Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

Leave a Scar, naaaaa è solo un miraggio *-*

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kikyo91
view post Posted on 26/12/2011, 22:01 by: kikyo91




Buonsalvee *-* *appare vestita da babba natale* ebbene yes, ho un regalo (ritardatario xD) per voi <3 *-*
giusto qualche secondo fa ho finito il nuovo capitolo, di ben 18 pagine di word xD gli occhiali da vista sono al banco 3 u.u *indica la ire*
Avvertenze: era iniziato come un capitolo serio, di buoni propositi, ma è finito con contesto moralmente dubbio xD e ringraziate che non sia spicy, altrimenti u_u fra le mie mani perfino Harry sembra perverso o.ò devo smetterla di scrivere mentre cerco di smaltire il pranzo natalizio u.u ovviamente ci sarà OCCtà voluta verso la fine, ma penso capirete il perchè xD
in any case, spero che vi piaccia *-* diciamo che volevo fosse un capitolo un pò sgaio in attesa del prossimo, che non credo sarà molto leggero ._.
In questo capitolo abbiamo Tintarella Di Luna (della grande Mina *-*), Dancing Queen (della Soundtrack di Mamma Mia! **), Fcuk Me Like You Hate Me (dei Seether, non pensate male xD) , Standing in the Way of Control (dei The Gossip *-*) e I Will Survive (di Gloria Gaynor u.u).
Finito il capitolo vi aspettano panettone/pandoro al banco 3 e, se il capitolo non vi è piaciuto, ci sono anche delle mazze chiodate con cui inseguirmi *-*
Detto ciò, vi lascio alla lettura xD
Buon capitolo bimbe mie <3

Ventunesimo Capitolo (come i miei prossimi anni °-°)
La luna era fioca più che mai. La tarda ora aveva reso il quartiere a prova di ogni minimo rumore. Animali chiassosi nelle strade. E voci. Proveniente dal lato di una strada oramai buia. “Non vorrai passare tutta la notte seduta per terra mi auguro…” sbottò acido Piton. Giulia rise. “Si sta comodi!” esclamò. Il professore la guardò scettico. Poi si alzò. La ragazza gli prese una mano per cercare di riportarlo giù con lei. Ma stavolta Severus si oppose. “Che permaloso che sei!” sbuffò Giulia. Cercando comunque di farlo tornare rasoterra. Dopo qualche minuto passato a guardare le buffe espressioni del viso della ragazza il professore si arrese. “Anche se in effetti alla tua età non è una buona cosa stare seduti per terra…” fece notare poi lei. Piton la guardò truce. E la spintonò di poco. Aveva i vestiti tutti sporchi di terriccio. Giulia barcollò di poco. Se ne stava seduta con le gambe di lato. Pallide a stretto contatto con l’umida terra. Severus scosse la testa. Le vecchie Converse erano ridotte al limite. Avevano perfino qualche buco. “Non sarebbe ora di cambiare queste vecchie scarpe?” la punzecchiò. La ragazza gonfiò le guance. “Le mie Converse non si toccano! Sono speciali!” rimbeccò subito. A mo di bambina. Il professore sorrise divertito. La prese piano per una caviglia e la trascinò a se. Giulia si aggrappò al suo collo per non perdere l’equilibrio. Severus iniziò a far scorrere una mano sulla gamba della ragazza. Liscia come la seta. Giulia era imbarazzata. Non si aspettava quella mossa. “Visto? Anche in clandestinità c’è sempre tempo per una ceretta…” esordì allegra. Piton la guardò. E poco dopo entrambi scoppiarono a ridere. “Tu si che sai come far cadere in un attimo i momenti romantici Giulia…” osservò poi lui. La ragazza arrossì. “Non…non era un momento romantico…mi stavi solo accarezzando una gamba…” ribatté timida. Severus scosse la testa intenerito. Con l’altra mano la teneva stretta a se. “Mi sembra ancora incredibile che tu sia qui…vera, concreta…e che non sia un altro dei miei sogni troppo fantasiosi…” esclamò sincero. Giulia sorrise. Piano si avvicinò al suo viso. Per dargli un dolce bacio. Sarebbe potuta rimanere così per sempre. “Così ci credi che sono vera Sev?” sussurrò poi. Piton ghignò. “Dovrei ricontrollare signorina Wyspet…” rispose. La ragazza lo imitò alzando un sopracciglio. Il professore si sporse per baciarla di nuovo. Ma Giulia si ritrasse. Sbilanciandosi e perdendo l’equilibrio. Finendo così sdraiata a schiena sul terreno. Tutto ciò avendo ancora le mani ancorate dietro al collo di Piton. Che non poté far altro che seguirla disteso su di lei. “Tutto apposto Giulia?” le chiese. La ragazza lo fissava. Era arrossita a dismisura. Severus si tirò di poco su. Appoggiandosi al terreno coi gomiti. Così da non pesarle. Giulia lo guardava con il respiro irregolare dalla caduta. Le guance rosse dall’imbarazzo. E la bocca dischiusa. Era decisamente troppo per un uomo come lui. Si sarebbe dovuto alzare immediatamente. Eppure non lo fece. “Severus…” lo chiamò la ragazza. “Si?” rispose subito Piton. Giulia fissò le iridi nocciola sulle sue scure. Non le interessava di essere in mezzo a degli alberi sul ciglio di una strada. Non le interessava di avere il freddo terreno a contatto con le gambe nude. Non le interessava dell’umidità talmente condensata che le faceva appiccicare i vestiti alla pelle. Avere Severus davanti a lei era tutto ciò che aveva voluto per giorni. Mesi. Aveva così tanto voluto vederlo. Poterlo guardare, toccare, abbracciare, baciare. Tornare alla vita scolastica per poterlo raggiungere in ufficio. “Severus io…io…io non voglio più separarmi da te…” sussurrò. Il professore sospirò. Sembrava così piccola e fragile sotto di lui. lo pensava sempre. Aveva paura di poterla spezzare solo con un gesto delle sue rudi mani. “Lo sai che non è possibile Giulia…” la corresse brutalmente. La ragazza scosse la testa. “Non voglio che passino altri mesi senza parlarci e vederci…non voglio…” rispose con tono tremulo. Piton si chinò di poco e le diede un bacio sulla fronte. Che altro poteva fare? Di solito le faceva promesse che poteva mantenere. Non le avrebbe mentito solo per deluderla ancora di più. Giulia allungò una mano. E gli accarezzò una guancia. In attesa di una qualche risposta. Severus però non potè far altro che chinarsi ancora e appoggiare la fronte sulla sua. “Che cosa vuoi che ti prometta piccola Giulia?” disse. In un sospiro. La ragazza sentì un nodo alla gola. Non lo sapeva anche lei. “Io…io voglio te…voglio che mi prometti di stare attento e che come io sto attenta a non morire per te, tu lo faccia per me…perché se mi lasciassi sola…e non dico sola per qualche mese…ma sola per…per sempre…non ce la farei a sopportarlo…” lo pregò quasi. Gli occhi lucidi. Severus le diede un piccolo bacio sulle labbra. “Giulia…” iniziò a dire. Ma prima che potesse continuare un rumore lo fermò. La catenella che teneva sotto la casacca era scivolata fuori. E il ciondolo era entrato in contatto con quello della ragazza. Così facendo si erano uniti nella collana originale. Il cuore formato dai due serpenti. Giulia sorrise. “Visto Severus? Neanche loro vogliono che tu te ne vada…” commentò. Piton sospirò arreso. “Come se non bastassi tu a rendermi le cose difficili…” osservò esasperato. Poi però si sciolse in un sorriso. “Sai Sev…io…io…vorrei rimanere così per sempre…” sussurrò ancora la ragazza. Il professore la guardò divertito. “Nel nulla, con la schiena rotta dai rametti che sporgono e con le gambe che affondano nel terriccio?” commentò acido. Giulia scosse la testa. “Ma no! Con te…in un luogo tranquillo…” lo corresse. Piton si chinò e le diede un bacio sulla fronte. “Vorrei che ci fosse un modo per vederci ogni mese…che ne so, magari potremmo stabilire una data in cui incontrarci in un luogo segreto…” cercò di dire la ragazza. Ma Severus la guardò serio. Era chiaramente un rifiuto. “Sparire entrambi una volta al mese nello stesso giorno? Poco sospetto direi…” la prese in giro, però con tono serio. Giulia sbuffò. “Severus io…non so se riuscirò a sopportare il peso della situazione in cui sono ora…Harry si sta affidando molto a me e ciò mi spaventa…” confessò. Il professore sussultò all’udire di quel nome. “Ti ricordo che la situazione in cui sei ora l’hai voluta tu Giulia…sei maggiorenne, devi prenderti la responsabilità delle tue scelte, non puoi fuggire e basta…tel’ho sempre detto che se dai la tua fiducia a chiunque l’altro se ne approfitterà sicuro, che sia un tuo amico o uno sconosciuto…” la rimproverò secco. La ragazza sbarrò gli occhi. Quelle parole erano come una doccia fredda. Uno schiaffo mentale. Si stava lagnando per l’ennesima volta di ciò che lei stessa aveva deciso? Ebbene si. Stava ricadendo in quello sprazzo di pazzia che l’attirava a se dagli ultimi giorni di convivenza a Grimmauld Place. Prima era senso di colpa. Poi dispiacere. E ora in cosa si era trasformato? Autocommiserazione e sindrome da fanciulla emotivamente stabile e bisognosa di essere salvata. Lei non era così. Severus la guardava preoccupato. Si era lasciato sfuggire quelle parole come se nulla fosse. Eppure l’aveva detto per il suo bene. Giulia doveva arrendersi all’evidenza che non si sarebbero potuti vedere. Che per una volta doveva cavarsela senza di lui. In realtà se l’era sempre cavata senza di lui, bastava non farsi prendere dal panico. La ragazza abbassò lo sguardo. “Mi dispiace…devo sembrare piuttosto patetica…” sussurrò. Piton scosse la testa. “Sono io che mi devo scusare…non avrei dovuto usare un tono così duro ma è la verità Giulia…non lasciare che tutto quello che sta succedendo ti contamini…non lasciare che la pressione emotiva schiacci la tua parte bambina…sii semplicemente Giulia Wyspet, senza cercare di soddisfare le aspettative altrui…la piccola peste che faceva esplodere i calderoni nell’ora di Pozioni…” le disse. Giulia arrossì. Forse aveva solamente bisogno di confrontarsi con qualcuno di più adulto. Che potesse dirle le cose in faccia senza troppi scrupoli. Alla fin fine Severus le era corso in aiuto come sempre. Salvandola da quel baratro mentale pieno di paranoie. “Grazie…” sorrise. Il professore sorrise a sua volta. Poi si chinò e le diede un bacio. Un dolce bacio che significava “io credo in te”. Rimasero uniti in quel bacio per qualche minuto. Poi Severus si alzò. Spolverandosi i vestiti dalle foglie e dai rimasugli di terreno. Giulia si alzò subito dopo. “Si è fatto tardi…è ora di andare a recuperare il fuggiasco…” decretò il professore. La ragazza annuì. Senza cercare di trattenerlo. Semplicemente si avvicinò. E gli prese una mano. Incrociando le loro dita.
