Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

Silent Screams – Sotto il velo

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sar3tta89
view post Posted on 13/1/2009, 20:53 by: sar3tta89




Questo capitolo lo dedico alla mia carrrrrisssima beta, che mi assorbe sempre anche quando non ha tempo per ascoltarmi.
Grazie di tutto, ti voglio bene.




Spero che il capitolo serva a sfamare un pò della vostra curiosità ;)
ahahah, BUONA LETTURA! :D







4. Verità di Ghiaccio (Prima Parte)





L’ondata di sensazioni improvvise, quelle salite a galla la notte prima erano una valida motivazione del mio delirio.. ed erano la prova di ciò che avevo subito.

Irruppi nell’ufficio di Severus facendo sbattere la porta contro il muro, mi guardai attorno vedendo nient’altro che una stanza vuota. Lui non c’era.

Mi diressi verso la sua scrivania e guardai le sue carte, frugai sperando di non essere scoperta. In caso contrario, l’avrei affrontato.

Guardai dentro i cassetti, tra le pozioni che vi erano sugli scaffali impolverati, senza trovare nulla. Guardai la porta che portava alla sua stanza.

Lanciai un’occhiata alla porta spalancata da cui ero entrata, e non sentendo rumori andai a richiudere la porta per dirigermi con tranquillità nella sua camera da letto.

La stanza non era molto grande, giusta per un letto un comò al suo fianco e un grande armadio.

Frugai nei cassetti del comodino, trovando altro che biancheria. Mi sentii un imbarazzata e anche un po’ stupida guardando l’interno del cassetto. Aprii l’altro, e trovai dei libri. Li tirai fuori, notando che parlavano tutti di “poteri sovrannaturali”. Risi seccamente.

Stava portando avanti ricerche su di me.

Quando il cassetto fu libero dai libri, notai in fondo una parte del legno che non combaciava affatto con il fondo su cui era poggiato.

Il cassetto aveva il doppio fondo, e i libri servivano a coprirlo.

Con le unghie cercai di sollevare il compensato. Fremente di rabbia, trovai un composto dentro una piccola bottiglietta in vetro.

Sopra vi era scritto: Veritaserum.

Mi appoggiai al fianco del letto con la mano che tastava la fronte fredda.

Veritaserum? Aveva utilizzato del veritaserum con me? Pensai riguardando la bottiglietta vuota e ripetendo a mente il nome inciso su di essa.

Quando mi fui ripresa guardai nuovamente all’interno del cassetto, dove trovai anche una specie di quaderno.

Lo aprii e vidi che possedeva numerose pagine scritte, la cui calligrafia apparteneva sicuramente a Severus. Lessi appena la prima pagina, prima di sentire un rumore provenire dal corridoio. Qualcuno stava scendendo nei sotterranei.

Dannazione!

Risistemai immediatamente tutto, compreso quel quaderno e mi sistemai seduta sulla sedia davanti alla sua scrivania. Ero sicura che fossero i passi di Severus, quel suo passo veloce e felpato, l’avrei riconosciuto ovunque.

Non appena girò il pomello e aprì, sorrisi vedendo il suo volto contrarsi in una sottospecie di smorfia alla mia vista.

Era disturbato dalla mia presenza. Sorrisi compiaciuta, e a dir la verità un po’ irritata dalle mie recenti scoperte.

“Che ci fa qui?”

Risi. “Ma come?” chiesi ironica “Pensi che non mi renda conto, di quando vengo drogata?”

Gli angoli della sua bocca si allargarono in un ghigno. “Credevo ci avresti messo molto meno ad arrivarci..” fece una pausa avanzando nella stanza e si fermò sedendo su una sedia lontana da me. “In realtà, ci speravo.” Mormorò guardandomi negli occhi.

Provai un brivido, una leggera paura impadronirsi di me.

Ma la rabbia prevalse, e ringraziai il mio carattere impetuoso.

