Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

Leave a Scar, naaaaa è solo un miraggio *-*

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kikyo91
view post Posted on 15/6/2010, 00:34 by: kikyo91




mabuonaseeeera :3 anzi, buonanotte ù.ù
da brava mancata vampira che si gode l'inizio delle vacanze estive, come potevo non aggiornare a certe ore? xD appena sfornato mie care <3
prima di proseguire volevo subito ringraziare (altrimenti so che mi dimentico perchè ho il cervello bruciato dai thè al limone T_T) beyjay per la forza di volontà e il mastodontico commento *_* per la medaglia al valore vai pure al banco 3 ù.ù *indica*, volevo anche ringraziare la ely che povera ho stressato perchè aggiornasse la sua ficcy xD e poi volevo scusarmi con la Ire e la Fla, mi dispiace di non avervi scritto ultimamente ç_ç spero che con l'arrivo delle vacanze ci sia un attimo di respiro .-. infine ringrazio tutte ad oltranza per i commenti <3 vi adoro u*u
maaa bando alle ciance *___*
avvertenze: lungaggine di capitoli, OCCtà, diabetanza (si raggiungono alti livelliii o_o)
in questo capitolo troviamo Haven't Met You Yet (di Michael Bublè ù.ù), Something (degli Escape the Fate *ç*) e Missing (dei Flyleaf *-*). e menomale che volevo mettere solo una canzone eh o.ò
detto questo vi lascio all'aggiornamento *w*
buona lettura <3 spero vi piaccia : *

Ottavo Capitolo
Il cielo estivo era oramai di un blu intenso. All’orizzonte una piccola striscia azzurra. Contrastata dall’alta luna splendente. Fra un milione di stelle. Mentre altri piccoli astri apparivano con il loro bagliore luminescente accanto alle sorelle, anche le luci delle case cominciavano ad accendersi. In una tranquilla via quella di un salotto illuminava una singolare scenetta. Due persone se ne stavano sul tavolo. Un piatto in grembo. Intenti a finire una cena cucinata poco prima. “E chi l’avrebbe mai detto? La Granger capace di cucinare!” esordì Mark. Finendo l’ultima forchettata di riso ai funghi. Hermione sbuffò. “Io so fare tutto, non dimenticarlo Wright!” gli ricordò. Il ragazzo poggiò il piatto sul tavolino. “Certo, come ho osato dubitare delle capacità di sua Maestà!” commentò sarcastico. Il prefetto ebbe la tentazione di lanciarci il coltello. Astenendosi dal precisare che il riso che avevano appena preparato veniva da una confezione già pronta. Le era bastato aggiungere acqua e sale ed ecco ottenuta una cena soddisfacente. “E comunque sappi caro che io cucino da quando ho nove anni!” sbottò ancora. Mark scosse la testa divertito. Era incredibile come quell’imbarazzo iniziale dovuto all’argomento bacio si fosse sciolto. Nel giro di un’ora erano tornati i soliti amici sconsiderati e affiatati di sempre. “Si si non serve che mi racconti la storia della tua vita Grifoncina mia…gradirei giusto sapere…non è che c’è anche un dolce?” la punzecchiò lui. Con un tono finto annoiato. Il prefetto spalancò la bocca indignato. Poi gli tirò un cuscino. I'm not surprised not everything lasts, I've broken my heart so many times I've stopped keepin' track. “Senti signorino, sappi che ci sono delle regole quando vai a casa d’altri…solo perché non ci sono i miei non è detto che tu debba ignorare le buone maniere!” lo rimproverò. Il Serpeverde la guardò scettico. Hermione si alzò e prese i piatti vuoti. “E comunque si, ci dovrebbe essere ancora del tiramisù avanzato dall’ultima visita della signora Hobbes…” aggiunse. Andando in cucina. Mark la seguì curioso. “Chi è la signora Hobbes?” chiese gongolante. Il prefetto ripose i piatti nella lavastoviglie e raggiunse il frigorifero. “È la nonna di un piccolo paziente dei miei genitori…per ringraziarli della pazienza che hanno sempre con il nipotino certe volte ci porta dei dolci…è venuta l’altro giorno quando io ero fuori…probabilmente ero da Giulia…” spiegò. Scrutando sui vari ripiani. Finalmente individuò un piatto incastrato dietro ad altre pietanze decisamente meno appetitose. Hermione allungò una mano e lo prese. Cen’era abbastanza per tutti e due. Talk myself in, I talk myself out, I get all worked up than I let myself down. “Certo che voi babbani avete un ordine tutto vostro nell’impilare le cose in questa scatola congelante eh…” commentò Mark. Il prefetto sorrise. Sapeva di quanto poco si intendesse l’amico di tutti gli elettrodomestici. Purtroppo si era fermato alle conoscenze basilari in Babbanologia. “Non lo fanno tutti i babbani…solo mia madre…perché sa che altrimenti la torta sparirebbe nel giro di un giorno…mio padre ha un debole per i dolci…” spiegò divertita. Il ragazzo annuì e fece finta di prendere appunti con una penna immaginaria sulla mano. I tried so very hard not to lose it, I came up with a million excuses, I thought I thought of every possibility. Hermione tagliò due fette e le dispose su due piattini. “Non è che il caro rampollo Wright gradirebbe del buon caffè? Penso lo abbiano raccolto giusto stamattina nelle piantagioni al di la del fiume…” disse. In tono da lavoratrice coloniale. Mark sospirò. “E come dire di no ad un gustoso caffè fatto dalle amorevoli manine della mia Herm?” rispose languido. Il prefetto arrossì. Poi però si sciolse in una risata. And I know someday that it'll all turn up, you'll make me work so we can work to work it out and I promise you kid that I'll give so much more than I get m-m. Il ragazzo si appoggiò allo stipite della porta. Il cuore gli tremò in petto vedendo quanto bella fosse la ragazza davanti a lui. Non sel’era mai dimenticato. Ogni suo gesto. Ogni sua azione automatica. La sua pignoleria. E la sua stupenda risata. Sembrava l’ossessione di una mente malata. Non certo il normale pensiero di un amico. Ma lui non poteva farci nulla. Era così sicuro di essere immerso in uno dei suoi dormiveglia. Non poteva credere di essere riuscito a sfuggire a quella orrenda routine. per essere catapultato nel meraviglioso mondo che sognava. Un mondo senza uomini