il Prescelto aveva iniziato a strizzare gli occhi. Gli altri lo guardarono dubbiosi. Harry si congedò da tavola con la scusa del bagno. Ma dopo qualche minuto lo raggiunsero. Fu così che si scoprì che in realtà il ragazzo aveva bruciori sempre più frequenti alla cicatrice. Ed immancabilmente in questi casi, entrava in contatto con la mente di Voldemort. Hermione si lasciò sfuggire una predica alquanto preoccupata. Giulia però la tranquillizzò e cercò di calmare gli animi messi ancora più in agitazione. Ne parlarono finendo la cena. E poi decisero di comune accordo di andarsene a letto presto. Il comune accordo però non includeva Anna. Che dopo mezzora dall’essersi coricata stava a pancia in su fra le lenzuola. Cercando di non pensare a nulla di catastrofico. Ma non era così semplice. L’idea che Voldemort potesse tranquillamente entrare nella mente di Harry non la tranquillizzava così tanto. Iniziò a rigirarsi nel letto. I'm not afraid of anything, I just need to know that I can breath. Giulia aprì piano gli occhi. E la vide aggrovigliata fra le lenzuola. “Stai cercando di rinchiuderti in un bozzolo?” la prese in giro. Nemmeno lei riusciva a dormire. Cercava di fare finta. Magari si sarebbe auto convinta di essere stanca. La castana sbuffò. “Magari potessi…andrei volentieri in letargo fino alla fine di questa rottura…” commentò acida. L’amica sorrise e si avvicinò. And I don't need much of anything, but suddenly suddenly. “Hai già pensato al travestimento?” le chiese. Anna scosse la testa. “Che ne dici se ci trasformiamo in Idol giapponesi?” propose. Giulia ridacchiò sottovoce. “Nel cuore di Londra?” osservò. La castana si stiracchiò. “Gothic Lolita?” provò ancora. La ragazza scosse la testa. “Gelataie…” riprovò Anna. Giulia sospirò. “Magari cameriere…oppure Sailor Moon, preferisci?” intervenne. La castana si passò una mano sugli occhi esasperata. “Ingaggiamo una finta esibizione…tu canti e io ti pubblicizzo…” propose ancora. La ragazza arrossì. “Non dovremmo attirare l’attenzione…” le ricordò. Anna si voltò di poco verso di lei. “Giulia…tu credi che andrà tutto bene?” sussurrò. L’amica annuì subito. I am small and the world is big, all around me is fast moving. “Però Herm ci ha detto di portare con noi tutte le borse e il resto dei bagagli…” le fece notare la castana. A mo di bambina preoccupata. Giulia alzò le spalle. “Ti ricordo che è Herm…vedrai che domani sarà nervosa come prima di un compito in classe…” sorrise. Anna la osservò. “E tu? Tu non sei nervosa?” chiese ancora. L’amica annuì. Ci fu qualche minuto di silenzio. Surrounded by so many things, suddenly suddenly. “Giulia…ma tu…ci pensi mai a quello che ci hanno detto Piton e Draco? Cioè…Piton l’ultima volta ti ha detto che quando avrebbero trovato il modo di contattarci ci avrebbero mandato un segno…però io non ne ho visti di segni…” esordì poi la castana. Giulia puntò le iridi nocciola al soffitto. “Ci penso si…ogni giorno…” confessò. Anna sbuffò. “Sai a cosa ho pensato un sacco di volte?” aggiunse. La ragazza scosse la testa. Era come tornare bambine con la castana. Oramai la conosceva. Riparata dal buio poteva dar sfogo a qualsiasi dubbio o domanda. Ogni giorno cercava di farsi vedere dura e irremovibile. Ma anche lei aveva bisogno di conferme. How does it feel to be different from me, are we the same. “A cosa?” la assecondò. La castana non si voltò. Rimase a fissare il muro. Come se stesse parlando a se stessa. “Al Ministero c’è il censimento dei nati Babbani…chissà se domani c’è una minima possibilità che io incontri mio padre…o qualcuno della mia famiglia…” raccontò. Giulia si avvicinò intenerita. “Stai tranquilla Anna…sono tutti al sicuro…l’ha detto Lupin no? Tua nonna e tua madre hanno testimoniato per loro…” cercò di tranquillizzarla. Ma la castana rimase immobile. “A mia nonna si sarà spezzato il cuore a sapere che sono scappata…mi odierà di