“Ci speravi? Oh diamine, ma cosa credevi di fare?!” urlai alzando e sbattendo le mani sulla sua cattedra parola per parola “Cosa ti è saltato in mente?! DIMMELO!” dissi con veemenza, vedendo la sua faccia indurirsi senza però rispondere alle mie domande.

Non disse una parola, contrasse la bocca e le sue labbra divennero sempre più fine.

Socchiuse appena gli occhi, e mi scrutò.

Sentivo la collera scorrermi nelle vene, tremavo, ma non per il freddo.

Ad un certo punto mi accorsi che le lacrime si erano fatte posto sul mio viso, facendomi sembrare disperata. Esausta.

“Perché mi fai questo? Che ti ho fatto?” chiesi ancora, stringendo i pugni convulsamente.

“Ho bisogno di sapere” disse distaccato, come sicuro di aver risposto a tutte le mie domande passeggiando avanti e indietro per la stanza, riflettendo.

Lo guardai sconvolta, portandomi le mani in testa. Stavo forse impazzendo?

Improvvisamente Severus si fermò nel bel mezzo della stanza, e mi fissò incerto.

“Non riesco a capire perché con te non abbia funzionato..” mormorò senza guardare me, ma il pavimento.

Ripensai fugacemente alla prima pagina e di ciò che avevo letto. Lui aveva trascritto i miei dati e le informazioni ricevute da fonti anonime.

Chi mi conosceva così bene da poter dare informazioni su di me?!

Digrignai i denti e quando con poco autocontrollo mi avventai in nuove accuse, lui era vicino a me. “Perché tieni un diario con informazioni su di me?”

“Ti importerebbe?” disse sempre parlando tra sé.

“COSA DIAVOLO STAI DICENDO?” urlai scuotendo la testa.

Severus si spostò verso una poltrona in pelle di drago verde scuro, e si lasciò andare con un sospiro. Stravaccato nella versione di un Dio depresso, perso in quelle che sono le sue disgrazie di essere quello che è.

Inaspettatamente alzò gli occhi e parlò chiaro con voce priva di allusioni, di ironia, priva di ogni sentimento umano. Non riuscivo ad essere così cinica come lo era lui, e per quanto m’invitò ad ascoltarlo e a sedermi, non riuscii a risedermi.

Ero troppo nervosa, troppo arrabbiata. Un fuoco invisibile mi stava bruciando dall’interno, sentivo attraversarmi le vene, sprigionare una rabbia repressa.. una tristezza assoluta. E tutto ciò mi portava una sconsiderata voglia di scappare il più lontano possibile da lì, da lui.

Da quando ero lì era stato il motivo della mia continua collera, delle mie continue preoccupazioni o dubbi che fossi veramente io la colpevole tutto quello che accadeva intorno a noi. Come se un’altra maledizione mi avesse colpita veramente.

“Con te il veritaserum non ha funzionato.” disse Severus portando la mia attenzione su di lui.

“Perché?”

Che me ne importava? Dovevo essere felice, che quel diavolo d’uomo non aveva ottenuto ciò che desiderava. Ma per qualche ragione, quella rivelazione mi spaventava.

“Non lo so.”

Mi spazientii. “Come non lo sai? Qui il potion master sei tu?! NON IO!”

Lui fece per alzarsi poi si rilasciò cadere sullo schienale della poltrona e sorrise amareggiato.

“Sei umana?” mi chiese perdendo un po’ di quel tono distaccato.

Lo guardai stupita. “CERTO! CHE DOMANDE!”

“Ce la fai a non urlare per un momento?!” mormorò massaggiandosi delicatamente le tempie.

Pietrificata dal suo tono stanco, persi le staffe e feci per andarmene quando mi prese il polso.

Voltai appena il capo per notare che era in piedi al mio fianco.

“No” pronunciò con molta calma. Sospirai e lo affrontai faccia a faccia.

“Non ci riesco! Sono troppo arrabbiata per restare.. non capisci?” cercai i suoi occhi, e non li trovai. Non stava fissando me, ma oltre la mia spalla.

