Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

Leave a Scar, naaaaa è solo un miraggio *-*

« Older   Newer »
  Share  
kikyo91
view post Posted on 23/12/2009, 23:24 by: kikyo91




seeeeeeeeeera : 3 ecco qua che è arrivata Mamma Natale in anticipo ù.ù
siccome mi stavo altamente annoiando ed avevo già pronto il capitolo, come potevo aspettare fino a Natale per postarlo? ù.ù regalo anticipato per tutte voi bimbe <3 ora ovviamente mi metterò a finire il terzo capitolo =w=
Avvertenze: varie litigaggini e un pò di tristezza, condita sempre dalla friendship alla Sex and the City *-*
In questo capitolo troviamo Home (di Michael Bublè ù.ù) e She Will Be Loved (dei Maroon 5 *w*).
Vi auguro buona lettura, e grazie mille dei commenti ç*ç vi adoro <3

Secondo Capitolo
Il sole cocente pian piano andò sparire. Giulia aveva accompagnato Hermione e poi era tornata a casa sua. Appena entrava aveva riconosciuto subito il rumore di piatti dalla cucina. “Sono tornata!” annunciò. Slegandosi le Converse. Senza però toglierle. La testa di sua madre sbucò dalla cucina. “Oh ciao tesoro! Com’è andata l’uscita?” chiese. La ragazza la raggiunse. “Bene…siamo andate a trovare Anna e poi siamo rimaste da lei a chiacchierare…” raccontò. Rimanendo sulla soglia a dondolarsi sulle punte. “Stasera per cena c’è l’arrosto con patate al forno…” precisò poi Mary. Giulia sorrise. “E papà?” chiese. La donna si asciugò la fronte con una mano. “È ancora nel suo studio…gli hanno mandato nuove carte dal Ministero…così ora oltre che controllare la sua squadra di Auror deve anche sbrigare le solite faccende burocratiche…” sbuffò. La ragazza sospirò. Da quando era tornata suo padre era sempre stato impegnassimo. “Non c’è speranza di potergli parlare nemmeno oggi quindi…” commentò. Mary la guardò divertita. “Se intendi comunicargli della tua magnifica relazione con Piton ti consiglio di aspettare tesoro…” propose. La figlia arrossì. “Anche se pensi che non ti abbia ascoltato quando hai cercato di parlargliene a scuola, ti sbagli…credo solo che facesse finta di nulla per evitare di capire una volta per tutte che la sua bambina è cresciuta…e non solo, è diventata anche una donna a tutti gli effetti…” la punzecchiò la madre. Giulia spalancò la bocca. “Mamma!” la richiamò. “Credevi di nasconderlo eh? Ma tua madre non è una sciocca…e si accorge di certe cose!” la rimproverò Mary, brandendo un mestolo. La ragazza sorrise imbarazzata. “Questo significa che dovrai raccontarmi tutto al più presto…altrimenti salterai la cena…” decretò infine la donna. Mimando perfettamente il tono da madre severa. Giulia scosse la testa divertita. “Promesso mamma…appena rimarremo un attimo da sole te lo racconterò…” rispose. Mary le fece il tipico gesto con il pollice all’insù. La ragazza rimase a guardare la madre preparare la cena per qualche minuto. Poi decise di andare in camera sua. Billy Joe l’aspettava accoccolato sul suo letto. Giulia si sedette alla scrivania. Iniziando a giocare con la sedia girevole. Come aveva fatto a casa di Anna. Una volta stufa si alzò ed andò alla finestra. La signora Holmes stava innaffiando le begonie. Annoiata la ragazza si arrampicò sul davanzale. Tirando le ginocchia al petto. Da quando era tornata le giornate passavano con una lentezza estenuante. “Another summer day has come and gone away…in Paris and Rome but I wanna go home…” iniziò a cantare. Forse era così perchè non aveva nulla da fare. E di certo non poteva andare ogni giorno a trovare Anna ed Hermione. Infondo il modo di vivere di Hogwarts le piaceva anche perché poteva stare tutto il giorno con le sue amiche. Tre sorelle. Unite sempre. Quando al primo anno Silente aveva detto che ognuno doveva essere felice della casata in cui era stato smistato, perché da quel momento a sette anni sarebbe stata come una famiglia, la ragazza non ci aveva dato molto peso. Però col tempo aveva capito che era vero. “Maybe surrounded by a million people I still feel all alone, I just wanna go home…oh, I miss you, you know…” continuò. In più c’era anche il peso della decisione che avevano praticamente preso