Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

Leave a Scar, naaaaa è solo un miraggio *-*

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kikyo91
view post Posted on 1/5/2010, 19:24 by: kikyo91




buonaseeera ** finalmente, dopo varie peripezie son riuscita a finire il capitoloo ** che bello TwT *è contenta*
cooomunque, spero di accontentarvi tutte con queto aggiornamento ù.ù
Avvertenze: un che di gaga-obsessed *-* spero non odiate la lady bionda perchè altrimenti questo capitolo vi si rovinerà ç_ç
in questo cap troviamo Paparazzi (ecco che si inizia xD della Lady Gaga), Bad Romance (sempre della Gaga ù.ù), All Around Me (dei Flyleaf **) e Halo (di Beyoncè ù.ù).
I hope that you'll like it **
vi adoro <3 grazie mille dei commenti ç*ç
buona lettura *.*

Sesto Capitolo
Il tramonto si estendeva oramai all’orizzonte. Facendo diventare quasi pittoresco un tipico paesaggio londinese. Un maniero rendeva la scena ancora più incantata. Ma la sostanza era tutto l’opposto dell’apparenza. Dentro quel castello si annidava il peggiore dei mali. Nulla a che vedere con l’aspetto da favola. Nei corridoi figure incappucciate erano in fermento. Era come essere in un formichiere sempre controllato. C’era voluto tutto il giorno per cercare un luogo tranquillo. Nascosto da occhi indiscreti. Per tre uomini altrettanto in tumulto. “Ricapitolando, questa settimana Voldemort si assenterà…e noi ne approfitteremo per travestirci e dare un appuntamento alle ragazze…” riassunse Mark. Era già la decima volta che lo ripeteva. Eppure gli sembrava così incredibile. Avrebbe potuto rivedere Hermione di li a giorni. Dopo settimane di continui viaggi e ore passate a trattare con le creature peggiori del mondo. Finalmente avrebbe rivisto la sua fata. “Esatto…semplice, lineare e conciso…” concordò Severus. Lui e Draco non avevano perso tempo. Avevano preso da parte il compare e avevano discusso del piano. Si sentiva così strano a mettersi in combutta con due suoi studenti. Però lo scopo era lecito. Anche se era un’impresa piuttosto rischiosa. “Bellatrix sarà con Voldemort…quindi non dovremmo preoccuparci di lei…ma non dobbiamo farne parola con nessuno...” aggiunse il biondo. Era fermamente deciso a far funzionare il piano stavolta. Aveva già agito imprudentemente ed aveva rischiato di mettere in mezzo persone che non se lo meritavano. Era stato un’incosciente ma sen’era reso conto. Ed ora voleva fare qualcosa, non solo per lui, ma anche per quelli che erano i suoi compagni di sventura. “Ci smaterializzeremo ognuno cinque secondi dopo l’altro…il primo sarai tu Severus…” iniziò a ripetere Mark. Il professore annuì d’accordo. Capiva perfettamente perché Voldemort si tenesse buono il giovane Wright. La sua mente sopraffina era un elemento prezioso. “Il secondo sarai tu Draco…e per ultimo andrò io…” concluse il ragazzo. Draco sorrise compiaciuto. “La cosa importante però è scegliere con cura i luoghi e i metodi di travestimento…” sottolineerò ancora Piton. “Io pensavo di affittare una camera in una locanda a Hogsmeade…quel posto è frequentato praticamente solo da studenti e in questi giorni non c’è nessuno…” esordì il biondo. Inoltre avrebbe potuto togliersi il travestimento una volta rimasto solo con Anna. Non gli andava di stare con lei sotto false sembianze. Mark annuì. “Trova un nome convincente però…” gli ricordò. Draco ghignò. “Già fatto…” rispose sicuro. Gli altri due si guardarono scettici. Poi ripresero. “Io tornerò a Spinner’s End…in ogni caso non sarà sospetto che io torni a casa mia…Giulia sa già dove si trova…” spiegò anche Severus. Draco scambiò uno sguardo allusivo con l’altro. “Io pensavo di andare da Hermione…i suoi genitori sono spesso fuori casa e nessuno mi conosce né nel suo quartiere né in quella città…anche perché l’unico posto in cui sarei sicuro è il mondo babbano…” finì quest’ultimo. Il professore rimase sovrappensiero. “E se quel giorno i genitori della Granger fossero in casa?” ipotizzò. Mark ghignò. “Non ci saranno…fidati di me…” rimbeccò sicuro. Il biondo sospirò sollevato. “Riguardo al travestimento io ne farò a meno…dopotutto sarò a casa mia…” precisò Piton. Il giovane Wight annuì. “Vedrò quale figura babbana potrà essermi più utile…” rispose solo. Draco si guardò di sfuggita il polso. “Userò un personaggio che Anna saprà sicuramente riconoscere…i maghi non conoscono certe figure…” spiegò. Gli altri due compari lo guardarono ancora scettici. “Lo so che in genere faccio scelte sconsiderate, ma stavolta fidatevi! Non combinerò casini…” promise il biondo. Severus sbuffò. “Così sarà dunque…manderemo un messaggio alle tre con data, ora, luogo e aggiungendo eventuali precisazioni…” decretò. Mark e Draco annuirono. Poi fecero segno di silenzio. Uno alla volta uscirono dalla stanza senza dare nell’occhio. Diretti già a compilare il loro personale invito.
Nel mentre, in un posto molto più modernizzato, i Tre Uragani si godevano la fine del secondo film. Hermione sgranocchiava delle patatine con fare incantato. Giulia stringeva il cuscino fra le braccia. Ed Anna sbuffava spazientita. Sfogandosi sui biscotti al cioccolato. “Finalmente questo strazio è finito…” esclamò quest’ultima. Appena apparvero i titoli di coda. “Sei romantica come un vecchio con la colite…” la insultò il prefetto. Giulia rise. Nel ripensare al film però sobbalzò. Aveva dimenticato di dire alle amiche una cosa molto importante. “Severus mi ha portato una rosa viola…” esordì. Innocente. Dal nulla. Le altre due per poco caddero dal divano. “Co…come?!” boccheggiò Hermione. La ragazza prese tranquilla un biscotto. “Sono tornata a casa…sono andata in camera mia e ho visto qualcosa che usciva dalla finestra…seguita da un mantello nero…poi sulla scrivania ho trovato una rosa viola…” raccontò spiccia. “Bhe magari poteva essere Batman che aveva sbagliato finestra…” ironizzò la castana. Giulia le fece la linguaccia. “Ma…ma come..così…senza nemmeno salutarti?” chiese il prefetto delusa. La ragazza alzò le spalle. “E quando aspettavi per dircelo?” commentò ancora Anna. L’amica sorrise imbarazzata. “Me ne sono dimenticata…” si scusò. Le due si guardarono esasperate. “Però in effetti è stato un gesto abbastanza irrilevante…” osservò poi la castana. Giulia non poté darle torto. Certo era stato romantico. Ma nulla degno di nota. Hermione stava per difendere i soliti valori dell’amor cortese quando un rumore la distrasse. Veniva dal piano di sopra. All’inizio sperò si trattasse di una fugace apparizione di Mark. Infondo le sue amiche avevano già avuto notizie dai loro amanti. Incerta il prefetto si alzò. Le altre due la seguirono per sicurezza. Il rumore veniva proprio da camera sua. Hermione aprì piano la porta. Subito vide Grattastinchi saltare come un pazzo. Nel disperato tentativo di prendere un inerme piccione. Che si era posato sul davanzale della finestra. “Che paura, un piccione!” esclamò sarcastica Anna. Giulia si avvicinò al volatile. “Hey piccolo…ti sei perso?” lo chiamò. “Ecco che arriva Biancaneve…” commentò ancora la castana. Il prefetto le fece segno di stare zitta. La ragazza mandò via il gatto. E si chinò verso il piccione. Aveva un’aria buffa. Però faticava a muovere una zampa. “Che cosa c’è? Ti da fastidio qualcosa?” disse gentile Giulia. Il volatile mosse piano le ali. Poi le porse una zampa. Le amiche si sporsero curiose. “Ha qualcosa legato alla zampa…” esclamò la ragazza. Erano tre piccole pergamene. Le slegò veloce. Ognuna aveva un loro nome scritto sopra. Ognuna con una diversa calligrafia. Giulia fece una carezza sulla testa al piccione. Che volò via. Poi distribuì i messaggi alle altre due. “Un piccione viaggiatore?” commentò stupita Hermione. I tre uragani si guardarono. Un po’ ansiose. Agitate. Per poi avventarsi sulla propria pergamena. Le tre lessero contemporaneamente. Giulia rimase a bocca aperta. Il prefetto senza fiato. Anna tremò. “Ra…ragazze…cosa c’è scritto nei vostri?” chiese la seconda. La prima deglutì e trasse un profondo respiro. “Cara Giulia, ti aspetto a Spinner’s End il 30 giugno alle 15.00 in punto…cordiali saluti, Severus Piton.” lesse. La castana ed Hermione si guardarono sconcertate. “Cara Anna, vediamoci alla Locanda del Salice, ad Hogsmeade, il 30 giugno alle 15.00 in punto…ti aspetterò