Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

Silent Screams – Sotto il velo

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sar3tta89
view post Posted on 2/1/2009, 22:28 by: sar3tta89




Irene come ha detto Rika(Swindle) ho iniziato questa ff, prima di finire l'altra. :P Anche perchè non credo sarei riuscita a postare contamporaneamente entrambe! xD Andrei letteralmente fuori di testa..

Comunque per tutte voi che avete commentato, vi ringrazio per i commenti e per aver letto il capitolo di questa nuovissima ff.


Con questo vi auguro buona lettura!






2. Il Ratto Mentale




Stavo per andarmene, quando la porta dietro di me si aprì e la luce fioca illuminò il corridoio a malapena. Mi voltai e vidi Severus Piton guardarmi accigliato.

“E lei cosa ci fa qua?” chiese sfuggente, con il suo tono autoritario.

Lo guardai e mi avvicinai a lui, forse troppo - dato che notai la sua mano destra stringersi decisa sulla bacchetta.

Alzai nuovamente gli occhi verso di lui, irritata da quella ostinazione, da quella rivalità senza motivo che ne esistesse alcuna.

“Per qualche ragione sento di essere per te.. una sorta di nemica” dissi chiaramente, lasciando uno spazio tra noi.

Lui esplose in una risata fragorosa che echeggiò lungo le parete gelide dei sotterranei.

Fece un movimento trasversale e con un sorriso mellifluo mi invitò ad entrare.

Lo sorpassai convinta con un passo svelto, agile. E giunta alla sua scrivania mi sedetti.

Piton raggiunse con molta calma – forse per darmi sui nervi – la sua sedia dietro la scrivania, e quando si sedette mi guardò ironico.
Il suo sguardo trasudava diffidenza, ma allo stesso tempo divertimento.

Tanto divertimento.

Aggrottai la fronte infastidita.

“Dunque, lei sarebbe per me.. la mia..” iniziò, toccandosi il mento “nemica.” Terminò guardandomi in una strana maniera e sporgendosi in modo alquanto inquietante sulla scrivania, spostando il malloppo di quaderni e pergamene che vi stavano sopra.

Dopo un minuto di tentennamento, annuii decisa. Sapevo che aveva qualcosa contro di me, e l’unica risposta era che mi vedesse come una rivale per il posto che avevo ottenuto.

“Una ragazzina – se mi permette – che viene qui e crede di poter dire che nessuna maledizione potrebbe colpirla, quando altri insegnanti e ne sottolineo la parola – altri – ci sono capitati prima di lei. Dunque mi chiedo, perché è tanto convinta che nessuna maledizione colpirà anche lei?”

Ero con le spalle al muro. Non avevo mai detto a nessuno del mio segreto, spaventata da quello che mi poteva succedere, da quello che la gente avrebbe pensato di me.. ma proprio in quell’istante udii un urlo agghiacciante dentro di me. E sempre in quell’instante compresi che dovevo correre.

Sobbalzai dalla sedia e Severus Piton per qualche ragione rimase pietrificato, forse dalla faccia che potevo aver fatto. Senza dire nulla ma con un espressione affranta abbandonai la stanza.

Correvo lungo quei corridoi pur non sapendo dove andare realmente.

Un ragazzo, non troppo lontano dalla scuola, aveva urlato e molto probabilmente non avrei trovato niente di buono una volta raggiunto il posto.

Scansai i ragazzi lungo il cortile e mi chiesi che ci facevano tanti alunni fuori durante le ore serali, e vidi una gran folla ai piedi della foresta nera. Il mio cuore perse qualche battito, la folla era radunata intorno a qualcosa e potevo sentire dalla poca distanza che mi divideva dalla calca che vi era la McGranitt e il guardiacaccia Hagrid che tentavano di rimettere gli alunni ai loro posti ma le urla erano strazianti.

Raggiunsi la folla con gli occhi imperlati di lacrime. “Minerva” urlai, mentre mi facevo largo tra gli alunni.

La McGranitt mi guardò e venendomi incontro lasciò Hagrid che teneva un ragazzino sotto braccio, mentre ordinava agli altri nella maniera più sgrammatica possibile di tornarsene nelle loro sale comuni.

“Che è successo?”

La McGranitt scosse la testa e mi prese per un braccio, dicendomi: “Non ti piacerà, Sarah”

Dentro di me sapevo che le cose che vedevo dopo un urlo del genere non mi piacevano mai, esalai un intenso respiro prima di vedere ciò che giaceva a terra immobile.

Il corpo di un ragazzino del secondo anno stava sul fogliame che preannunciava l’inizio dell’autunno, ma in quel momento l’autunno portava un’immagine tetra.