sicuro…” sussurrò. L’amica si trascinò vicino a lei. Fino a poggiare la guancia sulla sua spalla. How does it feel, to be different from me. “Nonna Artemisia non ti odia…anzi, ti vuole un bene dell’anima, sei la sua nipotina preferita!” le ricordò. Anna sorrise amara. “La sua nipotina fuggitiva forse…” precisò. Giulia scosse la testa. “I nostri genitori sono in pensiero per noi, non possiamo negarlo…però alla fine di tutto li riabbracceremo…e saranno fieri di noi…” disse convinta. O almeno quello era il pensieri che aveva cercato di fare suo nelle ultime settimane. “Quello che conta ora è non perdersi d’animo…non dobbiamo pensare a quanto siano in pena per noi…dobbiamo preoccuparci principalmente di noi stessi ora…” si introdusse Hermione all’improvviso. Are we the same, how does it feel. Stava sul bordo del letto. Ed era chiaramente sfuggita da uno degli abbracci costrittore di Ron. Aveva sentito tutto il loro discorso. Non poteva fare finta di dormire. “Permettimi di correggerti Herm…dobbiamo pensare alla nostra promessa…noi siamo I Tre Uragani, o tutte o nessuna…” osservò Giulia. Anna annuì. “Già Herm! Se una rimane indietro non la dobbiamo lasciare al suo destino! Per Manson, siamo quasi sorelle oramai!” concordò. Il prefetto sorrise. “Lo dici solo perché di solito sei tu quella che rimane indietro…” la punzecchiò. La castana allungò un braccio per cercare di trascinarla giù dal suo letto. Ma Giulia glielo impedì. I am young and I am free, but I get tired and I get weak. “A parte gli scherzi…sapete…la maggior parte delle volte mi trovo a pensare ai miei genitori…sono contenta che siano lontani da tutto il caos e dai rischi eppure sono anche triste perché mi mancano…” iniziò a dire Hermione. Le amiche la guardarono. “…poi però sento voi due…Anna che ride e tu Giulia, che mi sorridi…e penso che infondo la mia seconda famiglia è qui con me…così non son più tanto triste…perché non sono mai veramente sola…” confessò il prefetto. Rossa in viso. I get lost and I can't sleep, but suddenly suddenly. Giulia sorrise. Si voltò dando le spalle ad Anna. E si sporse dal letto. Allungando una mano verso Hermione. Quest’ultima fece lo stesso fino a trovare quella dell’amica. La castana si fece spazio si alzò a sedere. Per unire anche la sua mano. Rimasero così per qualche minuto. “Vi voglio bene ragazze…davvero…” sussurrò ancora Hermione. Gli occhi lucidi. “Ecco i cari goccioloni Granger…” commentò Anna. Giulia scosse la testa. How does it feel to be different from me, are we the same. “Se domani dovesse succedere qualcosa…ecco…” iniziò a dire il prefetto. La castana le fece il gesto delle corna con la mano libera. “Herm non gufare!” sbottò. Giulia le fece segno di abbassare la voce. “Non si accettano testamenti anticipati, sia chiaro!” annunciò poi. Hermione sorrise. “A me cosa lasci? Perché gradirei la tua eredità monetaria…” esordì Anna. Il prefetto la guardò truce. “Poi sono io che gufo…” soffiò. Giulia trattenne una risata. Dal letto dietro di loro Harry si mosse. I Tre Uragani si guardarono e lasciarono piano la stretta delle mani. How does it feel, to be different from me. “È ora di dormire…” sussurrò Giulia. Le amiche annuirono. “Buonanotte…” disse Hermione. “Notte…” rispose Anna. Poco dopo si sentì un rumore poco confortante. “Ragazze c’è posto nel letto con voi? Ron mi sta stritolando…” le supplicò il prefetto. Giulia ridacchiò. “Ah lo chiami così pastrugnare ora?” la punzecchiò la castana. Voltandosi poi dall’altra parte. Hermione la fulminò con lo sguardo. “Silenzio! È tardi! Ho bisogno del mio sonno di bellezza…” sbuffò poi Anna. Giulia scosse la testa rassegnata. Salutò con la mano il prefetto. Poi chiuse gli occhi. Nel giro di qualche secondo tornò il silenzio. E un quarto d’ora più tardi. Le ragazze erano già sulla via del mondo dei sogni. How does it feel to be different from me, are we the same, how does it feel.