Alla fine della stradina, subito oltrepassato il Jackson Hole, gli alberi cominciavano a diradarsi. Quello era lo sfondo di altre due figure. Una correva a perdifiato fra l’erba. I raggi lunari riflettevano quasi sulla pelle pallida. “Tintarella di luna! Tintarella color latte!” canticchiava Anna. Sfuggendo immancabilmente a Draco che la rincorreva. I due avevano parlato davanti ad un piatto gigante di patatine fritte. Il biondo aveva raccontato del nuovo clima ad Hogwarts. Della quasi rissa con Philips. La castana aveva risposto con la vicende prima di fuggire dalla Tana. E la sempre più difficile convivenza a Grimmauld Place. Entrambi sapevano che l’altro aveva omesso particolari. Però era per il bene reciproco. Quindi non avevano indagato più di tanto. “Tutta notte sopra il tetto, sopra il tetto come i gatti! E se c’è la luna piena…tu, diventi candida!” proseguì divertita Anna. Fermandosi vicino ad un albero. Draco scosse la testa. Non sapeva nemmeno perché stavano giocando ad acchiapparella. Rallentò il passo e poi con un balzo cercò di raggiungerla. Invano naturalmente. La castana sembrava avere un’energia infinita. “Tintarella di luna! Tintarella color latte! Che fa bianca la tua pelle, ti fa bella tra le belle! E se c’è la luna piena…tu, diventi candida!” continuò. Facendo una piroetta. Il biondo si fermò a guardarla. Era una scenetta abbastanza divertente. Lei aveva quel tono di voce che non usava quasi mai. O forse era solo felice. Saltellava di qua e di la come un grillo. Lasciando una scia di profumo alla gianduia irresistibile. “Tin, tin, tin raggi di luna…tin, tin, tin baciano te…al mondo nessuna è candida come te!” esclamò Anna. Si sentiva molto fata dei boschi. Il che era molto strano per lei. Era come se si fosse tolta un peso. In lei c’era quell’energia che pensava di aver perso. E poi sarebbe rimasta tutta la notte a farsi rincorrere da Draco. Non le importava che ora fosse. Sarebbe tornata all’alba se lui fosse stato con lei. “Tintarella di luna! Tintarella color latte! Tutta notte sopra il tetto, sopra il tetto come i gatti! E se c’è la luna piena…tu, diventi candida!” aggiunse poco dopo. Il biondo sorrise. Fece qualche passo ma la castana ne fece altrettanti nella direzione opposta. Allora Draco cerco di confonderla. Prima si mosse a destra e poi a sinistra. Anna cercò di tenergli testa ma all’ultimo si perse. Così finalmente il biondo la prese per i fianchi. E subito la alzò e la prese in braccio. “Si sente che hai mangiato più della metà delle patatine Haliwell!” la prese in giro. Facendo finta di non reggerla. Anna si aggrappò a lui e gli fece la linguaccia. “Senti chi parla! Sei tu che hai ordinato due coca cola a discapito del mio portafoglio…” rimbeccò. Draco rise. “Che permalosa!” a punzecchiò. La castana tentò di dargli un calcio. Ma lui la fermò prima. “Non è ora per le bambine moleste di andare a nanna?” osservò Draco. Anna ghignò. “Senti chi parla…tu dovresti essere in dormitorio ora…credi che Piton lo sappia che sei qui?” gli chiese. Il biondo alzò le spalle. “Se lo sapesse penso si precipiterebbe a riprendermi…per rimandarmi in dormitorio a calci nel sedere suppongo…” rispose. “Per quanto sia vagamente tentato di rimandarla ad Hogwarts in tal fine modo, mi accontenterò di trascinarla per le orecchie signor Malfoy…” commentò acido il professore. Sbucando dal buio. Nella sua mano stava ancora quella di Giulia. Che lo seguiva curiosa. Draco sbarrò gli occhi sorpreso. “Mi dispiace interrompere questo idilliaco quadretto alla Jane Austen, però è molto tardi e il signor Malfoy non dovrebbe essere qui…” concluse secco Piton. Anna trattenne una risata. “Hai sentito Darcy? Te ne devi andare! Come farò amor mio?” esordì poi con voce melensa. Il biondo la poggiò delicatamente a terra e le fece un inchino. “Ma vedrai che tornerò mia Lizzy, non lascerò vincere questa sgarbata presenza!” cantilenò. Severus li guardò alzando un sopracciglio. “Le ricordo che la sgarbata presenza altri non è che il suo Preside…inoltre ho due punizioni in sospeso per lei signor Simpaticone…la prima per aver schiamazzato a tarda notte in Sala Comune ed aver quasi provocato una rissa, la seconda per essere fuggito dal dormitorio…” commentò quasi ghignando. La castana sbuffò. “Ma prof lei non evitava punizioni a tutti i Serpeverde? Non vale cambiare le regole così!” rimbeccò. Piton si passò una mano sulla fronte esasperato. Giulia guardava la scenetta divertita. Le mancavano certe scene di vita scolastica. “Dica la verità, le manco a scuola eh prof?” aggiunse poi gongolante Anna. Il professore la guardò truce. “L’unica cosa che mi manca di lei signorina Haliwell è non poterle togliere punti e punirla piazzandola a sistemare le serre di Erbologia in pieno giorno sotto battuta costante di sole…” rispose in un sibilo. La castana sentì un brivido di terrore a percorrerle la schiena. Giulia sospirò. “Stai tranquillo Sev…così ti fai venire mal di testa…” cercò di tranquillizzarlo. Dandogli una leggera pacca sulla spalla. “Appunto prof! Le si alza la pressione! Dia ascolto a Giulia!” le fece il verso Anna. Piton esasperato si passò una mano sulla fronte. “Ad ogni modo…cercando di ignorare l’irritante ronzio di sottofondo, le ricordo che è ora di tornare a scuola signor Malfoy…” ripeté per la millesima volta. Draco storse il naso. “Non le va di stare ancora un po’ con la sua bella?” rimbeccò spudorato. Alludendo alle mani di Severus e della ragazza ancora piacevolmente intrecciate. Il professore ringraziò il buio per aver nascosto quell’odioso rossore sulle sue guance. “Non scherzi col fuoco signor Malfoy, sto parlando sul serio…” cercò di prendere il controllo. Ma il biondo alzò le spalle. “Sono ignifugo…” rispose solamente. La castana scoppiò a ridere. Giulia si limitò ad abbozzare un sorriso. Non era carino ridere delle sventure del suo professore. “Vedo che è davvero in forma stasera signor Malfoy…lo sarà anche alla lezione di Difesa di domani allora? L’argomento sarà Maledizioni Senza Perdono ho sentito…” commentò acido Piton. Draco sbarrò gli occhi. Anna si immobilizzò. “Andiamo prof non starà mica dicendo sul serio? Io scherzavo…sono passato dall’essere chiuso nelle mura di casa mia a quelle di Hogwarts e lo sa anche lei che non sono due posti piacevoli ora come ora…volevo solo svagarmi un po’…” confessò il biondo. Severus sospirò stanco. Lo sapeva benissimo che il ragazzo non era fuggito con l’intenzione di fare a destra e a manca. “Lo so che le sue intenzioni non erano malvagie signor Malfoy, ma deve rendersi conto che ha fatto una cosa molto pericolosa…è fortunato che della sua assenza mi sia accorto solo io…o al massimo anche il signor Wright, che però eviterò di andare a recuperare perché credo abbia un minimo di sale in zucca e capisca quando è ora di tornare all’ovile…” disse d’un fiato. Con tono autoritario. A questo punto Draco si sentiva un po’ in colpa. Come quando era piccolo e veniva beccato in pieno da sua madre. Con le mani nel vaso dei biscotti che non poteva mangiare prima di cena. Solo che aveva davvero bisogno di staccare. Andarsene da quei luoghi che si stavano deteriorando pian piano. “Andiamo Severus…non essere così duro con Draco…era solo preoccupato per Anna…” esordì Giulia. Strattonando piano la mano del professore. Quest’ultimo la guardò scettico. “Non è una buona scusante per scappare durante la notte…in ogni caso ne discuteremo domani nel mio ufficio…intesi signor Malfoy?” decretò imparziale. Draco non potè fare altro che annuire. Anna storse il naso. “Però deve ammettere che se Draco non fosse scappato qui non avrebbe potuto vedere Giulia…” osservò spiccia. Severus fece finta di nulla. La ragazza arrossì. In effetti un piccolo ringraziamento al biondo lo doveva. “Bando alle ciance signorina Haliwell, altrimenti sorgerà l’alba e noi saremo ancora tutti qui a conversare…signor Malfoy, è giunta l’ora di andare…non faccia i soliti capricci e venga qui…” gli ordinò Piton. Draco ghignò. “Non si usa salutare Preside? Non pretenderà che me ne vada senza un bacio della buonanotte alla mia amata…” recitò teatrale. Il professore alzò gli occhi al cielo esasperato. “Si appunto…così intanto lei si può pastrugnare con Giulia…” aggiunse la castana. Facendogli segno con una mano di allontanarsi in un angolino. Piton alzò un sopracciglio. “Signor Malfoy sappia che d’ora in poi a pagare delle insolenze della signorina Haliwell sarà lei…ogni frecciatina aggraverà le sue già note punizioni…” soffiò. Draco sgranò gli occhi. Anna si mise le mani sui fianchi. “Questa è un’ingiustizia bella e buona! Pensavo che aver rivisto Giulia l’avrebbe addolcito almeno un poco…” sbottò. Severus ghignò. “La punizione si alza…” commentò. Quasi cantilenando. La castana sbuffò. “A quanto pare in lei si alza solo quella prof…” canticchiò di rimando. Piton ridusse gli occhi a due fessure. Il biondo impallidì e svelto mise una maso sulla bocca della compare. Che iniziò a mugugnare per protesta. Il professore la guardò soddisfatto. “A saperlo sette anni fa che fosse così facile far zittire la signorina Haliwell…” commentò acido. Anna di rimando morse un dito a Draco. Che non poté far altro che toglierle la mano dalla bocca. “Molto spiritoso prof…davvero molto spiritoso…” soffiò irritata. Giulia scosse la testa divertita. “Come immaginavo stiamo ancora tergiversando…non glielo ripeterò ancora una volta signor Malfoy…dobbiamo andare…” esordì secco Piton. Il biondo storse il naso. “Non possiamo permettere che due fanciulle indifese vaghino da sole nel cuore della notte prof!” esclamò. Severus si passò una mano sulla fronte esasperato. “Indifese?” ripeté Giulia poco convinta. Anna annuì sfoderando il finto labbro tremulo. “Perfetto…buona idea signor Malfoy! Che ne dice le accompagniamo fino a Grimmauld Place, poi ci fermiamo a salutare i nostri colleghi e magari gli diamo anche il cambio, le piace come idea?” commentò acido Piton. Draco sospirò arreso. “Noi ce la sappiamo cavare anche da sole Draco…grazie lo stesso del pensiero…” sorrise cordiale Giulia. La castana sbuffò. “Allora se proprio devo…posso darle almeno il bacio della buonanotte?” chiese ancora il biondo. Quasi implorante. Severus lo guardò diffidente. “E fare così in modo che lei e la signorina Haliwell vi attacchiate come ventose in periodo primaverile un’altra volta? Non credo proprio signor Malfoy…non sono nato ieri…” rifiutò. Anna ghignò. “Questo lo sapevamo già prof…i dinosauri si sono estinti milioni di anni fa, non so ancora cosa ci faccia lei qui …” gongolò. Piton la fulminò con lo sguardo. Giulia rise. Di rimando il professore fulminò anche lei. “Cosa pretendi Sev? Gliel’hai servita su un piatto d’argento!” esclamò divertita. Il professore scosse la testa esausto. “Speravo di aver concluso la mia carriera da baby-sitter…” osservò. Giulia gli strinse di poco la mano e gli trotterellò vicino. “Vi do cinque minuti…niente di più intesi?” decretò infine Piton. Nemmeno finito di fiatare che Draco aveva baciato l’amata. Giulia sorrise e si avvicinò a lui. Le loro mani ancora intrecciate. “Severus…ecco…lo…lo so che hai già rifiutato però…potresti pensare un po’ su alla mia proposta?” sussurrò timida. Il professore scosse la testa. “È impossibile Giulia…non possiamo rischiare una volta al mese…abbiamo entrambi delle responsabilità da portare avanti…” rifiutò ancora. La ragazza abbassò lo sguardo. “E allora come faremo a tenerci in contatto?” sussurrò triste. Piton sospirò. “Lo so che credi che io non pensi mai ad una soluzione per poterci sentire prima possibile…però non è così Giulia…ci sto lavorando ma non è così facile come sembra…” spiegò. Giulia alzò gli