all’entrata, richiesto un travestimento almeno credibile…tuo Draco Malfoy.” lesse la prima. Le amiche rimasero senza parole. Al prefetto tremò la mano che reggeva l’invito. “Cara Hermione, assicurati di essere a casa il 30 giugno alle 15.00 precise…i tuoi genitori non ci devono essere…poi ti spiegherò di persona…tuo Mark Wright.” lesse anche lei. I tre uragani si guardarono ancora. Erano confuse. Era tutto così strano. “Ok…calma…non facciamoci prendere dal panico…” esordì subito Hermione. “Che panico e panico, sono degli inviti, non annunci di condanna a morte!” rimbeccò Anna. Nel tono della voce però si vedeva che non ne era molto sicura. Giulia scosse la testa. “Forse hanno trovato il modo di aggirare Voldemort…” sorrise ottimista. Il prefetto la guardò scettica. “Magari è una trappola…” la liquidò semplicemente. La castana analizzò il suo biglietto. “Questa è la scrittura di Draco, senza dubbio…” decretò. “Stiamo parlando di Voldemort…occultare una calligrafia è un gioco da ragazzi per lui…” rimbeccò sicura Hermione. “Però anche il messaggio di Severus è molto convincente…se l’avesse scritto qualcun altro mi avrebbe dato altri dati su Spinner’s End, mentre lui sa che ci sono già stata e quindi la riconosco…” ipotizzò Giulia. “E poi chi se non Piton scriverebbe “cordiali saluti” alla sua ragazza?” le diede ragione Anna. Il prefetto si guardò in giro. Era emozionata. Però aveva un sacco di paura. Perché Mark aveva scelto proprio casa sua? Il suo sguardo si bloccò sul calendario. E se ne ricordò. In generale una volta al mese i suoi genitori prendevano parte ad un convegno dentistico. Che li lasciava fuori casa per due giorni di fila. Quel mese non vi avevano ancora partecipato. Sul calendario il 30 e l’1 erano segnati in rosso. Ma allora. “Come ha fatto a sapere che…” boccheggiò stupita. Giulia la guardò dubbiosa. “Mark sa che cosa fai…probabilmente si è materializzato qui mentre tu non c’eri…” spiegò spiccia Anna. “E tu come lo sai?” rimbeccò allibita Hermione. La castana ghignò. “Edward rimaneva nella camera di Bella ogni sera…e lei nemmeno se ne accorgeva…poteva girare tranquillamente in casa Swan ogni notte…a Edward piaceva osservare Bella mentre dormiva…” raccontò. Il prefetto arrossì. “A…andiamo Anna…non…non starai insinuando che…” balbettò. Anna gongolò soddisfatta. “Il caro Mark Cullen ha colpito ancora…” soffiò trionfante. Hermione scosse veloce la testa. Se davvero era così. Se davvero Mark era sempre stato con lei in quel modo. Gliene avrebbe dette quattro. E non solo. Anche di più. Come si permetteva di violare così la sua privacy? Ma soprattutto, come si permetteva di andare da lei senza dirglielo? Senza farle sapere nulla di lui? “Al diavolo Mark Cullen…” sbuffò. Giulia alzò gli occhi al cielo. “Quindi che si fa? Ci andiamo?” chiese ingenua. La castana la guardò ovvia. “Io non ci voglio rimanere sola in casa…e se mi entra Voldemort invece che Mark?” squittì il prefetto. Anna scosse la testa divertita. “Gli offri un caffè e gli dici che i tuoi torneranno il giorno dopo…e che comunque senza appuntamento non accettano pazienti in ambulatorio…” recitò. Giulia trattenne una risata. Hermione si morse il labbro inferiore. “Almeno Draco ha avuto la buona decenza di non andare alla Testa di Porco…” aggiunse poi la castana riluttante. “Però l’idea del piccione deve essere stata sua…” tossicchiò Giulia. Anna la spinse. “So già come travestirmi…” ghignò poi. Il prefetto la guardò scettica. “Come, sentiamo…” sbuffò. La castana prese la bacchetta dalla tasca della gonna. Se la picchiettò piano in testa. Come fosse acqua una tinta bionda iniziò a scendere sui suoi capelli. Facendoli diventare chiarissimi in pochi secondi. Poi spostò la bacchetta sulla maglia e la gonna. E li trasfigurò in un body di latex nero. Con degli inserti d’oro rassomiglianti a punte di cristalli. Ai piedi un tacco dodici. “I want your love and all your lovers' revenge…you and me could write a bad romance!” canticchiò. Giulia batté le mani. “Ecco a voi…Lady Anna!” la presentò. Hermione si passò una mano sugli occhi. “E chi saresti?” chiese. Anna la guardò delusa. “Ma Lady Gaga ovvio! I maghi non credo la conoscano…quindi se mi aggiro così nessuno mi riconoscerà…” spiegò soddisfatta. Il prefetto tossicchiò. “Certo, e passerai molto inosservata…” commentò sarcastica. La castana le fece la linguaccia. “Draco ne era ossessionato…la passione per la Gaga aveva superato anche quella per Dita Von Teese…” raccontò. “Non credevo ascoltassi certa musica…” la riprese Hermione. Anna alzò le spalle. “Lady Gaga non fa musica alternativa, però la stimo un sacco! Ha uno stile tutto suo…e poi è brava anche a cantare…è una grande!” spiegò. Giulia scosse la testa divertita. “Draco si travestirà da Manson suppongo…” commentò. “Siamo messi davvero bene…” sospirò affranto il prefetto. La castana ghignò. “Eh, Eh there’s nothing else I can say…” canticchiò ancora. Hermione ebbe la tentazione di buttarla giù dai suoi tacchi a trampolo. “Ragazze ma ci pensate? Fra tre giorni rivedremo Draco, Sev e Mark…” sorrise timida Giulia. Sul viso delle altre due si aprì un accenno di felicità. Nonostante ci fossero ancora incertezze e paure. Qualcosa di bello stava finalmente per accadere. Qualcosa che nessuna delle tre aveva sperato accadesse. Così le tre rimasero ad esultare. Anna tornò normale. Seriamente intenzionata a presentarsi così quel mercoledì. Giulia aveva realizzato che il gesto della sera prima era solo un preambolo all’appuntamento. Ed Hermione rimuginava preoccupata. Era felice certo. Però non aveva mai pensato ad affrontare l’argomento del bacio con Mark. Lei aveva ricambiato. Magari si era illuso che loro potessero stare insieme. Infondo poteva essere un gesto d’affetto fra amici. “Parlerai con Mark del bacio?” esordì all’improvviso la castana. Il prefetto sobbalzò. Il legame che univa lei e le sue amiche era talmente forte che con uno sguardo era come se si leggessero nel pensiero. “Non lo so…ho paura che lui abbia frainteso…io…io ho ricambiato solo perché eravamo in un momento tragico…e non volevo che se ne andasse…però io credo di amare Ron…” boccheggiò imbarazzata. Giulia la guardò. L’ultimo biscotto sopravvissuto in bilico fra le labbra. “Da quanto è diventato un “credo”?” osservò. Storpiando le parole. Hermione abbassò lo sguardo. Non sapeva nemmeno lei perché aveva aggiunto quella parolina con la c alla frase. “Forse da quando ha finalmente capito che Mark può darle qualcosa che Ron non ha…e non fate doppi sensi, sono serissima…” rimbeccò subito Anna. Le amiche rimasero in silenzio. “Ron è dolce, premuroso, gentile…mi ama…abbiamo aspettato tanto per questo…perché ora sto cercando di sabotare tutto?” sospirò poi affranto il prefetto. Giulia scosse la testa. “Gli ultimi giorni ad Hogwarts sono stati frenetici e angosciosi…avevamo tutte qualcosa di cui preoccuparci e anche i saluti sono stati frettolosi…vedrai che quando rivedrai Ron tutto passerà…” spiegò. La castana sbuffò. “Andiamo…Mark le è stato sempre vicino, l’ha sempre aiutata e sostenuta…non ha mai avuto il bisogno di mentirgli ed è stato un perfetto gentiluomo mandandola fra le braccia di un altro seppur la amasse…non basta questo?” lo difese. “Perché è questo che fa un migliore amico Anna…Mark ha quella parte nella vita di Herm…” rispose convinta la ragazza. Hermione le guardò. Non ci poteva credere. Le amiche stavano discutendo per la sua vita. “Mark è quello giusto per lei…come Draco è giusto per me e Piton lo è per te…e forse è arrivata l’ora che Herm si faccia un esame di coscienza e decida una volta per tutte cosa vuole fare…perché se continua in questo modo finirà solo per far stare male Mark e innervosire Ron…” aggiunse ancora Anna. Giulia non disse nulla. Non poteva negare che preferisse il Serpeverde. Come compagno di Hermione era stato molto più premuroso. Aveva un gran cervello. Capiva quando fare determinate mosse con la loro amica. Di Ron non si poteva certo dire lo stesso. Però dopotutto non era colpa sua se era un po’ tardo. “Mi fate davvero sentire meglio così…” sussurrò in colpa il prefetto. La castana le tirò un cuscino. “Tu che cosa vorresti che succedesse mercoledì con Mark?” le chiese schietta Giulia. Hermione alzò gli occhi al cielo. “Vorrei solo vederlo entrare da