Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

Leave a Scar, naaaaa è solo un miraggio *-*

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kikyo91
view post Posted on 12/1/2010, 14:51 by: kikyo91




Non sono mortaaaaaah *w*/
buonpomeriggio xDD ora che sapete che sono viva posso anche andare no? ù.ù naaaa scherzo =w= anche se mi rincorrerete con i badili dopo quello che sto per dire *-* questo capitolo l'avevo già pronto da un mesetto buono, solo che la mia nuova politica mi impone di postare solo quando finisco il capitolo successivo *_* in questo caso ho fatto un'eccezzione xD siccome col ritorno dalla scuola sono già piena fino al collo e questo week end non sarò mai a casa ho pensato di postare subito così vi rispario altra attesa *-* mi volete ancora bene verou? *.*
Avvertenze: canzoni esplicite *-*v, stuazione sconvolgenti, giapponeggiate varie e sclero acuto trasmesso in scrittura *-* (la lettura di questo capitolo può cauare contoindicazioni *_* si prega di far fronte al banco 3 ù.ù)
In questo capitolo troviamo Lollipop Luxury (di Jeffree Star **) e Still Doll (di Kanon Wakeshima, nonchè ending dell'anime Vampire Knight *w*).
Spero che il capitolo vi piaccia e prometto che mi darò da fare per il prossimo ù.ù/ grazie mille per i commenti ** vi vi bi <3
Ora vi lascio all'aggiornamento ^_^ buona lettura <3

Terzo Capitolo
I tre uragani passarono la serata a guardare la tv. E verso mezzanotte si erano trasferite in camera di Hermione per immergersi ancora in Sex and the City. Una volta stufe spensero la tv e rimasero alzate a chiacchierare. Fino ad addormentarsi una dopo l’altra. La mattina furono svegliate da un rumore dal piano di sotto. La prima che aprì gli occhi fu Giulia. Guardò assonnata la sveglia. Erano le 11.00. Poi sbadigliò e si stiracchiò. Spintonando per sbaglio Anna. Che si rigirò. Allungando il braccio lungo il restante pezzo di letto. Nonché in faccia alla povera Hermione. Iniziò così un altro effetto a catena. Che finì per far avere un doloroso contatto con il pavimento al prefetto. Quando le tre furono abbastanza sveglie da ricordarsi il loro nome si diressero in bagno. Appena uscite un profumo le condusse in cucina. Una volta arrivate videro il tavolo apparecchiato. Tre piatti ognuno con una pila di frittelle fumanti. Accanto al lavandino una donna trafficava con dei mestoli. Hermione rimase a bocca aperta. La pancia di Giulia e Anna brontolò. Jane si voltò divertita. “Buongiorno ragazze…vi siete svegliate vedo…” le salutò. Le due annuirono imbarazzate. Poi si fiondarono al tavolo. La donna passò loro lo sciroppo al cioccolato. “Sbrigati a mangiare Hermione…altrimenti si freddano…” la invitò poi. Il prefetto sbattè le palpebre e si sedette ancora stupita. “Mamma…tu non fai mai le frittelle…” osservò. Jane sorrise. “Ho visto che le ragazze erano rimaste e così ho pensato di prepararvi qualcosa di buono…e poi dovevo farmi perdonare per ieri sera…io e papà ti avevamo promesso che saremmo venuti a cena…” spiegò. Hermione alzò le spalle. Rubò la bottiglietta di sciroppo e la aprì. Per poi far colare una scia al cioccolato sulla sua colazione. “Non importa mamma…è il lavoro…” la giustificò. La donna sospirò. “Queste frittelle sono buonissime!” esclamò d’improvviso la castana senza ritegno. Con la bocca piena. Il prefetto scosse la testa esasperata. “Anna…inghiotti prima di parlare…” la rimproverò. Jane ridacchiò. Sua figlia le ricordava estremamente suo marito. Lo stesso caratterino preciso e pignolo. Giulia battè un dito sulla spalla di Hermione. Poi indicò il calendario. Lei sobbalzò. “Giusto…ecco… mamma…posso chiedere una cosa a te e a papà?” iniziò a dire. La donna si appoggiò ad una credenza curiosa. “Ad Anna hanno proposto di fare un servizio fotografico per un catalogo di vestiti ed hanno invitato anche me e Giulia ad assistere…posso andare?” spiegò il prefetto. La madre la osservò. “E dove sarebbe?” chiese. Hermione trasalì. “Ehm…ad Hogsmeade…” rispose titubante. Jane si allontanò di poco pensierosa. “Non lo so Hermione…è un posto pericoloso per tre ragazze sole…” iniziò a ragionare. A Giulia venne subito in mente suo padre. Quasi un pezzetto di frittella le si fermò in gola. “Non ci fermeremo a girare per le vie…ci materializziamo davanti al negozio e poi torniamo qui…Herm può fare la materializzazione congiunta con una di noi…” propose subito Anna. Il prefetto annuì convinto. “Che ne pensano i vostri genitori?” disse ancora la donna. Le tre si guardarono. “Sono d’accordo!” mentì la castana. Hermione le pestò un piede da sotto al tavolo. “In verità stiamo ancora lavorando su questo punto…però mia madre è d’accordo…” cercò di rimediare Giulia. Jane le osservò. Per poi sospirare. “Quando sarebbe?” commentò. “Avevamo pensato di farlo il 26…” rispose pronto il prefetto. La madre annuì e si voltò verso il calendario. “Facciamo così…appena torna papà ne parliamo…in caso darò un colpo di telefono alle vostre madri per confrontare i pareri…però non posso essere sicura di nulla…” concluse. Hermione saltò sulla sedia. Quando sua madre diceva così di solito rispettava sempre la parola. E le dava il permesso per fare quello che voleva. Se poi avesse parlato anche con Ilary era sicura che l’avrebbe convinta. Riguardo a Mary era fatta oramai. Giulia non parlava nemmeno con suo padre e quindi avrebbe dato ascolto solo a lei. “Magari faranno fare qualche scatto anche a te…” commentò divertita Jane. Il prefetto arrossì. “Non credo di essere adatta per un lavoro del genere…” rispose. Giulia le diede un leggero spintone. “La facciamo posare noi…” esordì convinta Anna. La donna sorrise. Le tre finirono