il giorno prima di partire. Non ci sarebbe stato un settimo anno per loro. L’avrebbe dovuto dire a sua madre? Non sapeva proprio che fare. Per un attimo la aveva perfino sfiorato il pensiero che Severus la venisse a cercare a scuola. Ma era impossibile. E comunque non l’avrebbe trovata. Subito le venne in mente il suo ufficio vuoto. Il letto sfatto. Tutti i ripiani vuoti. Era stata una brutta visione per lei. Lei. Che in quell’ufficio aveva passato gli ultimi sue due anni di vita. E dove aveva avuto i momenti più belli. “And I’ve been keeping all the letters that I wrote to you each one a line or two “I’m fine baby, how are you?”” sospirò Giulia. Alla fine la sua mente andava sempre su quel punto. Era inevitabile. Per quanto partisse da una cosa lontana. Anche un semplice ragionamento. Slittava sempre su Severus. Oramai si considerava quasi ossessiva. Però sapeva che anche per Anna era così. Non avevano lasciato andare un cucciolo. Non avevano lasciato solo Hogwarts. Con Piton e Draco erano partiti anche i loro cuori. E per quanto cercassero di trascinare il pensiero su altro. Finiva immancabilmente li. Ed il guaio è che lei non si stufava mai di pensare a Severus. “Well I would send them but I know that it’s just not enough, my words were cold and flat and you deserve more than that…” continuò la ragazza. I lacci delle scarpe slacciate dondolavano placidi verso il pavimento. Lei appoggiò il mento sulle ginocchia al petto. Chissà dov’era in quel momento Piton. Cosa stava facendo. Se stava pensando anche solo minimamente a lei. Se era in pericolo. Giulia sorrise di poco. Si sentiva tornata all’estate prima. Pensava le stesse cose. Eppure c’erano molte. Tragiche differenze. L’anno scorso poteva scrivergli quando voleva. Sapeva che infondo era a Spinner’s End. E poteva andare a trovarlo. Contando i giorni che la separavano dal primo settembre. Ora però. Nulla era sicuro. “Another aeroplane, another sunny place…I’m lucky I know but I wanna go home…mmmm, I’ve got to go home…” esordì. Poi spostò piano lo sguardo nella camera. Soffermandosi sul letto. Arrossendo. Un fioco calore la avvolse. E chiuse gli occhi. Per ricordarsi la sensazione di quando dormiva con lui. Di quando si avvicinava piano sotto le coperte. E si raggomitolava sul suo petto. Severus le faceva una carezza sulla testa. O le dava un bacio sulla fronte. Come si fa come con un a bambina che aveva appena fatto un incubo ed aveva bisogno di consolazione. In quel momento Giulia si ricordò di quando era successo davvero. Di quando aveva avuto veramente un incubo. Non si ricordava cosa fosse ma si era svegliata all’improvviso. Si era addormentata da solamente mezzora. Piton l’aveva tranquillizzata. L’aveva stretta forte e anche preso un po’ in giro. “Sembri una bambina…” le aveva detto. E forse lei si sentiva un po’ bambina. Bisognosa di affetto. “Let me go home…I’m just too far from where you are…I wanna come home…” sussurrò. Rimanendo a occhi chiusi. Per poter vedere ancora. Sentire ancora. Per poter continuare a rivivere quel dolce ricordo. Di come erano finiti a baciarsi. E piano a fere l’amore. Perché succedeva sempre così fra loro. Era tutto meraviglioso. Si intendevano perfettamente. Severus le faceva provare emozioni indescrivibili. Lei sapeva che era anche grazie a tutto l’amore che provava per lui. E che lui ricambiava. Giulia sentì gli occhi bruciare. Nascose ancora il viso fra le ginocchia. Lanciando un’occhiata a quel letto che era occupato da Billy Joe. Le sembrava così vuoto. Si sentiva immensamente sola. Quando si svegliava a metà notte e non trovava nessuno. Aveva quasi la tentazione di andare ad intrufolarsi nel letto dei suoi. Pur di non stare sola. “And I feel just like I’m living someone else’s life, it’s like I just stepped outside when everything was going right…” proseguì. Ed ecco che subito le venne in mente il suo profumo. Così unico e speciale. Il profumo della pelle di Severus. Scorrergli una mano fra i capelli. Ogni immagine le si figurò in testa. Stringersi addosso a lui. Cercare le sue labbra per un bacio. Sentire i suoi