quella porta…abbracciarlo…sapere che sta bene…parlare come facevamo in quelle sere infinite nei sotterranei…” rispose sincera. Le amiche si guardarono. “E per Ron provi lo stesso?” chiese ancora la ragazza. Il prefetto alzò le spalle. “Voglio vederlo certo…mi manca…vorrei stare con lui però…so che non riuscirei a fare la finta felice…” rispose. “Dunque la risposta c’è già…vedi come ti senti dopo aver rivisto Mark mercoledì e confronta con quello che proverai appena ci trasferiremo alla Tana…” sentenziò Anna. “Così capirai cosa provi e la smetterai di farti del male…” concluse Giulia. Hermione le guardò scettica. Aprì la bocca per rispondere però un gorgoglio la distrasse. “Anna sei un pozzo senza fondo!” rimbeccò. La castana fece finta di nulla. “Che dite se ci facciamo le patatine fritte?” propose Giulia. Il prefetto sbuffò. “Mi state facendo ingrassare con tutti questi dolci e cibi megaunti…” si lagnò. Anna gongolava già. Quindi Giulia si alzò e andò ad improvvisarsi cuoca in cucina. Hermione la andò ad aiutare, mentre la castana se ne stava a grattarsi la pancia sul divano. Le tre rimasero guardare film fino a tardi. Quando i Granger rientrarono Anna e Giulia tornarono a casa. La prima era abbastanza impaziente di rivedere il biondo. La seconda era fremente. Ne avrebbe dovuto parlare a sua madre? Arrivate a casa andarono subito a dormire. Così nemmeno il tempo di realizzare degli inviti che era già il giorno prima. Tutti e tre gli Uragani avevano un mucchio di pensieri. Intanto c’era l’auto convincimento che non fosse una trappola. Anna maledì il pessimismo di Hermione più volte quel giorno. La sera le ragazze si ritrovarono in chat per discutere degli ultimi dettagli. Rimanendo sveglie fino a tardi a confrontarsi pareri e paure. Decisamente quello era un metodo migliore dei gufi. La mattina dopo sembrò un giorno come un altro. Hermione venne svegliata dai suoi genitori. La loro partenza era programmata per la mattina presto. La madre la salutò, raccomandandole come al solito di “fare la brava”. Il prefetto non poté fare a meno che mordersi il labbro inferiore. Estremamente in colpa. Anna si svegliò verso l’ora di pranzo. Continuava a rimuginare su che scusa inventare per poter sparire per tutto il pomeriggio. Se non anche la sera. Perché così sperava. Che Draco avesse prenotato la camera della locanda per tutto il giorno compreso l’indomani. Non le interessava che cosa avessero fatto. L’importante era stare con lui. Così mentre mangiava le solite frittelle con sciroppo al cioccolato pregò solo che il biondo avesse avuto la decenza di non pensare subito al sesso come suo solito. Infine Giulia si alzò a metà mattina. Aveva dormito si. Ma agitata. Non vedeva l’ora di rivedere Severus. E l’andare a Spinner’s End la rassicurava di molto. Sarebbero stati vicini per un intero pomeriggio. Aveva così tante cose da chiedergli. Da raccontargli. Non fece altro che pensarci per tutta la colazione. Come anche gli altri due uragani. Le lancette dell’orologio andavano estremamente lente. Arrivate finalmente le 14.00 le tre si prepararono. Anna era sgattaiolata in camera sua. Alla fine aveva optato per un vestito più sobrio. L’idea di base però rimaneva. Aveva passato l’intera sera prima, mentre chattava con le amiche, a spulciare i video della sua musa ispiratrice. Quindi se Draco voleva un travestimento serio, quello avrebbe avuto. La castana premette play con un clic del mouse. E dal pc si diffuse una melodia. We are the crowd, we're c-coming out. Poi prese la bacchetta e la picchiettò in testa. La scia bionda le illuminò i capelli. Facendola diventare di un biondo platino. Unito al solito trucco si faceva quasi paura. Got my flash on it's true, with that picture of you it's so magical, we'd be so fantastic, oh. Prese un semplice vestito nero e lo indossò. Con un altro colpo di bacchetta lo trasfigurò. Facendolo diventare un vestito a tubino nero lungo fino alla coscia. Sopra le spalle scoperte. La D sul seno coperta di poco dalla scollatura. Leather and Jeans, garage glamorous, now show what it means but this photo of us. Anna trasfigurò i suoi occhiali con un paio neri da sole. Dalla montatura fine con le lenti a cerchio. Poi si spostò a lato dell’armadio. Accanto ai soliti anfibi erano posizionate un paio di scarpe col tacco. Abbastanza alte. Chiuse sul davanti grazie ad una serie di fascette. La castana abbandonò gli infradito da casa e le indossò. Ghignando nel vedersi alzata di molti centimetri. It don't have a price, ready for those flashing lights cause you know that baby I. Infine prese la borsetta sistemata sul letto. Era una piccola pochette. Per portarsi via giusto le cose essenziali. Bacchetta. Specchietto. Soldi. Anche una pozione anticoncezionale. Conosceva bene Draco purtroppo. E poi un rossetto nero. Anna lo tirò fuori e lo aprì. Ne mise un po’ sulle labbra. Ma non su tutta la superficie. Solo al centro. Formando un piccolo cuore nero. I’m your biggest fan, I'll follow you until you love me, papa-paparazzi. Lo poggiò sulla scrivania e sorrise. Indossando anche un paio di guanti di pelle neri a mezzo dito. “Ops…I just kill my boyfriend…” disse. Portandosi una mano alla bocca con fare innocente. Imitando alla perfezione la cantante nel video della canzone in esecuzione. Baby there's no other superstar that know that I'll be papa-paparazzi. La castana si guardò ancora una volta allo specchio. Faceva fatica lei stessa a riconoscersi. Per quello aveva lasciato scoperti i tatuaggi. Almeno Draco avrebbe avuto scelta facile. Lei si sentiva molto in un traffico di spionaggio. Quell’aria di proibito la intrigava. Promise I'll be kind, but I won't stop until that boy is mine. Anna ghignò nell’immaginarsi Hermione. Che al suo contrario magari vagava in preda ad una crisi isterica per casa. Dopo qualche minuto tirò un sospiro. Chiuse gli occhi e andò a spegnere il computer. Baby you'll be famous chase you down until you love me papa-paparazzi. Per completare il look indossò un cappellino a fermaglio che le copriva la frangia e leggermente gli occhi con un velo di pizzo nero. Poi borsa sottobraccio uscì dalla camera. Il rumore dei tacchi riecheggiava per il corridoio. Al polso aveva l’orologio che Lucius le aveva regalato per il compleanno. Sembrava quasi una riccona di Diagon Alley. Piano la castana iniziò a scendere le scale. La prima a voltarsi fu Mary Kate. Per poco sputò il succo che stava bevendo. “Mamma…non per sconvolgerti…ma abbiamo Lady Gaga a casa!” squittì. Anna scosse la testa esasperata. Sua madre era intenta a leggere uno dei suoi giornali di gossip in cucina. Non si sprecò nemmeno ad alzare la testa. “Non ti far venire un colpo mamma, sono io…” la avvertì subito la figlia. In modo che l’altra non si girasse. “E perché saresti vestita da Lady Gaga?” bofonchiò Ilary. Anna gongolò. “Sto andando ad una festa per alternativi giù a Londra…è in maschera e io ovviamente ho scelto la Gaga…” spiegò convincente. La donna annuì distratta. “Torni per cena?” le chiese. La castana per poco si mise a saltare di gioia. Aveva giusto trovato il momento in cui sua madre non le prestava attenzione. “Non credo…e comunque ci saranno anche cose da mangiare, quindi se torno magari mi bevo un po’ di caffèlatte stasera…” rispose da brava figlia. Ilary annuì. “Bene tesoro…divertiti e non bere…” le raccomandò. Anna ghignò. “Certo mamma…” rispose ancora. Poi salutò con la mano la sorella ed uscì di casa. Si intrufolò subito fra i cespugli del giardino. Con un colpo di bacchetta si smaterializzò. Il freddo l’avvolse. Si era abituata a quella sensazione. Non le risultava nemmeno più di tanto sgradevole. Quando riaprì gli occhi la castana si ritrovò nei dintorni della stazione di Hogsmeade. Con assoluta nonchalance si intrufolò fra la folla. Non c’era molta gente per le strade. Dopotutto era una cittadina basata sulle gite studentesche. E il giorno dopo sarebbe stato il primo di luglio. Doveva ammettere che Draco aveva scelto bene. Con scioltezza Anna proseguì. Era in anticipo di cinque minuti. Calcolati giusti, dato che non aveva molta certezza di dove fosse la locanda. Cercando di essere più credibile possibile su quei tacchi a strapiombo, la castana seguì la via. Un’insegna piena di foglie leggere si vedeva