di fare colazione. Poi si cambiarono e rimasero in camera di Hermione a parlare. Dopo pranzo il prefetto le salutò e le altre tornarono a casa. Appena arrivata la castana scrisse la risposta per Armony. Aveva appena legato il biglietto al gufo di suo fratello quando sentì il telefono di sotto squillare. Veloce Anna quasi lanciò fuori dalla finestra il povero volatile. Che iniziò il suo percorso. La ragazza si attaccò con l’orecchio alla porta. Riusciva a sentire solo qualche parola. Era sicura di aver intercettato un “foto” ed anche un “Hogsmeade”. Quando non sentì più nessuno si precipitò alla scrivania. Aprì veloce la cartella di musica sul suo pc. Facendo finta di cercare qualche canzone. Come previsto bussarono alla porta. Senza aspettare risposta si aprì. Oramai la castana conosceva tutte le mosse di sua madre. Fu proprio questa che entrò nella stanza. “Chi era mamma?” chiese finta secca Anna. Ilary scosse la testa divertita. Sapeva benissimo che la figlia si era attaccata alla porta appena sentito lo squillo del telefono. “La madre di Hermione…mi ha detto che stamattina le avete chiesto il permesso per Hogsmeade…” iniziò a dire. La castana la guardò gongolante. “…pur sapendo che ti avevo già detto di no…” aggiunse ancora la donna. La figlia fece finta di nulla. “Quindi?” chiese innocente. Ilary sospirò. “La madre di Giulia è d’accordo a lasciarla andare…e anche Jane mi ha detto che si fida…diciamo che a questo punto non ho molta scelta…” osservò. Anna ghignò trionfante. “Di la verità che appena hai capito che mi volevano come modella hai fatto i salti di gioia…” la punzecchiò. La donna la guardò truce. “Finalmente potrai vantarti con la zia di qualcosa…” commentò ancora la ragazza. Ilary si guardò in giro finta disinteressata. “Anna! Come ti viene in mente una cosa del genere! Io non devo vantarmi di nulla con lei…” la rimproverò. Anche se nella voce c’era una certa vena di compiacimento. La castana la guardò per nulla convinta. Sua madre e sua zia erano sempre state rivali. Fin da bambine. E sua zia Margaret si era sposata con un ricco imprenditore ex funzionario del Ministero. Aveva due figli. La maggiore aveva appena avuto il diploma magico a Beauxbatons. Mentre era al terzo anno a Durmstang. Anna aveva quasi rischiato di strappare i capelli alla cugina. Quando al Ballo del Ceppo aveva realizzato che sarebbe arrivata nella sua scuola. Per questo le riunioni di famiglia erano sempre meno. Finalmente Ilary avrebbe dato una bella lezione alla sorella. Anche perché aveva riservato la carta del fidanzamento con Draco. Ma dati gli ultimi fatti non era più cosa di cui pavoneggiarsi. Le due si guardarono compiaciute. “Sai che faccia farà Katie quando mi vedrà su internet…” ghignò la castana. “Le foto saranno anche su internet?” chiese sorpresa la donna. Anna alzò le spalle. “Può darsi…” commentò. Madre e figlia rimasero ancora qualche minuto a gongolare. Poi la donna uscì. La ragazza tirò un sospiro di sollievo. Almeno per quel giorno non avrebbe pensato più di tanto a Draco. Nel mentre sia Jane che Mary avevano comunicato la decisione alle figlie. Anche se oramai avevano intuito il fatidico verdetto. Fu così che due giorni dopo i tre uragani si svegliarono prima del solito. Con calma si prepararono. Per trovarsi poi a casa di Hermione. Giulia era sicura che il prefetto avrebbe scelto di materializzarsi con lei. La cosa la innervosiva in po’. Aveva paura di lasciare indietro qualche pezzo. Però alla fin fine non vedeva l’ora di tornare ad Hogsmeade. Anche se scommetteva che tutto fosse cambiato. Magari sarebbero passate dal negozio dei gemelli. In meno di mezzora la ragazza si vestì e si truccò di poco. Optò per una salopette di jeans e una t-shirt viola sotto. Leggermente scollata. Solite Converse. Nella borsa a tracolla mise il portafoglio. La bacchetta. La macchina digitale. Ed infine si inforcò gli occhiali da sole. Erano state fortunate a trovare una bella giornata. Veloce corse di sotto per salutare sua madre. Suo padre leggeva il giornale in cucina. “Mi raccomando, torna subito a casa e non fare disastri sul set…e attenta a non lasciarti qualche pezzo dietro…non credo che Hermione sarebbe felice di avere solo un braccio o solo una gamba…” le raccomandò Mary. Giulia sorrise divertita. Sebastian la guardò di sottecchi. “E magari fatte fare qualche foto…” la incitò ancora. La ragazza scosse la testa esasperata. “Una con un bel pitone amazzonico sulle spalle…” commentò allusiva la donna. Stavolta Giulia arrossì. “È tardi mamma…devo andare…ciao!” disse d’un fiato. Poi scappò fuori. Mary ridacchiò e tornò alle sue pentole. “Avete molta considerazione di me in questa casa vedo…” sbuffò l’uomo. La donna si voltò. “Qualcuno qui ha parlato? A me è sembrato di sentire un ronzio…sarà stata una mosca…” lo prese in giro. Sebastian la fulminò con lo sguardo. Mentre la ragazza faceva la strada verso casa Haliwell, la protagonista della giornata finiva di prepararsi. Aveva quasi finito. Si era truccata come al solito. Anche perché non sapeva cosa le avrebbero fatto indossare. Non andava pazza all’idea di doversi far sistemare i capelli o il trucco da qualcun altro. Nonostante avesse i capelli lunghi Anna non li legava mai. Le dava fastidio. In più non era mai stata predisposta ad assecondare gli ordini altrui. Bastava vedere quanto aveva fatto impazzire i professori in quegli anni di scuola. In effetti questa cosa della modella la rendeva abbastanza ansiosa. Lei non era una modella. Non si vedeva nemmeno così tanto favolosa come invece la descrivevano le sue amiche. Magari si sarebbe divertita e basta. Senza contare che l’avrebbero