Quella della mattina seguente fu la sveglia più odiata nell’arco degli ultimi mesi. La prima a scattare fu Hermione. Come ai vecchi tempi scolastici. Si era scrollata di dosso Ron ed era filata in bagno per farsi una doccia per svegliarsi come si deve. Giulia prese il suo posto poco dopo. Anna la seguì sbadigliando e grattandosi il sedere. Come fosse una normale mattina nel loro vecchio dormitorio. Harry fece la doccia e si precipitò di sotto. Ed infine si aggiunse Ron. Ci fu un’abbondante colazione. E l’ultimo ripasso generale del piano. Seguito da dieci minuti di yoga mentale purificatore. Giulia ed Anna si prepararono alla trasformazione della copertura. La prima si picchiettò la bacchetta sui capelli, che diventarono neri. Li raccolse in due codini. La seconda fece lo stesso. Ritrovandosi con una cascata di boccoli rosso rame. I vestiti vennero trasfigurati in un paio di pantaloncini di jeans e una camicia a quadri rossi e neri per Giulia. E un vestito verde scuro con gonna a balze per Anna. Entrambe calzarono delle ballerine basse in tinta coi vestiti. Inoltre avevano rispettivamente un marsupio ed una borsetta. Giulia rimpicciolì tutti i loro bagagli e li mise nel marsupio. Poi arrivò la volta del controllo agli altri tre. Nelle tasche avevano Pastiglie Vomitose, Torrone Sanguinolento e altri cose potenzialmente utili. Senza contare i gemelli trasmittente. Che per Hermione erano stati adattati ad una spilla. In cinque sotto al mantello non ci sarebbero stati. Per cui si smaterializzarono a turni. Kreacher li salutò come ogni mattina. “Al vostro ritorno vi preparo la zuppa di verdure che amate tanto…” sorrise affabile. Harry annuì. La pancia di Ron già brontolò dalla fame. Anna si avvicinò piano. “E per la signorina Anna, una buona bistecca al sangue con patatine fritte…” aggiunse l’elfo. La castana gongolò. Da quando aveva considerato l’opzione che i Mezzosangue non fossero feccia Kreacher era diventato simpatico. Giulia alzò la mano. “Per me bistecca ben cotta con patatine…” precisò timidamente. Hermione alzò gli occhi al soffitto esasperata. “Possiamo andare ora?” sbottò. Con un gesto nervoso si portò una mano al ciondolo di Mark. Poi lo strinse e chiuse per un attimo gli occhi. Ron la vide in pieno. “Va bene, va bene mamma Herm…andiamo…” sbuffò Anna. Così lei e Giulia si infilarono sotto al Mantello dell’Invisibilità. Si smaterializzarono sempre sul primo gradino della casa. C’erano due Mangiamorte a qualche passo. Avevano gli occhi gonfi di sonno. La testa di uno ciondolava anche in modo poco dignitoso. Subito dopo le due si smaterializzarono nei pressi del Ministero. Poi Giulia tornò indietro e portò Harry con se. Fece lo stesso anche con Ron ed Hermione. Quando tutti furono nello stesso punto il prefetto guardò l’orologio. La prima ad andare in scena era lei. Aprì la porta vicino a loro che, come avevano scoperto nelle esplorazioni e sopraluoghi portava ad un vecchio teatro. Poco dopo si sentì un rumore ed una strega dai capelli grigi e svolazzanti apparve. Ebbe solo il tempo di voltare lo sguardo al cielo. Per poi venire colpita in pieno dallo Schiantesimo del prefetto. Il gruppetto la portò nel corridoio buio. “Da ora Herm, ti chiami Mafalda HopKirk!” esclamò Anna. Hermione sospirò esasperata. “Grandioso…” rispose con finta allegria. Mettendo i capelli appena strappati nella pozione Polisucco. Poco dopo il prefetto la bevve. Trasformandosi così in Mafalda. “Siamo in ritardo!” comunicò Harry. Così Anna e Giulia rimasero a sistemare la vera Mafalda mentre gli altri si procuravano i capelli anche per il moro e Ron. Quando uscirono dalla porta trovarono ad aspettarle un piccolo mago con la faccia da furetto, chiamato Reg Cattermole, e ad un omone ben piantato, alto e barbuto. “Ora possiamo dare inizio ufficialmente alla