occhi. “Mel’hai sempre detto tu che non è una tua priorità…” osservò mogia. Severus sorrise divertito. Allungò una mano e le fece una carezza sulla testa. “Oltre che a prendermi troppo sul serio ora storpi anche le mie parole? Non ho mai detto nulla di ciò…certo, le missioni hanno una loro rilevanza, ma anche tu ce l’hai Giulia…altrimenti non avrei cercato i vostri possibili nascondigli non credi?” commentò. La ragazza gli prese la mano e la poggiò su una guancia. Poi chiuse gli occhi. Le guance rosse dall’imbarazzo. “Sono stata una sciocca lo so…” ammise. Piton scosse la testa. Si chinò e le diede un bacio sulla fronte. “Devi solo avere pazienza Giulia…quando avrò trovato il modo lo saprai…” spiegò. Giulia si morse il labbro inferiore. “Mi stai dicendo che…devo solo aspettare un segno?” chiese dubbiosa. Severus annuì. Fece scorrere la mano dalla guancia della ragazza al mento. Poi le alzò di poco il viso. Per poterla baciare sulle labbra. Giulia arrossì ancora. Assaporandosi quel momento che sapeva non avrebbe rivissuto presto. “Prometto che sarò forte Severus…lo farò per noi…” gli sussurrò poi. Una volta staccati. Il professore annuì. “Non ho mai avuto il minimo dubbio che tu lo fossi…” la corresse. Giulia sorrise. “Ecco…Sev…io una promessa ce l’avrei però…” confessò. Piton la guardò dubbioso. “Lo so che essere Preside è difficile…però vorrei che ogni volta in cui ti senti sconsolato e che…vorresti avermi vicina…ecco vorrei che stringessi il nostro ciondolo…e ricordassi che ti sono sempre vicina…io lo facevo sempre quando avevo bisogno di te Sev…e tu sei sempre arrivato a soccorrermi…” spiegò la ragazza. Rossa in viso. Severus si sciolse in un sorriso. Come poteva rimanere impassibile davanti a tanta dolcezza? “Me lo ricorderò Giulia…lo prometto…” la assecondò. Giulia sentì gli occhi diventare lucidi. E senza dire una parola si fiondò fra le braccia del professore. “Professor Piton?” lo chiamò Anna. Severus si voltò scocciato. “Si?” rispose. “Scusi se interrompo il momento romantico…ma crede che quest’anno le gite ad Hogsmeade verranno abolite?” chiese la castana. Piton si voltò verso Draco. “Il Signore Oscuro non ha parlato in merito alle gite…quindi suppongo che la decisione spetti a me…” spiegò. Il biondo lo guardò supplichevole. “La prego prof! Se non una volta al mese ogni due mesi! Però non le abolisca! Prometto che non creerò fastidi!” esclamò. Severus scosse la testa. “A questo credo poco signor Malfoy…e comunque a quale scopo? A far si che lei e la signorina Haliwell vi rinchiudiate in una qualsivoglia locanda per tutto il pomeriggio?” osservò secco. Anna arrossì. “Non si dimentichi che lei è ricercata…grazie alla vostra brillante decisione, siete perseguibili come traditrici del regime Oscuro…” ricordò ancora il professore. “Non mi sembra nuova questa definizione…” commentò subito la castana. “Avanti ora…andiamo signor Malfoy…una volta arrivati ad Hogwarts dritti a letto e domani discuteremo del suo comportamento a dir poco sconsiderato…” decretò infine Piton. Il biondo diede un ultimo bacio ad Anna. Giulia rimaneva ancora fra le braccia del professore. Non aveva nessuna voglia di staccarsi. “Possiamo almeno rimanere un poco appostati fra i cespugli in modo da sorvegliarle da lontano? Non mi fido a farle tornare a casa da sole…” chiese ancora Draco. Severus sospirò esasperato. “Finché non avranno svoltato l’angolo…nessun minuto in più…” decise. Giulia si staccò a malincuore da lui. “Anche noi dobbiamo andare…altrimenti ad Herm verrà un infarto…” osservò. “Se non le è già venuto vedendo comparire Mark…chissà quale entrata di scena avrà sfoderato stavolta…” commentò divertito il biondo. Anna ridacchiò. “Speriamo si sia tolto il cappuccio…altrimenti è capacissima di averlo atterrato a padellate…” ipotizzò. Giulia sorrise e la prese a braccetto. “Andiamo tintarella di luna…è tardi…” esordì. Così le due salutarono Draco e Piton. Ed iniziarono ad incamminarsi sulla loro strada. “E se Harry o Ron si svegliano e beccano Herm in piena azione con Mark?” commentò ancora la castana. L’amica rise. “Non stanno mica facendo nulla di male! Avranno passato la sera a parlare…Herm ne aveva un sacco bisogno…” osservò. Anna la guardò scettica. “Vallo a spiegare a Ron però…” sbottò. Giulia sorrise. “Infondo Mark è come un’iguana…” aggiunse poi la castana. La ragazza la guardò dubbiosa. “Ma si! Non è l’iguana che si mimetizza cambiando colore?” chiese Anna. Giulia scoppiò a ridere. “È il camaleonte!” la corresse. La castana fece finta di nulla. “E io che ho detto…” sussurrò imbarazzata. L’amica la spintonò di poco. “Sai…ti ho vista sorridere già due volte negli ultimi cinque minuti…devo dedurre che la nostra Giulia è tornata?” osservò ancora Anna. La ragazza annuì fiera. “Giulia Wyspet è tornata…” confermò. La castana sorrise. Entrambe si sentivano rinate. Sentivano di avere la forza per affrontare ciò che il destino aveva in serbo per loro. Forse anche l’atmosfera della convivenza forzata sarebbe migliorata. Quello che sapevano però è che ci sarebbero sempre state l’una per l’altra. D’ora in poi nulla le avrebbe potute scoraggiare. Nemmeno l’imminente piano di infiltrazione al Ministero.
Nel mentre, come Giulia e Anna stavano confabulando, stava avvenendo qualcosa a Grimmauld Place. La cucina oramai era diventata sede di confessioni e riti psicologici. Contornati da thè e camomilla. Mark sorseggiò la sua bevanda. Poi poggiò delicatamente la tazza sul tavolo. Dopo la prima orda di novità si erano concessi un bis. Non si poteva di certo discutere a bocca asciutta in piena notte. “Quindi trovi che Harry si sta affidando troppo a Giulia?” ricapitolò. Hermione annuì convinta. Teneva fra le mani la sua fumante tazza di camomilla. Ed intanto ci soffiava ritmicamente perché si raffreddasse. “Non è il tuo orgoglio da So-Tutto-Io che ulula?” ipotizzò il Serpeverde. Il prefetto scosse energicamente la testa. “Harry vaga in questa casa come un cucciolo sperduto bisognoso d’affetto…e pretende che siano Anna e Giulia a darglielo…se vedessi le scene che accadono qui dentro la sera Mark…non crederesti ai tuoi occhi! Harry ha anche tentato di consolare Anna con un abbraccio…ovviamente di questo Draco non deve sapere…” raccontò. Mark la guardò divertito. “Non mettermi in trappola così! Non puoi raccontarmi le cose e poi venirmi a dire che non devo riferirle ai miei amici!” sbottò quasi offeso. Hermione alzò le spalle. L’amico la squadrò. “Non è che per caso vorresti che Harry ricercasse anche un po’ in te quest’affetto?” osservò. Il prefetto arrossì. “Ecco…io…io…” esclamò impacciata. Per poi sospirare. “Prima di stare con Ron…ecco ai tempi in cui eravamo davvero un gruppo affiatato, Harry non faceva distinzioni…abbracciava sia me, che Anna, che Giulia…sempre con quella sua timidezza spontanea…ora invece mi vede solo come la ragazza del suo migliore amico…ergo mi tocca con un dito e rischia di essere sbranato…” aggiunse. Il Serpeverde scosse la testa divertito. “Sbaglio o Ron sta diventando un po’ troppo possessivo per i tuoi gusti?” sogghignò. Hermione si immerse in un sorso di camomilla. Evitando accuratamente di rispondere. Mark alzò gli occhi al soffitto. “Altro che coinquilini…avreste bisogno di una seduta psicologica comune qui…” osservò. Il prefetto annuì d’accordo. “Mark…siamo cinque ragazzi appena diciassettenni che cercano di portare avanti una missione suicida…abbiamo bisogno di una svendita di cervelli funzionanti direi…” lo corresse. Il Serpeverde la guardò. E poi scoppiò a ridere. “Se a te serve un cervello funzionante allora Herm siamo messi benissimo!” osservò. Hermione sorrise divertita. Rimasero giusto pochi secondi di silenzio. Per poter intuire qualche rumore fuoriposto. Il prefetto impallidì. “Hai…hai sentito anche tu?” boccheggiò. Mark si premette un dito sulle labbra. Con la coda dell’occhio tutti e due si voltarono verso le scale. Il rumore era proprio lo scricchiolio di quei vecchi gradini. Nemmeno il tempo di commentare oltre che degli occhi assonnati contornati da capelli rossi scompigliati fecero capolino. Hermione si alzò in piedi di scatto. Facendo cadere per poco lo sgabello su cui era seduta. “Mione…sei ancora sveglia?” biascicò Ron. Entrando nella stanza. Si stava ancora stropicciando gli occhi. Il prefetto tremò impercettibilmente. “Ecco…io…io…” cercò di dire. Poi si voltò di scatto verso il fornelletto. L’acqua dentro al padellino posizionatovi sopra aveva iniziato a bollire. Eppure lei non aveva toccato nulla. D’improvviso Hermione capì. “Non riuscivo a dormire…così sono scesa a prepararmi una camomilla…intanto ho messo su l’acqua per Anna e Giulia…volevo aspettarle alzata…” improvvisò. Il rosso la guardò dubbioso. “Come mai ti sei alzato?” chiese senza pensare il prefetto. Si sentì picchiettare qualcosa sulla caviglia vicina al tavolo. Si trattenne dal sobbalzare. Ron la scrutava già abbastanza sospettoso. “Dovevo andare in bagno…e poi ho visto che non eri più vicino a me così sono venuto a cercarti…mi dici sempre che non ti piace girare per casa da sola di notte…” rispose. Hermione scosse la testa intenerita. “Non preoccuparti Ron…aspetto le ragazze e poi torno…” lo rassicurò. Il rosso storse il naso. Aveva ancora gli occhi mezzi chiusi dal sonno. “È tardi Mione…torna a letto…” la pregò. Il prefetto sospirò. “Torno fra poco, promesso…non preoccuparti Ron…” rifiutò ancora. Ron si guardò in giro. “Stavi parlando con qualcuno…” commentò. Hermione si sentì gelare il sangue. Sperava che davvero Mark si fosse nascosto bene. “No affatto…ci sono solo io qui Ron…” mentì. Il rosso si stiracchiò. “Vuoi che aspetti con te?” le chiese ancora. Il prefetto sbuffò. “Ron…ecco…io, Anna e Giulia…dobbiamo parlare di cose da ragazze...” cercò di sviarlo. Ron rimase imbambolato con un’espressione da pesce lesso per qualche secondo. “Ah…capisco…ok allora…ti aspetto a letto…” disse infine. Hermione annuì. Il rosso si avvicinò e le schioccò un piccolo bacio sulle labbra. Il prefetto arrossì a dismisura. Ron sorrise e si incamminò al piano di sopra. E in pochi minuti lo scricchiolio di scalini non si sentì più. Hermione tirò un sospiro di sollievo. “La tua recitazione ha superato le mie aspettative Granger…” gongolò Mark. Apparendo subito. Il prefetto sobbalzò. “Dove diamine ti eri nascosto?!” sbottò. Il Serpeverde fece il suo solito sorriso sghembo. “Io sono come lo Stregatto…so sparire quando mi fa comodo…” cantilenò. Hermione scosse la testa divertita. “E così ti tocca convivere con quel bradipo addormentato tutto il santo giorno…” osservò Mark. Tornando a sorseggiare il suo thè. Il prefetto lo guardò dubbioso. “Pensavo ti stesse simpatico Ron...” commentò. “Quando non ti asfissiava si…” rispose schietto il Serpeverde. Hermione sorrise. “Ha solo paura di perdermi…penso che si senta rincuorato dal non dover competere sempre con quello che è il mio perfetto migliore amico…” lo punzecchiò. Mark fece un piccolo inchino. “Modestamente…” si lodò. Il prefetto bevve un lungo sorso della camomilla. Nonostante la paura presa dall’apparizione di Ron, quella nottata era decisamente una fra le migliori dentro quella casa. “Sai Mark…mi sembra di essere in uno di quei reality scadenti in cui tengono delle persone chiuse nella stessa casa per un tot di giorni, fino a che sono talmente stufi di vedersi che si scannano a vicenda…” esordì. L’amico sorrise. “Non credevo vedessi certi programmi spazzatura Herm…” la punzecchiò. Hermione alzò le spalle. “Non pensavo avrei festeggiato qui il mio compleanno…mi immaginavo i miei diciassette anni immersa fra tutte le persone a cui voglio bene…compresi i miei genitori…e anche tu