sospiri. Giulia strinse le gambe al petto. Ancora di più. Il viso nascosto. Sentiva le guance in fiamme. Gli occhi bruciare. Era tutto così nitido. Nella sua mente. Nei suoi pensieri. Nel suo cuore. Voleva sentirsi abbracciare. Voleva poterlo baciare. Voleva andare a dormire accanto a lui. Coccolandosi. Voleva sentire la sua voce. Voleva fare l’amore con lui. Voleva Severus. Ora che la loro era diventata una normale relazione fra due persone era ancora più difficile ignorare i suoi desideri. “And I know just why you could not come along with me 'cause this was not your dream but you always believed in me…” singhiozzò. Avrebbe perfino voluto sentirsi ripetere che doveva studiare di più. Che si doveva impegnare al meglio. Altrimenti non sarebbe potuta rimanere a dormire quel sabato sera. Era sempre stato così il suo Severus. La scuola prima di tutto. Anche perché prima di essere il suo amante era un suo professore. Che non esitava a richiamarla se la vedeva con lo sguardo perso alle sue lezioni. Giulia aveva un’enorme voglia di cercarlo. Di trovare il suo principe. Per poter andare in un posto in cui esistessero solo loro. Rimanere intere giornate a letto come aveva già sognato. Come una Carrie ed un Mr Big. A mangiare. Leggere. Scherzare. Punzecchiarsi a vicenda. Baciarsi. Coccolarsi. Come una coppia normale. Per lei quell’anno era stato il più significativo di tutti. Era cresciuta. Non solo fisicamente. Non si sentiva una donna. Ma un po’ più matura di certo. Dopotutto ogni volta che pensava a Piton oramai faceva un collage di ricordi. Finendo per ripercorrere anche quelle interminabili notti sotto le coperte. La ragazza sorrise. Ancora rossa in viso. Ricordandosi di come Severus la stringeva a se. Da sopra di lei. In quel modo così affettuoso. Si sentiva protetta. Ed in paradiso. Senza che se ne accorgesse la porta della camera si aprì. “Hey bambina…la cena è pronta…” annunciò Sebastian. Per poco Giulia cadde dal davanzale. Lui la guardò dubbioso. “Tutto bene tesoro? Sei tutta rossa…” osservò. La ragazza annuì convinta. “Ecco…io…io…avevo…caldo…così mi sono…messa…qui…” rispose. Il padre scosse la testa divertito. “Vai a lavarti le mani e scendi…se fai la brava c’è anche il dolce…” le ordinò. Come fosse stata davvero ancora una bimba. “Si papà…” disse automaticamente Giulia. Sebastian sorrise soddisfatto e si richiuse la porta alle spalle. La ragazza sospirò. Essere beccata in pieno dal padre mentre era intenta a fare certi pensieri non era una gran cosa. Le aveva fatto venire un infarto! Veloce scese dal davanzale con un salto e si stiracchiò. Poi uscì ed andò in bagno. Si lavò le mani ed anche il viso. Per andare in cucina. Sua madre stava già distribuendo la cena. Giulia si sedette al suo solito posto. Suo padre stava parlando del lavoro. Lei aspettò che tutti e due fossero seduti. E che lui finisse il discorso. Appena ci fu una pausa la ragazza si decise. “Mamma…papà…potrei chiedervi una cosa?” esordì. I genitori si voltarono. “Certo tesoro…chiedi pure…” sorrise Mary. Giulia giocherellò con una patata al forno. “Prima io e Herm siamo state da Anna…ci ha fatto leggere un biglietto che le ha mandato Armony, quella del negozio, in cui le chiedeva di fare la modella per lei…le sono arrivati nuovi articoli e devono far uscire il nuovo catalogo…anche io ed Herm siamo invitate…forse faranno posare anche noi…ovviamente con compenso…” spiegò. La donna si illuminò. “Quindi farai la modella?” squittì gioiosa. La ragazza arrossì. “La proposta è rivolta principalmente ad Anna mamma…però può darsi che lo facciano fare anche a me ed Herm…comunque i genitori di Anna non vogliono lasciarla andare…perché il servizio di terrebbe nel negozio di Armony, cioè ad Hogsmeade…così ho pensato che se magari l’accompagniamo io ed Herm la lasceranno andare…” raccontò ancora. Mary la guardò pensierosa. “In effetti è un po’ troppo rischioso per tre ragazze aggirarsi per Hogsmeade da sole…” osservò. “Però ci materializzeremo direttamente davanti al negozio! Io e Anna abbiamo passato l’esame…Herm invece deve aspettare fino a settembre per poterlo