incappucciati. Privi di fiducia e talvolta estremamente invidiosi. Corridoi bui. No. Ora c’era solo lei. La sua Hermione. Ovunque ci fosse lei sarebbe stata il paradiso. I just haven't met you yet. m m-m-m m-m-m m. Il rumore del caffè che ribolliva nella moka lo distolse dai suoi pensieri. Hermione spense veloce il fornello. Mise due cucchiai di zucchero in una tazzina e solo uno nell’altra. Mark sorrise. Oramai ognuno conosceva i gusti dell’altra. Avevano fatto colazione talmente tante volte assieme. “Ecco qua…e attento a non scottarti…” esordì il prefetto. Passandogli le tazzine. Mentre lei portava i due piattini. I due poggiarono tutto sul tavolo. Tornarono a sedersi sul divano. Ed attesero qualche minuto di silenzio. I might have to wait, I'll never give up, I guess it's half timing and the other half's luck. “Sai…è bello…tutto questo…” osservò poi Hermione. Il ragazzo la guardò dubbioso. “Ecco…sentire rumori in tutta la casa…echi nel corridoio…sentire la mia voce insieme ad un’altra…sono felice che tu sia venuto a trovarmi Mark…” lo ringraziò. Perché era quello che gli avrebbe veramente detto. Se fossero stati due normali amici. Se lui fosse stato solo a qualche casa di distanza. Se fosse normale trovarsi in salotto a bere caffè a chiacchierare. Il Serpeverde sorrise dolce. “Grazie a te Herm…mi hai fatto resuscitare solo con la tua risata…” ricambiò. Il prefetto arrossì. Adorava i modi di Mark. Così cavallereschi ed antichi. Così galanti. La facevano sentire importante. Wherever you are Whenever it's right You'll come out of nowhere and into my life. “Anche se non sembra è dura andare avanti così…mi manca la scuola…e non lo dico perché sono una secchiona…semplicemente…in camera con le ragazze non ero mai sola…a colazione non ero mai sola…per i corridoi, sulle scale, a lezione…ero sempre in gruppo…ora è ricominciato il tedio estivo…ogni pomeriggio me ne sto sul divano a guardare il nulla o a sprecare il tempo su quel diamine di computer…non posso stare sempre con Anna e Giulia, nessuna regola me lo impone più…però a me piacerebbe tornare a vivere tutti assieme…lo sai che a me il chiasso non piace…però…il vostro chiasso…lo preferisco mille volte a tutto il silenzio di questa stupida casa…” spiegò ancora Hermione. Il Serpeverde annuì. “Mi fa piacere sapere che sono così utile…è bello parlare con qualcuno di cui ci si può fidare e che non prova così tanta invidia da volerti cruciare appena gli rivolgi le spalle…” concordò. Poi i due si guardarono. E sorrisero. Rincuorati. And I know that we can be so amazing and baby your love is gonna change me and now I can see every possibility m-m. Passarono dei minuti senza altre parole. Fu il ragazzo a rompere il silenzio. “Allora Herm…spero tu abbia un letto grande e spazioso…non vorrei essere preso a calci come al solito…” esordì. Il prefetto rimase a bocca aperta. “Cosa ti fa pensare che dormirai nel mio letto? Guarda che ho anche una camera per gli ospiti io…oppure un divano molto confortevole…” rimbeccò. Mark la guardò deluso. “Non ci vediamo da un mese e già mi butti fuori dal tuo letto così?” esclamò. A mo di attore di telenovelas. Hermione sbuffò esasperata. “Non ci sei mai entrato nel mio letto ti ricordo…” sbuffò. Il ragazzo fece il solito sorriso sghembo. “Ti vorrei forse ricordare quella volta in cui abbiamo dormito nella tua stanza? Oppure tutte le volte che sei rimasta tu a dormire da me?” osservò. Il prefetto alzò gli occhi al soffitto imbarazzata. “Sei in debito di letto cara mia!” la riprese subito lui. Hermione lo guardò scettica. And somehow I know that it'll all turn up and you'll make me work so we can work to work it out and I promise you kid I'll give so much more than I get m-m. Mark si avvicinò. E con un balzò la bloccò al divano. “Se preferisci possiamo anche dormire qui…” ghignò. Il prefetto scosse la testa. “Il tuo fascino non ha effetto su di me Wright…arrenditi…” precisò. Il ragazzo avvicinò il viso al suo. Hermione arrossì subito. Mentre lui tossicchiò trionfante. “Sei subdolo!” lo rimproverò. Tirandogli un pugno ad una spalla. Mark fece finta di essere dolorante e cadde all’indietro. Il prefetto scosse la testa. Poi in colpa si chinò per vedere gli stati dell’amico. Quest’ultimo però ne approfittò e l’attaccò con il solletico. “Subdolo!!” ripetè ancora lei fra le risa. Il ragazzo non la risparmiò. Continuando la sua tortura. I just haven't met you yet. Alla fine Hermione riuscì ad ottenere una tregua. Così poterono continuare a bere i caffè a mangiare il tiramisù. Parlando. Di come stavano. Lei gli raccontò i giorni seguenti ad Hogwarts dopo la sua fuga. Lui le raccontò quello che poteva. Di come aveva tirato avanti in quel mese. Alla fine del resoconto i due si abbracciarono. Ed Hermione si crogiolò nel dolce profumo di Mark. Come in quelle sere sotto le lenzuola verdi argento che aveva sempre ripudiato. Poco dopo decisero di fare qualcosa di costruttivo. Il prefetto insegnò al ragazzo a giocare a Uno. Appena passata la mezzanotte i due optarono per terminare. Come deciso prima nella tregua Hermione condusse il Serpeverde in camera sua. Troppo stufi per cambiarsi i due si buttarono sul letto vestiti normalmente. La luce fu spenta in un baleno. Ed altrettanto velocemente Mark prese fra la sue braccia la ragazza. Come aveva sempre fatto. Come voleva fare da un mese. “Buona notte Herm…sogni d’oro…” le sussurrò. Dandole un bacio sulla fronte. Hermione gli si accoccolò vicino. Finalmente dimentica di tutti i problemi fattisi fino a quel momento. Senza pensare a Ron. “Buonanotte Mark…e…per favore…quando mi sveglio domani…sii ancora qui…promettimelo…” lo pregò. Il ragazzo sorrise comprensivo. “Certo che ci sarò…te lo prometto…” le rispose. E dopo quelle semplici parole. I due chiusero gli occhi. Confermando ancora una volta quel legame indissolubile che li univa. In un rapporto semplice ma forte che mai si sarebbe spezzato.