pagata. Un po’ di soldi in più faceva comodo. Contando la misera paghetta che le rifilavano i suoi poi. La castana si mise davanti allo specchio fissato sull’anta del suo armadio. Aveva su una gonna leggera di tulle rigido. Anfibi. Calze fino al ginocchio a rete. E canottiera con il caro Jack. Prese la borsa a tracolla a forma di bara e ci buttò la bacchetta. Il portafoglio. Veloce si diede ancora una controllata. Subito il campanello trillò. Scese evitando di fermarsi in cucina. Aveva già avuto abbastanza raccomandazioni da sua madre. Si fiondò fuori prendendo a bracchetto Giulia. Trascinandola via. Hermione correva da una stanza all’altra. Era abbastanza ansiosa per quella giornata. Per la materializzazione. Hogsmeade. Tutto. Quando il campanello trillò doveva ancora finire di prepararsi. Andò ad aprire la madre. Il prefetto si infilò veloce un paio di pantaloni di jeans fino al ginocchio. T-shirt blu. E sandali con tacchetto basso. Controllò che nella borsa ci fosse tutto. Poi finalmente scese. “Avanti Herm, siamo in ritardo!” sbottò divertita Anna. Hermione la guardò truce. Jane sorrise. Subito il prefetto si aggrappò al braccio di Giulia. Che capì. Le tre salutarono la signora Granger. E in un minuto sparirono. Per poi riapparire davanti ad una vetrina. Hermione barcollò. Sentiva un gran senso di nausea. La castana si stiracchiò. Mentre la ragazza controllò di avere tutti gli arti. “Siete arrivate allora…” esordì una voce. I tre uragani si voltarono e videro Armony e Camille. Tutte e due in piedi sulla soglia del negozio. La prima aveva i capelli legati in una coda. Davanti due ciuffi ai lati della testa e la frangetta ribelle lasciati liberi. Quest’ultima era di un fucsia evidenziatore. Mentre la sorella aveva i capelli raccolti in due codini bassi. Erano talmente lunghi che le arrivavano al sedere. I capelli ancora di un rosso magenta brillante. “Scusate…colpa mia…” si giustificò Hermione. Armony scosse la testa divertita. “Tranquilla…il nostro caro fotografo sta sistemando la roba giù...andiamo…” rispose. Entrando nel negozio. Le ragazze non obbiettarono e la seguirono. Per ultima Camille chiuse la porta. Il gruppetto attraversò gli scaffali fino ad arrivare ad una porta infondo alla stanza del reparto di abbigliamento. Armony la aprì e continuò a camminare per delle scale. “Non sapevo aveste anche i sotterranei…” ghignò Anna. Ammiccando a Giulia. Questa la spintonò. Hermione rabbrividì. In confronto al caldo soffocante di fuori li si gelava. “Prima era un magazzino…poi è diventato un set fotografico improvvisato…” spiegò fiera Camille. Dopo qualche passo finalmente le scale finirono. Lo stanzone era ben illuminato. Al centro era allestito uno sfondo rosso. Qualcuno stava armeggiando con una macchina fotografica ed un piedistallo. “E lui è il nostro fotografo…Leonard...non che il nostro caro fratellino…” lo presentò Armony. L’uomo si voltò preso alla sprovvista. Era alto e dai capelli biondi ossigenati sparati in su. Anna rimase quasi a bocca aperta. “Deduco che tu sia Anna…” la individuò lui. La castana annuì cercando di riprendersi. la sua bellezza era da mozzare il fiato. “È un po’ bassina non trovate?” commentò maligno. Anna si drizzò nelle sue zeppe. “Forse sei tu che sei troppo alto…stangone…” soffiò. Camille scosse la testa divertita. “Lascialo stare Anna…è un vecchio zitello…” lo prese in giro. Leonard la guardò truce. “Voglio nome, altezza, peso e anni…” esordì. La castana si scrocchiò le dita. “Anna Alvis Haliwell, un metro e sessantatrè, 49 chilogrammi e 17 anni…” recitò pronta. Le amiche si guardarono. Mentre il fotografo la squadrò. “Il tuo spogliatoio è la infondo…spero che tu stia comoda sulle zeppe…altrimenti dovrò abbassare l’obbiettivo a raso terra…” esordì malefico. Anna ghignò. “Tesoro, io ci dormo con le zeppe…” commentò quasi ovvia. Per poi voltarsi e raggiungere una porta dalla parte opposta delle scale. “Non è così fantastica come l’avevate descritta…” decretò acido l’uomo. “Non fare il velenoso Leo…sei davvero intrattabile…” lo rimproverò Camille. Il diretto interessato si piazzò davanti a Giulia ed Hermione. “Voi due dovete essere le amiche…giusto?” disse. Entrambe annuirono timidamente. “Nome, altezza, peso ed anni prego…” ripetè lui. Le due tossicchiarono in imbarazzo. “Giulia Wyspet, un metro e sessantacinque, 51 chilogrammi, 17 anni…” rispose la prima. Il prefetto prese un profondo respiro. “Hermione Granger, un metro e sessantanove, 53 chilogrammi, 16 anni…” elencò. Il fotografo le squadrò come aveva fatto con la castana. Prima che potesse dire qualcosa si sentì sbattere una porta. “Allora, quando si inizia?” esclamò Anna. Le amiche rimasero a occhi sbarrati. Indossava un paio di shorts di pelle. Un corpetto stretto nero e rosso senza spalline. Con dei nastri porpora intrecciati davanti. Ed un paio di anfibi alti almeno due volte quelli che portava. Camille ed Armony si guardarono soddisfatte. “Allora Leo…cosa dicevi?” ghignò la prima trionfante. Il fotografo sbuffò. Prese la bacchetta dalla tasca posteriore dei pantaloni e la puntò su una cassa posta in un angolo della stanza. Delle note iniziarono ad invadere la stanza. S-T-A-R. La castana intanto si sistemava i capelli. lisci e lungi fino a metà schiena. Al posto della croce di Draco la ragazza ne aveva un’altra delle stesse dimensioni. Coperta di pietruzze rosse. Il collare era rimasto. Un braccio era coperto da un manicotto in rete. “Hai visto Herm? Sono più alta di te…” gongolò Anna. La prefetto alzò lo sguardo. In effetti la superava di molto. “Goditi i tuoi momenti sopraelevati Anna…appena toglierai quei trabiccoli tornerai