Mark…” sospirò. Il Serpeverde scosse la testa. Si alzò e si avvicinò a lei. “Purtroppo riguardo ai tuoi genitori non posso fare nulla...però non pensare che io abbia dimenticato il tuo compleanno Herm…” commentò. Prendendo qualcosa a una tasca. Il prefetto lo guardò stupito. Sembrava un sassolino. Mark puntò la sua bacchetta. E in un secondo il sassolino si trasformò in un regalo a grandezza di una mano. Ben impacchettato e perfino con un fiocco. “Se non fossi venuto con la scusa di Draco, te l’avrei mandato comunque…” spiegò. Poi lo porse ad Hermione. Quest’ultima lo accettò ancora sorpresa. “Però lo sai Granger…io sono un perfezionista, quindi lo dovrai aprire solo nel giorno del tuo compleanno…me lo devi promettere…” specificò il Serpeverde. Il prefetto sorrise ed annuì svelta. Poi gli si buttò fra le braccia. “Grazie mille Mark…davvero, non serviva!” esclamò felice. Chiudendo gli occhi per evitare l’arrivo dei soliti goccioloni di commozione. Mark appoggiò il mento sulla sua testa. “Mi dispiace non essere con te…è il tuo primo compleanno che festeggio in carica ufficiale di tuo migliore amico…” osservò. Hermione alzò la testa. “È vero…un anno fa non ci conoscevamo ancora…non mi capacito mai di conoscerti solo da nove mesi…” commentò. “Nove mesi eh? Ci poteva scappare il bambino…” ghignò il ragazzo. Il prefetto arrossì. E gli diede un pugno sul petto. “Perché mi tratti così mia Granger? Come puoi picchiare il padre di tuo figlio!” esclamò finto indignato Mark. Hermione si passò una mano sugli occhi. Ancora imbarazzata. Ma estremamente divertita. “E chi ti dice che sia un maschio? Poteva benissimo essere una bambina!” si azzardò a dire. Il Serpeverde la guardò sicuro. “Io dico maschio…poi non lo possiamo sapere finché non tentiamo…” ghignò. Il prefetto incrociò le braccia al petto. “Come osi fare certe proposte sconvenienti ad una signorina!” rimbeccò finta offesa. Mark allungò una mano e per risposta le scompigliò i capelli. Hermione stava per rispondere quando qualcosa la bloccò. Si era sentito un altro scricchiolio sospetto. I due si voltarono verso le scale. Però non c’era nessuno. Il Serpeverde impugnò la bacchetta. Si sentì la solita voce del Silente di polvere. “Che palle oh! Parla con lei, è lei che pastrugna con Piton! Io sono innocente!” esclamò una voce. Poi degli altri passi. Il prefetto tirò un sospiro di sollievo. Confermato nel vedere Anna e Giulia fare capolino in cucina. “Hey Herm…speravamo fossi ancora sveglia…mi prepari un thè?” gongolò la prima. La seconda la seguì divertita. “Oh…ciao Mark…” commentò poi la castana. L’amica gli fece un cenno con la mano. Hermione rimase a dir poco basita. Era così scontato che lui fosse li?! “Buonasera ragazze…” sorrise divertito il ragazzo. Il prefetto le squadrò. “Che avete fatto fino a quest’ora?” chiese. A mo di mamma inquisitrice. Anna si sedette in malo modo sullo sgabello più vicino. E alzò le spalle. “Nulla di che…ho mangiato un mega piatto di patatine fritte al Jackson…e poi…ah si ho visto Draco!” raccontò. Come fosse cosa da tutti i giorni. Senza farlo apposta Giulia si era diretta subito all’acqua bollente sul fornello. Aveva preso due tazze e ci aveva messo due bustine di thè a limone. “Anche io volevo strafogarmi al Jackson Hole, ma ho trovato qualcuno sulla mia strada…” rispose sincera. Con un sorrisone sul viso che non lasciava dubbi sull’identità della persona incontrata. Hermione sospirò rincuorata. “Pensavamo avessi preso Mark a padellate…i tuoi nervi sono pronti a scattare in ogni momento ultimamente Herm…” commentò divertita Anna. Mentre guardava Giulia versare l’acqua nella tazze. Il prefetto la fulminò con lo sguardo. “Come ora ad esempio?” soffiò. La castana si allontanò con lo sgabello. Producendo fin troppo rumore. “Anna piantala! Altrimenti sveglierai Harry e Ron!” la rimproverò Hermione. Anna sbuffò. “Nemmeno un’ora fa è sceso Ron mezzo addormentato…” raccontò Mark. Giulia lo guardò curioso. “Sono un mago nel nascondermi io! Se un Wright non riesce nemmeno a mimetizzarsi in una cucina, non può essere definito tale!” esordì il Serpeverde. La castana batté le mani. “Ecco Giulia, che ti dicevo! Mark è un’iguana!” esclamò soddisfatta. L’amica scosse la testa arresa. Hermione le guardò dubbiosa. “Più tardi ti spieghiamo Herm…” la liquidò spiccia Giulia. “Non so nemmeno se ho il coraggio di sentirla questa spiegazione…” commentò preoccupata il prefetto. Mark rise. Non era più abituato a tutta quell’allegra combriccola. Se poi si fosse aggiunto anche Draco sarebbe stato come ai vecchi tempi in biblioteca. Purtroppo però il fatto stesso che le ragazze fossero tornare indicava che era oramai tardi. Il biondo e Piton erano tornati al castello quindi mancava solo lui. “Bene ragazze…vi lascio ai vostri resoconti allora…i miei due compari sono già ad Hogwarts, quindi a me non resta che raggiungerli…” esordì. Hermione si voltò delusa. Si era talmente distratta che l’idea che Mark se ne dovesse andare presto le era uscita dalla testa. “Avanti Granger…non fare quella faccia…non sparirò per sempre lo prometto…in qualche modo mi farò sentire…” cercò di consolarla il ragazzo. Il prefetto si morse il labbro inferiore. Non poteva trattenerlo. E se le sue amiche avevano lasciato andare gli altri due così facilmente voleva dire che stavano architettando qualcosa per tenersi in contatto. “E va bene…” lo assecondò di malavoglia. Mark sorrise. “Brava la mia So-Tutto-Io…e ricorda che se apri il pacchetto prima del tuo compleanno, io lo verrò a sapere…quindi rispetta la promessa…” le ricordò. Facendo di soppiatto l’occhiolino alle altre due. Che ricambiarono complici. “Per chi mi hai presa Wright? Io le mantengo le promesse!” sbottò Hermione. Il Serpeverde si chinò verso di lei. “Non ne dubito Granger…” le sussurrò all’orecchio. Il prefetto arrossì. In un secondo l’amico l’abbracciò. E senza dire nulla si smaterializzò. Ed Hermione rimase la sola in piedi in mezzo alla cucina. Senza poter nemmeno ricambiare l’abbraccio. “Santo Manson, è così facile entrare e uscire da questa casa?!” sbottò Anna. Iniziando poi a fare bollicine nel suo thè. Il prefetto scosse veloce la testa per riprendersi. Poi si sedette vicino alle amiche. “Il fatto è che il signorino Wright deve servirsi delle sue uscite di scena teatrali…altrimenti non è contento…” commentò. Però sul suo viso stava un enorme sorriso. “Vedo che anche la nostra Herm è tornata…” osservò la castana. Hermione alzò una mano alla velocità della luce. In segno affermativo. Giulia intanto mescolava il suo thè veloce. “Penso proprio che domani preparerò i pancakes…” esordì all’improvviso. “Sembri la Fata Turchina quando rimane troppo sotto gli effetti della polverina magica…” osservò divertita Anna. L’amica la spintonò. Il prefetto scosse la testa. In un sorso finì il suo secondo giro di camomilla. “Allora, cos’è questa storia dell’iguana?” si fece coraggio. Le amiche si guardarono e risero. Finalmente libere da quei mostri rappresentati dai dubbi e le paure che le avevano tormentate fino a quel momento. E se nuovi mostri si fossero presentati loro avrebbero saputo come fronteggiarli. Di nuovo a testa alta. Di nuovo come tre vere Grifondoro. Di nuovo come I Tre Uragani.
La mattina seguente Giulia mantenne la promessa. Si alzò verso le undici e cinguettò ai fornelli per preparare i suoi pancakes. Erano rimaste a parlare fino a tardi la sera prima. Ma ciò che più importava è che avevano ritrovato il buon umore. Nulla, nemmeno la missione suicida in cui si erano cacciate sembrava più questa gran difficoltà. Appena il profumo della colazione iniziò a propagarsi per la casa due occhi verdi assonnati fecero capolino dalle scale. Giulia sorrise. “Buongiorno Harry…” esclamò. Piroettando e preparandogli un piatto con abbondante sciroppo al cioccolato. Il ragazzo si stropicciò gli occhi e sbadigliò. “Di buon umore oggi a quanto vedo…” osservò. L’amica si fermo per qualche secondo per cercare qualche reazione sospetta nel suo tono di voce. In realtà era solo assonnato. Harry faceva dondolare la testa talmente tanto che rischiava di finire a faccia spiaccicata sui pancakes. Giulia scosse la testa divertita e gli porse una tazza di caffè. “Tutto bene Harry?” gli chiese. Il moro alzò le spalle. “Non ho dormito molto bene…Ron si agitava nel sonno perché Hermione è rimasta qui di sotto tutta la sera…ha fatto un tale chiasso che penso di aver sognato di essere inseguito da un elefante rauco...” spiegò. La ragazza rise. “Vedrai che tutto passerà appena ti sarai svegliato completamente…se non ti senti ancora bene puoi dormire un po’ oggi pomeriggio…” propose. Harry scosse la testa severo. “Abbiamo un piano da portare a termine Giulia, non c’è tempo per sonnellini…” rimbeccò secco. Giulia sospirò comprensiva e gli mise una mano sulla spalla. “Harry, per la Polisucco ci vuole un mese…è per questo che abbiamo deciso di spostare il piano a fra qualche settimana…abbiamo tutto il tempo che ci occorre per prepararci e ne avanza anche per organizzare il compleanno per Herm…” lo tranquillizzò. Il moro sbuffò. “A me sembra sempre di non avere abbastanza tempo…vorrei solo che finisse tutto più in fretta possibile…” si lamentò. “Se si affretta qualcosa che ha già un suo tempo prestabilito, il rischio aumenta…e nessuno qui vuole rischiare…” si introdusse Anna. Stiracchiandosi ed entrando in cucina. Come fosse una barista provetta Giulia fece scivolare sul tavolo il piatto per l’amica. Che si grattò una spalla scoperta dalla t-shirt troppo larga. Era la Anarchy in the UK e la castana gongolava. Perché solo lei e le sue amiche sapevano che quella era una maglia di Draco. Harry si voltò piano. Anna stava seduta sullo sgabello a gambe incrociate. Gli shorts le lasciavano scoperte le gambe pallide. “Stai per caso facendo yoga mattutino?” la punzecchiò. La castana gli fece la linguaccia. “Pensa alla colazione, pervertito di un Potter!” soffiò di rimando. Giulia rise. “Allora, quando si va a comprare l’alcool per i diciassette di Herm?” esordì poi Anna. Il moro la guardò poco convinto. “Ti ricordo che ci stanno sorvegliando Anna…dobbiamo affrontare i Mangiamorte da sobri…” la ricordò. La castana sbuffò. Non si poteva di certo fare una festa senza alcool! “Buoni bambini…finite la vostra colazione…” li richiamò Giulia battendo le mani. Pochi minuti dopo scesero anche Hermione e Ron. Appena anche l’ultima briciola fu spazzolata il gruppo si diresse in salotto. Il prefetto ricapitolava il piano con tanta energia che sembrava stesse interpretando un ruolo. “Io direi che insieme a noi puoi venire tu Giulia…Herm e Anna faranno da sentinelle…” propose Harry. Hermione lo guardò storto. Ennesimo slittamento di fiducia. Giulia però scosse la testa. “Io credo che sarebbe più adatta Herm…infondo è lei quella con voti migliori…le specialiste in scatti e manovre d’emergenza siamo io e Anna…” rifiutò. Harry si voltò verso il prefetto. Aveva abbassato di poco lo sguardo sul block notes. Infondo il piano l’aveva elaborato in gran parte lei. E per il giorno stabilito sarebbe stata in grado di usare la magia. “Ecco…scusa Herm…ha ragione Giulia…per favore vieni tu con me e Ron al Ministero…” si corresse. Sul viso di Hermione apparve un grosso sorriso. “Perfetto allora! Quindi io e Giulia dovremmo mimetizzarci come due iguane e aspettare vostri segnali?” ricapitolò Anna. Il prefetto si diede una pacca sulla fronte con il palmo della mano. “Camaleonti Anna, sono i camaleonti che si mimetizzano!” sbottò. Giulia rise. “In realtà non dovreste avvertire segnali…anche perché se vi chiamiamo vuol dire che qualcosa è andato storto…” precisò Harry. Ron se ne stava in silenzio