infondo. Dei piccoli petali cadevano placidi sulla strada. “Locanda del Salice…” lesse Anna. Sospirò rincuorata. Si posizionò vicino all’entrata. Ebbe la forte tentazione di frugare nella borsa per cercare un piccolo pacchetto bianco e rosso. Che era sicura di aver nascosto molto bene. Dopo pochi secondi si decise. La noia stava prendendo il sopravvento. La castana tirò fuori una Marlboro e la tenne ferma fra le labbra. Lasciandole segni neri di rossetto. Subito dopo si maledì accortasi dell’assenza di un accendino. “Serve da accendere?” chiese qualcuno repentinamente. La castana alzò lo sguardo sperando di riconoscere nell’interlocutore Draco. Ma rimase delusa vedendo la faccia rugosa di un ultraquarantenne. Gli riservò solo un cenno di assenso. L’uomo le accese la sigaretta con un rapido gesto. Fra le mani teneva un costoso accendino d’argento. Anna diede la prima boccata. Incrociando le braccia al petto e tenendo la sigaretta fra le dita. In effetti si stava divertendo a far finta di non essere se stessa. L’uomo la guardò ancora. Poi si avvicinò timido. “Sta aspettando qualcuno?” le chiese. Lei sorrise sorniona. “Il mio ragazzo in verità…” rispose. L’altro rimase visibilmente deluso. “Oh…ecco…mi scusi…io pensavo che…” biascicò. Anna ghignò divertita. Mancava solo che le chiedesse quanto prendeva all’ora. “Non si preoccupi…per salvarsi la faccia è ancora in tempo ad andarsene…” lo invitò schietta. L’uomo annuì imbarazzato. E si allontanò. La castana guardò l’orologio. Erano le 15.00 precise. Diede ancora una boccata. La gente che passava le lanciava sguardi curiosi. Se fosse stata nel mondo babbano avrebbe avuto già una folla di ragazzine urlanti intorno a se. “Maledizione a lui…poteva semplicemente darmi il nome della prenotazione così lo aspettavo in camera…questo sole mi sta urtando…” si lamentò. Era in piena battuta dei raggi. “Qualcosa non va signorina?” chiese d’improvviso qualcuno. Anna si voltò seccata. Quando però vide chi le stava davanti per poco la sigaretta le cadde di mano. Alto. Capelli bronzei e occhi d’oro liquido. Carnagione bianchissima. Sorriso sghembo. “Non ti fa bene fumare…” osservò ancora l’altro. Prendendole la Marlboro e gettandola a terra. Spegnendola sotto la suola di un mocassino. La castana deglutì a fatica. Lo squadrò. “Possiamo andare dunque…” propose il ragazzo. Anna annuì ed entrò per prima nella locanda. L’accompagnatore andò alla reception. “Desidera?” chiese il direttore da dietro il bancone. Tranquillo l’altro sorrise. “Avevo una prenotazione per due…camera matrimoniale per oggi e domani…” iniziò a descrivere. L’uomo iniziò a scorrere il registro. “Nome?” chiese ancora. “Cullen…” rispose semplicemente il ragazzo. Completando con un sorriso sghembo. Anna lo squadrò ancora. A quanto pare anche Draco aveva fatto le cose per bene. “Cullen eh? Dunque…vediamo…ah si Cullen! Ecco qui…stanza 216…” esclamò il receptionist. Passando una pesante chiave al diretto interessato. Questo ringraziò e fece un cenno alla castana. Lei salutò l’uomo e lo seguì. I due non si proferirono parola nemmeno per i due piani di ascensore. Anna camminava per prima. Picchiettando lo sguardo sui vari numeri sulle stanze. Era tutto così strano. Finalmente vide il numero cercato. Draco fece scattare la serratura. E la richiuse poco dopo. La castana analizzò la camera. Era di media grandezza. C’era un enorme letto matrimoniale al centro. Lenzuola blu scuro. Comodini con lampade dai disegni intricati. Una specchiera sulla parete opposta. C’era anche un frigobar. Oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh! Caught in a bad romance, oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh! Caught in a bad romance. “Fa molto prostituta d’altra classe non credi?” esordì Anna. Draco scosse la testa divertito. Solo lei poteva rompere il ghiaccio in quel modo. Veloce si avvicinò a lei e l’abbraccio da dietro. La loro immagine riflessa nella specchiera. “Se ti vedo un’altra volta fumare di vampirizzo…” la minacciò.. La castana ghignò divertita. Rah-rah-ah-ah-ah-ah! Roma-roma-mamaa! Ga-ga-ooh-la-la! Want your bad romance. “Edward eh? Draco Malfoy le tue scelte mi sorprendono sempre di più…” osservò. Il biondo si chinò e le spostò i biondi capelli. Scoprendole il collo. Per darle un piccolo bacio. “Che cosa dovrei dire io…Lady Gaga?” la punzecchiò. Anna si scostò. Rah-rah-ah-ah-ah-ah! Roma-roma-mamaa! Ga-ga-ooh-la-la! Want your bad romance. “Mi devi spiegare un po’ di cosette caro mio…” rimbeccò. Draco sorrise. “C’è tutto il tempo del mondo per spiegare…” la liquidò. Prendendole una mano e baciandogliela delicatamente. La castana si tradì arrossendo. Certe attenzioni non le aveva mai avute da lui. Poi però scosse la testa. Non doveva farsi abbindolare. I want your ugly, I want your disease, I want your everything as long as it’s free, I want your love (Love-love-love I want your love). “Vacci piano Cullen dei miei stivali…prima le spiegazioni, poi i giochi che la tua mente perversa ha elaborato…” lo ricattò. Il biondo la tirò a se. “Da quando sei così ostile?” chiese deluso. Anna sorrise ironica. “Da quando sei venuto in camera mia e te ne sei sparito, per poi tornare a farti vivo con un biglietto?” rispose irritata. Sciogliendosi dalla sua presa e dirigendosi verso il comodino. Draco la guardò. Era così strana tutta quella situazione. Non poteva nemmeno negare che anche sotto altre spoglie la sua Anna era più bella che mai. I want your drama, the touch of your hand, I want your leather-studded kiss in the sand, I want your love (love-love-love), I want your love (Love-love-love I want your love). “Pensavo che ci dovessimo vedere per spiegare…e non per soddisfare le tue voglie…” soffiò ancora la castana. Togliendosi il fermaglio ed i guanti. E buttandoli sul comodino. Non sapeva perché stava reagendo così. Fino ad un’ora prima era stata felice di rivederlo. Ora una rabbia le era montata in petto. Nonostante non vedesse l’ora di passare tutto il giorno con il suo amato. “Infatti uno degli obbiettivi è che io ti spieghi come stanno le cose…non credevo cel’avessi così tanto con me Anna…” confessò Draco ingenuo. La castana si sedette sul letto. “Nemmeno io lo credevo…” sussurrò. Il biondo la raggiunse. You know that I want you and you know that I need you, I want it bad, your bad romance. “Perché sei qui?” gli chiese. “Voldemort è andato via dal maniero per sbrigare dei suoi affari…così io, Piton e Mark ne abbiamo approfittato…” raccontò spiccio. Anna lo guardò. “L’idea è ovviamente tua devo supporre…” indovinò. Draco fece finta di nulla. La castana lo osservò ancora. Non disse nulla. Solo gli si lanciò fra le braccia. D’improvviso. “Mi manchi ogni giorno di più…” sussurrò. Il biondo sospirò rincuorato. Aveva temuto che lei fosse veramente in collera. I want your love and I want your revenge, you and me could write a bad romance (Oh-oh-oh--oh-oh!). “Che ne dici di toglierci i travestimenti? Mi fa strano vederti bionda…” propose Draco. Anna storse il naso. “A me piace vederti in versione Edward…meglio dell’originale…” si lasciò sfuggire. Il biondo la guardò storto. “Meglio del Cullen originale o meglio del Malfoy originale?” sbottò. La castana sorrise sorniona. “Del Cullen ovviamente…tesoro mio…” rispose. Il tono non molto convincente. I want your love and all your lovers' revenge, you and me could write a bad romance. Draco sorrise divertito. “Davvero poca gratitudine…decisamente…” rimbeccò a mo di uomo vissuto. Poi prese la bacchetta dalla tasca dei pantaloni e si trasfigurò in se stesso. Anna lo guardò delusa. Così anche lei si arrese e tornò la solita castana. Solo nelle vesti di Lady Gaga. “Bene…e ora che facciamo?” chiese con falsa innocenza la castana. Il biondo le lanciò un’occhiata di rimprovero. Oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh! Caught in a bad romance. “Da quanto ho capito parliamo…no perché in caso contrario ti meriteresti di non potermi nemmeno baciare…mi hai trattato malissimo…” si lagnò. Anna ghignò divertita. “Che permaloso che sei…e comunque a me va benissimo parlare…” rimbeccò saccente. Draco scosse la testa. “Vorrei far notare che tu non meriteresti di baciarmi…però come posso punire me stesso? Io me lo merito!” si corresse in tono teatrale. La castana lo guardò