a dare testate agli sgabelli…” commentò maligna. Giulia scosse la testa divertita. “Allora, ci vogliamo muovere Morticia?” la richiamò Leonard. S-T-A-R (What?). La castana lo fulminò con lo sguardo. “Da quanto non hai una ragazza? perché devi essere parecchio represso sessualmente per essere così acido, sai tesoro?” osservò divertita. Camille scoppiò a ridere. Il fotografo si trattenne dal tirarle la prima cosa che avesse vicino. Hermione scosse la testa esasperata. “Penso che questa giornata sarà davvero lunga…” osservò. Giulia rise. “Almeno se Anna passa tutto il tempo ad insultare Leonard non penserà a Draco…vediamola così…” commentò. Il prefetto la guardò scettica. La castana intanto si era appostata davanti allo sfondo. S-T-A-R (Queen bitch). L’uomo sistemava delle luci tutto intorno alla postazione. Camille si avvicinò ad Anna. In mano aveva una trousse. “Tranquilla, ti do solo un ritocco...anche perché sei già talmente pallida che non serve nemmeno il cerone…” osservò. La castana ghignò fiera. La donna le accentuò il trucco con l’eye-liner nero e qualche passata di mascara. “Possiamo iniziare?” trillò insistente il fotografo. La sorella tirò un urletto esasperato. Poi si allontanò. S-T-A-R. “Come mi devo mettere?” chiese dubbia Anna. Leonard la guardò. “Facciamo qualche scatto di prova…fai come ti pare…” rispose secco. La castana sbuffò. Quell’essere era irritante. Incredibilmente bello ma irritante. Non era una professionista. Non sapeva come fare. Si voltò per un attimo verso le sue amiche. Giulia accendeva la digitale. Hermione le faceva segno di ok. Così la modella improvvisata sospirò. Mise una mano su un fianco e si voltò di profilo. Schiena dritta e petto infuori. Il flash le fece dedurre che il primo scatto era stato fatto. I'm on the top, there's no luck, never turned around to stop. Anna cambiò posizione. Le mani dietro la testa per tirare su i capelli. Il viso dritto per fare una linguaccia all’obbiettivo. Ed ancora un altro flash. Stavolta la castana si voltò di schiena. Il viso leggermente girato verso l’obbiettivo. Una mano sul fianco e una sul sedere. Un altro flash. Doveva ammettere che si stava divertendo ad atteggiarsi. See me walk, see me fuck, see me suck a lollipop. “Avanti mocciosa, trotta a cambiarti…” disse all’improvviso Leonard. Anna lo guardò dubbiosa. “Abbiamo una valanga di vestiti da fotografare…muoviti…” le ordinò. La castana lo guardò male. Gli mostrò l’anteprima del suo dito medio, poi andò allo spogliatoio. Giulia intanto aveva filmato tutto con la digitale. “Per essere alle sue prime foto Anna è davvero brava…” osservò Camille. Armony annuì. “Sembra a suo agio…e poi i vestiti le stanno bene…” le diede ragione. Le amiche sorrisero. “Menomale che diceva di non essere una modella…” commentò Hermione divertita. Pochi minuti dopo la protagonista uscì. (Mmm) Wanna get messy. Aveva addosso una canottiera ghepardata rossa. Sotto una minigonna scozzese ed un paio di Mary Jane da Gothic Lolita. La castana faceva un po’ fatica a camminarci. Però le piacevano. Era come quelle che aveva comprato al suo compleanno. “Stai dritta…sembri la versione goth di Quasimodo se cammini così…” la rimproverò Leonard. “Sta zitto e fai il tuo lavoro tu…” ringhiò Anna. Tornando al suo posto. Camille le portò una sedia per dare un tocco in più. Le sistemò ancora il trucco. Facendole una riga rossa sulle palpebre con una matita. All’ennesimo segno del fotografo la sorella la lasciò da sola. La castana appoggiò un piede sulla sedia. Appoggiandosi con il gomito sulla gamba. Gli occhi puntanti sull’obbiettivo. Ed ecco arrivare il flash. I'll make you hot, make you rock, I'll leave the world in shock. Stavolta il fotografo si staccò dalla sua postazione ed andò da Anna. Le girò la sedia con lo schienale verso l’obbiettivo. La castana capì e si sedette a gambe aperte. Cercando di sistemarsi la gonna in modo da coprire il possibile e non mostrare le sue grazie. Poi si appoggiò con le braccia sullo schienale. Il mento sulle mani congiunte. “Tieni il busto dritto…sei proprio un caso impossibile…” soffiò per l’ennesima volta Leonard esasperato. Senza aspettare risposta mise una mano sulla pancia e una sulla schiena di Anna e la raddrizzò. La diretta interessata sobbalzò sulla sedia. Il fotografo tornò dietro un obbiettivo e scattò veloce. I'm your tease, I'm your fuel, I just wanna see you drool. Giulia documentava tutto con la digitale. “Avanti cambiati…veloce…” sillabò secco Leonard. La castana si alzò e per poco gli tirò la sedia. Però evitò e si diresse allo spogliatoio passando davanti alle amiche. “Lo odio…” sussurrò verso le due. Per poi richiudersi la porta alle spalle. Hermione sorrise. “Io lo dicevo che quei due si sarebbero scannati entro la fine della giornata…” commentò Armony. “Chi non picchierebbe Leo…è così nevrotico…” sbottò Camille. Il fotografo si avvicinò e la spintonò. “Cuciti la bocca con i percing strega…” la insultò. Armony sospirò affranta e li divise. “Scusateli ragazze…sono sempre così…” commentò. Hermione e Giulia si guardarono divertite. Ricordavano molto Anna e Pansy ai primi anni. L’ennesimo sbattimento di porta fece intuire che la castana si era cambiata. On your knees, pretty please, you wish you were my main squeeze. Ora indossava un mini corpetto di latex che le lasciava scoperta la pancia. Sotto pantaloni stretti di pelle. Ed anfibi alti fino al ginocchio. Hermione rimase a bocca aperta. L’amica era davvero troppo magra. “Non ti stringono quei cosi?” esalò. La castana scosse la testa. “Anche se odio i pantaloni in generale questi non sono male…piuttosto mi si vede perfino quello che