missione…” decretò Harry. Hermione guardò le amiche in ansia. Avrebbe voluto avere accanto anche loro. Anna le sorrise e le fece segno di ok con il pollice. Infine i tre membri del Ministero si allontanarono. Mentre le altre due iniziarono a girare con fare tranquillo nelle vicinanze. C’era un mucchio di gente che andava e veniva. Passarono la prima mezzora a gironzolare senza una meta in particolare. Poi decisero di fermarsi in una specie di bar li vicino. Potendo così sorvegliare i dintorni. E allo stesso tempo non dare nell’occhio. Sembravano solo due ragazzine occupate a fare colazione. D’improvviso si sentì un rumore. Era una delle cuffie che teneva al collo Anna. Incantata in modo che fosse in contatto con i gemelli e la spilla. “Hey? Hey c’è qualcosa che non va?” sussurrò la castana. Avvicinando piano l’auricolare che teneva ferme le cuffie a metà filo. “Sono Harry…sono rimasto solo…Ron ha avuto un’urgenza perché la moglie di Cattermole a quanto pare oggi è sottoposta al censimento…mentre Hermione è stata arruolata dalla Umbridge…” spiegò veloce. Giulia scosse la testa. “Ora dove sei?” chiese. Chinandosi di poco verso Anna. “Sono all’ufficio della Umbridge…sono davanti a uno schedario…ho trovato la cartella dei Weasley…” riferì passo per passo il ragazzo. Giulia avvicinò la sedia a quella dell’amica. Facendo finta di conversare animatamente. “Sono sorvegliati…a quanto pare l’Indesiderabile Numero Uno potrebbe contattarli…” aggiunse con tono amaro. Giulia chiuse per un attimo gli occhi. “Sulla scrivania ci sono delle pratiche del censimento…” elencò ancora Harry. Anna sobbalzò. “Harry spicciati a trovare il medaglione e a ritrovare Herm e Ron!” gli ordinò Giulia. Ma il ragazzo non disse nulla. Si sentiva il rumore di fogli. “Anna…ho trovato il fascicolo della tua famiglia…” disse poi. La castana sentì il cuore fermarsi per un attimo. “Che…che cosa dice?” sussurrò. L’amica le strinse una mano. “Stato di sangue: sangue misto. Componenti della famiglia: Ilary McGuire, Purosangue, ma sposata con Andrew Haliwell, Mezzosangue. Per il suddetto Andrew Haliwell ha testimoniato Artemisia Anko Wytter, Purosangue e madre dell’indiziato. Mary Kate e Christian Haliwell, Mezzosangue, rispettivamente figlia minore e figlio maggiore, per i suddetti ha testimoniato Ilary McGuire, madre Purosangue. Anna Alvis Haliwell, Mezzosangue, non si è presentata al censimento. È ricercata con l’accusa di essere complice dell’Indesiderato Numero Uno. Stato di Sorveglianza: sorvegliati, si pensa che la fuggitiva entrerà in contatto con loro al più presto.” lesse veloce Harry Anna si morse il labbro. Perfetto. Come se i suoi non fossero abbastanza nei guai lei aveva peggiorato la situazione. “Ora lascia quei fascicoli e cerca il medaglione…” esclamò Giulia. Teneva ancora stretta la mano dell’amica. Che tremava. La castana si guardò in giro inquieta. Da lontano vide un uomo famigliare. Capelli rossi, viso un po’ sciupato. “Giulia guarda…c’è il signor Weasley!” la chiamò. La ragazza si voltò piano. Stava facendo la stessa strada che avevano percorso poco prima i loro amici. Era talmente concentrato sui suoi pensieri che guardava dritto. Non le aveva degnate di uno sguardo. E intanto Harry non parlava più. “Spero che Herm stia bene…” commentò preoccupata Giulia. “Nulla sta andando come doveva…che casino…dovevamo infiltrarci anche noi…” concordò la castana. Passò qualche minuto. Anna fissava il suo cappuccino con aria pensierosa. Le si era chiuso lo stomaco. Al pensare alla sua famiglia messa sotto inquisizione. “Anna…secondo te…tengono d’occhio anche i miei?” chiese l’amica d’improvviso. Anna alzò le spalle. “A quanto pare siamo tutti ricercati tranne Ron…bell’affare vero? Chissà se hanno fatto dei volantini con le nostre facce…” soffiò acida. Giulia sospirò