scettica. “Sempre il solito borioso eh Malfoy?” osservò. Il biondo si sporse verso di lei e le prese il mento in una mano. “Sempre la solita lingua lunga eh Haliwell?” le fece il verso. Anna tentò di divincolarsi. Ma l’altro la avvicinò a se. “Non fare la solita spavalda…tanto lo so che muori dalla voglia di baciarmi…” commentò ancora pieno di se. “Mi stavi più simpatico in versione Edward sai caro?” rimbeccò la castana quasi offesa. Poi gli diede un pizzicotto sulla mano. Draco rise. “A quanto pare nemmeno i tuoi ti hanno saputo domare in questo mese…” notò. “Nessuno mi può domare…” precisò stizzita Anna. Il biondo scosse la testa. Gli erano mancati i loro giochetti di complicità. Oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh! Caught in a bad romance. Non replicò. Però in meno di un minuto prese la castana per i polsi e la ribaltò. Facendola finire a schiena sdraiata sotto di lui. “Dovevo immaginarlo…” sospirò esasperata Anna. Draco ghignò. “Mi conosci oramai…sai quanto certe cose siano importanti per un maschio…” ribadì. La castana scosse la testa. “Certe volte penso che la tua dipendenza dal sesso sia più grande della dipendenza da me…” confessò infastidita. Il biondo la guardò quasi indignato. “Non dire sciocchezze Anna…tu sei la mia prima dipendenza…la mia unica dipendenza…è come se fossi il mio tipo di droga preferita…” rispose. Anna sbuffò. “Ci credo…tutto pur di farti smettere di storpiare così le battute del mio Cullen…” si arrese. Draco fece segno di vittoria. Poi si chinò e finalmente la baciò. Rah-rah-ah-ah-ah-ah! Roma-roma-mamaa! Ga-ga-ooh-la-la! Want your bad romance. La castana si liberò dalla sua presa e gli allacciò le mani al collo. Per passare a delineare il contorno della schiena. Fasciata da una camicia rosso scuro. Piano le mani passarono davanti. Iniziando a slacciare i bottoni. La pelle chiara di Draco faceva contrasto col colore scuro della camicia. Senza troppi complimenti Anna gliela tolse lasciandolo a torso nudo. Non si scompose alla vista del Marchio Nero. Il cuore fece un sussulto nel vedere la A sul polso. Aveva paura che se la fosse dovuta nascondere. La castana tornò a passare le dita sulla schiena del ragazzo. Stavolta però trovò una brutta sorpresa. Anna si alzò di scatto e lo fece voltare. C’erano dei graffi. Alcuni quasi rimarginati. Altri ancora rossi. Si vedeva che c’era stato l’intervento di una delle pomate di Piton. I want your love and I want your revenge, I want your love I don’t wanna be friends. Prima che potesse dire qualcosa Draco la precedette. “Sembrano chissà cosa, ma non fanno male…” disse. “E questo dovrebbe confortarmi?” sbottò subito la castana. Il biondo sorrise imbarazzato. “Draco non tornare la…ti prego…” si lasciò sfuggire Anna. Draco scosse la testa. “Non posso passare all’Ordine…Voldemort mi ucciderebbe…” rispose quasi ovvio. La castana gli prese una mano e se la posò su una guancia. Era fredda. “Io non intendevo questo…vieni via con me…possiamo…possiamo andarcene in Transilvania da mia nonna…è in territorio neutro…avremmo assoluta protezione…” propose. Non sapeva nemmeno lei che cosa stesse dicendo. Di certo non avrebbe abbandonato le sue amiche in guerra.Je veux ton amour et je veux ta revanche, J'veux ton amour I don’t wanna be friends, oh-oh-oh-oh-oooh! I don’t wanna be friends (Caught in a bad romance). Il biondo la guardò intenerito. “È un pensiero carino Anna…ma non posso…lo sai anche tu…” sospirò. Anna annuì arresa. Tanto valeva inseguire false speranze. Un futuro ci sarebbe stato. Prima però dovevano guadagnarselo. “Hai ragione…scusa Draco…io la faccio sempre così semplice…” confessò. Draco rimase a bocca aperta. Non aveva mai sentito Anna scusarsi in quel modo. Ancora stupito la prese fra le braccia. I don’t wanna be friends, oh-oh-oh-oh-oooh! Want your bad romance (Caught in a bad romance). “Anna Alvis Haliwell, non osare più usare quel tono con me intesi? Anche se sei una futura Malfoy ricorda che una Haliwell non si scusa mai…e io voglio ritrovare esattamente quella Anna che ho lasciato un mese fa…testarda, gelosa, capricciosa, orgogliosa, che non piange mai…ed è quella che ho scelto per la vita…” esordì. La castana sorrise. Si crogiolò qualche minuto in quell’abbraccio. Per poi alzare il viso e baciarlo. Primo di un’infinità di gesti d’amore. Che avrebbero contornato il seguente pomeriggio e sera. Di due cuori finalmente congiunti. Want your bad romance!
Nel mentre un orologio sembrava essere in combutta con l’agitazione. Giulia percorreva a grandi passi tutta la sua stanza. Ci aveva messo venti minuti per decidere cosa indossare. Anche se sapeva che a Severus non sarebbe importato. Lui andava oltre al suo aspetto. Era sempre stato così. Però lei doveva distrarsi in qualche modo. La ragazza si controllò ancora allo specchio nervosa. Aveva indossato un semplice vestito di tessuto leggero. Gonna corta sopra il ginocchio. Sopra scollatura a v con maniche corte. In vita la solita cintura borchiata. Ai piedi Converse. Bacchetta fra le mani. All’ennesima lotta con il ciuffo ribelle si decise. Era meglio andare che rimanere li a farsi venire ancora più ansia. Così si decise. Uscì dalla stanza e scese le scale. Suo padre stava nello studio dall’altra parte del corridoio. Poteva sentirlo sbuffare sui documenti. Sua madre se ne stava comoda sul divano. “Mamma io vado…credo di rimanere fuori anche per cena e la notte…” spiegò. Mary si voltò un poco stupita. “Esci con le ragazze?” le chiese. Giulia deglutì. Non le aveva detto nulla. E ciò le dispiaceva non poco. La donna la guardò ancora e sorrise. “Vai tranquilla bimba…hai la bacchetta con te vero?” disse poi. La ragazza annuì timida. “Perfetto…divertiti, a domani!” la congedò. La figlia sorrise ed uscì di casa. Per poi sgattaiolare dietro ai cespugli alti. Si sentiva come un ladro alle prime armi. Con un gesto di bacchetta si smaterializzò. Sperando vivamente di non sbagliare destinazione. Quando riaprì gli occhi si ritrovò accanto da un palo. Un vecchio e logoro cartello di legno indicava la strada che le si parava davanti. Era grigia e deserta. Contornata da bidoni della spazzatura. Infondo poteva vedere una grossa ciminiera che emanava un denso fumo nero. Oscurava perfino il sole. Giulia rabbrividì. Prese un profondo respiro ed iniziò ad avanzare. Si era trovata nella stessa situazione. Un’assolata giornata di luglio di un anno prima. Solo che trotterellava. Ed era impaziente di raggiungere la casetta infondo alla via. Ora cos’era che la faceva andare così lenta? Forse paura. Ma di cosa? A pochi passi da lei stava Piton. Il suo arcigno professore. Quello i cui occhi le apparivano in sogno ogni notte. Quello che le aveva lasciato una rosa sulla scrivania pochi giorni prima. Quello che le mancava più di ogni altra cosa. My hands are searching for you, my arms are outstretched towards you. Senza accorgersene la ragazza accelerò il passo. Fino a che si ritrovò a correre. Eppure la via sembrava non finire mai. Inciampò anche un paio di volte. Rimanendo sempre in piedi. Appena riuscì a vedere la porta di ingresso scattò come non aveva mai fatto. Nel giro di pochi passi fu davanti alla meta. Senza nemmeno riprendere fiato Giulia spalancò la porta. I feel you on my fingertips. Era tutto come se lo ricordava. Il salottino con la libreria alta e larga quanto il muro. Una porta semi invisibile. E c’era anche un’altra porticina, probabilmente la cucina, che l’anno prima non aveva notato. La ragazza si guardò intorno agitata. Il suo profumo. L’aria ne era intrisa. All’improvviso sentì la porta sbattere. Lei si voltò di colpo. My tongue dances behind my lips for you. “Signorina Wyspet, nessuno le ha mai detto che prima di entrare in casa d’altri si usa chiedere “permesso”?” esordì Piton. Il cuore di Giulia ebbe un sussulto. Mille emozioni e possibili reazioni la investirono. Correre fra le sue braccia. Scoppiare a piangere di felicità. Perfino darsi un pizzicotto per vedere se non fosse un dolce sogno. Di certo non doveva rimanere li imbambolata. This fire rising through my being burning, I'm not used to seeing you. “Devo dedurre che dopo infinite mie preghiere ha perso l’uso della parola signorina Wyspet?” domandò ancora Severus. Nella sua solita veste di uomo contenuto. In realtà