ho mangiato a cena ieri sera oltre che il mio stomaco…” osservò. Giulia la inquadrò e le fece una foto. “A tuo padre verrà un infarto…lo sai vero?” disse ancora. Anna alzò le spalle. “Fatti suoi…non son più una bambina…” ghignò. “Mucchio d’ossa trotta qui e fai il tuo lavoro!” la richiamò ancora Leonard. La castana tirò un urletto esasperato e si posizionò. L-L-L Luxury. Camille la raggiunse subito per tingerle le labbra con un rossetto rosso brillante. Prima che il fratello le tirasse qualcosa lasciò di nuovo da sola la ragazza. “Immagina che tu sia dentro a due pareti…fai finta che tu sia circondata…” ordinò il fotografo. Anna lo guardò un pò dubbiosa. Poi, siccome l’uomo stava già trafficando con la macchina fotografica, rinunciò ad avere ulteriori spiegazioni. Così alzò le braccia. Ed appoggiò le mani a due ipotetiche pareti. Alzando lo sguardo con la bocca leggermente dischiusa. In un’espressione stupita. Un flash partì. Subito la castana cambiò posizione e si mise in punta di piedi. Una mano allungata verso il soffitto. Lo sguardo concentrato. Non sapeva quale effetto ci avrebbe aggiunto Camille al computer. Anna sapeva solo che si voleva impegnare in quello che stava facendo. Fuck me, I'm a celebrity, can't take your eyes off me, I make you fuck me just to get somewhere. Al flash la ragazza tornò rilassata. Senza aspettare la consueta ramanzina trottò a cambiarsi. Stavolta Leonard si avvicinò alle due spettatrici. “Odio vedere la gente senza far nulla…” sbottò sicuro. Le due si guardarono. “Abbiamo qualche maglietta che potrebbe piacere sia ad Hermione che a Giulia…potremmo inserire anche loro…” propose Armony. Il prefetto arrossì. Lei non era come Anna. Non era capace di fingere di essere una modella. Giulia pensò subito che sua madre avrebbe fatto i salti di gioia. “Basta che facciate alla svelta…altrimenti finiremo all’ora di cena…” ribeccò acido il fotografo. Camille lo spintonò. Subito qualcuno le raggiunse. La castana si era cambiata alla velocità della luce. Fuck me, I'm a celebrity, can't take your hands off me, I know you wanna suck me, whachu waiting for. Era avvolta da una t-shirt nera con una grossa scritta sul petto. Una faccia molto famigliare sotto. Con una mano sulla fronte. La scritta rossa recitava “Marilyn Manson”. Anna gongolava felice. La maglietta le arrivava giusto a coprirle il sedere. Sotto calze a rete ed un paio di anfibi fino al ginocchio. “Non sapevo aveste la nuova maglia di Manson!” esclamò tutta felice. “Sapevo che avresti fatto i salti di gioia quando l’avresti vista…” sorrise Armony. La castana saltellò e la t-shirt le si alzò di qualche centimetro. Camille ghignò nel sorprendere gli occhi di Leonard puntati sul sedere della ragazza. Gli tirò uno spintone per smuoverlo. “Hey marpione…guarda che la signorina è fidanzata…” lo prese in giro. Anna si sistemò la maglia con fare superiore. Per andare a posizionarsi. Camille la seguì per sistemarle il trucco. Appena staccata il fotografo fece partire il primo flash. La castana venne immortalata con il tipico segno del rock. Le dita a corna e la lingua di fuori. Giusto per sembrare più normale del solito. Lip gloss and lollipop let's rock I wanna pop, can't take your eyes off me I'm all that you can see. Armony andò dalle ragazze e le portò nello spogliatoio di Anna. I vestiti già usati erano accatastati su una sedia. Un mucchio era ancora da indossare. Mentre cen’erano alcuni piegati in parte. La donna prese una felpa larga completamente gialla. Davanti una faccia sorridente. “Mi chiedo come si faccia a produrre questa roba…comunque c’è qualcuno che compra le felpe di Spongebob…chi delle due vuole favorire?” propose. Giulia rimase ferma. Così Hermione alzò la mano poco convinta. Armony le passò le felpa, un paio di mini shorts di jeans con gli orli sfilacciati e degli stivaletti blu di pelo. Poi prese un’altra t-shirt. Stavolta rossa. Sul petto aveva un cuore nero con delle ali ed in mezzo una rosa rossa. Sotto due scritte. In grande e bianco “Green Day” e sotto in piccolo e nero “21st Century Breakdown”. Dal cuore una scia di teschi andava verso la sagoma di un fabbrica in lontananza. Giulia la prese senza obbiettare. Insieme a quella Armony le diede una gonna a fascia nera con una striscia di tulle. E un paio di Converse alte quasi fino al ginocchio. Lip gloss and lollipop I'll make your (booty drop), can't take your eyes off me I'm everything you wanna be. “Terrò fermo Leo fino a che non vi sarete cambiate…” le rassicurò. Poi tornò di la per lasciarle sistemare. Nella stanza Anna era ancora in posizione. Stavolta il fotografo era stato più esigente e gliene aveva fatte quattro di foto. Continuando ad ordinarle come mettersi. E contestando ogni suo movimento. All’ennesima posa sbagliata Leonard intervenne. “Sto iniziando a pensare che tu sia sorda mocciosa…” le sibilò. Anna ridusse gli occhi a fessure. “E io sto iniziando a pensare che tu abbia dei seri problemi mentali stangone…” rimbeccò. Camille e la sorella li guardavano divertite. Il fotografo prese un polso della ragazza e le alzò il braccio. “Devi stare esattamente così…” precisò. La castana cercò di divincolarsi. “Se devo stare così per tutto il tempo che impieghi per scattare la foto mi andrà in cancrena il braccio…” sbottò. Leonard la fulminò con lo sguardo. “E poi sarei io quello acido…quello sessualmente represso dei due sei tu mi sa…” sbuffò spazientito. Anna ghignò. “Ci stai forse provando con me?” gongolò. Il fotografo sorrise ironico. “Ma se non sei ancora uscita dalla fase adolescenziale! Bevi ancora il latte dal biberon…” ribatté. La castana lo guardò scettica. Hot