Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

Jealousy, Siamo gelosi quando vediamo l'altro troppo perfetto e noi troppo imperfetti. (G. Soresina)

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Lete Lyoness
view post Posted on 24/5/2009, 22:53 by: Lete Lyoness




Uao quanti commenti!!!
:OO:
Lete felice!
:wii:
Meritate proprio un altro capitolo (che, fra l'altro, dovete ad Astor perchè sul mio orario di marcia era segnato che il prossimo aggiornamento fosse mercoledì!)

Capitolo 4
Spinner’s End, 19 giugno 1996
-Avanti, muoviti.-
Piton aprì lentamente la porta di legno chiaro lanciando un’occhiata impaziente alla ragazza che, a fatica, trascinava il pesante baule sulla strada ciottolosa. Perdita si fermò prima di attraversare la strada per riprendere fiato. Pessima idea. L’aria stagnante del fiume là vicino era resa ancora più tossica dai prima calori estivi. Arricciando disgustata il naso voltò la testa un paio di volte in cerca di una vista quantomeno sopportabile. Sulla destra una vecchia ciminiera emetteva un fumo grigio scuro, decisamente poco attraente, mentre sulla sinistra un paio di cadenti casette tutte uguali alternate a vicoli e cassonetti della spazzatura rovesciati. Dietro di lei solo il fiumiciattolo sporco e sul marciapiede una fila di vecchi e lerci lampioni, molti dei quali con i vetri spezzati.
Sospirò sconsolata cercando di inalare meno aria possibile.
Era distrutta.
Aveva finito gli esami il giorno prima, con Difesa. Certo, tutti gli altri lo avevano dato prima ma lei, dandosi malata, era riuscita a farselo posticipare fino all’ultimo giorno degli esami per poter studiare di più. Inutilmente. Alla prova scritta era certa di aver sbagliato minimo dieci risposte e nella pratica era stata ancora peggio. Il Molliccio che doveva scacciare si doveva esser fatto un’enorme risata vedendola agitare distrattamente la bacchetta in su e in giù, temporeggiando, perché aveva dimenticato la formula. Alla fine era riuscita a pronunciare invece che Riddikulus la parola Komikus con ben pochi risultati. Girava voce nei corridoi che l’esaminatore, un vecchio con la faccia da scarabeo, avesse perfino chiesto a Potter un Patronus. Un Pa-tro-nus! Incredibile ... e lui, era perfino riuscito a evocarne uno.
Naturalmente. Esibizionista!
Come se non bastasse Lucius Malfoy, il padre di Draco, altrimenti conosciuto come l’unica-sua-speranza-di-passare-con-la-sufficienza-Difesa, era stato arrestato il giorno prima con l’accusa di essere un Mangiamorte. L’ultima, debole, speranza era che la Umbridge parlasse con l’esaminatore. In fondo con lei era sempre stata abbastanza brava.
La Umbridge era stata la sua insegnante preferita ... certo, meno di Allock, ma per ovvie ragioni ...
Comunque una sola cosa era certa: addio al suo sogno di entrare nel Wizangamot. Se anche la Umbridge avesse messo una buona parola per lei a Difesa, in Pozioni era stata certamente bocciata ... ancora non capiva perché mai la sua pozione, invece che diventare blu, era diventata rossa ...
La casa davanti alla quale l’aspettava Piton di certo non era una vista migliore e non le metteva sicuramente voglia di percorrere quei pochi metri che li separavano. Non era un edificio molto alto, appena un piano e un tetto a spiovento che abbassava ancora di più l’edificio e dava un’aria particolarmente arrabbiata alla casa. La parete della facciata era di mattoni rosso scuro, scrostato in viari punti e le persiane aperte, verde polveroso, chiedevano pietosamente una buona mano di vernice.
Uno sporco quartiere babbano. Per Salazar, aiuto. LEI in un quartiere babbano. Di questo tipo poi. Neanche gli Adams sono ridotti così male. Che Silente sottopagasse i suoi insegnanti?