tratteneva a stento un sorriso. Lei era veramente li. Non era rinchiusa in un pezzo di carta nel suo portafoglio. Giulia era in carne ed ossa davanti a lui e lo guardava. Gli occhi nocciola spalancati. La bocca dischiusa dalla sorpresa. Bellissima. Senza rispondere la ragazza scosse la testa per riprendersi. Poi si morse il labbro. I'm alive, I'm alive. “S…Sev!” esclamò. Correndogli incontro e gettandosi fra le sue braccia. L’uomo la accolse subito. Stringendola forte a se. Rimasero così per qualche minuto. In silenzio. Ognuno perso nel profumo dell’altro. “Mi…mi sembra ancora così…così…impossibile…” sussurrò Giulia. Nascondendo il viso nel petto del professore. Quest’ultimo sorrise e scosse la testa. “Eppure non lo è…sarà reale fino a domani…” precisò. La ragazza trattenne qualche lacrima di felicità. I can feel you all around me, thickening the air I'm breathing, holding on to what I'm feeling, savoring this heart that's healing. “Ma…ma come hai fatto ad andare via da la? E Voldemort?” gli chiese ancora. Severus sospirò divertito. “Devo ammettere che stavolta il merito è tutto di Draco…è lui che ha scoperto che Voldemort se ne andava dal quartier generale per qualche giorno…ed è ancora lui che ha ideato il piano per vedervi…” confessò. Giulia strabuzzò gli occhi. “…ed è anche lui che ha avuto l’idea dei piccioni vero?” aggiunse poi. Piton annuì sconsolato. “Quella è l’unica pecca del piano diciamo…l’eleganza non è stata esattamente curata…” spiegò. La ragazza rise. My hands float up above me and you whisper you love me and I begin to fade into our secret place. “E che facciamo fino a domani? Rimaniamo qui?” disse d’un fiato. Severus la guardò alzando un sopracciglio. “Ti ricordo che sono ricercato…ti ho invitata in questo…posto…perché è il più sicuro che ci fosse…” osservò. Giulia si guardò in giro. “Forse è il caso di staccarci…” propose ancora il professore. Lei lo guardò delusa. “Io potrei stare così anche fino a domani!” cinguettò allegra. Stavolta Piton non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire una risata. Quella ragazza era così candida. Così spontanea. Quelle sue uscite erano assurde. The music makes me sway, the angels singing say we are alone with you. Nel mentre Giulia aveva ricominciato a guardarsi in giro di sottecchi. Il primo pensiero che le venne in mente fu di mettersi un grembiule e giocare alla casalinga felice. Dopotutto sarebbero stati loro due soli fino al giorno dopo. Qualcuno avrebbe dovuto preparare la cena. E pulire. E. Forse non era normale avere simili pensieri. La ragazza ridacchiò della scenetta appena immaginata. Piton la guardò alquanto curioso. Poi finalmente lei rinsavì. Si alzò in punta di piedi e gli diede un bacio sulla guancia. I am alone and they are too with you. “Questo è per la rosa dell’altra sera…” lo ringraziò. Severus scosse la testa. “Non c’è nulla di cui ringraziarmi…in verità è stato inutile…non sapevo nemmeno cosa ci fossi venuto a fare a casa tua…non dovrei abbandonarmi a simili sciocchezze…” rimbeccò acido. Giulia lo guardò delusa. “Ma a me piacciono simili sciocchezze…” sbottò. Piton sorrise di poco. Poi le fece una carezza sulla testa. “Puoi sempre spacciarti per il giardiniere…” propose ancora la ragazza. Severus la fulminò con lo sguardo. I'm alive, I'm alive. “Quindi…ora…che si fa?” chiese divertita Giulia. L’uomo si guardò intorno. In verità non c’era nulla da fare in casa sua. Non aveva nemmeno tutti quegli apparecchi babbani per l’intrattenimento. Dopo qualche minuto di silenzio si era creato un certo imbarazzo. I can feel you all around me, thickening the air I'm breathing, holding on to what I'm feeling, savoring this heart that's healing. “Professore…se lei deve correggere i compiti io posso starmene tranquilla di sopra a fare un sonnellino…oppure posso aiutarla…” si propose la ragazza. Per rivangare i vecchi tempi. Il professore la guardò scettico. “Pensi prima a finire i suoi compiti signorina Wyspet…le ricordo che l’ultima interrogazione non è stata per nulla soddisfacente…” ghignò. Giulia sbuffò. “Non è affatto vero! Ho preso E!” protestò. Piton scosse la testa. And so I cry, the light is white and I see you. Non capiva come potesse essere così strana una situazione che doveva apparire quasi normale. Dopotutto il loro rapporto era sempre stato segreto. Però avevano passeggiato per le strade di Londra. Osservato il mare dalla spiaggia. Ballato in locali. Cose che lui non si sarebbe mai sognato di fare. Avevano anche fatto il bagno assieme più di una volta. Erano rimasti fra le lenzuola a scherzare e fare l’amore per ore. Che cos’era che li bloccava ora? I'm alive, I'm alive, I'm alive. “Sembra tutto così incredibile che ci sentiamo perfino a disagio…” esordì Giulia. Severus annuì. Le guance colorate di rosso dopo gli ultimi pensieri. “Eppure dovremmo avere un sacco di cose da raccontarci…” osservò ancora la ragazza. Piton appoggiò il mento sulla testa di lei. “Non ci vediamo da un mese…non è poi così tanto…e non credo che vorresti sentire che cos’ho fatto io nel frattempo…” confessò. Giulia sorrise. “A me sembra più di un mese…e comunque lo sai Severus…a me interessa tutto quello che fai…” obbiettò. Il professore scosse la testa. “Stavolta sono io che non voglio che tu sappia…non voglio coinvolgerti troppo in certe faccende…” rifiutò subito. La ragazza sospirò arresa. Sapeva che discutere con lui su questo fronte era impossibile. Però non è che lei avesse delle così eclatanti novità da raccontare. “Io sono praticamente a casa tutto il giorno..l’altra sera sono uscita con le ragazze e sono andata in un locale a Londra…Anna si è sbronzata…e…niente di che…” disse spiccia. Quasi annoiata. “La nullafacenza regna sovrana insomma…potresti anche leggere qualcosa invece di stare tutto il giorno attaccata a quell’apparecchio infernale…” la rimproverò l’uomo. Giulia lo guardò finta innocente. In effetti la conosceva bene. I can feel you all around me, thickening the air I'm breathing, holding on to what I'm feeling, savoring this heart that's healing. Piano si staccò dal professore ed inizio a girare per il piccolo salotto. Fino ad andare a sbirciare nella cucina. Severus la seguiva alquanto nervoso. Odiava esibire casa sua. Anche perché non cera obbiettivamente nulla da esibire! La ragazza si diresse al frigorifero. Era ricoperto da un elegante pannello di legno. In mezzo alla stanza invece stava un tavolo rotondo e delle sedie semplici. Dei fornelli elementari senza particolari modernità. Giulia aprì il frigo. “Hey Sev…qui è vuoto peggio del supermercato dopo la ressa natalizia! È passata per caso la Umbridge a cena?” osservò divertita. Piton scosse la testa divertito. “Non ci vengo quasi mai qui…dovrei sprecarmi a fare la spesa per poi lasciare andar tutto a male?” rimbeccò. La ragazza arricciò le labbra. “E menomale che sono io la pigra dei due eh…” obbiettò. Il professore la guardò scettico. “Praticità, non pigrizia mia cara…” la corresse. Giulia si voltò e alzò un sopracciglio. Nella sua perfetta imitazione. L’uomo si avvicinò ed ispezionò l’effettivo contenuto del frigorifero. I suoi viveri ammontavano ad una bottiglia d’acqua. In effetti il contenuto era direttamente proporzionale ai capelli sulla testa di Voldemort. La ragazza sospirò e si mise le mani sui fianchi. “Ora si che dovrò ingegnarmi per cucinare una cena decente…” ragionò. Piton la guardava curioso. Sembrava il tipico ritratto della mogliettina affranta. “Quindi dovremo giocare alla famigliola fino a domani?” osservò. Giulia tossicchiò. “Ecco…cioè…magari…ai novelli sposini…” propose arrossendo. Severus sorrise. Se quando si era smaterializzato si sentiva stanco ora era più in forze che dopo un sonno di giorni. Quella ragazza emanava tenerezza e allegria a distanza di metri. Lui però aveva sempre avuto l’esclusiva. “Però per giocare veramente ai novelli sposini…dovrei conoscere un minimo la casa…” osservò ancora lei. Piton la guardò poco convinto. “Ogni scusa è buona per curiosare fra le mie cose eh Giulia?” commentò. Lei richiuse il frigo cercando di sembrare credibile. Poi però si voltò e gli fece la linguaccia. “Sai benissimo che a me piace casa tua Severus…” ribadì. “Se vuoi te la vendo…” disse acido il professore. Giulia gli diede un leggero