damn, here I come, tell me how you want it done, at the mall, in the hall, on your mama's bedroom wall. “Credi che dovremmo dividerli?” propose Armony. Camille alzò le spalle. “Hey Leo, sono arrivate le altre due modelle!” lo richiamò. Il diretto interessato e la ragazza si voltarono verso lo spogliatoio. La porta si era appena richiusa. Giulia li guardava un po’ persa. Hermione stava dietro di lei imbarazzata. “Tu in giallo, trotta sul set…vediamo se sei più capace della tua amichetta zitella…” la chiamò il fotografo. Il prefetto si staccò dalla ragazza e andò al posto di Anna. Camille le aggiunse qualche particolare di trucco. Giusto un po’ di mascara e lucidalabbra rosa. Armony le passò una tazza con diversi personaggi dello stesso cartone della felpa. “Mettiti per terra a gambe incrociate…poi solleva la tazza e fai finta di bere…improvvisa un po’…” elencò Leonard. Hermione ubbidì timida. Si portò la tazza alle labbra facendo una faccia che potesse essere convincente. Il primo flash partì. Poi il prefetto si mise con il viso girato di profilo. La tazza prese in due mani lasciate a mezz’aria. Le gambe ancora incrociate. Ed anche il secondo flash arrivò. You can choose, either way you will end up on the news (Yeah, just like you wanted, right?). “Visto? Lei ha capito!” puntualizzò il fotografo. Rivolto ad Anna. Che gli fece la linguaccia. Hermione si alzò e tornò dalle amiche. Ora fu il turno di Giulia. Camille le diede solo un tocco di colore sulle guance. La ragazza si mise subito in posizione. Mani congiunte con due dita unite a formare una pistola. Tenute accanto al viso. Le labbra increspate in un piccolo sorriso. Leonard annuì soddisfatto. Facendo partire il flash. Do I make you wet, it's all about the C-U-N-T. Per la posa successive Giulia si guardò in giro qualche minuto. Il fotografo non attese molto. Iniziò a richiamarla impaziente. La ragazza si mise in una falsa posa. Ed appena il flash scattò fece un salto. Sperò con tutto il cuore che la foto fosse venuta come voleva lei. E non mossa come temeva. I wanna hear you say love my pink knife. Soddisfatta trotterellò dalle amiche. Prima che Leonard incitasse ancora Anna a cambiarsi si intromise Camille. “Direi che una fotto tutte e tre assieme non starebbe male…” propose. I tre uragani si guardarono ed annuirono. Il fotografo sbuffò. Non avendo molta scelta. Giulia si mise in mezzo. Con due dita ne tipico segno alla giapponese. Alla sinistra Hermione. Appoggiata a lei con la schiena. A destra Anna con un occhio chiuso in segno di ammicco. Leonard contò fino a tre. Per poi far partire il flash. You wish you had a slice of me (I'm a celebrity). Appena scattata la castana si voltò verso le amiche. E in uno sprazzo di allegria saltò addosso al prefetto. Che venne preso di mira anche dall’altra ragazza. Il fotografo ne approfittò e fece un’altra foto. Poi subito le richiamò all’ordine. “Basta giocare…non siamo all’asilo!” esclamò severo. Anna gli fece la linguaccia. Camille scosse la testa divertita. “Direi che per stamattina può bastare…è ora di pranzo oramai…che ne dite se ordino delle pizze?” propose Armony. La castana annuì d’accordo. “Per lei un’insalata…ha ancora dei corpetti da provare e non vorrei strabordasse la ciccia...” commentò Leonard maligno. La diretta interessata fece un’espressione alquanto schifata. “Io non mangio insalata…preferisco una bella pizza alle patatine fritte…” lo corresse. Armony rise. “E patatine fritte siano…voi cosa prendete?” chiese. Le amiche elencarono la loro ordinazione. La donna si smaterializzò lasciando il gruppetto. I tre uragani si cambiarono mentre gli altri due sistemavano per il pranzo improvvisato. Dopo nemmeno mezzora Armony era di ritorno con le pizze. Porse ad ognuno la sua e si sedettero tutti per terra sopra una coperta. Il cartone poggiato sulle ginocchia. Nonostante il fotografo premesse per continuare le ragazze prolungarono la pausa immergendosi nelle chiacchiere. Parlarono del più del meno. Del negozio. Degli ultimi fatti. Poi assecondarono Leonard e tornarono al lavoro. Anna fece altri cinque cambi. Giulia ed Hermione due. Finirono che erano oramai le sei. Armony spiegò che sarebbe arrivata la copia della foto selezionata alle ragazze. Insieme al catalogo del negozio appena uscito. Inoltre ricevettero tutte e tre un compenso in denaro. E la possibilità di portarsi a casa uno dei capi indossati. Anna e Giulia scelsero le care maglie di Manson e dei Green Day. Mentre Hermione prese la seconda felpa che aveva indossato. Era blu e davanti aveva una roccia ed un righello. Il righello diceva alla roccia “you rock!” e questa diceva al righello “you rule!”. La castana aveva trovato questa battuta estremamente triste. Però a lei la felpa piaceva. Così ne approfittò. Alla fine il gruppetto si salutò. A parte Anna e Leonard. Ancora tentati di mettersi le dita negli occhi l’un l’altro. Come promesso i tre uragani si smaterializzarono subito. Giulia riportò a casa Hermione. Mentre la castana tornò direttamente. Apparve giusto sulla soglia di casa sua. Sentiva chiaramente l’odore di stufato che arrivava dalla cucina. In salotto invece riusciva a scorgere sua sorella con gli occhi incollati alla tv. “Sono tornata!” annunciò con scarsa allegria. “Com’è andata tesoro?” rispose dalla cucina Ilary. “Bene…è stato stancante a dir poco…” commentò la figlia. Dall’altra parte si sentì in rumore di acqua. “Sarai stanca immagino…fila di sopra a farti una doccia veloce che fra poco si cena…stasera stufato di verdure…” elencò la donna. Anna cacciò fuori la lingua disgustata. Odiava quando sua madre cucinava quelle cose. Eppure sapeva che