-Adams, pensi di farcela o lo sforzo è troppo immane?-
-Arrivo Professore ... Scusi ... -
Certo però che era inutile che se la prendesse con lei se stava entrando in andropausa ...
Perdita raggiunse Piton il più velocemente possibile, inciampando un paio di volte a causa dei ciottoli mancanti nella strada e del baule che proprio non voleva saperne di collaborare.
-Credi di riuscire a entrare?-
-Ci ... ci proverò ... Signore ...-
Il sorriso ebete di Perdita obbligò Severus a entrare in casa prima di lasciarsi sfuggire qualche parola poco consona alle orecchie di una ragazza.
Perdita storse la bocca contrariata. Gentile, non lo era di certo e questo lo aveva capito da tempo però poteva almeno aiutarla a portare il baule! Lei non poteva fare incantesimi perché ancora minorenne, anche se per pochi mesi, ma lui ... S’infilò velocemente nello stretto corridoio d’entrata dietro il mantello nero del professore di Pozioni.
Piton appoggiò in malo modo le chiavi di casa in uno svuotatasche sul piccolo tavolino d’ingresso e sbuffò contrariato nel vedere il mazzo di fiori campagnoli nel vaso di vetro lì vicino. Disgustato trattenne mentalmente l’ennesima imprecazione fissando con astio i fiori e l’immagine di questi riflessa nello specchio sopra il tavolo.
-Tifa!-
Perdita sobbalzò. Quando usava quel tono basso e imperativo Piton faceva davvero paura. Nel silenzio, interrotto solo dal respiro affannoso della ragazza che trascinava in mezzo al corridoio il baule, Perdita sentì un basso rumore concitato di passetti. La ragazza si voltò un paio di volte attorno fino a incontrare un paio di enormi e languidi occhi azzurri che la spiavano adoranti da una delle due porte che davano sull’entrata.
-Padron Piton è tornato ...bentornato Padron Piton Signore!-
Perdita si bloccò di colpo. Quella vecchia elfa domestica continuava insistentemente a fissarla anche se parlava con Piton e le si avvicinava sempre di più. La Serpeverde, poco lusingata da quelle attenzioni, indietreggiò lentamente fino ad urtare il tavolino d’ingresso. Il vaso di vetro, già vicino al bordo, decise così di porre fine alla sua breve vita.
-Ops ... mi ... mi dispiace ... -
Piton alzò gli occhi al cielo sperando che tutto quello fosse solo un brutto sogno. Ignorando i cocci di vetro sparsi per il pavimento, la macchia scusa d’acqua sulla parete e la margherita morente ai suoi piedi, Severus capì perché Adams non era mai andata bene in Pozioni fino a quando no naveva dovuto alzarle la media, almeno. L’elfa senza scomporsi, continuava a fissare Perdita che, intimorita dalla mancata reazione dell’insegnante e da quegli occhi azzurri indagatori, ricominciò a indietreggiare superando le spalle del docente.
-Lei è .... -
-Padroncina Perdita. Tifa l’ha capito, Padron Piton. Tifa l’ha capito.-
Perdita passò preoccupata lo sguardo dalla sudicia elfa al professore senza però capire niente. Se infatti gli occhioni sproporzionati dell’elfa piangevano timide lacrime, prontamente raccolte nel grembiulino rosa sporco, e le orecchie a punta si piegavano indietro, lo sguardo di Piton era rimasto immobile a fissare la piccola creaturina. Non un movimento, non un’espressione.
Tifa si soffiò sonoramente il naso nel lembo di vestito che si ostinava cocciutamente a chiamare grembiule e si avvicinò maggiormente a Perdita che ormai, spalle alla porta, non poteva più arretrare.
-Tifa è contenta di vedere Padroncina Perdita. Tifa è davvero tanto contenta.-
...e giù altre lacrime! Ok, non era questo splendore, ma una reazione del genere era esagerata!