fare…però non è un problema! Credo di essere in grado di fare una smaterializzazione congiunta…” rispose sicura Giulia. La madre alzò lo sguardo e si voltò verso il padre. Che fino a quel momento era stato zitto con gli occhi fissi sull’arrosto. “Si potrebbe anche fare…dopotutto tu ed Anna siete maggiorenni ed Hermione è come se lo fosse alla fin fine…è una grande occasione…e poi Anna ce la vedo a posare davanti ad una macchina fotografica…potrei parlare io con Ilary…” propose Mary. Sebastian però scosse la testa. “Mi dispiace, ma io concordo con Ilary…non è prudente che vi aggiriate da sole per Hogsmeade…e poi Giulia, da quando hai fatto l’esame per materializzarti? Io non ne sapevo nulla…e con che soldi l’hai pagato?” sbottò. La ragazza lo guardò stupita. Suo padre non usava mai quel tono autoritario. “Ecco…con i soldi del compleanno…come ha fatto anche Anna…l’abbiamo superato tutte e tre…solo che Herm diventerà maggiorenne a settembre e Silente le aveva fatto un permesso specifico…in cambio della promessa che non si sarebbe materializzata entro il compimento dei diciassette anni…” raccontò. La donna sbuffò. “Andiamo Sebastian…non pretenderai di tenere Giulia chiusa in casa per tutte le vacanze…non dimenticarti che è capacissima di difendersi da sola e poi sarà con le sue amiche…un po’ di svago ci vuole…e poi sarebbe comunque un lavoro…” cercò di convincerlo. Il padre la guardò poco convinto. “Per favore papà…fra qualche giorno è anche il compleanno di Draco…e Anna ci sta veramente male…volevamo farla distrarre un po’…” lo pregò Giulia. Sebastian sospirò. “Non mi sento tranquillo a lasciarti andare in giro da sola Giulia…e sia chiaro che non è che non mi fido di te…ma degli altri…” spiegò. La ragazza lo guardò delusa. Se solo avesse saputo quante volte era stata a Londra in quell’anno. “Come fai a sapere che non sono mai andata in giro da sola? Avrei potuto uscire tranquillamente da Hogwarts una volta arrivata ai confini…” sussurrò. Il padre strabuzzò gli occhi. “Oh non fare quella faccia da ebete Sebastian…come se noi fossimo stati degli angeli…mi portavi sempre a Londra il sabato sera…siamo anche stati sorpresi dalla prof di Storia se non ti ricordi male…” sbottò Mary spazientita. “Non credo che sia la stessa cosa…comunque l’argomento è chiuso…mi dispiace Giulia, ma non andrai ad Hogsmeade…” concluse serio Sebastian. La madre e la figlia lo guardarono stupite. “Davvero buono questo arrosto…” disse solo lui. Giulia guardò il suo piatto. D’improvviso le era passata tutta la fame. Non voleva fare la bambina capricciosa. Però aveva sempre parlato con i suoi genitori. Aveva sempre cercato di avere una media scolastica medio-alta per farli felici. Si rendeva conto di quanto potesse essere preoccupato suo padre. Però non le sembrava giusto che la trattasse così. Fino a quel momento essere considerata una bambina da lui non le aveva causato particolari problemi. Non aveva mai nemmeno disubbidito ai suoi. Eppure in quel momento ci stava pensando. Le dava fastidio non poter aiutare Anna. Come le dava fastidio il dover parlare a gesti con sua madre per evitare che suo padre scoprisse di lei e Piton. Probabilmente Sebastian era convinto che le avesse fatto chissà cosa. Era stata talmente abituata a dire tutto ai suoi genitori che tenere un segreto del genere la appesantiva. Più di quanto lo facesse già la mancanza per Severus. “Non sono mai uscita dalla scuola da sola la sera…ero sempre con qualcun altro…” confessò d’improvviso la ragazza. Mary scosse la testa. Non c’era momento peggiore per dire una cosa simile. Il padre si limitò a guardarla. “È inutile Giulia…per quanto tu cerchi di convincermi non ti lascerò andare…è un argomento chiuso…le tue amiche puoi vederle quando vuoi…non serve andare fino ad Hogsmeade…e non penso che tu debba sentirti più grande solo perché sai smaterializzarti…” rimbeccò. Giulia spalancò la bocca. “Papà…io non mi sento più grande perché so smaterializzarmi! Io sono grande…sono cresciuta…non sono più la bambina che si intrufolava nel vostro letto quando aveva gli incubi…ho diciassette anni…” rispose. Sentiva