vicino a lui. Aveva iniziato a squadrare le tre con sospetto già da colazione. Erano tutte pimpanti. Allegre. Quando il giorno prima avevano cantato con malinconia. “Certo che siete strane voi tre oggi…” osservò. Hermione trasalì impercettibilmente. La castana scosse la testa. “Colpa della colazione di Giulia…troppi zuccheri nel sangue…” rispose subito. Il rosso storse il naso. “Abbiamo parlato un po’ stanotte…era da tanto che non ci prendevamo un po’ di tempo fra ragazze Ron…” si giustificò il prefetto. Lui era poco convinto. “Vorrà dire che la prossima volta chiameremo anche te e Harry…vi farà piacere immagino parlare di dolori alla pancia, assorbenti e smalto giusto?” commentò acida Anna. Il moro arrossì. Mentre Ron sbuffò non ancora sicuro. “Vado a bermi una tazza di caffè…” disse solo. Poi si alzò e andò in cucina. Harry lo seguì poco dopo. “Dolori alla pancia, assorbenti e smalto?” ripeté divertita Giulia. La castana alzò le spalle. “Gli argomenti dai quali i maschi stanno alla larga…” spiegò quasi ovvia. Hermione la guardò scettica. “Quando eravamo al terzo anno un ragazzo si rifiutò di stare con me perché ‘non si fidava di una cosa che sanguina cinque giorni al mese e non muore’…sue testuali parole eh…” approfondì Anna. Il prefetto sospirò arresa. “Vi prego cambiamo argomento…” supplicò. Le altre due sorrisero. “E comunque ho deciso…basta sindrome da Bella Swan!” esclamò Giulia. Le amiche la guardarono confuse. “Apatia, disperazione, paranoia da abbandono…” spiegò in poche parole la ragazza. Anna ghignò divertita. Hermione alzò un pugno in aria. “Forti, combattive, determinate!” incitò. La castana si voltò poco convinta. “Se facevi una spaccata e qualche volteggio a mo di cheerleader Herm eri più convincente…” osservò. L’amica la spintonò di poco. Dopo qualche minuto Harry e Ron tornarono in salotto. Così si poté procedere al perfezionamento del piano. Lentamente, uno dopo l’altro, i giorni iniziarono a scorrere con velocità. E più si avvicinava il giorno fatidico più si avvicinava anche il 19 settembre. Il giorno prima Giulia aveva radunato i compari di sorpresa mentre Hermione era impegnata con la cena. Avevano stabilito di farle gli auguri in modo tranquillo, senza fare chiasso e senza dimostrare la presenza di un qualche regalo. Per poi scatenare la vera festa la sera. Giulia stava ricapitolando il programma della giornata così come la quasi festeggiata aveva fatto col piano per il Ministero qualche ora prima. Ed ecco che anche la vigilia del compleanno di Hermione era passata. La mattina il prefetto fu svegliata dal solito bacio di Ron. Tutti le avevano fatto gli auguri. Poi la colazione. Ma nulla più. Durante il pomeriggio avevano controllato lo stato della Polisucco. Tenuta in una stanza adibita solo allo sviluppo della pozione. Avevano ripassato tutte le entrate del Ministero. E i ruoli che avrebbero interpretato. Fino alle mosse delle sentinelle. La cena era stata servita da Kreacher come al solito. Niente piatti speciali. Solo una minestra di verdure che Anna e Giulia avevano assaggiato appena. Reclamando una bistecca. Una volta sparecchiato il gruppo si era diretto al salotto. Ed aveva preso i soliti posti. Ora Hermione si guardava in giro con aria stranita. Ma come? La festa di Giulia e quella di Anna erano state fantastiche. Non che lei avesse iniziato ad amare il chiasso. Però non si sentiva per nulla festeggiata. Giulia se ne stava appoggiata al muro con le cuffie nelle orecchie. Guardò di sottecchi Anna per accertarsi che vedesse il segnale. Con un movimento impercettibile di bacchetta la castana fece schioccare qualcosa. Il prefetto alzò la testa. Ron moriva dalla voglia di farle gli auguri. Ed Harry si stava scordando per un attimo della missione. Nelle precedenti feste lui era sempre l’incomodo. L’indesiderato. Ma per una volta poteva godersela anche lui. D’improvviso la musica iniziò a propagarsi per la stanza. Anna e Giulia saltarono in piedi sorridendo complici. “You can dance, you can jive, having the time of your life!” iniziarono a cantare all’unisono. Hermione rimase a bocca aperta. “See that girl, watch that scene, diggin' the dancing queen!” continuarono. Raggiungendola. Poi la presero per la braccia a la alzarono dal cuscino su cui era seduta. “Friday night and the lights are low, looking out for a place to go…” disse Giulia. Poggiandole il mento su una spalla. “Where they play the right music, getting in the swing…” proseguì. La castana raggiune Ron. “You come to look for a king!” aggiunse, spintonandolo verso di lei. Il prefetto le guardò stranita. Allora aveva organizzato qualcosa! “Anybody could be that guy, night is young and the music's high!” ribadì Giulia. Iniziando a trotterellarle intorno. “With a bit of rock music, everything is fine!” completò Anna, prendendo un cuscino e strimpellando come fosse una chitarra. Hermione sorrise. Le amiche saltarono sul divano. “You're in the mood for a dance and when you get the chance…” la invitarono. Porgendola una mano. Il prefetto la accettò e balzò vicino a loro. “You are the dancing queen, young and sweet only seventeen!” cantarono in coro. Harry e Ron le guardavano divertiti. “Dancing queen, feel the beat from the tambourine, oh yea! You can dance, you can jive, having the time of your life!” ripeterono all’unisono le ragazze. Iniziando a saltare sul divano. “See that girl, watch that scene, diggin' the dancing queen!” esclamarono. Poi Anna balzò giù finendo davanti ad Harry. “You're a teaser, you turn 'em on, leave 'em burning and then you're gone…” ghignò. Prendendolo per il colletto della camicia e trascinandolo per la stanza. Giulia scosse la testa divertita e li raggiunse. “Looking out for another, anyone will do…” commentò. Salvando il moro dalle grinfie dell’amica. “You're in the mood for a dance and when you get the chance!” completò poi quest’ultima. Poi tornarono dalla festeggiata. Rimanendo però giù dal divano. “You are the dancing queen, young and sweet only seventeen!” ripeterono in coro. Hermione alzò le braccia al soffitto. “Dancing queen, feel the beat from the tambourine, oh yea! You can dance, you can jive…having the time of your life!” aggiunse. Le amiche sorrisero soddisfatte. “See that girl, watch that scene, diggin' the dancing queen!” esordirono i Tre Uragani. Poi il prefetto le guardò. “See that girl, watch that scene, diggin' the dancing queen!” conclusero quest’ultime. Mentre Hermione saltava giù trionfante. Finita la canzone esplose un applauso. “Ci sei cascata eh Herm?” ghignò Anna. Il prefetto aveva il fiatone. Ma sorrideva. “Tanti auguri Herm!” trillò Giulia. E dietro di lei si levò lo scroscio degli applausi. Kreacher fece capolino dalla cucina portando una torta. Panna, pandispagna e meringhe. Con una candelina enorme sopra. Hermione sorrise emozionata. “Ebbene, ora sei finalmente responsabile delle tue azioni Hermione Jane Granger!” annunciò con tono solenne Anna. Il prefetto scosse la testa divertita. “Lo sono sempre stata…” osservò. La castana la spintonò di poco. “Avanti Mione, soffia sulla candelina ed esprimi un desiderio!” la invitò Ron. La festeggiata si avvicinò timida. Unì le mani e chiuse gli occhi. Soffiando più forte che potesse. E desiderando con tutto il cuore dividere di nuovo in un mondo giusto, sano, in compagnia dei suoi genitori e dei suoi amici. Quando riaprì gli occhi la fiamma era scomparsa. Kreacher tagliò la torta e la divise in varie porzioni. Che poi passò ad ogni membro del gruppo. “Ora capisco il perché di quella cena misera Kreacher…avevi preparato questa bomba ipocalorica…” ghignò Anna. Buttandosi sulla sua fetta. L’elfo si limitò ad un inchino per poi sparire in cucina. Una volta finita la torta i cinque si ritrovarono immersi nella musica. “Ed ora i regali!” esclamò ancora Giulia. Hermione scosse la testa imbarazzata. Era arrossita. “ragazzi non serviva nulla davvero…” sussurrò. Ma i suoi amici non l’ascoltavano. Anzi. Si erano messi in fila per avere il proprio turno. La prima era Giulia, che in realtà aveva diviso il regalo con la castana. Come era sempre stato nel corso degli anni. Le porse il pacchetto infiocchettato di viola. Il prefetto lo aprì curiosa. Ritrovandosi fra le mani un cd dalla copertina famigliare. Una maglietta. Ed un autografo originale. Hermione spalancò gli occhi incredula. “Come avete fatto a…ad avere l’autografo di Avril?” boccheggiò. Eppure non avevano quasi avuto il tempo di respirare. Le amiche si guardarono soddisfatte. “Segreti del mestiere Herm…” gongolò la castana. Il prefetto la guardò sospettosa. “Non abbiamo commesso nulla di illegale Herm, sia chiaro!” precisò subito Giulia. Hermione scosse la testa ancora sorpresa. Poi si gettò sulle amiche. Per stringerle in un forte abbraccio. Dopo qualche minuto passato a rimirare il regalo la fila procedette. Venne così il turno di Harry. Che le porse un pacchetto quadrato. Che non ne mascherava molto il contenuto. Il prefetto lo aprì e vi trovò un libro. Era una raccolta aggiornata di creature magiche, addirittura superiore al loro libro scolastico. Infondo non conosceva molto i gusti della Hermione cresciuta, però sapeva che la lettura era sempre una sua passione. La festeggiata abbracciò anche il moro e lo ringraziò. Finalmente arrivò il turno di Ron. Che paonazzo in viso le passò una scatolina foderata di velluto blu. Hermione sentì il cuore sussultare. Pensava fosse un anello. Invece quando lo aprì trovò una catenina d’oro. Con un ciondolo a forma di stella. Era piccolo e luccicava. Il prefetto arrossì. E si gettò fra le braccia dell’innamorato. Il rosso la strinse forte. Si chinò piano verso il suo orecchio. “Sei magnifica Mione…esattamente come sotto le stelle che ci stavano guardando al nostro primo bacio ad Halloween…” le sussurrò. Hermione divampò. Anna cacciò fuori la lingua in segno di disgusto. Giulia le diede una gomitata. Ron ci aveva messo ben tre settimane per tirare fuori quella frase dal suo cuore. Ci pensava ogni notte. Rimanendo a guardare la sua Hermione. “Grazie Ron…è…è stupendo…” lo ringraziò quest’ultima. Il rosso prese la collana e le scostò i capelli. Stava per allacciargliela al collo. Quando notò che c’era già un’altra catenina. Ed era d’argento. All’inizio il prefetto non capì perché Ron non si muovesse. Poi si ricordò della collana di Mark. Cercò di rimanere calma. Infondo non c’era nulla di male. Era solo un dono dal suo migliore amico. Eppure non riuscì a trattenersi. Ed arrossì. Non poteva togliersela. C’erano le lacrime della madre di Mark in quella collana. E stavano proteggendo lei. Dopo qualche minuto il rosso si decise. Ignorò il particolare ed allacciò la collana. Non era il momento per fare scenate. Hermione gli diede un lungo bacio. Sperando che capisse. Passarono dei secondi. Scanditi solo dal ritmo della canzone di turno. Anna si guardò intorno ghignando. “Bene…ora direi che è venuto il momento dell’alcool…” sorrise sorniona. La festeggiata si voltò. “Che cosa?” chiese dubbiosa. La castana fece apparire con un colpo di bacchetta tre casse di bottiglie miste. Si chinò e ne prese una dal liquido trasparente. “Vodka!!!!!” esclamò. Con un pessimo accento russo. Giulia scosse la testa divertita. “Questo non era in programma Herm…” osservò. Harry sbuffò. “Quando diamine le hai comprate?” sbottò. Anna alzò le spalle finta innocente. “Oh andiamo! Herm è maggiorenne ora, bisogna festeggiare seriamente! A quella di Giulia vi ricordo che la festeggiata si è bevuta un bicchiere d’un fiato! E pure Piton la incitava!” si giustificò. Ron sospirò arreso. “Dammi uno shot Anna…uno solo però…” esordì. Il moro lo guardò esterrefatto. Poi si voltò