La manina ossuta di Tifa sfiorò appena quella di Perdita prima che questa la ritraesse disgustata per poi stringersi delicatamente la spalla.
-Ma che schifo!-
Tifa tirò indietro la mano, comunque sorridente e si voltò finalmente verso il padrone di casa.
-Tifa può mostrare la casa a Padroncina Perdita, Padron Piton?-
Piton, incurante dell’elfa, assottigliò gli occhi, fissando pensieroso l’angolo del tavolino.
***Spinner’s End, 25 settembre 1981
-Mi scusi Professor Silente, torno subito-
Severus si alzò veloce dalla poltrona uscendo spedito dal soggiorno mentre Silente continuava a bere distrattamente il the nero dalla tazzina che aveva in mano.
Ciò che aveva catturato l’attenzione del giovane professore di Pozioni altro non era che un urlo acuto, stridulo e terribilmente fastidioso che proveniva dal corridoio.
-Quante volte devo dirti di non correre in casa?-
Severus sbuffò sonoramente accovacciandosi vicino all’esserino artefice di quel rumore.
-Cos’è successo? Oh, avanti! Smettila di frignare e dimmi cosa ti sei fatta.-
La bambina, sorda alle richieste del ragazzo, continuò imperterrita a piangere massaggiandosi fra i singhiozzi la tempia destra. Severus fissò il tavolino d’ingresso vicino cui la piccola era seduta. Non era difficile capire la dinamica dell’incidente: mentre la bambina compiva i suoi primi tentativi di corsa aveva probabilmente urtato la gamba del tavolo, finendo a terra.
-Hai sbattuto contro il tavolo? Per Salazar, come hai fatto a non vederlo?-
Il giovane allungò una mano, spostando delicatamente il braccino della piccola per esaminare dove avesse preso la botta. L’immediata razione della bimba fu un urlo ancora più acuto dei precedenti che obbligò Severus a lasciare la presa.
-Gnooo!-
-Ho capito, ho capito! Non ti tocco! Piantala però adesso o mi fracasserai i timpani!-
Il ragazzo si alzò sbuffando, massaggiandosi a sua volta le tempie e prevedendo l’arrivo dell’ennesima emicrania.
-Che cosa è successo Severus?-
Silente si affacciò alla porta, esaminando con sguardo critico Piton, la bambina e il tavolino incriminato.
-Niente Preside, solo una botta. Deve aver sbattuto contro il tavolo correndo per casa. Forse adesso ha imparato la lezione.-
-Gnoo ... Buaa!-
All’ennesimo grido della piccola Severus, al limite della sopportazione, la prese in braccio con poca delicatezza e si diresse a passo spedito verso la cucina.***
Piton fissò alternativamente Tifa e Perdita con occhio critico.
-Sì ma non fate troppo baccano. Adams, sistema le tue cose nella camera che ti indicherà Tifa e vedi di essere pronta per l’ora di cena. Le otto. Puntuale.-
Il Professore di Pozioni stava per sparire dietro la seconda porta che dava sul corridoio ma fu fermato dalla voce dell’alunna.
-Professor Piton, scusi, ma non crede che dovrebbe parlarmi prima?-
Era da dieci giorni che non pensava ad altro. Probabilmente anche i G.U.F.O. le erano andati disastrosamente male per quel pensiero.
Ottima scusa ... La avrebbe usata anche con gli Adams!
Adesso basta, non resisteva più. Voleva sapere.
Lo sfrontato sopracciglio di Piton s’inarcò mentre il solito sorriso beffardo compariva lento.
-Credo di sapere quando parlarne Adams e questo non è il momento.-
-E quando allora?-
Cioè, LEI girava con un oggetto che interessava alla setta più pericolosa del mondo magico e lui in dieci giorni non aveva avuto neanche il tempo di dirle cos’era e per di più adesso che era a casa sua rimandava ancora? Le sarebbe venuto un collasso molto, molto presto.
-Più tardi-
Il rumore di due passi e Perdita non sentì più nulla.