Mi voltai e rimasi per un attimo interdetta. Alla porta, Clarence Wilson ci fissava con un mezzo sorriso che appariva sotto i lunghi baffoni. Gli occhi grigiastri brillavano di nuove notizie, ma prima che potessi fermarlo lasciò la soglia.

Severus mi prese da dietro per le spalle. “Lascialo andare”
Lo guardai stupita. “Scherzi? Quello andrà a dire che ormai è certo della nostra – e feci le virgolette con le dita - relazione.”

“Siediti e ascolta” mi ordinò poco dopo “senza proteste” aggiunse vedendomi aprire la bocca per ribattere.

Mi sedetti sulla sedia in legno, quella in assoluto più scomoda che mi potesse capitare.

“Penso che tu sia diversa” iniziò voltandomi le spalle, dunque non potevo conoscere la sua espressione.

La voce era calma, con il suo notevole e ormai conosciuto autocontrollo. L’uomo di pietra, che non poteva scalfito nemmeno dalla rabbia.

“Diversa?” chiesi incerta, per la prima volta assaporavo la mia stessa anormalità con un retrogusto amaro. Il significato ero cambiato da quando ero arrivata lì.

Decisa a non prostrare il fatto che ero abbattuta, aggiunsi: “Lo sono sempre stata.”

Ma la mia voce aveva assunto un altro tono, molto più che esausto.

“Sì, ma non nella maniera in cui credi tu..” rifletté Severus, poggiandomi i palmi delle mani sulle spalle. Per guardarmi negli occhi dovette inginocchiarsi.

“In che senso?” mi protesi verso di lui.

“Questo me lo devi spiegare tu.”

Sbuffai riportando indietro il capo, lontano dal suo viso. “Non posso! Te l’ho già detto!”

Lui mi lasciò le spalle e rialzandosi fece per entrare nella sua stanza, e quando mi guardò i suoi occhi erano iniettati di rabbia pura.

“Puoi andartene” disse glaciale, richiudendosi la porta alle spalle.

Rimasi a fissare la porta chiusa. Era sicuramente lui il pazzo, non io.

Uscii da lì, prima di essere fermata ancora e tornai nel mio alloggio dove credevo di poter essere al sicuro.

Ma questo mi riportò alla mente, che non potevo essere al sicuro in alcun luogo, se nei dintorni vi stava Severus.

Richiudendo la porta mi lasciai cadere lungo di essa, crollando esausta a terra.

In che senso ero diversa, più di quanto non lo sia già stata prima del Veritaserum? Perché quest’ultimo non aveva funzionato con me?

Perché, perché e perché.. troppe domande senza risposta. Iniziavo davvero a perdere la calma e l’autocontrollo.

Improvvisamente sentii una voce acuta risuonarmi nelle orecchie: “Sangue”.

Cercai di mantenere il respiro regolare. Sentii la voce ripetersi più e più volte, allora abbandonai il mio alloggio uscendo nei bui corridoi della scuola.

La voce intanto era svanita, ma con la sua sparizione sentii un urlo agghiacciante provenire dalla fine del corridoio. Corsi e quando svoltai l’angolo urtai contro Severus, ricadendo tra le sue braccia.

Rimasi per un attimo stupita nel rivederlo dopo averlo lasciato furioso nella sua stanza nemmeno un’ora prima, ma riprendendomi mi rialzai e scappai verso la direzione dove le urla riecheggiavano insistentemente nella mia testa.

L’eco dei passi mi fece capire che Severus mi aveva seguita, e anche lui come me correva nella stessa direzione. Sapeva forse, che avvertivo qualcosa e in qualche modo stava provando a fidarsi di me.

Arrivati alla fine del corridoio trovammo un ragazzo morente, tramortito dall’eccessiva perdita di sangue che aveva subito il suo corpo. Era del primo anno, Corvonero.