verso Giulia. “Non è che hai comprato anche del Baileys?” chiese. Chinandosi ed iniziando a dare un’occhiata alla vasta gamma di alcolici. Harry credeva di aver sentito abbastanza. Eppure non era finita. Hermione si guardò in giro un po’ persa. D’improvviso si riprese. Era la sua festa. Ed era finalmente maggiorenne. Forse un drink non le avrebbe fatto male. Era da tanto che non si concedeva un’uscita con le amiche. E di solito un brindisi tutte assieme lo facevano. “Forse c’è anche la Vodka alla pesca…oppure qualcosa per fare il Malibu…” rispose poi Anna. Il prefetto la guardò disgustata. “Niente Malibu per favore! Non ricordi l’ultima volta? È stato un suicidio fisico e morale riprendersi il mattino dopo…” rifiutò. La castana ghignò soddisfatta. Si ricordava benissimo quella sera. Avevano ordinato a Dobby un mega piatto senza fondo di patatine fritte e una caraffa di Malibu. Per festeggiare la sua prima volta con Draco. Harry li guardava un po’ sconcertato. Ma quante cose si era perso quell’ultimo anno? Diede una rapida occhiata alle bottiglie. Giulia stava ancora frugando. “Anna ma hai letto cosa prendevi almeno? Whiskey, Anima Nera, Vodka alla menta…hai svaligiato un bar?” commentò divertita. Anna alzò le spalle. “In realtà ho svaligiato il Jackson Hole…quella Mandy è un angelo! Me le ha fatte pagare pochissimo…” raccontò. Poi alzò verso il soffitto la bottiglia di Vodka. Trasparente come fosse acqua. “Per Herm!” esclamò. Avvicinandosi alla festeggiata. “Scelga pure ciò che più le aggrada signorina…” la invitò. A mo di perfetto cameriere. Il prefetto scosse la testa divertita. “Anna sei un cattivo esempio…mi porti sulla cattiva strada…” fece notare. La castana le fece la linguaccia. “Guarda che ci sei già sulla alla cattiva strada…siamo ricercate! Quindi…per festeggiare beviamo!” spiegò spiccia. Hermione storse il naso. “I tuoi ragionamenti non funzionano nemmeno da sobria…” osservò. Poi si avvicinò alle bottiglie. “Tu che mi consigli per non collassare? Non c’è Assenzio nascosto in giro vero?” chiese a Giulia. L’amica sorrise. E le passò una bottiglia di Vodka alla menta. “Quello è come colluttorio Mione!” commentò Ron. Harry osservò l’amico. Non sapeva di essere l’unico senza un minimo di conoscenza sull’alcool. Certo aveva trasgredito le regole più volte a scuola. Ma mai per divertimento personale. Hermione si arrese e allungò una mano verso la bottiglia di Baileys. La stappò e ne bevve un sorso. “Giù! Giù! Giù!” intonò Anna. Poco dopo la festeggiata però si era già fermata. Barcollò. Ron la tenne in piedi. Harry la guardava perplesso. Non aveva mai creduto che il prefetto potesse fare certe cose. “E tu che fai li? Avanti Harry unisciti alla festa!” lo chiamò la castana. Poi si avvicinò sorniona. “Non hai mai bevuto eh Potter?” lo punzecchiò. Il moro la fulminò con lo sguardo. “Non ne ho mai avuto il bisogno…” rimbeccò sicuro. Giulia sorrise. “Se non vuoi Harry di certo non ti costringiamo…non pensare che noi siamo delle ubriacone o chissà cosa…ci svaghiamo ogni tanto, quando c’è qualcosa da festeggiare…” lo rassicurò. Hermione annuì oramai ripresa dalla botta iniziale. Anna ricominciò a trincare dalla bottiglia di Vodka. Giulia si avvicinò ad Harry e gli porse una semplice birra. Lui la accettò. “Quindi l’anno scorso mentre io aiutavo Silente voi…crescevate senza di me?” chiese un po’ malinconico. L’amica scosse la testa e gli diede una pacca sulla spalla. “Questo non è crescere Harry…è svagarsi un po’…tutti si svagano ogni tanto…guarda Herm…è il suo compleanno, non pensiamo a cose tristi…divertiamoci!” esclamò. “Già anche perché se no poi ti viene la sbronza triste…” commentò la castana. Harry sorrise divertito. Ed iniziò a bere la sua birra. In poco tempo la festeggiata finì la bottiglia di Baileys. Ron stava attento che non svenisse o non bevesse troppo. Anche se effettivamente pure lui non stava andando proprio leggero. Anna aveva comprato il Whisky. Giulia aveva iniziato a sorseggiare l’Anima Nera. Alla fin fine ci fu un vero assalto all’alcool. La musica diventò più forte e rimbombante per tutti. “Vi ricordo che ci sono dei Mangiamorte fuori che ci controllano…” osservò Harry. La castana si avvicinò svogliata. “Bene, invitiamoli a ballare allora!” esclamò. Ron rise. “Anna l’abbiamo persa…alzi la mano chi ragiona ancora…” annunciò. Giulia alzò la mano ed anche Harry. Hermione le alzò tutte e due. Ma sapevano benissimo che era oramai sulla via del non ritorno. Perché alla parola Mangiamorte non aveva sussultato. Nella stanza iniziò a diffondersi una canzone dal ritmo straniero. Una baciata spagnola. Que tengo que hacer pa que vuelvas conmigo, vamos a dejar el pasado atras. La festeggiata iniziò a saltellare. “Balliamo, balliamo!” pregò il rosso. Quest’ultimo non poté fare altro che avvicinarsi. E cercare di inventarsi qualche passo di ballo plausibile. Giulia dondolava la testa a ritmo. Harry era rimasto nel suo angolino. Con la birra ancora mezza piena fra le mani. A quel punto la ragazza si decise. Era meglio mettere in pausa l’alcool e ballare. Para mi la vida no tiene sentido si te vas. “Hey Harry…sai ballare la baciata?” gli sorrise. Il moro sobbalzò. E scosse la testa imbarazzato. Giulia lo prese per mano e si avvicinarono al centro della stanza. Dove Hermione e Ron già volteggiavano come elefanti ubriachi. “Devi mettere le mani sui miei fianchi e io sulle tue spalle…” iniziò a spiegare Giulia. Harry ubbidì. Si sentiva incredibilmente accaldato. Era arrossito a dismisura. E si sentiva a disagio. Non per il fatto della vicinanza all’amica. Più che altro per il genere di pensieri che avevano iniziato a scaturire nella sua testolina bacata. Lui non era così. E non aveva nemmeno bevuto esageratamente. Que tengo que hacer pa que vuelvas conmigo, vamos a dejar el pasado atras. “Quando io faccio un passo indietro con la sinistra tu lo fai in avanti con la stessa gamba…riesco a spiegarmi? Sono una frana con le parole in certi casi…” sorrise Giulia. Il moro cercò di mettere in pratica la spiegazione. Ma non fu molto soddisfacente. I due andarono a sbattere l’uno contro l’altra. “Scusa…” sussurrò il ragazzo imbarazzato. L’amica scosse la testa. Poi lo notò. Harry era strano. Di solito non arrossiva così facilmente. “Tutto ok?” gli chiese. Il moro si affrettò ad annuire. Para mi la vida no tiene sentido si te vas. Intanto Anna era rimasta sola. Ed osservava le due coppiette. I primi piccioncini cercavano in vano di ballare muovendosi a caso. Il secondo duo stava in piedi uno di fronte all’altra. Harry incredibilmente a disagio. Giulia alquanto dubbiosa. La castana scosse la testa. Sapeva benissimo cosa il moro cercasse. Anche se non era tanto sicura che l’avesse capito. Forse stava solo cozzando contro la confusione di pensieri che aveva in testa. Lei però sapeva che ci sarebbe voluta soltanto Ginny per chiarirglieli. E stranamente non stava facendo riferimenti sessuali. Era tutta una questione emotiva. Pa mi la vida no tiene sentido, si en el camino tu no estas con migo, si no te tengo a mi lado yo vivo deseperao, yo sesonio contigo. Mentre lei, Giulia ed Hermione si erano rapportate con l’altro sesso nel corso degli anni, Harry aveva vissuto quel lato da adolescente solo come sfondo delle sue missioni. Il suo scopo era sempre stato sconfiggere il male, spodestare questo, affrontare quello. E ora probabilmente si stava rendendo conto di ciò che si era perso. Anna sospirò. Se faceva pensieri ancora così profondi significava che l’alcool non era ancora in circolo. Ma a quel punto non sapeva quanto sarebbe stato a suo vantaggio ritrovarsi ubriaca simultaneamente ad un Harry emotivamente e fisicamente instabile nella stanza. La castana si guardò in giro. Alzò le spalle. Come per rispondere a se stessa. E avvicinò a se la seconda bottiglia di Vodka. “Che ci vuoi fare, rimaniamo solo io e te…” ghignò. Bevendone uno sorso per poi iniziare a ballare il valzer con la bottiglia. La canzone finì poco dopo. Il gruppetto fece una pausa. Giulia si avvicinò all’amica. Sperando non stesse avendo uno dei suoi discorsi con la Vodka. “Ancora sobria?” le chiese Anna. La ragazza sorrise. “A quanto sembra…sai che io e te ce la caviamo abbastanza…” rispose. La castana diede una rapida occhiata ad Harry. “Stasera Herm e Ron in letto separato…non si sa mai…” commentò poi. Giulia la guardò dubbiosa. “Sei diventata la mamma di turno ora? Pensavo che il diritto di cessione spettasse a me dopo Herm…” rispose divertita. Anna sbuffò. “E tu stai lontana da Harry…” sbottò poi. La ragazza la guardò ancora più perplessa. “Inizio a pensare di essere ubriaca…” esordì. La castana si avvicinò in modo da parlarle all’orecchio. “Dovete fare una bella chiacchierata…se non l’avessi notato Harry sta cercando di attirare la tua attenzione e ciò non porterà a nulla di buono…” spiegò. Giulia scosse la testa. Credeva seriamente che Anna stesse delirando. “I maschi hanno certi atteggiamenti evidenti ad un occhio esperto…Giulia, esco con ragazzi dal terzo anno, so riconoscere certe cose…” commentò spiccia quest’ultima. La ragazza storse il naso. “Harry ama Ginny…” le fece notare. “Ma Ginny in questo momento non c’è e lui soffre…non è mai stato veramente con lei, non ci ha dormito insieme, non ha trascorso ore e ore in sua compagnia per avere dei ricordi che gli facciano volere lei…” continuò la castana. Giulia non rispose. Nonostante dubitasse dello stato di lucidità mentale dell’amica il suo ragionamento filava. “Ha bisogno di parlare, confrontarsi e tu dall’alto della tua attuale felicità non te ne sei accorta…” concluse Anna. La ragazza abbassò lo sguardo. Era ancora euforica per l’aver visto Piton. Anche se erano passati più di sette giorni. E prima di andare a dormire si figurava il suo viso. In quelle notti in cui le permetteva di rimanere a dormire la lui. Harry queste cose non se le poteva permettere. Al massimo lui vedeva la faccia di Voldemort prima di dormire. E non è che fosse questo gran bel vedere. “Come mai non ci hai parlato tu?” le chiese. La castana scosse la testa. “Sei tu quella con cui si confida…in me vede solo quello che ha visto quando mi ha beccata in azione con Draco…” commentò amara. Giulia spalancò gli occhi. Sbaglio o sembrava che ad Anna importasse l’opinione che Harry aveva di lei? E soprattutto, da quando era davvero preoccupata per lui? “So che cosa stai pensando…non ci provare Giulia… io mi preoccupo per te e per Herm, non per lui…” sbottò subito la castana. La ragazza sorrise divertita. “Preoccuparti per…cosa esattamente?” chiese. Anna si voltò fiera. “La vostra integrità fisica e morale, mi sembra ovvio!” esclamò. Brandendo ancora la bottiglia di Vodka. Giulia rise. “Ah davvero? Da che pulpito! Allora avresti potuto evitare tutto questo alcool…” la punzecchiò. La castana le fece la linguaccia. “Sono ancora troppo sobria per i miei gusti…” soffiò. Per poi ricominciare a tracannare. L’amica scosse la testa arresa. “Quindi…quindi gli devo parlare?” chiese. “Ora? Nemmeno per sogno…l’alcool è un afrodisiaco…” rispose subito Anna. Giulia la guardò scettica. “Per te tutto è un afrodisiaco…” la prese in giro. La castana le diede un piccolo spintone. “Harry non è come lo descrivi tu…è un ragazzo tranquillo, dolce, per lui sono un’amica…come lo sei tu e come lo è Herm…” la contraddisse la ragazza. Anna si voltò verso il moro. “Vediamo se sarà ancora così appena avrà finito la seconda bottiglia…” osservò. Giulia sbirciò dietro la spalla dell’amica. Harry si guardava in giro ancora perso. Aveva poggiato la prima bottiglia vuota sul pavimento. Probabilmente stava decidendo se andarsene a dormire o continuare quella