La ragazza sospirò, accarezzandosi la spalla. Ancora un po’ di pazienza e avrebbe avuto la risposta che cercava, avrebbe consegnato l’oggetto a Piton e sarebbe uscita da quella casa e da quella complicata situazione. Spostò gli piano lo sguardo sull’elfa scoprendo, con disgusto, che Tifa era ancora lì a fissarla con gli occhi languidi e malinconici.
Represse a fatica un conato di vomito e si obbligò a parlare.
-Allora elfa? Dov’è la mia stanza?-
Tifa, se possibile, sorrise ancora di più.
-L’elfa di casa Piton si chiama Tifa Padroncina-
Anche l’elfa presuntuosa ci mancava! Dai Powell gli elfi facevano tutto quello che voleva senza obiettare.
-Allota, Tifa, dov’è la mia stanza?-
Un risolino acuto uscì dalle labbra secche e tirate di Tifa che iniziò a saltellare sul posto felice.
-Prima Tifa deve mostrare a Padroncina Perdita la casa!-
A giudicare da quel poco che aveva visto non era poi così impaziente.
Tifa, senza ascoltare le lamentele della Serpeverde, afferrò il lembo dei pantaloni della ragazza iniziando a strattonarli con forza fino all’entrata della porta da cui era apparsa.
-Questa è la cucina Padroncina! Qui Tifa prepara da mangiare per i suoi Padroni!-
Per Salazar, ci voleva proprio un’elfa con turbe psichiche per farglielo capire.
La cucina era minuscola e spoglia con i pochi elettrodomestici indispensabili e un orrido lampadario che emetteva un fischio stridulo e sommesso sopra un tavolo di legno scuro.
Esaltata, Tifa estrasse da un cassetto della credenza dei biscotti appoggiandoli sul tavolo.
-Mangia Padroncina Perdita! Mangia! Tifa ha fatto i biscotti pensando all’arrivo della Padroncina!-
Perdita osservò nauseata quell’ammasso marroncino di pasta e il sospetto puntino viola in mezzo a ogni forma.
-No grazie, odio i biscotti ... -
-No, a Padroncina Perdita piacciono questi biscotti ... -
-Mi stai contraddicendo?-
O potete Salazar ... non esisteva più la servitù di una volta ...
-Tifa si scusa ... Cattiva Tifa ...-
Anche se il sorriso materno di comprensione sulle labbra di Tifa contraddiceva quanto aveva appena detto, Perdita lasciò stare la questione. L’elfa in un attimo le arpionò nuovamente il bordo dei pantaloni e soffocando le risate la condusse velocemente, per quanto le sue gambe gravate dall’età lo consentissero, nell’altra stanza di quel piano.
Doveva essere il soggiorno, anche se sembrava di più una biblioteca visto l’ammasso di libri presente.
-Questa è la sala di lettura. Qui Padron Piton passa la maggior parte del tempo a leggere quando non lavora alla suola di magia e stregoneria di Hogwarts! Ma ... ssst! Tifa e Padroncina Perdita devono fare silenzio per non disturbare Padron Piton!-
L’elfa si era portata l’indice alle labbra abbassando drasticamente la voce e sputacchiando saliva sulla maglietta della ragazza.
La sala era decisamente più grande della cucina, con un bel caminetto al centro della parete, dietro un tavolo instabile sulle gambe, un divano consunto e una poltrona scura, probabilmente la cosa meglio conservata di tutta la casa.
Tutto il resto della stanza era occupato da libri per lo più dalle copertine marroni o nere, alcuni vecchi e altri più nuovi ma tutti apparentemente consumati e polverosi.
Piton dava loro le spalle e, indifferente alle chiacchere di Tifa, stava affacciato pensieroso alla finestra mentre assaporava lentamente l’aspro sapore del vino elfico rosso che sorseggiava dal bicchiere in mano.
Tifa trascinò maldestramente via Perdita dal soggiorno, riportandola nel corridoio.