pugno sul braccio. “Dunque…di la c’è il salotto…qui la cucina…quindi devo dedurre che di sopra c’è al camera giusto?” ipotizzò. Piton incrociò le braccia al petto. Ed annuì. D’improvviso la ragazza sobbalzò. Nonostante avesse avvertito la madre che rimaneva fuori a dormire. Lei si era completamente dimenticata di portarsi dietro qualsivoglia cambio per la notte. Severus la guardò dubbioso. “Ecco…Sev…io…ho dimenticato il cambio per stanotte a casa…cioè…non ci ho nemmeno pensato…” biascicò imbarazzata Giulia. Il professore ghignò quasi compiaciuto. “Vorrà dire che la tua permanenza durerà solo fino al tramonto…” decretò. La ragazza spalancò gli occhi. “N…no! Io…io posso benissimo dormire vestita!” esclamò convinta. Severus scoppiò a ridere. “Inutile dire che stavo scherzando sciocca…come sospettavo mi prendi ancora troppo sul serio…” la prese in giro. Giulia sbuffò spazientita. “Sei tu che ti prendi sempre gioco di me…cattivo!” rimbeccò offesa. Il professore non resistette e la prese delicatamente per un braccio. Per spingerla fra le sue braccia. Nonostante la ragazza tenesse il viso corrucciato si lasciò abbracciare. “Per punizione, ti requisisco una camicia e dormo con quella ecco…” decretò ancora lei. Piton annuì. “Perfetto…sopratutto considerando che siamo in estate e io non ho un condizionatore d’aria, la tua idea mi sembra proprio azzeccata…” commentò ironico. “Ma se mi demolisci ogni idea non è più valido Severus!” si lamentò Giulia abbattuta. “Se trovassi delle idee coerenti non potrei demolirtele Giulia…” le fece il verso il professore. Con tono saccente. La ragazza gli fece la linguaccia. Poi cercò di dargli una spinta alla spalla. Alzandosi in punta di piedi. Piton fece lo stesso così da essere ancora più alto. Giulia gonfiò le guance a palloncino per protesta. Si guardò in giro. Poi si staccò e trotterellò al tavolo. Con un salto si sedette sul bordo. “Ecco, ora sono alta quanto te!” esclamò fiera. Facendo dondolare le gambe verso il pavimento. Severus la guardò inarcando un sopracciglio. E la raggiunse. Erano alti uguali. I loro visi proprio di fronte. L’uomo appoggiò le mani al tavolo. Sporgendosi verso di lei. “Troveremo qualcosa con cui farti dormire…” la rassicurò. Anche se aveva la netta sensazione che il lenzuolo sarebbe bastato. Giulia arrossì. “S…si…però…però lo sai…a me basta dormire con te Severus…non mi importa il come…” aggiunse. Piton scosse la testa divertito. Le guance colorate di rosso. Quella fata gli era proprio mancata. Lei che riusciva a farlo arrossire con qualche semplice parola. “Abbiamo tutto il tempo per dormire…” sussurrò ancora l’uomo. Giulia sorrise. Ancora con le guance in fiamme chiuse gli occhi e si sporse di più. Finendo per congiungere finalmente le sue labbra con quelle di Severus. Che ricambiò volentieri. Pensando che infondo, per la prima volta, la sua vecchia casa non gli sarebbe poi tanto dispiaciuta.
In un ambiente ancora troppo tranquillo, il terzo componente del trio vagava per casa. Era la sesta volta che Hermione saliva le scale. Come minimo. Aveva perfino spolverato ogni centimetro di casa. Aveva indossato una maglia a scollo a V gialla e un paio di leggins quasi laminati che le fasciavano le gambe. Ultimamente le era presa quella mania. Nonostante non considerasse il suo un bel fisico le amiche l’avevano quasi costretta a prendere quel paio di leggins. Il suo peso era in proporzione all’altezza. E lei aveva le gambe fini senza cosce sproporzionate. Il condizionatore d’aria sparava freddo dall’ora di pranzo. Il prefetto non sopportava il caldo. Sentiva i capelli arricciarsi ancora di più. Si sentiva giò strana di suo. Mancavano dieci minuti alle 15.00 che Hermione bevve l’ennesimo bicchiere di succo all’albicocca. Fresco di frigo. Se avesse continuato così di li a poco sarebbe dovuta scappare in bagno. Il prefetto lanciò uno sguardo all’orologio. Passandosi piano una mano sul collo. Fino a trovare la catenina. E tirare il ciondolo. Secondo la promessa l’avrebbe dovuto restituire a Mark al primo loro incontro. Hermione lo strinse saldo in una mano. Era fresco. Le lacrime di Veela ancora intatte dietro al vetro. Aveva paura. Aveva paura di bloccarsi. Di fare sciocchezze. Perché sapeva che appena avrebbe rivisto il ragazzo si sarebbe lasciata trasportare dalla gioia. Mark le mancava così tanto. Tutte le loro chiacchiere. I loro giochi. Perfino il dormire assieme. Il prefetto arrossì. Ci aveva pensato più di una volta a come sarebbe stato. Se davvero quell’amicizia a cui tanto teneva si fosse trasformata in qualcosa di più. Avrebbero mantenuto la loro complicità. E lei si sarebbe svegliata sospirando fra le sue braccia. Per poco Hermione fece cadere il bicchiere. Non doveva perdersi in simili fantasie! Non era giusto nei confronti di Mark. Senza contare quelli di Ron. Un rumore la distrasse dai suoi insulti mentali. Il campanello aveva iniziato a suonare. Il prefetto controllò l’ora. Era arrivato il momento. Prese un profondo respiro e si diresse alla porta. Quando però vide dallo spioncino che altri non era che il postino ne rimase enormemente delusa. Doveva essere arrivato un pacco per i suoi. Hermione aprì sconsolata. “Salve…casa Granger?” chiese cortese il ragazzo. Lei lo guardò bene. Doveva avere vent’anni circa. Ma era la prima volta che lo vedeva. “S…si…se cerchi i miei non sono in casa, comunque se c’è qualcosa da firmare posso farlo io…” disse spiccia. Il postino sorrise. Ed alla ragazza venne la pelle d’oca. “Non è che avresti una penna? La mia l’ho persa mi sa…” chiese ancora lui. Il prefetto sbuffò e si spostò in cucina. “Lascia pure il pacco in entrata…sto aspettando visite, per cui facciamo presto…” rimbeccò spazientita. “Stai forse aspettando il tuo ragazzo?” si azzardò l’altro. Prima che Hermione si potesse voltare indignata sentì la porta sbattere. “Ma che…” iniziò a dire. Perplessa. Quando si girò però quello che trovo davanti a se le fece tremare il cuore. Mark se ne stava bello tranquillo appoggiato allo stipite della porta. Il prefetto si stropicciò gli occhi incredula. “Sono un postino convincente eh?” ghignò. La ragazza rimase imbambolata. Non era ancora pronta psicologicamente! “Non ci vediamo da un mese e imiti un pesce perplesso? Herm mi stupisci così…” la rimproverò. Hermione prese un respiro. “Odio te e le tue entrate a sorpresa, stupido Wright pieno di se che non sei altro!” rimbeccò. Il Serpeverde la guardò divertito. Era la reazione che si aspettava. Con passo cadenzato iniziò ad avvicinarsi. “Mi serviva un travestimento credibile…ci eri cascata in pieno eh?” la prese in giro. Il prefetto lo fulminò con lo sguardo. Fino a che lui le arrivò di fronte. “Mark…” lo chiamò ancora lei. Il ragazzo sorrise. “Si Herm?” rispose. Hermione lo guardò negli occhi. Quei bellissimi occhi grigi che avevano vegliato su di lei fino ad un mese prima. “Mi sei mancato…” concluse. Abbracciandolo forte. Mark ricambiò. Valeva lo stesso per lui. Non aveva messo un attimo di pensare alla sua Herm. Per quanto avesse dovuto faticare. Per quante creature orrende avesse visto. Ogni sera al ritorno in camera ogni cosa spariva. Se paragonata al pensiero di quella dolce figura. Remember those walls I built, well baby they're tumbling down and they didn't even put up a fight, they didn't even make a sound. “Sono felice di vedere che non mi odi…” confessò poi il ragazzo. Hermione scosse la testa. Gli occhi chiusi per evitare di piangere. “Non potrei mai farlo…qualunque cosa tu faccia sarai sempre il mio secchione Wright…” spiegò. Mark si chinò di poco e le diede un bacio sulla fronte. “Sai Herm…è così strano tutto questo…non pensavo che sarebbe stata una batosta così grande rivederti…” disse ancora. Il prefetto alzò lo sguardo dubbiosa. I found a way to let you in but I never really had a doubt, standing in the light of your halo, I've got my angel now. “L’affetto che provo per te è così grande che ho paura che torni ad essere da un momento all’altro amore…è troppo grande la tentazione di confondere i miei sentimenti solo per poterti avere tutta per me…” sussurrò Mark. Quasi in colpa. Hermione arrossì. Esattamente quello che temeva. “Mark…ecco…dobbiamo…dobbiamo parlare…” lo avvertì. A malincuore si sciolse dall’abbraccio. E lo prese per mano. Conducendolo