strana serata. Prima che le due potessero fare altre congetture, qualcuno le interruppe. “Cos’è questo mortorio? Avanti ragazze, balliamo!” esplose Ron. Saltando sul divano. “Non c’è limite al peggio insomma…” sussurrò Anna. Ma subito dopo il rosso iniziò a fare espliciti movimenti col bacino e a cantare a squarcia gola. “Girl look at that body, I work out!” esclamò. La castana inorridì. “I got passion in my pants and I ain’t afraid to show it!” continuò il rosso. Hermione saltellava e batteva le mani come una fan scatenata. “Perché Weasley è il nostro Re!” tifava. Giulia si portò una mano alla bocca per contenere le risate. “Perché dobbiamo essere noi le sobrie? Perché dobbiamo vedere queste scene?” boccheggiò sconvolta Anna. Ed ecco che puntualmente la musica del ritornello iniziò. “I’m sexy and I know it!” strillò quasi Ron. Ripetendolo decine di volte. Insieme alla prevedibile mossa di bacino. Giulia cedette e scoppiò a ridere. La castana si tolse gli occhiali e ricominciò a bere dalla disperazione. In tutto ciò Harry rimaneva nel suo angolo allibito. Il rosso si voltò verso di lui. “Avanti amico! Che aspetti vieni anche tu! You’re sexy and you know it!” lo incitò. Il moro rimase a bocca aperta. Questo sarebbe stato il suo incubo per quella notte. “Devo smetterla di istigare gli altri all’alcool perché poi il karma mi punisce…” osservò Anna allibita. “Questo è un buon motivo per bere fino allo sfinimento…così domani non ricorderemo nulla di tutto ciò…” commentò finta saggia Giulia. La castana la guardò sorpresa. “Non rubarmi le battute!” sbottò. L’amica la spintonò di poco. Poi si voltò ed andò alle bottiglie. In modo da non vedere la fine dello spettacolo di Ron. Harry aveva fatto lo stesso nel momento in cui il rosso l’aveva esortato ad unirsi a lui. Si era seduto per terra contro il muro più vicino. Fra le mani la seconda birra quasi piena. I pensieri gli vorticavano in testa. In quei giorni aveva pensato esclusivamente alla missione al Ministero. Era fondamentale che tutti fossero concentrati su quell’obbiettivo e che tutto andasse liscio. Ma a lui sembrava di essere il solo a tenerci così tanto. Inoltre vedeva Ron nervoso. Continuava a parlargli di certe supposizioni che non gli piacevano per nulla. Che fosse un po’ geloso del suo rapporto con Giulia lo sapeva. Ma che si sfogasse facendo ipotesi su un presunto segreto fra le tre lo trovava davvero strano ed insensato. Alla fin fine solo in quel momento. Quando si era seduto sul vecchio pavimento. La birra fra le mani. Aveva iniziato a pensare ad altro. You could've been the real one, you could've been the one enough for me. A come sarebbe stato vivere la sua vita come un ragazzino normale. Con le stesse preoccupazioni futili. Le piccole paure di ogni giorno che si superavano appoggiando la testa sul cuscino. Temere solo di essere rifiutato da quella o questa ragazza e di non superare l’interrogazione di Difesa. Trascorrere i week end sgattaiolando in giro per Hogwarts oltre il coprifuoco. Rimanere sveglio fino ad orari impossibili. Divertirsi. Uscire con Ron, con gli amici. Se Ginny non fosse stata la sorella del suo migliore amico si sarebbe innamorato comunque di lei? Se non l’avesse avuta continuamente sotto agli occhi l’avrebbe voluta lo stesso? You could've been the free one (the broken down and sick one), remnant of a vacant life. Aveva iniziato a farsi quelle domande guardando le sue amiche. Sarebbe potuto nascere qualcosa di più con Anna? Con Giulia? O perfino Hermione. Se fosse arrivato prima di Piton sarebbe riuscito ad aggiudicarsi una delle ragazze più bramate di Hogwarts? Sembrava la trama di uno di quei film demenziali americani. In cui lo sfigato di turno tenta di conquistare la pluripremiata regina di bellezza della scuola. You come around when you find me faithless. Se fosse arrivato prima di Malfoy sarebbe riuscito a conquistare Anna? Se l’avesse invitata al Ballo del Ceppo come aveva previsto, sarebbe nato qualcosa? Ci sarebbe stato lui ogni sera sotto le coperte con lei? You come around when you find me faithless. Il ragazzo scosse la testa. Tutti quei se erano semplicemente ridicoli. Ringraziava di non essere talmente fuori di testa da fare congetture anche su Hermione. “Sei in standby Potter?” esordì qualcuno all’improvviso. Harry si voltò. Anna si stava sedendo a gambe incrociate vicino a lui. Fra le mani la solita Vodka. Nella sua mente in realtà non sapeva nemmeno lei cosa stesse facendo. Giulia era sulla buona strada per Sbronzolandia e si era un’unita al coro d’incitamento per Ron. “Stavo solo pensando…” rispose il moro. La castana lo guardò scettica. “A cosa?” rimbeccò. Harry arrossì. Anna ghignò soddisfatta. “Potter, tu hai un grave problema lo sai?” lo punzecchiò. Il ragazzo la guardò truce. “Anche tu, con l’alcool…” rispose seccato. La castana fischiò piano. “Andiamo sul pesante eh?” lo prese in giro. Harry scosse la testa esasperato. “Credevo che avessimo fatto pace…invece mi tratti esattamente come prima…” le fece notare. Anna inclinò la testa. Ed i capelli le scivolarono su una guancia. Ora teneva le braccia distese sulle ginocchia. Queste ultime erano sollevate e spingevano il peso di tutto il corpo sul muro. “Anche io credevo che avessimo fatto pace…eppure non è cambiato assolutamente nulla...” gli fece il verso. Con tono più amaro che canzonatorio. Fuck me like you hate me (dig it up and tear it down), dig it up and hold me out. Il moro la guardò dubbioso. “Sei tu che continui a punzecchiarmi Anna…e a chiamarmi Potter con quel tono da…da…da Malfoy! Prima non lo facevi mai…” osservò. La castana lo osservò per qualche secondo. Poi distese le gambe e scivolò di poco con la schiena sul muro. Bevve un altro sorso dalla sua bottiglia. Con gli occhi castani che lo scrutavano in modo inquisitorio. “Tutto qui?” soffiò. Harry sbuffò. Iniziando a pensare che lo stesse ancora prendendo in giro. O che lei non fosse del tutto lucida. Come probabilmente era, visto che aveva tracannato almeno due bottiglie. “Tu fai pensieri sconci e poi sono io che dovrei scusarmi?” rimbeccò lei all’improvviso. Il moro sobbalzò. “Io non faccio pensieri sconci!” sbottò. Gli occhi vacui di Anna lo colpirono in pieno. “Ah no?” ghignò. Per poi tirarsi su a sedere in modo più composto. Fuck me like you hate me (dig it up and tear it down), I love the sound when you come undone. Harry non capiva cosa stesse succedendo. Essenzialmente la castana non gli aveva detto nulla. Lo punzecchiava come suo solito. Eppure si ritrovava a non capire il senso di quello che stessero facendo. Forse lei era davvero ubriaca. “Vuoi forse che dorma con te?” esordì all’improvviso quest’ultima. Il moro arrossì a dismisura. “Anna sei alticcia oramai…” rispose. Anna scosse la testa divertita. “Eppure credevo che lo volessi…a Giulia l’hai proposto…” rimbeccò acida. Harry si sentì morire dall’imbarazzo. “Sei forse gelosa?” commentò di getto. La castana rise. Una risata bassa. Dal tono rauco e spettrale. You could've been the next one (God only knows), you could've been the one to comprehend me. Poi gli si avvicinò. Il moro era ancora imbarazzato. Ed aveva perso il filo logico di quella situazione. Che cosa stava cercando di fare Anna? “Forse hai ragione…solo dormire, con me? Tu vuoi ben altro…” sussurrò maligna. Harry storse il naso. Era come se avesse letto i suoi ultimi pensieri. Era come se lo stesse punendo psicologicamente. Ma poteva ancora essere in grado di architettare simili vendette dopo aver bevuto così tanto? You could've been the only one (the broken down and sick one), you could've been the one who I lie with. “Anna smettila…io non pretendo nulla da te…nulla di quello…quello che pensi tu…” sbottò infastidito. La castana sospirò. Poi bevve un altro sorso. “Davvero?” chiese. Avvicinandosi sempre di più. Il cuore di Harry batteva all’impazzata. E il cervello non dava segni di vita. Aveva fatto notare a Ron di come a volte sembrasse ragionare con parti del corpo più in basso del cervello. Ma non immaginava che potesse succedere anche a lui. Non con Anna. You come around when you find me faceless, you come around when you finally face this. Lei era stata una delle sue migliori amiche. Ed era fidanzata. In quel momento al ragazzo venne in mene quell’episodio. Per cui quasi si era fatto cavare gli occhi da Malfoy. Quando li aveva sorpresi nel dormitorio Serpeverde. Da quel momento la castana non gli era sembrata più solo un’amica d’infanzia. D’improvviso Harry sentì un dolore atroce. Fuck me like you hate me (dig it up and tear it down), dig it up and hold me out. La castana aveva conficcato le unghie nella mano del ragazzo che era pericolosamente vicino a lei. “Come volevasi dimostrare Potter…” commentò soddisfatta. Il moro ritrasse la mano. “La smetti di giocare con me? Non sono il divano su cui puoi affilarti le unghie!” rimbeccò stufo. Anna però si voltò verso di lui. Senza il ghigno beffardo sul viso. Aveva le braccia abbandonate in grembo. E sembrava una bambola. “Tu non capisci proprio nulla Potter…” iniziò a dire. Harry aprì la bocca per replicare ma si bloccò quando la guardò negli occhi. Fuck me like you hate me (dig it up and tear it down), don't make a sound 'til I come undone. Le iridi castane erano puntate nel nulla. Sembrava così inerme. “Non capisci che se vuoi rispetto lo devi ottenere? Io ti punzecchio non solo perché mi diverto…lo faccio con tutti…con te però è diverso…perché in quei dannati occhi verdi trovo sempre uno sguardo che a me non piace…” continuò a dire. Il moro la guardò dubbioso. You'll never break me. “Stai male Harry…davvero si vede da come ti aggrappi a Giulia…non sono gelosa che lei sia la tua confidente però fino a poco tempo fa accusavi tutte e due…lei è diventata l’amicona per la pelle…e io…sono rimasta la ragazza che hai sorpreso fare sesso nel dormitorio l’anno scorso…” spiegò seria Anna. Harry allora sentì un tonfo al cuore. Esattamente la prima cosa che aveva pensato di lei qualche minuto prima. You'll never break me. “Non stai bene Harry…l’ho notato sai? Sei combattuto mentalmente perché la pressione ti schiaccia e ti rendi conto di esserti perso tante cose nel corso degli anni…ho capito come ti senti, ma se non me ne parli non posso fare nulla…” sospirò ancora la castana. Il ragazzo abbassò lo sguardo. Iniziando a sentirsi un verme. You'll never break me. “Vivere tutti assieme è come essere in una famiglia…se puoi contare su uno puoi contare su tutti…quindi non chiuderti in te stesso, ti fai solo del male…siamo in cinque in questa casa e so che non vuoi lagnarti dei tuoi problemi quando ce ne sono altri a cui pensare…però parlare fa bene…” proseguì Anna. In realtà lei l’aveva capito rivedendo Draco qualche settimana prima. Era inutile fare finta di andare tutti d’accordo se poi non si fidavano l’uno dell’altro. Ron era geloso di Giulia perché Harry contava solo su di lei. Ron era anche geloso di Hermione, perché sospettava che Mark ci fosse di mezzo in qualche modo. Giulia era tornata la Vispa Teresa di sempre. E lei stessa ora faceva da psicologa al Prescelto. Ma era solo un equilibrio fragile. You could've been the real one, you could've been the last one i'd lie with. “Se c’è qualcosa che non va parlane con qualcuno di noi…parlane con me Harry, perché è meglio parlare che fare qualche sciocchezza…perché il più delle volte ci stupiamo di noi stessi quando facciamo cose che non pensavamo fossimo in grado di fare…” disse ancora la castana. Harry sospirò. Aveva perfettamente ragione. La sua piena fiducia la dava solo a Giulia. Perfino Ron era diventato più distante. Anna appoggiò meglio la schiena contro il muro e