-Adesso Tifa mostra alla Padroncina Perdita la sua stanza!-
La ragazza storse la bocca incredula. Aveva già visitato tutto il piano terra? Era uno scherzo? E poi... una stanza?
-Ci deve essere un errore Tifa, io non mi fermerò a lungo ... devo solo consegnare un oggetto al professor Piton e potrò andare ... -
-Tifa ha pulito e preparato la stanza della padroncina Perdita questa mattina!-
O grande Salazar, non credeva che lo avrebbe mai detto ma ... perché Hogwarts non era aperta anche d’estate? E cos’era questa fissa con la stanza? Meglio comunque non contraddirla; un’elfa pazzoide avrebbe completamente distrutto il suo già molto provato sistema nervoso. Se poi quelle erano le premesse le venivano i brividi a pensare come potesse essere la sua stanza.
Tifa lasciò -finalmente!- i pantaloni della ragazza e, con uno schiocco di dita, il pesante baule che la Serpeverde aveva trascinato a fatica fino lì si alzò leggero nell’aria.
L’elfa, con la solita aria trasognata, si diresse verso la piccola libreria in fondo al corridoio. Con una leggera pressione all’angolo del mobile, questo di spostò, rivelando una serie di alti gradini di legno.
Un passaggio segreto per andare al piano superiore? Per Salazar, Piton era VERAMENTE pazzo come diceva Tiger?
-Alla Padroncina piace la casa?-
-Non ho mai visto di peggio.-
Tutti quelli che l’avevano presa in affidamento finora erano stati ben selezionati da lei a priori e il livello di quella casa e ben lontano dal suo standard minimo.
Almeno nella casa degli Adams c’era anche il giardino ...
Un altro corridoio con quattro porte questa volta. Tifa si affrettò a spiegare che la prima a destra era la stanza di Perdita e proprio lì davanti c’era la stanza di Tifa, ovvero un piccolo e ammuffito sgabuzzino per le scope. Accanto alla camera di Perdita c’era la stanza del Professor Piton e l’ultima porta in fondo era invece il bagno.
Di cui avrà di certo bisogno dopo che si sarà liberata di quella cenciosa e appiccicaticcia elfa. Sperava solo di non aver contratto qualche malattia.
Tifa aprì orgogliosa la porta della camera di Perdita mostrando, con femminile orgoglio, la sua opera. Una camera minuscola diede il benvenuto alla nuova arrivata. C’erano un letto singolo alla parete destra ai piedi del quale Tifa appoggiò con poca grazia il baule di Perdita, di fronte a questo un vecchio armadio dall’aria stanca e lì affianco un tavolino dall’aria instabile.
Tutto completamente, indiscutibilmente e irrimediabilmente rosa.
Le pareti, le coperte, perfino lo scendiletto di quell’insulso e melenso colore.
-Tifa ha preparato la camera pensando a Padroncina Perdita. Alla Padroncina piace la sua stanza?-
Tutto questo rosa mi farà venire un attacco di diabete, me lo sento.
-E’. Orribile. Io. Odio. Il. Rosa.-
Tifa, visibilmente dispiaciuta, schioccò le dita un paio di volte fino a raggiungere una tonalità verde pisello pallido che sembrò soddisfare la ragazza.
-Tifa preferiva la colorazione di prima ... a casa di Padroncina Lulu la camera era rosa... però se alla Padroncina va bene così allora Tifa è contenta!-
Perdita, sull’orlo di una crisi di nervi, si sedette sul letto che emise un sinistro cigolio.
Dopo un altro paio di frasi di Tifa lasciate cadere nel vuoto, l’elfa capì finalmente che era meglio andare, lasciando sola Perdita con i suoi pensieri sull’oggetto misterioso.

Ed ecco che la nostra anti-eroina (almeno spero di essere riuscita a rendervela un po' più antipatica!) è approdat aa casa Piton...
 
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134 replies since 14/5/2009, 20:33   1704 views
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