lei non sopportava ne la frutta ne la verdura. “Evviva…” disse ironica. Ilary non la sentì. Così lei approfittò e salì veloce le scale. Un po’ stanca era in effetti. Forse poteva usare questa scusante per saltare la cena. La castana entrò nella camera. Prese la borsa e tirò fuori il portafoglio. Contò meglio la paga che le aveva dato Armony. Pregustando già qualche nuovo acquisto da poter fare. Poi li rimise via e buttò borsa e portafoglio sul pavimento. Stava per fare lo stesso con la bacchetta. Ma d’improvviso sentì un rumore. D’istinto Anna si voltò verso la portafinestra. “C’è qualcuno?” chiese. Per poi scuotere la testa. Era ridicolo. Non poteva esserci nessuno. Hi Miss Alice, anata garasu no me de donna yume wo. Piano la ragazza abbassò la bacchetta. Un altro rumore attirò la sua attenzione. Le tende vicino alla finestra si erano appena spostate. La castana sbuffò. Immaginandosi uno spostamento d’aria. La stanchezza le stava davvero giocando brutti scherzi. Si avvicinò alla scrivania. Ed involontariamente gettò un’occhiata al calendario. Era inutile. Quel cerchio rosso che incombeva sul numero le feriva gli occhi più del sole accecante di prima mattina. L’ennesimo rumore la portò via dai suoi pensieri. Stavolta era qualcosa che sbatteva. La portafinestra si era aperta. Imprecando Anna andò a richiuderla. Appena sporta per prendere la maniglia però si bloccò. Gli occhi sbarrati. Non si era immaginata tutto. C’era davvero qualcuno li con lei. E la stava guardando. Con i suoi occhi chiari. Mirareru no? Mirareru no? “Anna…” sussurrò Draco. La castana scosse la testa. Arretrò e tornò in camera. Sfregandosi gli occhi con una mano. Il biondo la seguì. “Devo proprio essere in stati penosi…ora ho pure le visioni..” sbuffò la ragazza. Draco la guardò divertito. Non credeva nemmeno lui di averlo fatto. Non credeva ai suoi occhi. “Non sono una visione…sono vivo, in carne ed ossa…” precisò lui. La castana lo guardò stupita. Mada atashi kokoro ga sakete, nagarederu. “Ma…ma…tu…tu dovresti essere con Voldemort ora…tu…non credo ti abbia dato un permesso di uscita anticipata…” boccheggiò confusa. Il biondo alzò le spalle. Lei si appiattì contro il muro più vicino. Come se avesse paura. Ma paura di che cosa? Lui era il solito Draco. Il suo stupido platinato. Solo e sempre lui. “Draco…non sarai mica scappato vero?” chiese lei. Il diretto interessato si guardò intorno colpevole. “Scappato è una brutta parola…diciamo che sono venuto a trovarti…smaterializzandomi in un posto in cui nessuno mi avrebbe visto…” si giustificò. Anna si portò una mano agli occhi. “In poche parole stai rischiando la vita…perfetto…se avevo qualche dubbio che tu fossi un’idiota ora non ne ho più…” sbottò interdetta. Non se lo aspettava. Davvero quell’apparizione l’aveva scombussolata non poco. Tsukurotta sukima ni sasaru kioku-tachi. “Che sono idiota è certo oramai…però un’idiota innamorato…sono venuto per vedere te!” rimbeccò il biondo. La castana si voltò verso di lui. “Sono un irresponsabile e uno Schiopodo deficiente…non mi perdonerò mai abbastanza per averti abbandonato in mezzo a quel casino Anna…però mi manchi…un sacco…ogni giorno…dovevo anche solo provare a venire da te…” le disse Draco. Anna sentì il cuore sussultare. Aveva ragione. Non l’aveva lasciata sola. Hi Miss Alice, anata ga jitsu nokuchi de dare ni ai wa. Prima che potesse dire qualcosa. Lasciò cadere la bacchetta a terra. Poi allungò una mano e lo tirò a se. Per abbracciò e tenerlo stretto il più possibile. Sentiva gli occhi bruciare. Il cuore battere all’impazzata. Lui era davvero li. Poteva sentire il suo profumo. La sua voce. “Anna…non riesco a trovare la forza per stare lontano da te neanche un attimo…” le sussurrò all’orecchio. La ragazza lo strinse. “Allora non farlo…” sospirò. Draco la guardò e la baciò ancora. Le era mancata così tanto. Sapeva di stare rischiando la sua stessa vita. Però non ce la poteva fare senza di lei. Continuando a osservare giorno dopo giorno una semplice foto. Nageteru no? Nageteru no? Il biondo continuò ad assaporare le dolci labbra della castana. Mentre le mani scorrevano sulla sua schiena. La spinse ancora di più contro il muro. Le baciò il collo. Seguì la scollatura della canottiera. Anna trattenne un sospiro. Non poteva crederlo possibile. D’improvviso però Draco si staccò da lei. Che sbattè le palpebre stupita. Mou atashi kotoba wo tsumaku shita no netsu same kitte meteru outamo utae nai. “Non ora dannazione!” imprecò il biondo. Anna lo guardò. Si teneva l’avambraccio. “Che…che succede?” chiese. “Il Signore Oscuro mi sta chiamando…” rispose lui dolorante. La castana scosse la testa. “Metti la segreteria…filtra la chiamata…ma non andare via…” lo supplicò. Il biondo sbuffò. Si frugò veloce in tasta e le porse qualcosa. Anna allungò le mani aperte. Draco ci lasciò ricadere l’oggetto. “Ci permetterà di rimanere in contatto…non dovrai aspettare molto amore…te lo prometto…” spiegò spiccio. Anna aprì la bocca per replicare. Ma riuscì solo a vedere il biondo sparire. Still, you do not answer. La ragazza aprì le mani. L’oggetto che le aveva passato Draco era una pallina di vetro trasparente. Dentro della finta neve vorticava intorno ad un alquanto triste pupazzo. Senza nemmeno pensarci la infilò nella tasca della gonna e corse fuori. “Anna guarda che è pronto…ma dove vai?” esclamò Ilary. Vedendo la ragazza dirigesi verso la porta. “Vado da Giulia…ho dimenticato una cosa nella sua borsa…” spiegò vaga. Per poi fiondarsi fuori alla velocità della luce. La madre scosse la testa e tornò in cucina. Ignara di quanto era successo qualche minuto prima proprio sulla sua testa.