di essere sul punto di scoppiare. Non aveva mai litigato con i suoi genitori. Non voleva farlo. Però in quei giorni i suoi sentimenti erano sotto pressione. L’unica cosa che la faceva tornare un po’ allegra erano le sue amiche. Perché lo avevano promesso. Si sarebbero sostenute l’un l’altra. “Il fatto che tu sia maggiorenne non vuol dire che tu sappia affrontare il mondo…” osservò l’uomo. La ragazza abbassò lo sguardo. “È da sei anni che affronto il mondo papà…quest’anno poi…ho avuto a che fare con cose che tu nemmeno immagini…” commentò. E subito le venne in mente quella sera. In cui aveva creduto di perdere la persona più importante per lei. Quella sera in cui Severus aveva rischiato davvero di morire. Riverso nel suo stesso sangue. Sebastian scosse la testa stufo. “Compiti in classe ed interrogazioni…le conosco bene…” rispose. Credendo di poter buttare tutto sul ridere. Ma Giulia di certo non la vedeva così. Poggiò la forchetta e si alzò. “Mi è passata la fame…” disse solo. Mary la guardò supplichevole. “Avanti Giulia siediti…non iniziare a fare i capricci…” le ordinò il padre. La ragazza scosse la testa. “Ti prego tesoro…dopo c’è il tuo dolce preferito…” la pregò la donna. Ma lei aveva già deciso. Non aveva mangiato nemmeno metà arrosto. Però aveva proprio i nervi a fior di pelle. “Il tuo comportamento non è di certo da persone mature Giulia…io e tua madre non ti abbiamo mai imposto nulla ma per una volta che ricevi un rifiuto inizi a protestare come una bambina…e io dovrei considerarti cresciuta?” la rimproverò Sebastian. Giulia sospirò stanca. “Non è per il rifiuto in se papà…tu non capisci cosa sto passando…se credi che solo Anna abbia perso una persona importante ti sbagli…” rispose. Poi allontanò il piatto ed uscì dalla cucina. Correndo in camera sua. “Io non capisco più che cosa succede a quella ragazza…prima non era così…” sospirò dispiaciuto l’uomo. Mary scosse la testa. Gli avrebbe dato volentieri una padellata in testa. “Per quanto tu faccia finta di non sentire Sebastian, sai benissimo che Giulia è innamorata…sta soffrendo e tu sai anche il perché…direi che non è lei l’immatura dei due…” sbottò esasperata. Il padre rimase zitto. Tornando a concentrarsi sulla propria cena. La ragazza invece si era buttata sul letto. Sembrava davvero la scena di uno di quei film per ragazzini. In cui la figlia ribelle litigava con i genitori. E poi scappava in camera a piangere. Si sentiva ridicola. Ed esausta. Forse andarsene sarebbe stata veramente la scelta migliore per lei. Piano spostò il suo sguardo alla finestra. Avrebbe potuto fare come Anna. Saltare giù e scappare da qualche parte. Però si sentiva davvero esausta. Ed irritata come non mai. Odiava che suo padre negasse l’evidenza così. Sapeva che non era una notizia facile quella di scoprire che la figlia stava con un uomo che aveva la sua stessa età. E che era considerato un traditore della peggior specie. Ma proibirle così una semplice uscita. Impedire in quel modo il dialogo. Era sempre andata d’accordo con i suoi genitori. Forse perché con lei avevano un rapporto sincero. Senza elevate soglie di autorità. D'altronde non erano mai state necessarie. Lei non aveva fatto nulla per superare il limite. Se ne sarebbe accorta. Davvero non capiva. Puntò le iridi nocciola al computer portatile sulla scrivania. Forse Anna era connessa. Avrebbe potuto scriverle. Lei litigava spesso con i suoi genitori. Con sua madre soprattutto. Ma non voleva disturbarla. Così rimase sul letto. Però decise di non restare da sola. Allungò una mano verso il comodino e prese l’mp3. Prima di accenderlo sentì un verso. Quando era entrata non si era accorta di aver travolto il povero Billy Joe. Che era rotolato giù dal letto. Il gatto la guardò. Poi saltò sul letto e le si accoccolò vicino. Lasciando da parte il fatto che lo aveva fatto cadere. Giulia sorrise. Si infilò le cuffie e alzò al massimo il volume. Stringendo a se la palla di pelo. Chiuse gli occhi. Per poter stare un po’ in pace. Per sbollire la rabbia. E l’amarezza che il litigio aveva fatto montare in lei poco prima.