Come la notte era oramai inoltrata sopra il cielo delle case babbane, lo stesso valeva a Hogsmeade. Il vento si era placato e le finestre erano state socchiuse. Le tapparelle quasi del tutto serrate. Su tavolo in un angolo giaceva un vassoio con piatti oramai vuoti. Sul comodino una bottiglia di champagne mezza riempita. Anna osservava il liquido dondolare placido nel bicchiere fra le mani. “Certo che dell’Assenzio non sarebbe stato male…” puntualizzò. Draco finì il suo ultimo sorso e poggiò il bicchiere sul suo comodino. “Questo è un posto di lusso, non credo servano un potenziale veleno…” osservò divertito. La castana bevve piano la sua parte. Era sdraiata con le gambe allungate sotto il lenzuolo leggero. La schiena poggiata sul cuscino. Senza nemmeno che si accorgesse uno sbadiglio le uscì dalla bocca. Il biondo la guardò intenerito. Piano si avvicinò cingendole le spalle con un braccio. “Da quando bevi così piano dell’alcool?” commentò curioso. Anna poggiò il bicchiere riluttante. “Devo ancora riprendermi dall’ultima sbronza…mi sono ripromessa che non avrei esagerato…” rispose con fare superiore. Draco inclinò la testa e poggiò la guancia su quella della ragazza. “Ma che brava bambina…” la canzonò. La castana si allontanò e gli diede una leggera testata. Poi però tornò ad accoccolarsi a lui. “Sei stanca amore?” le chiese ancora il biondo. Anna tentò di rialzarsi. Il tempo che passavano assieme era troppo prezioso per essere sprecato per dormire. Però avevano veramente fatto tutto il possibile. Avevano parlato di tutto quello che era accaduto quel mese. Di quello che avevano fatto. Di loro. Avevano cenato. Avevano fatto e rifatto l’amore. Si erano punzecchiati a vicenda. Dormire sembrava essere rimasta l’ultima alternativa. E nonostante fossero giovani entrambi erano stanchi. Draco le fece una carezza sulla testa. “È arrivata l’ora di dormire…” decretò. Ma la castana era decisa. Si strinse a lui a mo di capriccio. “Non pretenderai di rimanere sveglia tutta la notte?” sbottò il biondo. Anna sbuffò arresa. Era troppo stanca anche solo per parlare. Draco le sistemò il lenzuolo in modo da coprirla bene. Poi la rinchiuse ancora fra le sue braccia. Gli sembrava così piccina. Uno scricciolo di creatura. “Tesoro…non sarai dimagrita ancora spero…” commentò d’improvviso. La castana alzò le spalle e si appoggiò al suo petto. Le palpebre già pesanti. “Sei tu che hai più muscoli si vede…” si giustificò. Per poi sbadigliare. Il biondo sorrise. Si chinò di poco e le diede un bacio. “Dormi pulce…e attenta, potrei schiacciarti nel sonno…” esordì ancora. Anna lo guardò scettica. “Se solo osi ti mordo…” ringhiò. Draco le scompigliò i capelli. Poi battè le mani per spegnere le luci rimaste soffuse. La stanza cadde nel buio. La castana si accoccolò fra le braccia del biondo. Inspirandone il profumo. “Sarai ancora qui quando mi sveglierò?” gli chiese piano. In un sussurro. Draco sorrise. “Certo piccola che ci sarò…” promise. “Se te ne vai prima che io apra gli occhi ti crucerò lo giuro su Manson…” lo minacciò. Il biondo scosse la testa. “Non lo farò…davvero…” la rassicurò. Anna sembrò tranquillizzarsi. “Buonanotte Anna…fai sogni d’oro…ti amo…” le augurò ancora Draco. La castana annuì. “Notte anche a te Draco…ti amo…e…grazie di essere tornato da me…” rispose. Con un filo di voce. Il biondo chiuse gli occhi. Felice di potersi addormentare ancora vicino a lei. Avvolto dal suo profumo alla gianduia.