Il torace presentava un vasto squarcio proprio come il precedente omicidio, solo che questa volta il ragazzo era ancora vivo e il cuore era ancora al suo rispettivo posto.

Severus quando mi voltai era già sparito a chiamare aiuto, e io levai la bacchetta in alto.. quando sentii il ragazzino mugugnare qualcosa.
“Cosa?” mi sporsi verso di lui, e il ragazzo ripeté qualcosa di incomprensibile alle mie orecchie.

Successivamente svenne, proprio quando arrivarono i rinforzi.





Quella giornata sembrava destinata a non terminare mai. Mi ritrovavo ancora una volta in una settimana nell’ufficio di Silente. Severus se ne stava in disparte in un angolo dell’ufficio, ad osservare dalla finestra il buio pesto, costernato da grandi nuvoloni grigi.

Io invece ero costretta a star seduta sotto i riflettori, in quanto dovevo una spiegazione dell’inspiegabile senso dell’olfatto che avevo sviluppato nei riguardi dei fatti accaduti in altrettante insolite circostanze.

Silente raggiunse il suo posto dopo aver gettato un’occhiata eloquente a Severus, che annuii impercettibilmente sotto i miei occhi, per poi abbandonare l’ufficio.

Mi scrutò un attimo interminabile oltre i suoi occhiali a mezzaluna, e mi servì proprio come il primo giorno che ero entrata in quell’ufficio una tazza di tè e biscotti.

Quella sera tuttavia ero troppo nauseata per poter bere o mangiare. Il pensiero di addentare qualcosa mi rivoltava lo stomaco. Forse era la paura che comandava la ragione, che mi riportava i pensieri alla notte prima quando ero stata drogata. Per un attimo mi venne da chiedermi se Silente, conosceva davvero così bene Severus da potersi fidare realmente di lui.

“Severus, mi ha detto che per lei è molto facile.. sentire..”

Oh perfetto! Severus non si era tappato la sua splendida boccuccia di rose.

Lo guardai afflitta, non sapevo che dire. Ero troppo agghiacciata, incazzata e suvvia anche sbalordita.

In pochi giorni il mio segreto era diventato di dominio pubblico. Pensando alla mia scarsa riservatezza in quel posto scoppiai in una risata isterica. Forse avevo solo bisogno del tempo, e mi sarei abituata a rendere pubblica una cosa simile.

Silente non disse nulla, non accennò ad altro e attese con molta cortesia o molta pazienza la mia risposta.

Cercavo di trattenermi dal dire che Severus, era davvero un’idiota. Ma non ci riuscii.

“Signore” mormorai sentendo la mia voce rotta da un tormento interiore, mi fermai ad ascoltare il rumore del mio cuore accelerato e del mio respiro affannato.

Quando fui sicura di aver ripreso il controllo su di me, parlai nuovamente e questa volta nella mia voce vi era una tranquillità inaudita.

“Vorrei poterle dire ciò che dovrei, ma penso che proteggere voi, il professor Piton” quest’ultimo nome lo dissi con poco interesse, “.. e altre persone, sia la cosa più importante.. non so se mi spiego”

Cercai i suoi occhi azzurri e quando li trovai erano ben disposti.

“Capisco, ma è bene che qualcuno a volte corra dei rischi..”

“Ha ragione, ma non credo che questo sia il momento adatto per creare scompiglio nella comunità magica.”

Albus mi indirizzò un sorriso stupito e con voce molto più risoluta disse: “Non crederà che vogliamo rendere pubblica una capacità come la sua?”

Increspai appena le labbra non sicura di aver sentito bene.

“Intende dire che non lo sa nessuno.. a parte lei e.. Piton?”

Scosse la testa in segno di assenso. Mi sentii davvero una stupida ad aver creduto nella poca buona fede di Silente, e lasciai un silenzio inequivocabile del mio leggero imbarazzo.

Quando ripensai alla decisione da prendere, era giunto il momento dell’inevitabile verità.

 
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