Nel mentre, qualche casa più in la, una ragazza era in cucina. E come ‘amica. Era sola. Hermione era tornata a casa e l’aveva trovata vuota. Si era abituata oramai a portarsi sempre dietro una copia delle chiavi. I suoi avevano orario continuato anche quella sera. Sua madre le aveva lasciato una vaschetta di lasagne precotte da riscaldare nel forno. Il prefetto aveva acceso l’apparecchio e stava seduta su uno sgabello accanto al lavabo. Prima aveva acceso la tv in salotto. Giusto per evitare di sentire il silenzio che la circondava. Beauty queen of only eighteen she had some trouble with herself. Era diventata una routine oramai. Non si lamentava del fatto che i suoi lavorassero decisamente troppo. Forse l’andare ad Hogwarts era stato veramente un bene per lei. Almeno stava tutto il giorno con le sue amiche. E non rischiava di cadere nella solitudine. Perfino Grattastinchi non le rivolgeva nemmeno un miagolio. Dormiva beato in camera sua. He was always there to help her she always belonged to someone else. Hermione appoggiò le braccia sul freddo marmo del lavabo. Per poi poggiarci su la testa. Aveva l’enorme tentazione di chiamare le sue amiche. Avrebbe pagato la pizza a tutte e tre. Magari sarebbero potute rimanere a dormire da lei. Chiacchierare assieme fino a tardi. I drove for miles and miles and wound up at your door, I've had you so many times but somehow I want more. I suoi genitori si fermavano sempre a chiacchiere con il resto dello staff medico dell’ambulatorio in cui lavoravano. La ragazza si ricordava di quando anche lei era costretta ad accompagnarli. Perché volevano che i suoi denti si sistemassero con lunghe ore di tortura sotto i ferri e un apparecchio. Per sua fortuna al secondo anno ebbe quel piccolo incidente con Draco. Così Hermione riuscì a farsi limare i denti fino a farli diventare normali. Quando lo scoprirono i suoi genitori rimasero un po’ interdetti. Ma non ci fu un grande trambusto. I don't mind spending everyday out on your corner in the pouring rain. Il trillo del forno fece sobbalzare la ragazza. Prese lil panno li vicino ed lo aprì. Per tirarne fuori delle lasagne fumanti. Non si sprecò nemmeno a prendere un piatto. Tanto lo avrebbe dovuto lavare lei. Ed era diventata talmente pigra che non ne aveva voglia. Così si limitò a prendere forchetta, coltello ed un tovagliolo. Per trasferirsi con la sua cena in salotto. Si sedette sul divano a gambe incrociate. La vaschetta appoggiata in grembo. Ed il telecomando in una mano. Look for the girl with the broken smile, ask her if she wants to stay awhile and she will be loved, and she will be loved. Hermione iniziò a fare zapping. Era l’ora dei programmi per famiglie. Con pupazzi animati che facevano stupide battutine. Oppure i vecchi telefilm. Si fermò sul canale della musica. Trasmettevano uno di quei reality improvvisati usando persone normali. Stavolta era il turno di un ragazzo diventato famoso grazie al suo MySpace. Aveva composto degli arrangiamenti per il piano. E li aveva inseriti su internet. Nel suo profilo. Così l’avevano notato. Senza nemmeno accorgersene la ragazza pensò al piano. E le venne in mente l’immagine di un ragazzo moro. Sdraiato sul suo letto. Concentrato nella lettura dei suoi spartiti. Tap on my window knock on my door, I want to make you feel beautiful…I know I tend to get so insecure It doesn't matter anymore. Hermione sospirò. Mark. Non l’aveva nemmeno mai sentito suonare. Però le sarebbe piaciuto. Come anche le sarebbe piaciuto conoscere quella madre a cui lui era tanto affezionato. La ragazza si portò una mano al collo. E tirò piano la catenina d’argento. Subito le ricadde sul petto il ciondolo. Con le splendenti lacrime di Veela al suo interno. Ogni volta che lo guardava ripensava alle parole che lui le aveva detto. “Me la ridarai quando ci vedremo…” le aveva sussurrato. It's not always rainbows and butterflies, it's compromise that moves us along. Quando si sarebbero rivisti. Come. E che cosa si sarebbero detti? C’era stato un bacio. Forse però lei la stava facendo più lunga di quanto non fosse. Per Mark magari era solo un bacio in amicizia. Però era comunque stato un gesto memorabile. Che le faceva sentire ancora di più la sua mancanza. My heart is full and my door's always open you can come anytime you want. La mancanza di tutte le serate passate a punzecchiarsi. A parlare. A raccontarsi le cose. A scambiarsi saggi consigli. A confidarsi. In quel modo che solo un amico maschio può fare. Il migliore amico. Ed era proprio questo che la faceva sentire così vuota. Avrebbe tanto voluto chiamare qualcuno. Fare in modo di scrivergli un messaggio. Per farlo venire da lei. E non era un normale pensiero. Perché invece di pensare a Mark lei avrebbe dovuto pensare a Ron. È il proprio ragazzo che accorre quando si è tristi. È il proprio ragazzo che consola. Ma ad Hermione proprio questo non riusciva a entrare in testa. I don't mind spending everyday out on your corner