Infine, anche per la terza coppia era giunta notte inoltrata. Giulia se ne stava belle che comoda fra le coperte. Fra le mani una coppa di gelato a cioccolato pralinato alle nocciole. La schiena poggiata contro la testiera del letto. Un braccio di Severus sulle spalle. Lui le stava vicino assaggiando qualche volta il dessert. Offerto sempre ed esclusivamente imboccato dalla ragazza. I due erano incollati al televisore da un’oretta buona. In quel momento nello schermo una donna correva a perdifiato fra le vie di New York verso un appartamento. Giulia fissava tutta presa la storia. Piton le guardava con poca convinzione. Sapeva che era uno dei suoi film preferiti. E che lei l’aveva visto almeno mille volte. Eppure nella scena del matrimonio andato a monte aveva pianto. Lo stava per fare anche ora. “Avanti Carrie!” la incitò la ragazza. Il professore scosse la testa divertito. La donna entrò nel palazzo. Prese l’ascensore. Arrivò all’appartamento. Lo attraversò a grandi passi. Anticipati dal ticchettio dei tacchi sul parquet. Poi eccola arrivare al suo obbiettivo. Carrie trovò le porte dell’enorme armadio spalancate. Piano entrò. Per trovarsi davanti un uomo. Giulia trattenne un sospiro agitato. Mr Big si voltò. Fra le mani le costose scarpe che avevano condotto li la donna. “Che casualità…” commentò sarcastico Severus. La ragazza gli diede un piccolo spintone. Mentre i due protagonisti si guardavano stupiti. “Non era logica…era amore…” esordì Carrie in sottofondo. Per poi precipitarsi fra le braccia dell’amato sigillando il tutto con un bacio. Piton tossicchiò sempre meno convinto. Giulia rimase con un cucchiaio stracolmo di gelato a mezz’aria fra le dita. Intanto gli altri due iniziarono a parlare. Commentando la loro sciocca idea di matrimonio che aveva scatenato tutte le disgrazie. “È il modo in cui abbiamo deciso di sposarci…era da affari…niente romanticismo!” iniziò a dire l’uomo. Carrie intanto si alzò. “Non è così che si fa una proposta di matrimonio…” continuò lui. Inginocchiandosi davanti a lei. Giulia si lasciò sfuggire un gridolino emozionato. Severus le rubò il cucchiaino spazientito. “…ma è così…” disse ancora Mr Big. Prendendo la mano alla donna. “Carrie Bradshaw, amore della mia vita, vuoi sposarmi?” chiese poi. La donna si illuminò in un sorriso. Ed annuì. “Vedi, per questo c’è un diamante…va fatto qualcosa per suggellare il patto…” precisò ancora l’uomo. Per voltarsi. E prendere una di quelle magnifiche scarpe. Giulia non si era nemmeno accorta che Piton aveva iniziato a servirsi da solo del gelato. Guardava incantata Mr Big infilare quel costoso tacco dodici al piedino minuto di lei. Nel giro di quindici minuti il film volse al termine. Appena arrivati i titoli di coda la ragazza si stiracchiò. “Incredibile che ti piaccia un film così scontato…” sbottò subito Severus. Giulia si alzò e poggiò la scodella sul comodino. Poi mise via il dvd. “Sex and the City è un classico! E Carrie e Mr Big sono così carini!” rimbeccò. Piton scosse la testa esasperato. “Devo forse considerare questo film come un messaggio subliminale?” commentò. La ragazza lo guardò dubbiosa. “Immagino che dovrò farti costruire un armadio grande almeno il doppio…” sospirò già arreso Piton. Giulia piroettò e battè le mani. “Potrebbe essere un’idea!” rise. Piton la guardò poco convinto. “Però scommetto che il film ti è piaciuto…anche se hai fatto commenti sarcastici per tutto il tempo…” lo punzecchiò la ragazza. Severus alzò un sopracciglio. “Oh certo Giulia, questo è un segno di gradimento!” ribatté ironico. Giulia gli fece la linguaccia. Poi andò alla finestra. Tirò piano le tende lanciando uno sguardo fuori. “Sei proprio sicuro di voler abbandonare questa casa Severus? Possiamo venire a vivere qui se vuoi…” esordì comprensiva. Piton scosse la testa. “Sinceramente non vedo l’ora di andarmene…non c’è spazio nemmeno per me, figurati per te e per Eveline…e poi non volevi abitare accanto a quelle altre due della combriccola?” rimbeccò. La ragazza sorrise di poco. Trotterellò al letto e si fiondò ad abbracciare il professore. “Sei davvero un angelo Sev…mi accontenti sempre…” osservò. Severus fece finta di nulla. Le guance gli si erano colorate. “Non ti ci abituare ragazzina…sono fin troppo buono…” obbiettò acido. Giulia ridacchiò. “Dici sempre così poi però continui a viziarmi…” lo punzecchiò. Piton ghignò. “Ah davvero? E se io ti dicessi di tornare filata a casa tua, immediatamente?” le ordinò. La ragazza rimase a bocca aperta. “Ma io scherzavo…” precisò dispiaciuta. Il professore si sciolse in un sorriso. Le scompigliò i capelli e la trascino sul letto vicino a lui. “Avanti, è ora di dormire…” decretò infine. Giulia lo guardò poco convinta. “Ah giusto…mi ero dimenticato del party a cui dovevamo