al divano. It's like I've been awakened Every rule I had you breakin', it's the risk that I'm takin', I ain't never gonna shut you out. Il ragazzo si sedette. Il prefetto accanto a lui. Prese un altro respiro e chiuse gli occhi. “Vedi…io…temevo che…ecco…come posso spiegartelo…quello che è successo quando ci siamo salutati…” cercò di dire quest’ultima. Però non era facile come pensava. Per nulla. Si stava facendo pienamente prendere dalle emozioni. “Intendi il bacio?” indovinò Mark. Hermione arrossì ancora di più ed annuì. Il ragazzo si lasciò scappare una risata. Lei lo guardò stupita. “Era un semplice bacio a stampo fra amici Herm…sei la mia migliore amica e mi è sembrato un gesto normale…non sapevo quando ci saremmo rivisti…spero che tu non ci abbia rimuginato troppo su…non sono ancora innamorato di te…spero…” spiegò. Il prefetto per poco cadde dal divano. Everywhere I'm looking now. I'm surrounded by your embrace, baby I can see you halo. Solo un bacio fra amici? Da quando baciare gli amici era diventato normale? Lei non dava quel significato ad un bacio! Hermione si diede mentalmente della stupida. Perché ci aveva tessuto così tante ragnatele? Perché continuava a farsene un problema? Avrebbe dovuto capirlo. Mark non era stupido. Oppure era lei che voleva aggrapparsi ad ogni minimo segno di cedimento emotivo per potersi buttare fra le braccia del Serpeverde? “I…io...sono…sono mortificata davvero…non pensavo di certo che…” cercò di scusarsi. Mark sorrise divertito. Allungò piano una mano e le fece una carezza sulla testa. “Stai calma Herm…non andare in confusione già da ora…altrimenti questa giornata e mezza non sarà servita a nulla…” osservò saggio. Il prefetto annuì. Per poi bloccarsi ancora. “G…giornata e mezza?” ripetè. Il ragazzo fece il solito sorriso sghembo. You know you're my saving grace, you're everything I need and more, it's written all over you face, baby I can feel your halo, pray it won't hide away. “Non crederai che io sia venuto fin qui solo per qualche ora…” rimbeccò quasi ovvio. Hermione lo guardò con rimprovero. “E se ci fossero stati i miei?” sbottò. Mark si sporse verso di lei. “Mi sarei presentato e avrei fatto un’impressione impeccabile…come del resto succede sempre Granger cara…” spiegò. Il prefetto alzò gli occhi al soffitto. In effetti era difficile classificare Mark come un ragazzo poco affidabile. Lo si vedeva già a pelle che era più maturo di molti altri della sua età. “E comunque non ci vedo nulla di male Herm…mica dobbiamo fare cose illegali…” precisò ancora lui. Hermione scosse la testa esasperata. “Già il fatto che tu sia qui è illegale ti ricordo…” rispose pronta. Il Serpeverde alzò le mani in segno di resa. “Ok, per stavolta hai vinto tu Granger!” ammise. Il prefetto sorrise divertita. (I can feel your halo... halo...) halo, (I can see your) halo... (halo...) halo-o. “A meno che tu non voglia fare qualcosa di ancora peggiore…” la tentò Mark. Avvicinandosi. Hermione unì due dita a mo di croce. “Va de retro diavolo tentatore! Non ci sono delitti peggiori che potresti farmi commettere!” esclamò teatrale. Il Serpeverde la guardò scettico. “Potrei elencartene alcuni comodamente fattibili mia cara…” la corresse. Lei lo guardò curiosa. “Dunque…tradimento fisico, uso improprio della magia in quanto minorenne e sicuramente già il fatto che tu abbia portato un ragazzo a casa tua quando sei da sola, mentre ai tuoi avevi promesso di startene buona sono degli aggravanti notevoli…” elencò Mark. Hermione spalancò la bocca allibita. (I can feel your) halo... (halo...) halo-o-o, (I can see your) halo... (halo...) halo... uhoo. “Ma la vuoi piantare di spiarmi?!” sbottò esasperata. Tirandogli un cuscino. Il Serpeverde ghignò. “È divertente guardarti nel mondo babbano Herm…” commentò. Il prefetto lo fulminò con lo sguardo. “Certo, è divertentissimo guardarmi passare da sola quasi ogni pomeriggio…cenare da sola, pranzare da sola e come unica compagnia uno stupido pc…” si lasciò sfuggire. Braccia incrociate al petto. Mark si bloccò. Piano si avvicinò. Per poi farle una carezza sulla testa. “È per questo che sono qui piccola…per non farti stare più sola…” sussurrò. Hermione tenne lo sguardo basso. Hit me like a ray of sun Burning through my darkest nights, you're the only one that I want Think I'm addicted to your light. “G…grazie Mark…” rispose. Senza rendersene conto le sue mani iniziarono a stringere il ciondolo. Così se ne ricordò. “Ecco…io…io devo ridarti questo…” esordì. Togliendosi la collana. Il Serpeverde a guardò divertito. “Non lo voglio…tienilo tu Herm…” rispose solo. Il prefetto lo guardò dubbioso. “Ma…dovevo ridartelo quando ci saremmo rivisti…” ricordò. Il Serpeverde alzò le spalle. “Me lo ridarai quando sarà tutto finito…se lo tieni con te sarà come se ci fossi io stesso…” spiegò. Hermione scosse la testa. “Io preferisco il Mark in carne ed ossa…” confessò. Il ragazzo sorrise. Piano le prese una mano e la tirò a se. “Sei una cosa impossibile Herm…” la prese in giro. I swore I'd never fall again But this don't even feel like fallin', gravity can't forget to pull me back to the ground again. Nel mentre il prefetto chiuse gli occhi. Perdendosi ancora una volta in quel profumo. Forte. Ma anche dolce. Si sentiva protetta con lui. E per questo si sentiva estremamente in colpa. Ora che Mark era li con lei. Non avrebbe più voluto lasciarlo andare. Non voleva farlo tornare in mezzo a quello schifo. Non voleva doverlo salutare ancora. Senza una garanzia che si sarebbero rivisti. Voleva rimanere così per tutto il giorno. Per tutta la settimana. Il mese. Non sapeva se fosse semplice affetto. Una sorta di amore fraterno. Oppure amore nel vero senso della parola. Dopotutto il detto diceva “ti accorgerai dell’importanza di una persona solo dopo averla persa”. It's like I've been awakened, every rule I had you breakin', it's the risk that I'm takin', I ain't never gonna shut you out. “Devi aggiornarmi sui fatti…dobbiamo recuperare un mese di chiacchiere ti ricordo…” esordì ancora Mark. Il prefetto sospirò. “Non c’è nulla da raccontare…solita noia…esco con le ragazze o sto a casa…” raccontò spiccia. “Divertente…” osservò ironico il ragazzo. Hermione gli diede un pugno sul braccio. “E tu che fai?” chiese a sua volta. Mark alzò gli occhi al cielo. “Ti dico solo che non sto mai fermo…viaggio, viaggio e non ne posso più…l’unica cosa positiva è che divido la stanza con Draco…quindi ho buona compagnia…” rispose. Il prefetto annuì. Everywhere I'm looking now, I'm surrounded by your embrace, baby I can see you halo. “Voldemort fa tanto affidamento su di te?” gli chiese ancora. Mark alzò le spalle. “A quanto pare si…” disse. Hermione lo guardò. “Vedessi mio padre Herm…è così fiero che il suo unico figlio sia stato scelto dall’Oscuro per dei compiti di elevata importanza…io invece vorrei solo chiudermi in camera e non uscirne mai più…” confessò il Serpeverde. Il prefetto annuì. Doveva essere orribile stare fra quelle mura. Piano allungò una mano e gli fece una carezza sulla guancia. “Non sai quanto darei per evitare di farti tornare la Mark…” sospirò. Mark sorrise. “Sei gentile Herm…mi sei mancata davvero…” disse. Hermione arrossì. You know you're my saving grace, you're everything I need and more it's written all over you face. “Mark…perché ogni volta che sono con te le mie paure svaniscono come non ci fossero mai state?” chiese poi innocentemente. Il Serpeverde la guardò. Era la prima volta che qualcuno glielo diceva. Pochi mesi prima avrebbe fatto follie per sentire quelle parole dal prefetto. “Perché sai che ho promesso di proteggerti fino a che tutto sarà finito…e sai che di me ti puoi fidare…” rispose semplicemente. Hermione annuì. Mentre un piccolo sorriso si apriva sul suo volto. Aveva deciso. Per quel giorno e mezzo si sarebbe dimenticata di tutte le paranoie. E anche se era abbastanza egoistico. Anche di tutto il senso di colpa che provava verso Ron. Infondo l’avrebbe rivisto fra poco. Invece Mark sarebbe andato via presto. Troppo presto. Così tanto che ogni minimo secondo insieme sarebbe stato pari ad un tesoro inestimabile per lei. Baby I can feel your halo, pray it won't hide away.

Edited by kikyo91 - 1/5/2010, 20:53
 
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