in the pouring rain. Così decisa cambiò canale. Si fermò su una sit com. C’erano due uomini che discutevano. Quella serie l’aveva vista qualche volta con suo padre. Lui l‘adorava. La ragazza sospirò. Se solo i suoi genitori avessero saputo che cosa aveva in mente. Se solo avessero saputo che la loro figlia appena sedicenne se ne sarebbe andata presto. E gli avrebbe cancellato la memoria. Perché era quello che aveva deciso. Loro correvano troppi rischi essendo anche solo i suoi genitori. Li avrebbe stregati e li avrebbe mandati a vivere in qualche altra parte del mondo. Dove la guerra fra maghi non li avrebbe condizionati. Era una decisione che le era costata molto cara. Moriva dalla voglia di parlarne con loro. Sopratutto con sua madre. Per poter sfruttare al meglio il tempo che rimaneva. Ma non poteva. Hermione rimase con la forchetta a mezz’aria. Era proprio in una brutta situazione. Look for the girl with the broken smile, ask her if she wants to stay awhile and she will be loved, and she will be loved. Si guardò in giro. Le risate che arrivavano dallo schermo non la toccavano per nulla. Si sentiva comunque sola. Vuota. come era quella casa. Quasi sempre. Voleva chiamare Mark. Anche farlo rimanere per la notte. Non le interessava. I suoi nervi non riuscivano più a sostenere quella situazione. Ma non voleva nemmeno piangere. L’aveva già fatto abbastanza. And she will be loved, and she will be loved. A forza inghiottì un boccone di lasagna. Odiava quei pasti precotti. Non perché fossero insipidi. Semplicemente avrebbe voluto tornare a casa. Annunciare il suo arrivo. E sentirsi rispondere da sua madre in cucina. In sottofondo il profumo di qualcosa di buono. Però non pretendeva che succedesse. Nemmeno lo diceva ai suoi. Sapeva che avevano un lavoro da mandare avanti. Almeno una cosa la consolava. Quell’anno non avrebbero avuto nessuna retta scolastica da pagare. I know where you hide, alone in your car, know all of the things that make you who you are, I know that goodbye means nothing at all, comes back and begs me to catch her every time she falls. Hermione si morse il labbro. Cercò di concentrarsi sul telefilm. Anche perché sentiva gli occhi lucidi. Non riuscendo a capire la trama dell’episodio si decise. Si alzò e poggiò la cena sul tavolino. Poi salì le scale e prese il pc portatile. Lo accese e trovò connessa Anna. Che le scrisse subito. Le chiedeva se non stava cenando. La ragazza guardò le lasagne accanto a lei. Le rispose che era a casa da sola. E non aveva molta fame. La castana commentò subito. “Vuoi che venga a farti compagnia?” scrisse. Gli occhi del prefetto si appannarono. Deglutì a fatica. “Tranquilla Anna…non serve…”. E premette invio. Prima che l’amica le scrivesse ancora qualcosa la salutò. E veloce si disconnesse. Per poi appoggiare il pc chiuso infondo al divano. Tap on my window knock on my door I want to make you feel beautiful. Si passò una mano sugli occhi. Anna era stata carina. In effetti un pò sperava che i suoi le dessero il permesso di andare ad Hogsmeade. Non solo perché così avrebbero distratto la castana. Però si sarebbe distratta lei stessa. E non avrebbe passato un’altra giornata in quella grande casa vuota. I don't mind spending everyday out on your corner in the pouring rain. Hermione riprese la vaschetta e le posate. Ricominciando a tagliare pezzi. Almeno stavolta l’aveva lasciata cuocere del tutto. Era capitato che mangiasse alcune pietanze ancora mezze surgelate. D’improvviso allungò una mano d’istinto. Come previsto sul tavolino era appoggiata una bottiglia di aranciata. Suo padre gliela lasciava sempre li. Però lei non aveva preso il bicchiere. Fregandosene di ogni raccomandazione dei suoi di non bere direttamente dalla bottiglia la ragazza staccò il tappo e bevve. Per poi tornare alle lasagne. Mancava solo che ruttasse e si sarebbe completamente trasformata in Anna. Al pensiero sorrise. Look for the girl with the broken smile, ask her if she wants to stay awhile and she will be loved, and she will be loved. Era proprio vero. Le sue amiche erano la sua seconda famiglia. Quelle che l’avevano fatta crescere. L’avevano sostenuta. L’avevano tirata su nei momenti più neri. Senza di loro si che si sarebbe potuta buttare giù dalla finestra. Hermione era davvero tentata di agguantare il telefono e chiamarle. Anche se ad Anna aveva detto che non serviva. Le avrebbe fatto piacere. Eccome. Però si erano già viste quel pomeriggio. Non voleva stressarle più del dovuto. And she will be loved, and she will be loved. Così tornò al telefilm. Cercando di capire il nesso logico delle cose. Con l’unica compagnia delle lasagne precotte. E la bottiglia di aranciata. Le luci spente. Solo la tv con quel suo pallido chiarore. Le voci degli attori come amici fittizi. Per evitarle in ogni modo di pensare a quanto quella situazione fosse triste. Anzi. A quanto lei fosse triste. I don't mind spending everyday out on your corner in the pouring rain.