partecipare…inizia fra poco no?” la prese ancora in giro Piton. La ragazza sbuffò. “Vuoi il tuo solito bicchiere di latte e biscotti o riuscirai a dormire anche senza?” continuò il professore. Giulia incrociò le braccia al petto. “Riesco a dormire anche senza…grazie mille…” rimbeccò ironica. Severus si alzò e ghignando se ne andò in bagno. La ragazza rimase sola nella stanza. Prima si stiracchiò. Poi le sfuggì uno sbadiglio. Era troppo stanca per non aver fatto nulla in tutto il giorno. Però andare a dormire significava dover risvegliarsi la mattina sapendo che avrebbe trascorso con Piton solo ancora poche ore. Il cuore le tremò al sol pensiero. Sarebbe andata avanti così per tutto il tempo di guerra? Vedersi a Spinner’s End e salutarsi ogni volta senza sapere quando si sarebbero rivisti? E soprattutto se si sarebbero rivisti? Giulia scosse la testa. Non doveva pensare troppo. Piuttosto doveva occuparsi del pigiama. Aveva avuto la brillante idea di dimenticarsi il cambio. Iniziò a guardarsi intorno alla ricerca di qualcosa di utile. Timidamente si alzò ed andò al miniarmadio. Aprì le ante curiosa. Ci trovò una serie di casacche. La ragazza sorrise divertita. Appena fra queste c’era anche una camicia nera. Non sembrava molto l’ideale per dormire in estate. Si era quasi arresa quando qualcosa attirò la sua attenzione. Era appallottolato in un angolo. Giulia allungò una mano e la prese. Era una normale t-shirt nera. La scrutò con attenzione. Quando la girò la vide. Una scritta in verde troneggiava. “Slytherins do it better…” lesse. Per poi scoppiare a ridere. Passarono cinque minuti buoni prima che potesse smettere. Non credeva che Severus tenesse certe maglie. Magari se la metteva a fare giardinaggio. La visione si Piton immerso fra bulbi e gladioli le scatenò una nuova ondata di risate. Alla fine decise di mettersi quella t-shirt. Richiuse la ante dell’armadio. Poi andò a poggiare il bracciale ed il fermaglio sul comodino. La ragazza si tolse il vestito e lo ripiegò infondo al letto. Per infilarsi la t-shirt. La misura era un po’ più grande di quella della sua maglia dei Green Day. Le arrivava a metà coscia. Si era appena sistemata i capelli quando Severus apparve sulla porta. Rimanendo basito. Giulia gli sorrise come se nulla fosse. “Ho trovato cosa mettermi a dormire…” disse solo. Gongolando. Piton scosse la testa incredulo. “Sev…da quando hai certe magliette?” chiese divertita lei. Il professore la fulminò con lo sguardo. “Credevo di averla bruciata…” sbottò acido. La ragazza scosse la testa. “Quindi non mi sta bene?” chiese un poco delusa. Facendo una piroetta. Severus sospirò. Evitò accuratamente di rispondere. Giulia si buttò con molta leggerezza sul letto. “È dell’addio al celibato di Lucius…tu non eri nemmeno nata…” spiegò il professore. Raggiungendola. La ragazza lo guardò curiosa. “Tu sei stato al suo addio al celibato?” esclamò stupita. Piton annuì esasperato. “Mi ci hanno trascinato a forza…” precisò. Giulia sorrise. Il professore in un night club. Questa le mancava. Intanto Severus si era sdraiato nel lato sinistro. La ragazza gli si accoccolò vicino. “Mi devi raccontare un po’ di cose Sev…” osservò. Piton la guardò dubbioso. “Io…io ti vedo ancora come un mio professore…vorrei sapere più cose…della…della tua vita privata…” rispose timida. Piton scosse la testa e le fece una carezza sulla testa. “Ce ne sarà di tempo per questo Giulia…ora però dobbiamo dormire…” commentò. Come stesse parlando ad una bambina impaziente. Giulia non rimbeccò. Infondo aveva ragione lui. così per una volta si limitò ad annuire. Poi si appoggiò al suo petto. Severus tirò su di poco il lenzuolo. E con un gesto di bacchetta spense la luce. “Prometto che non dormirò tutta la mattina…” esordì la ragazza. Piton la guardò scettico. “Non voglio…non voglio perdere il poco tempo che ho con te così Sev…” sussurrò ancora Giulia. Il professore si chinò e le diede un bacio sulla fronte. “Ci vedremo ancora Giulia…non preoccuparti…ora fai la brava bambina e dormi…” rispose. La ragazza sbuffò. Poi però si strinse ancora a lui. “Buonanotte Severus…a domani…” disse. “Buonanotte…” rimbeccò lui semplicemente. Passò qualche minuto. “Sev?” lo chiamò ancora Giulia. Il professore sospirò. “Si?” rispose. La ragazza alzò il viso. Gli occhi nocciola fissi su di lui. “Ti amo più di ogni altra cosa…non ce la farei a stare senza di te…” sussurrò. Rossa in viso. Severus sorrise. Era quella l’unica gioia della sua vita. Erano quelle parole. Dette da lei. Che lo facevano andare avanti in ogni caso. “Lo stesso vale per me Giulia…mi sei mancata in questo mese…e so che mi mancherai ancora…” rimbeccò. La ragazza si alzò e gli diede un bacio. Poi chiuse gli occhi. Mentre Piton la stringeva a se. Ringraziando per ogni attimo di quell’amore.