e bevve un lungo sorso di caffè. Riuscirono a rimanere sedute al tavolo per un’altra mezzora buona. Non avevano ancora ricevuto notizie. “E se facessimo incursione?” propose la castana. Ricominciando a camminare. Avevano pagato la colazione ed erano uscite. “Sarebbe una follia…siamo ricercate Anna, ricercate!” sillabò Giulia. Non si sarebbe mai abituata a quella parola. “Ma non ci hanno detto più nulla! Sono preoccupata…” confessò Anna. L’amica si guardava le punte delle ballerine. “È una cosa buona…vuol dire che tutto sta procedendo a dovere…” cercò di tranquillizzarla. E tranquillizzare anche lei stessa. Poi alzò la testa. Vedendo troppo tardi un uomo sulla sua rotta. Così Giulia ci finì immancabilmente addosso. Facendogli cadere la cartelletta dei documenti. “Mi dispiace! Scusi tanto, ero sovrappensiero!” si scusò subito. Chinandosi a raccogliere i fogli. Anna trasalì e si blocco qualche passo vicino a lei. “Non ti preoccupare…anche io ero distratto…piuttosto, ti sei fatta male?” le chiese l’uomo. A sentirne la voce Giulia lo riconobbe. E sentì una stretta al cuore. Sebastian la scrutava preoccupato. “Sicura di stare bene?” le chiese ancora. La ragazza rimase ferma. Anna si avvicinò. “Non si preoccupi, Hayley è forzuta anche se non sembra!” tentò di scherzare. Cercando di recuperare doti recitative nascoste. Giulia sbatté le palpebre. Poi gli porse goffamente la cartella. “Ecco…mi dispiace ancora…” sussurrò. L’uomo la squadrò. Quella ragazzina doveva avere circa l’età di sua figlia. Che non si faceva sentire da settimane oramai. L’ultima volta che l’aveva vista era su un volantino con una taglia piuttosto cospicua sulla testa. “Scusa…quanti anni hai?” esordì all’improvviso. Giulia abbassò lo sguardo. “Diciassette…” si lasciò sfuggire. Sebastian sbarrò gli occhi. “Scusa la mia invadenza…sai io ho una figlia della tua età…forse è per questo che mi sembri famigliare…” si scusò. Intanto però cercava di guardarla negli occhi. La ragazza tenne le iridi basse. Sapeva che se avessero incrociato gli sguardi l’avrebbe riconosciuta. Nonostante il travestimento. Gli occhi nocciola non tradivano. Erano gli occhi di sua madre. “Hayley è un po’ timida…ora se vuole scusarci noi torniamo al nostro giro…” si intromise Anna. Prendendo a braccetto l’amica. Sebastian annuì imbarazzato. Poi guardò l’orologio. Si scusò ancora, le salutò e tornò sulla sua strada. Giulia lo guardò mentre si allontanava da lei. Anche se la faceva arrabbiare qualche volta. Anche se la trattava come una bambina. Anche se non recepiva subito i messaggi. Quello era il suo papà. Ed avrebbe tanto voluto dargli un abbraccio. La castana le mise un braccio intorno alle spalle e la scosse. “Tutto ok?” le chiese. La ragazza annuì. “Tutto ok…” ripeté solo. Le due ricominciarono a girare per i dintorni. Oramai la folla si era un po’ diradata. Ed era palese che loro fossero li dalla mattina presto. Il silenzio aleggiava fra loro. Ognuna pensava a molte cose. D’improvviso si sentì un rumore dalle cuffie. Le due si avvicinarono. “Hey? Pronto? Harry? Ron? Herm? Ci sentite?” li chiamò Giulia. Ancora nulla. Anna la guardò. Pronta a impugnare la bacchetta. “Giulia! Anna! Presto!” trillò Hermione. Si sentì un gran fracasso. “Che significa? Dobbiamo venire da voi?” chiese la castana. Ancora urla e rumore in sottofondo. “Manson!” urlò quasi il prefetto. Anna e Giulia si guardarono. Annuirono. Iniziando a correre verso l’angolo più appartato vicino. Sicure che nessuno le vedesse si presero per mano. E in un secondo si smaterializzarono. Attorniate dalla solita fredda sensazione. Che stavolta però aveva attanagliato anche i loro cuori.
 
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124 replies since 15/12/2009, 19:27   4788 views
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