Indubbiamente qualcun’altro avrebbe voluto correre via. Draco si era appena materializzato davanti al portone del maniero. Non credeva fosse possibile avere così tanta paura di entrare nella propria casa. Il Marchio bruciava senza sosta e lui sapeva che doveva sbrigarsi. Doveva anche inventarsi un alibi plausibile. Che non coinvolgesse ne Mark ne Piton. Ma soprattutto doveva chiudere la mente. Il biondo iniziò ad attraversare l’atrio a grandi falcate. Il cuore gli martellava in petto. Ebbe un sussulto quando vide un mantello svolazzare nella sua direzione. Insieme a lui un padrone con un’espressione molto adirata. “Si può sapere che fine avevi fatto?! Il Signore Oscuro ti sta chiamando da dieci minuti buoni!” sbottò Severus. Draco non osò guardarlo in viso. Questo gesto dava tutt’altro che conforto. E l’uomo non ci mise molto a capire. “Non ci posso credere…Draco sei uno sconsiderato! Ti avevo proibito di andare da Anna!” lo rimproverò. Il biondo sorrise ironico. “Lei non è più un mio professore…non può proibirmi nulla…” sbottò. Piton lo prese per il colletto della camicia. “Non fare lo spiritoso ragazzino…non ti rendi conto che per colpa dei tuoi ormoni metti in pericolo non solo te stesso, ma anche chi ti sta intorno?!” rimbeccò furente. Draco ghignò strafottente. “Non si preoccupi…la sua Giulia non andrà di mezzo…” disse subito. Severus contò fino a dieci per evitare di dare un ceffone a quel moccioso sfacciato. Possibile che non capisse che non centrava solo Giulia. Se il biondo faceva un passo falso avrebbe trascinato con se non solo Anna, ma anche lui, Giulia, Mark e pure Hermione. Erano tutti un unico gruppo su quel fronte. Dal canto suo, Draco era consapevole di aver fatto un grosso errore. Però avrebbe solo voluto un po’ di comprensione. Non gli serviva a nulla che Piton lo trattasse in quel modo. Un terzo apparve all’improvviso. “Eccovi qui…vi pare sia il momento opportuno per mettervi a litigare?” sbuffò Mark. Severus lasciò andare il biondo. “Draco, il Signore Oscuro ti cerca…andiamo…” lo richiamò. Il diretto interessato si sistemò la camicia e raggiunse il coetaneo. “Non credo che facendo certe scenate distoglieremo gli occhi di Voldemort da ciò che ha fatto Draco…ora bisogna solo sperare che non se ne sia accorto…spero per te che terrai la mente sigillata sugli ultimi fatti…” esordì ancora il ragazzo. Draco annuì colpevole. Piton rimase in silenzio. Non disse nulla nemmeno quando i due si allontanarono. Se c’era Mark come spalla di supporto potevano cavarsi fuori da quella situazione. Sembrava che il Serpeverde fosse una specie di prediletto agli occhi di Voldemort. L’unico che usava come un giocattolo era il biondo. Severus si passò una mano sugli occhi. Doveva evitare di farsi prendere da certi attacchi di nevrosi. Era esausto. E dover badare a Draco non gli migliorava di certo l’umore. Anche lui avrebbe voluto smaterializzarsi a casa di Giulia. Vederla anche solo per un minuto. E sapeva che l’avrebbe fatto anche in maniera molto più furba e inosservata. Ma non poteva lasciarsi andare a certe frivolezze. Se Draco l’avesse passata liscia gli avrebbe fatto una ramanzina storica. Odiava dover fare la parte del padre. Dove diamine era Lucius quando serviva?! L’uomo era ancora immerso nei suoi pensieri quando qualcuno apparve accanto a lui. Mark era tornato. “Come mai sei solo?” gli chiese. Il ragazzo alzò le spalle. “Gli ho propinato la storiella dell’ordine dal sottoposto…ho detto che avevo mandato io fuori Draco, per conto mio…però non credo che se la sia bevuta…ha voluto parlargli da solo…” spiegò. Severus scosse la testa esasperato. “Quel ragazzo…finirà per farci uccidere tutti me lo sento…” sbottò stanco. Mark fece quel suo sorriso sghembo. “Sai Severus…Draco non è così sprovveduto come sembra…non credo sarebbe così subdolo da farci andare di mezzo nelle sue imprudente…e poi se vogliamo dirla tutta io sono un po’ invidioso…” commentò. Piton lo guardò dubbioso. “Se vuoi anche tu una punizione dall’Oscuro penso che non tergiverserà a dartela se richiesta…” osservò acido. Il ragazzo rise. “Non intendevo questo! Almeno lui è riuscito a vedere Anna…io darei tutto l’oro della mia famiglia per poter rivedere Hermione…” spiegò poi serio. L’uomo si soffermò su quelle parole. Dopotutto il giovane Wright non aveva tutti i torti. “Ho sempre pensato che tu fossi un ragazzo intelligente Mark…non per nulla eri il mio miglior studente al settimo anno…” esordì. Mark annuì fiero. I due poterono conversare ancora per una buona mezzora. Prima che Draco gli si presentasse davanti. Piton lo osservò puntigliosamente. “Allora, com’è andata?” chiese Mark. Il biondo fece ancora qualche passo. Poi si fermò. Respirava affannosamente. “Tranquillo capo…ho retto la tua tesi fino infondo…penso di aver recitato bene…” commentò orgoglioso. L’amico lo raggiunse per sorreggerlo. “Però ti ha punito comunque…” precisò Piton. Draco tentò di alzare le spalle. “Non devo uscire su ordine di qualcuno che non sia lui…credo di potermelo ricordare…farò il bravo pupazzo da d’ora in poi…” ironizzò. Mark scosse la testa. Severus li raggiunse e lo prese per l’altro braccio. I due lo guardarono stupiti. “Ti porto in camera tua…prima che appaia Bellatrix a stuzzicarci…” disse solo lui. Il biondo ed il ragazzo sorrisero. “Penso si beccherebbe tre bei crucio…” osservò quest’ultimo. Draco annuì d’accordo. Così Piton mise da parte il suo animo da padre. Niente ramanzina per quella volta. O almeno, per ora.

Edited by kikyo91 - 12/1/2010, 15:19
 
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