Il sole non tardò di molto ad arrivare. Portando con se la calura estiva e l’imminente ritorno alla realtà. I primi a svegliarsi furono in una casetta in una delle afose vie londinesi. Fu Hermione a sentire un raggio di sole fastidioso batterle sugli occhi. Appena si mosse anche Mark la seguì. I due fecero tranquillamente colazione. Per la prima volta il prefetto si cimentò nel preparare delle frittelle come quelle di sua madre. A metà operazione il cibo stava avendo la meglio. Così dovette intervenire il Serpeverde. Dimostrando l’ennesima qualità in cui eccelleva. Entrambi si gustarono il pasto lentamente. Hermione era terribilmente agitata. Sapeva che di li a poco Mark l’avrebbe lasciata sola. Ancora. Per poi rivedersi chissà quando. Chissà in che circostanze. A lei non andava di farlo tornare alla vita da sicario di Voldemort. Non era adatta per lui. Non lo voleva. Eppure non poteva fare nulla. Lei aveva il suo percorso da portare avanti. E anche Mark. L’unica differenza era che le due strade erano su versanti opposti. Quando i piatti furono riposti nel lavello Hermione capì che stava veramente succedendo. Doveva tornare alla sua realtà. Anche il Serpeverde era in ansia. Per la prima volta si sentiva agitato. Non sapeva come fare a salutare la sua Herm. Un fastidioso silenzio si creò. Fino a quando fu proprio il prefetto a interromperlo. “Devi…devi andare vero?” esordì. Con un sorriso ironico. Mark si avvicinò piano. Le posò una mano sulla testa e le fece una carezza. Ma la ragazza non si accontentò. E per la prima volta gli prese la mano e incrociò le loro dita. Per poi tirarlo a se ed abbracciarlo. “Mi raccomando, fai a brava da Ron…non voglio diventare zio…” la prese in giro il Serpeverde. Hermione sbuffò imbarazzata. “Promettimi che ti farai sentire…” rimbeccò sicura. Mark annuì. “E che non andrò a leggere sul giornale che ti hanno fatto del male…” aggiunse ancora il prefetto. Il ragazzo sorrise. “Non sono uno sprovveduto…li so gli incantesimi di difesa io…” precisò. Hermione lo guardò poco convinta. “Guarda signorino che anche io li so…” sbottò stizzita. Mark fece il suo solito sorriso sghembo. “Vuoi fare a gara di voti?” la richiamò subito. Il prefetto storse la bocca. “Mark…quando tutto sarà finito mi devi promettere che torneremo ad Hogwarts…e finiremo l’anno assieme…” gli chiese. Il Serpeverde la guardò pensieroso. “Quante richieste oggi Granger…” si lamentò. Hermione lo spintonò di poco. “Promettimelo!” ripetè. Mark sorrise intenerito. “Ma certo che si…sarà un onore gareggiare fino all’ultimo con la mia so-tutto-io preferita…” rispose. Il prefetto si morse il labbro inferiore. Le erano venuti gli occhi lucidi. “Prima che tu scoppi a piangere è meglio che vada…non riuscirei più a uscire se vedessi i tuoi lacrimoni…” disse il ragazzo. Però senza sciogliersi dall’abbraccio. Hermione tirò su con il naso. “Io…io non scoppierò a piangere!” rimbeccò. A mo di bambina. Mark scosse la testa divertito. Piano si chinò e le diede un bacio sulla fronte. Poi la strinse forte a se. Il prefetto non riuscì a dire nulla. Perché un minuto dopo il ragazzo si smaterializzò.
Allo stesso tempo in un luogo più magico un’altra coppia apriva gli occhi. Anna e Draco si erano svegliati prima dei loro standard. Prima di fare colazione si erano abbandonati ad un bagno rilassante. Poi si erano fatti portare il cibo a letto. La fame fu subito soddisfatta. Avvicinando il momento di separazione. “Draco…le tue cose le ho prese io…” disse all’improvviso la castana. Mentre si sistemava il trucco. Il biondo sorrise. “Ho notato…hai preso anche quello che non è mio…” osservò. Facendo un cenno verso la borsetta. In cui stava ancora il pacchetto di Marlboro. “La sarebbero andate sprecate…Blaise nemmeno si ricordava di avertele date…” si giustificò Anna. Draco la raggiunse allo specchio e la abbracciò da dietro. “Non fumare più…non ti fa bene…” la rimproverò. La castana fece una smorfia. “Tu non fare cretinate…e vedrai che io non fumerò…” rimbeccò dura. Il biondo scosse la testa divertito. Le diede un piccolo bacio sul collo. Poi l’aiutò ad allacciarsi il vestito. Fra poco avrebbero entrambi ripreso le false sembianze. Prima però ci voleva un saluto come si deve. Solo che nessuno dei due sapeva esattamente cosa dire. Cosa fare. Non era un bel momento. Can you help me out one last time? Anna si avvicinò. Quasi timida. Si alzò in punta di piedi e gli diede un bacio. Occhi chiusi. Mani su quelle di lui. Un unico tenero bacio di saluto. Che per loro sembrò durare un secondo. “A quanto pare tra poco ti potrò vedere solo nei cartelloni pubblicitari…” sorrise ironico il biondo. La castana gli diede uno spintone. And now you wish that you meant something, and now you wish that you meant something to somebody else. “Quella sottospecie di palla pacchiana funzionerà a qualcosa no? Altrimenti potevi benissimo comprare un cellulare…” sbottò. Draco scosse la testa divertito. “Sempre qualcosa di cui lamentarti eh Haliwell? Accontentati una buona volta…” rimbeccò. Anna sbuffò. Lo guardò ancora. Senza dire nulla gli prese una mano e la posò sulla sua guancia. Chiuse gli occhi per qualche minuto. E sospirò. “Promettimi che non ti caccerai nei guai Anna…” le chiese il biondo. La castana alzò le spalle. “Dipende da cosa intendi per guai…” rispose. Accennando un piccolo sorriso. And now you wish met someone, and now you wish that you meant something to somebody else. Draco si avvicinò e l’abbracciò. La baciò ancora una volta. E a malincuore si staccò da lei. Avrebbe voluto ripetere la scena per almeno un milione di volte. “È ora di andare