Ad insaputa di Hermione, case più in la, qualcuno si stava organizzando. Anna aveva intuito quanto fosse bugiarda il prefetto. Così si era fiondata a scrivere a Giulia. Che in quel momento era on line. Le aveva scritto solo una semplice frase. “Herm è a casa da sola. Ora io e te andiamo a farle compagnia. Tu porta i biscotti, io i film. Pigiama compreso.”. E l’altra aveva capito subito. Si era precipitata a mettere tutto in una borsa. Ed era volata fuori dalla sua camera. I genitori stavano sul divano a guardare la tv. “Hey tesoro dove corri?” chiese divertita sua madre. Sporgendosi. Giulia si allacciò le Converse e prese due pacchetti di biscotti al cioccolato e crema. “Herm è a casa da sola ed io e Anna andiamo a farle compagnia…non torno a dormire…” riassunse. Mary sorrise. “Ok tesoro…però ricorda di non fare danni…” le raccomandò. La ragazza annuì. “Promesso…ora scappo…” la salutò. Suo padre la guardava. Ma lei era ancora arrabbiata. Perciò si avvicinò e schioccò un bacio sulla guancia di Mary. Poi tornò davanti alla porta. “Notte mamma…” concluse. Per uscire. La donna si voltò verso Sebastian gongolante. “Chi diceva che tanto Giulia non sarebbe rimasta arrabbiata per più di un’ora?” lo canzonò. L’uomo la guardò truce e iniziò a cambiare canale con foga. Anna e Giulia si incontrarono a metà strada. Corsero per tutto il tragitto. Fino ad arrivare a casa dell’amica. Stremate e con il fiatone. Hermione se ne stava ancora sul divano. Quando il campanello aveva preso a suonare all’impazzata. Il prefetto si alzò di scatto ed andò ad aprire. Trovandosi davanti le amiche spalancò la bocca. “Che ci fate qui?!” esclamò. Le due sorrisero. “Consegna rapida di biscotti…” annunciò la prima. Levando in aria il pacchetto. Hermione scosse la testa incredula. “Ed anche tutta la serie di Sex and the City!” completò la seconda. Il prefetto era commosso. “Senti Herm…ci fai entrare o piantiamo una tenda e passiamo la sera in giardino?” sbottò ancora Anna. La diretta interessata rise. E le fece accomodare. “Che buio qui dentro! Poi è ovvio che ti deprimi Herm!” esclamò Giulia. Accendendo tutte le luci al suo passaggio. Il prefetto sorrise imbarazzato. Le tre si stanziarono sul divano. “Rimanete anche a dormire?” chiese. Più come una richiesta che come una vera e propria domanda. Le altre due si guardarono. Ed annuirono convinte. “I miei torneranno tardi anche stasera…andranno a cena con il resto dello staff…” spiegò Hermione. Giulia sospirò. Aprendo i biscotti. “Prima ho litigato con mio padre…” precisò. Anna ghignò. “Io ho evitato di andare a cena per non parlare a mia madre…” commentò. I tre uragani si guardarono. E poi scoppiarono a ridere. “Siamo proprio un caso disperato…” osservò il prefetto. “Io sono solo disperata…” biascicò la castana. Storpiando le parole per via di un biscotto in fase di masticazione. Hermione la guardò male. “Non si parla con la bocca piena! È maleducazione!” la rimproverò. Anna gongolò. “Herm vuoi vedere una cosa?” le chiese. Il prefetto la guardò dubbiosa. “Incidente in galleria!” esclamò la castana. Tirando fuori la lingua e mostrano i rimasugli alquanto viscidi dei biscotti. “Ma che schifo Anna!” sbottò Hermione. Invece Giulia scoppiò a ridere. Anna le tirò un cuscino così tanto per fare. La ragazza rispose subito. Il prefetto le guardò divertita. Ora si che era felice. Perché provava solo questo quando era con loro. Felicità. E commozione. Per essere circondata da persone talmente importanti per lei. Che sapevano come farle dimenticare tutti i brutti pensieri che aveva.

Edited by kikyo91 - 23/12/2009, 23:41
 
Top
124 replies since 15/12/2009, 19:27   4788 views
  Share