ghignò. “Sai Harry, posso sembrare stupida, ma non lo sono…” concluse. Il moro scosse la testa. You could've been the old one, I should've been the one who died. “No…non sei stupida…lo sono io piuttosto…hai ragione Anna…” la assecondò. La castana si portò la bottiglia alla bocca e ne bevve un sorso. “Nostalgia di Ginny?” tirò ad indovinare. Harry alzò le spalle. “Nostalgia di una vita normale…sai, anche se abbiamo vissuto dai Weasley prima del matrimonio io e Ginny non siamo andati molto d’accordo…lei voleva partire con noi e io gliel’ho vietato…e ora mi manca tutto di lei…mi mancano perfino cose che non abbiamo fatto e che mi immagino…usando le scene create come finti ricordi…sono diventato patetico vero?” raccontò. Anna scosse la testa. “Credimi, è peggio svegliarsi la mattina e non trovare davanti a te il viso della persona con cui dividevi il letto da più di un anno ogni notte…e prima di aprire gli occhi, quando sei ancora nel tepore del sonno cerchi di convincerti che troverai quella persona accanto a te, ma lei non ci sarà…ti illudi perché sai, ma tenti di sperare ancora…” rispose. Il moro sorrise. “Nel caso di Giulia è fortunata…si trova davanti te invece di Piton…” si lasciò sfuggire. La castana lo guardò male. “Una curiosità…com’è dormire con’altra persona?” chiese poi timido Harry. Anna sogghignò. “Con Giulia? Un vero incubo…si agita ogni minuto, parla, russa…” rispose. Il ragazzo la spintonò di poco. “Ma no! Intendevo dormire con chi si ama…” precisò. La castana sorrise. “È bello…dormire abbracciata a Draco era come avere una coperta in più…solo che oltre che tenermi al caldo mi proteggeva…dai brutti pensieri, dagli incubi, non lo so…sta di fatto che era meraviglioso…” spiegò. Harry la guardò intenerito. Era raro vederla sciogliersi così. Forse stava facendo un tentativo per continuare quel loro discorso liberatorio. “In effetti ti devo ancora delle scuse…non intendevo farti sentire a disagio…io…io non penso che tu sia quel tipo di ragazza Anna…infondo stai con Malfoy da più di due anni, non fai nulla di male…” si scusò. Anna si stiracchiò. “Lo apprezzo Harry…accetto le tue scuse…” disse subito. Il moro si sentì improvvisamente sollevato. Era una bella sensazione. “Anna?” la chiamò. La castana si voltò pigramente. Teneva la bottiglia a mezz’aria in una mano. Come se stesse meditando se bere oppure no. “Posso abbracciarti?” sussurrò ancora Harry. Anna rimase imbambolata per qualche secondo. Poi si mosse di scatto e bevve un sorso. “Non scherziamo Potter, non ti allargare troppo…” soffiò. Il ragazzo scosse la testa divertito. E si concesse un altro sorso di birra. Nel mentre al centro della stanza Ron aveva finito il suo show e ballava un lento con Hermione. Peccato che la musica fosse più movimentata. Ma i due sembravano non sentire le note e oscillavano placidamente abbracciati. Giulia li guardava intenerita. Aveva anche visto Anna ed Harry parlare nell’angolo. Si sentiva leggera. Forse era davvero ubriaca. Eppure ogni tanto beveva ancora dalla bottiglia di Anima Nera. Doveva essere una scena abbastanza singolare vista da un occhio esterno. Your back's against the wall, there's no one home to call. Cinque giovani attorniati da bottiglie vuote. E lei rimaneva nell’angolo a rimuginare. Apoggiata ad una vecchia tavola scricchiolante. Sapeva quello che stava succedendo intorno a lei. Ma rimaneva ferma a pensare. Pensava a molte cose tutte insieme. Era come se nel suo cervello ci fossero più personcine. Ed ognuna faceva un discorso a se stante. Nessuno le rispondeva. Eppure tutti la sentivano. You're forgetting who you are, you can't stop crying. Un momento e pensava a cosa stesse facendo. Se era giusto lasciarsi andare così tanto quando avrebbero dovuto concentrarsi sulla missione. Poi all’ennesimo sorso dal sapore di liquirizia sorrideva. Perché pensava a quanto Severus amasse quella bevanda. Così il pensiero si univa al cuore e veniva trasportato molto lontano. Ad Hogwarts. Avrebbe voluto entrare di corsa nel suo ufficio. Probabilmente lui l’avrebbe guardata alzando un sopracciglio. “Signorina Wyspet, è ubriaca?” le avrebbe detto. E lei avrebbe sorriso. fatto qualche piroetta nella stanza. “Ubriaca d’amore!” avrebbe risposto. Arrossendo a dismisura. Piton si sarebbe alzato e l’avrebbe presa per le spalle. Per tenerla ferma. Forse sentendo il suo profumo Giulia avrebbe dato di matto. Oh oh oh standing in the way of control. Si sarebbe lanciata fra le sue braccia e l’avrebbe baciato. Un bacio di quelli da togliere il respiro. Un bacio di quelli che non si fermano. Ma che sfociano in qualcosa di più passionale. Probabilmente Severus avrebbe cercato di farla rinsavire. “Non farò nulla del genere signorina Wyspet…è ubriaca e già questo potrebbe costarle caro…” lo sentiva già sbottare. Mentre lei pensava alle mille cose da poter fare. Standing in the way of control. Giulia sentì le guance in fiamme. Stava immaginando cose decisamente non da lei. Troppo spinte. Eppure non le sembravano cattive idee. Se le doveva scrivere appena fosse tornata sobria. Bevve un altro sorso. Con un balzo si sedette sul tavolo. Come non aveva mai osato fare sulla scrivania di Piton. Appena finita la guerra ci sarebbe stato un anno da recuperare. Un altro anno a fingere di essere solo professore e studentessa. Preside e studentessa. Due entità che non dovrebbero stare in contatto nella vita privata. Però Giulia bramava quel contatto. Standing in the way of control. Rivoleva quei baci che aveva assaporato due settimane prima. Voleva stare fra quelle braccia forti che la proteggevano. Voleva essere libera dai pensieri bui. Voleva solo entrare nella camera da letto e scordarsi tutto per una notte. Una lunga notte di coccole, passioni e frecciatine col suo amato professore. A pensarla così sembrava una cosa molto proibita. E la intrigava molto. Forse era l’Anima Nera che la controllava. Sta di fatto che aveva la grande tentazione di prendere la bacchetta e smaterializzarsi ad Hogwarts. Smaterializzarsi da lui. Standing in the way of control. Però il suo corpo era immobile. Non aveva voglia di alzarsi e tantomeno di smaterializzarsi. Probabilmente sarebbe finita da tutt’altra parte da quanto era sveglia. Così per consolarsi bevve un altro lungo sorso di liquore. Lo sentiva scendere ed infiammarle la gola. Era una bella sensazione. Per questo aveva lasciato da parte gli altri alcolici. Se proprio voleva bere, doveva accaparrarsi qualcosa che le piaceva davvero. Era inutile bere qualcosa che non le piaceva. Sarebbe stato solo un modo per ubriacarsi facilmente. Invece lei voleva assaporarlo. Godersi quegli attimi di completa confusione mentale. I'm doing this for you, because it's easier to lose. In quegli anni di uscite con le amiche non si era mai veramente sbronzata. Giulia reggeva bene e di solito era insieme ad Hermione che doveva badare ad Anna. Forse quegli ultimi pensieri erano il segno che dovesse poggiare da parte la bottiglia? Lei però non ne aveva voglia. Infondo le avevano sempre raccomandato di non eccedere con l’alcool. Perché portava a commettere delle azioni che da sobri non si sarebbero compiute. Però la divertiva l’idea di piombare nell’ufficio di Piton in quelle condizioni. Per poi svegliarsi il giorno dopo bloccata dal mal di testa. Su di se lo sguardo del professore. Con quel cipiglio da “Gliel’avevo detto”. La ragazza sospirò. It's part not giving in, part trusting your friends, you do it all again but you don't stop trying. D’improvviso la ragazza si sentì prende la mano. “Avanti Giulia! Non stare li da sola! Balliamo!” esclamò Hermione. Era chiaramente sbronza. Anche Ron lo era in effetti. Ma si era concesso una pausa e giaceva sdraiato sul pavimento ad osservare il soffitto. “Herm…penso di essere completamente andata!” confessò divertita Giulia. Il prefetto alzò le braccia e iniziò ad ondeggiare. “Andata? Dove? Sei qui con me!” rispose subito. L’amica rise. “Credo che sia meglio dormire assieme sai? Penso che Ron abbia strane intenzioni…” commentò poi Hermione. Giulia sorrise. “E tu no?” la punzecchiò. Il prefetto arrossì. “Non è il caso! Sono diversamente sobria…credo…” bofonchiò. L’amica scosse la testa divertita. Oh oh oh standing in the way of control. “Molte grazie per avermi chiamato eh!” si intromise Anna. Poggiando la bottiglia vuota. Il prefetto le fece la linguaccia. “Tu stavi amoreggiando con Harry…” la prese in giro. La castana la guardò allibita. “Io non stavo amoreggiando con Harry!” rimbeccò a voce alta. Poco più in la il moro arrossì. Giulia rise e prese a braccetto l’amica. “Deduco che non ci sarà bisogno di un discorso domani…” disse. Anna annuì fiera. “In quanto all’alcool come afrodisiaco…mi sa che hai ragione…” assentì poi la ragazza. La castana ghignò. “Non sei il mio tipo tesoro…” soffiò. Giulia rise. “Vedremo dopo altra Vodka…” la corresse. Anna scosse la testa. Le tre iniziarono a ballare al centro della stanza. Spintonandosi. Muovendo le braccia a ritmo. “Ma vi rendete conto che fuori ci sono dei Mangiamorte che ci stanno cercando e noi siamo qui a ballare?” osservò divertita la castana. Giulia fece una piroetta. “Almeno noi ci divertiamo…” commentò. Hermione si fermò di colpo. “La missione…noi…dobbiamo ripassare il piano!” esclamò convinta. La castana rise. “Herm calmati! Lo faremo domani!” le ricordò Giulia. Il prefetto scosse la testa. “Dobbiamo farcela! Dobbiamo entrare nel medaglione e prendere il Ministero!” spiegò. Le amiche si guardarono. “Io me la ricordavo diversa…” commentò Anna. “Ecco! Dobbiamo ripassare, deve andare tutto bene! Perché io voglio che finisca tutto…io voglio rivedere tutti…” continuò Hermione. Con aria sempre più malinconica. Giulia scosse la testa. “È facile Herm!” esordì. Poi con un balzo saltò sul divano. Si mise in posizione con un braccio in aria e un dito puntato al soffitto. “At first I was afraid, I was petrified, kept thinkin' I could never live without you by my side…” iniziò a cantare. La castana rimase a bocca aperta. “But then I spent so many nights thinkin' how you did me wrong, and I grew strong, and I learned how to get along…” continuò convinta la ragazza. Il prefetto iniziò a saltellare. “Non lo sta facendo davvero…” boccheggiò Anna. “And so your back, from outerspace, I just walked in to find you here with that sad look upon your face, I should've changed that stupid lock, I should've made you leave your key, if I had known for just one second you'd be back to bother me!” esclamò d’un fiato la Giulia. Iniziando ad alzare ed abbassare il dito a mo di ballo degli anni sessanta. La castana scosse la testa. Hermione batteva le mani a ritmo. “Go on now go, walk out the door, just turn around now, 'cause you're not welcome anymore, weren't you the one who tried to hurt me with goodbye, you think I'd crumble? You think I'd lay down and die?” continuò imperterrita la ragazza. Con fare sempre più teatrale. Harry si avvicinò incuriosito. “Oh no not I, I will survive, oh as long as I know how to love I know I'll stay alive!” lo indicò Giulia. Il moro la guardò dubbioso. Il prefetto lo spinse in la. “I've got all my life to live; I've got all my love to give...” proseguì la ragazza. Iniziando a prendere lo slancio dal divano. Poi piegò le ginocchia. “And I'll survive, I will survive, hey, hey!” concluse. Buttandosi sulle sue amiche. E tutte e tre capitombolarono a terra. Scoppiando in un mare di risate. Da quel momento le cose peggiorarono sempre di più. Fino a che anche Harry non crollò. Ritrovandosi bello che disteso accanto alle amiche sul pavimento.

Edited by kikyo91 - 26/12/2011, 22:21
 
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