piccola…” decretò infine. Anna prese la bacchetta e se la picchiettò in testa. Pian piano tornò bionda. Si rimise i guanti e il capellino. Si allacciò i tacchi e sistemò le cose nella borsa. Anche il biondo tornò al suo travestimento. Ed in silenzio i due uscirono dalla stanza. Something to somebody else, something to somebody else. Il picchiettio dei tacchi risuonava sul parquet. Prima di scendere le scale la castana lo fermò e lo baciò. Non doveva nemmeno alzarsi in punta di piedi. Draco chiuse per un attimo gli occhi. “Lo sai che baciare Lady Gaga fa uno strano effetto?” commentò poi. Rompendo l’incanto del momento. Anna lo fulminò con lo sguardo. “Ti tirerei un calcio se non fossi in equilibrio precario…” soffiò. Poi iniziò a scendere le scale. Il biondo andò al bancone per pagare il conto. La castana fece finta di non sentire la cifra. se la sarebbe ricordata solo in presenza delle sue amiche. Non si sarebbe più potuta dare così alla pazza gioia per molto tempo. You know I would wait forever, yes I would wait (i would wait). La tentazione di frugare nella borsetta per prendere una sigaretta iniziò a farsi sentire. Se doveva essere Lady Gaga tanto valeva esserlo fino infondo. Alla fine ci rinunciò. Draco gliel’avrebbe spenta in fronte probabilmente. Subito il bell’Edward la raggiunse. Uscirono al sole come una perfetta coppia di sconosciuti. You know I would wait forever, yes I would wait. “Corri via, altrimenti inizierai a luccicare come una pailette…” lo prese in giro Anna. Il biondo ghignò. “Fra poco il caldo scioglierà e tue extencions cara…devi andare a congelarti nella tua bara frigorifera…” rimbeccò. La castana sbuffò indignata. “Guarda vampiro dei miei tacchi che questi sono tutti capelli veri…incompetente…” soffiò. Draco rise. Non resistette e la tirò a se. “Cercherò di scriverti…Gaga…” le promise. Ma la castana scosse la testa. “Anche se non dovrei dirtelo…probabilmente dalla fine del mese sarò dai Weasley…” confessò. Il biondo annuì. Le diede un piccolo bacio sulla fronte. Per poi allontanarsi. And now you wish that you meant something. Anna lo salutò con un ciao fatto dalla mano. Stretta nel guanto di pizzo. Draco le sorrise. Così la castana si voltò e iniziò la sua marcia fino alla fine della via. Il compare la seguì con lo sguardo. Anche se era una bionda dal tacco dodici quella che se ne stava andando. A lui il cuore si stringeva comunque. Perché i suoi occhi la vedevano come la solita ragazzina castana dai pesanti anfibi. And now you wish that you meant something to somebody else.
Come il tempo era passato per le due coppie, anche per la terza incombeva i momento finale. Giulia aveva mantenuto la sua promessa. Non si era svegliata tardi. Lei e Severus avevano fatto colazione con il rimanente gelato della sera prima. Il caldo entrava in abbondanza dalle finestre. Così anche loro si erano immersi in una vasca di schiuma. “Posso rubarti la maglietta come souvenir?” esordì la ragazza. Mentre giocherellava con una bolla multicolore. Piton scosse la testa esasperato. “Appena te ne andrai la brucerò…” soffiò. Giulia spalancò la bocca dispiaciuta. “Piuttosto la adotto io!” provò ancora. Il professore la guardò alzando un sopracciglio. “Cos’ha di tanto speciale quella maglia?” sbottò. La ragazza sorrise. Soffiando verso di lui un cumulo di schiuma. “È simpatica…” rispose solo. “È tristemente volgare…” la corresse l’uomo. “Però quello che dice è vero…” tossicchiò Giulia. Immergendosi poi fino al naso nell’acqua. Per mascherare il rossore sulle guance. Severus la guardò. Non riuscì a trattenere una risata. “E poi è tua…già questo la rende speciale…” aggiunse ancora la ragazza. Piton si voltò dall’altra parte. Dopo anni di frequentazione non aveva ancora imparato a non arrossire dopo queste diabetiche uscite di Giulia. Quest’ultima si avvicinò piano. Come fosse un animale marino. Intorno a lei la schiuma si muoveva placida. Appena arrivata da lui gli si buttò con le braccia al collo. “Allora posso prenderla? Per favore, per favore, per favore! Ti prego preghino!” cantilenò. Come una bambina capricciosa. Severus sospirò sfinito. “Fai come vuoi…prendila se proprio ti piace così tanto…” la assecondò. La ragazza battè le mani e lo abbracciò. Facendo fuoriuscire un po’ d’acqua dalla vasca. “Devo smetterla di dirti sempre di si…andrà a finire che perderò tutta la mia autorità…” si rimproverò poi l’uomo. Giulia gongolò. “Sev…quella l’hai persa quando Cesare ti ha spodestato dal trono di Roma…” esordì. Piton la fulminò con lo sguardo. Poi le mise una mano sulla testa e la trascinò sott’acqua. La ragazza si dibatté per qualche minuto. Alla fine Severus si arrese e la fece tornare su. “Ma io scherzavo Sev!” si giustificò subito. Il professore la guardò scettico. “Ragazzina impertinente…” soffiò. Giulia si avvicinò timida. Poi appoggiò la testa al suo petto. Il mento sopra le mani. “È inutile che ora tu faccia la carina…esigo rispetto!” esclamò convinto Piton. A mo di professore ferito nell’orgoglio. La ragazza sorrise. “Che permaloso che sei!” lo prese in giro. Severus la guardò scettico. “Così non sta guadagnando punti a suo favore signorina Wyspet…” precisò. Giulia sospirò. Probabilmente si sarebbe sentita chiamare signorina Wyspet tutte le volte in cui avrebbe fatto qualcosa che non andava. Era come quando la madre di Anna la chiamava con il nome completo. Da bravo sadico Piton invece si divertiva un mondo a vedere la ragazza corrucciata. A tentare di farsi perdonare. Ed ogni volta che la chiamava in modo formale si ricordava di tutte le sere passate nel suo ufficio. A correggere compiti. O di tutte le volte che negli ultimi due anni l’aveva sorpresa con gli occhi fissi su di lui. Giulia intanto si era spostata. Tanto da avvicinare il viso a quello dell’uomo. Piano poggiò le mani sulle sue spalle. Si chinò. E gli diede un bacio. Gli occhi chiusi. Le guance infiammate. Severus non poté resistere. La vena sadica fu oscurata dalla dolcezza di lei. Così ricambiò il bacio. Portando le mani alla sua bianca schiena. E stringendola a se. Quando si staccarono la ragazza lo guardò. Con gli occhioni nocciola in attesa. “Allora…perdonata?” sussurrò. Piton scosse la testa divertito. Poi allungò una mano. Giulia chiuse gli occhi per paura di tornare sott’acqua. Ma stavolta il professore le scompigliò i capelli bagnati. Un enorme sorriso si aprì sul viso di lei. I due rimasero immersi fino a che l’acqua non si raffreddò completamente. Poi si asciugarono ed andarono a rivestirti. Era mattina inoltrata oramai. Fuori placide nuvole coprivano il cielo. Il sole filtrava e scaldava anche troppo il terreno. La ragazza trotterellò giù dalle scale. Seguita dal professore. Aveva con se la borsa. La bacchetta. Era come se dovesse solo uscire per andare a comprare qualcosa al supermercato. Per poi tornare nel giro di qualche ora. Giulia si fermò sulla soglia. Non voleva essere lei ad aprire quella porta. Chissà se ci sarebbe più tornata a Spinner’s End. I saw the queen, swam out below her star on sea beneath. Fu Piton ad allungare una mano e poggiarla sulla maniglia. La ragazza si morse il labbro inferiore. Non voleva iniziare uno dei loro soliti addii strazianti. Quelli in cui lei piangeva e lui la consolava ripetendo sempre le stesse parole. Rinnovando le stesse promesse. Though I lifted up my hands to her, she never lifted me. Severus si fermò a guardarla. Il labbro stretto fra i denti. Gli occhi ingranditi dall’attesa. Si aspettava che diventassero lucidi in meno di un minuto. La conosceva oramai. Eppure sembrava che ci fosse qualcosa di diverso. All’ennesima occhiata dubbiosa Giulia scosse veloce la testa. “Io…io non piangerò…” sussurrò solo. Piton si avvicinò. Allontanandosi dalla porta. “Da quando hai deciso di fare la donna adulta?” rimbeccò. La ragazza abbassò lo sguardo. “Ogni…ogni volta che ci separiamo io piango…ed è così che tu mi ricordi…io questo non lo voglio…” spiegò. Tirando su con il naso. Severus la guardò intenerito. Piano la tirò a se. Facendole una carezza sulla testa. Oh something's missing in me, I felt it deep within me. “Non è affatto vero Giulia…io ho ricordi bellissimi di te…di quando venivi nel mio ufficio sorridente…di quando dormivi accanto a me fra le lenzuola…di quando mentre facciamo il bagno giochi con la schiuma…ho mille ricordi da ripercorrere…se senti che le lacrime stanno per uscire, non trattenerle…è naturale…” la consolò. Mentre le guance gli si colorarono. Non sapeva da dove prendesse tutta quella forza di rassicurazione. Non si era mai ritenuto bravo nei rapporti umani. As lovers left me to bleed alone, found something sweet. Giulia si lasciò cullare da quelle parole. Qualche lacrima tentò di scendere. Ma lei ancora lo impedì. “Mi mancherai davvero Severus…non riuscirò a sopportare nemmeno due settimane senza di te…” confessò. Piton la strinse. “Sai benissimo che vivrai benissimo senza di me…devi solo aspettare…questa è la chiave…aspettare…” la corresse. La ragazza sospirò affranta. “Nel frattempo promettimi che non farai una delle tue solite stupidaggini…sono troppo vecchio per venire a sapere che sei finita nel mezzo di una battaglia fra il bene e il male…” la pregò solo Piton. Giulia si lasciò sfuggire un sorriso. “Tu non sarai mai troppo vecchio Sev…” osservò. Il professore la guardò scettico. “Mi verrà un infarto se continuo così…” sbottò ancora. A mo di finto malato. Oh, something's missing in me, I felt it deep within me as lovers left me to bleed alone. La ragazza scosse la testa divertita. “Non sarai troppo vecchio nemmeno per essere il mio principe…” aggiunse. Severus abbandonò l’intenzione giocosa e tornò serio. Si chinò e le diede un bacio. “Niente promesse da mantenere stavolta?” le chiese poi. Giulia alzò le spalle. Con ancora le mani di lui poggiate sul suo viso. “Quelle che mi hai già fato bastano…le stai mantenendo tutte…” rispose timida. Piton annuì. Le spostò il ciuffo ribelle dagli occhi. “E sarà così che continuerò a fare…” precisò. Oh, something's missing in me, I felt it deep within me as lovers left me to bleed alone. Fu la ragazza Stavolta che lo abbracciò forte. “Severus non voglio andare via…” ripetè. Ma il professore scosse la testa. “Devi…” la contraddisse. Giulia annuì piano. Trattenendo ancora le lacrime si staccò da lui. Iniziando poi ad arretrare verso la porta. Per poco inciampò sui suoi stessi passi. “Allora…ciao Sev…spero di vederti presto e grazie…io ti…ti amo…” lo salutò. Piton fissò gli occhi scuri su di lei. Quasi a volerne imprimere l’immagine in modo indelebile nella sua mente. Something's missing in me. “Arrivederci Giulia…” rispose solo. La ragazza rimase in attesa. Non sentendo nulla aprì la porta. “Ah dimenticavo…ti amo…” aggiunse ancora il professore. Con un sorriso divertito sulle labbra. Come fosse davvero un semplice saluto. Giulia gli fece ciao ciao con la mano. Poi prese la bacchetta. E mentre una lacrima raggiungeva il solito dolce sorriso si smaterializzò. Lasciando solo della polvere turbinante sollevata da terra. Something’s missing in me.
 
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124 replies since 15/12/2009, 19:27   4788 views
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