Il suo corpo era squartato, e quando mi avvicinai sentendo gli occhi di tutti puntati su di me mi fermai. Ma una persona mi affiancò guardandomi apatico. Severus Piton.

Non compresi bene quello sguardo disinteressato e così passivo nei miei confronti, ma lasciai che mi si avvicinasse più di quanto avrei voluto.

“Che hai sentito?” mormorò con un certa furia nel suo tono, apparentemente pacato.

Lo guardai inarcando appena un sopracciglio per lo stupore. Lui sapeva?

“Niente, è stato un istinto.” risposi evasiva.

Non disse più niente e si avvicinò al torace squarciato del ragazzo. “Manca il cuore” mormorò.

E restai agghiacciata da ciò. Chi poteva strappare un cuore ad un ragazzino, con tale ferocia?

“Sicuramente era vivo” dissi dando voce ai miei pensieri.

Severus mi guardò e annuì. Rimasi paralizzata ancor di più, sapendo – o almeno cercando di immaginare – quanto aveva sofferto.

Mi alzai d’impulso e aiutai la McGranitt e Hagrid a far allontanare gli ultimi alunni rimasti, e quando tutti furono all’interno della scuola, intercettai le occhiate tra la McGranitt e Piton.

E sentii chiaramente – nonostante la distanza da loro fosse notevole: “Dobbiamo dirlo a Silente.” disse la voce risoluta della McGranitt “Non sarà felice di sapere che un altro dei suoi alunni è stato squarciato vivo.”

Piton non disse nulla, si limitò ad annuire e poi a voltarsi verso di me.

Mi guardava con sguardo indagatore, e forse la mia evasività l’aveva messo ancora più all’erta e mi rendeva nella sua lista nera la prima sospettata.

Seguitavo a credere che fosse tutto un sogno, ci speravo davvero.

Anche se quello che avevo visto era tutto reale, mi volevo convincere che le mie percezioni non mi avessero portato su un altro omicidio. Non di nuovo.

Sebbene fossi abbastanza sconvolta Severus non si fidava di me, tanto che una volta che la McGranitt e Hagrid si furono allontanati mi prese da parte stringendomi per le spalle.

“Come hai fatto?” chiese febbricitante, quasi furioso perdendo quel suo tono pacato e indifferente che solitamente prevaleva su di lui.

“Eri lì con me” proseguì guardandomi, cercando qualcosa che – speravo – mai avrebbe trovato.

“Non ho fatto nulla. E sono sconvolta quanto te per quel che è successo..”

Mi liberai dalla sua presa che si era man mano allentata dalle mie spalle, e indietreggiai lentamente temendo forse un altro lampo di collera improvviso. Tuttavia Severus non batté ciglio e non si mosse, nella sua espressione trasparivano domande a cui non riusciva a trovare una risposta logica. Ma quello che lui non sapeva era che di logica, non ce n’era.

Mi guardò perso nell’oblio di un vortice da cui una volta entrati non si usciva: l’ossessione.

E cos’era mai l’ossessione di un uomo come Severus Piton? Mi ero appena posta la domanda, e dal suo sguardo maledettamente perfido mi costrinsi a credere che l’avrei presto scoperto.

Quando appurai di essere a distanza di sicurezza da lui mi fermai, e lui soffermò i suoi occhi su di me scrutandomi a fondo.

“Essermi così lontana, potrebbe non servirti” mormorò ad alta voce, sperando in una mia risposta. Lanciai uno sguardo dietro di me: non c’era più nessuno. Eravamo rimasti soltanto io e lui.

“Severus,” cercai di mantenere la calma, ma per qualche ragione lo temevo. La sua espressione si era modificata in una sorta di sguardo indagatore, per qualche ragione sapeva che nascondevo qualcosa. Lo sentivo.

“Come hai..fatto?” riuscì a dire, in un evidente stato di lotta mentale con se stesso.

“Io, non ho fatto nulla!” urlai scandalizzata da tante accuse. “Come puoi credere una cosa simile.. quando io stessa, mi trovavo nel tuo ufficio?!”
Aggrottò la fronte toccandosi appena il mento. Non era convinto.

Poi mi guardò, sotto la luce della luna la sua espressione rivelò quello che provava, e quello che il suo cuore provava. La furia traspariva in ogni angolo del suo volto, e io paralizzata non feci altro che guardarlo.

Improvvisamente mi ritrovai a rivivere vari momenti della mia vita: una Sarah adolescente che si copriva le orecchie urlando, successivamente sempre me poco più grande davanti al corpo immobile di mio padre che piangevo, fino a quel momento.

Cercavo di capire cosa mi stesse accadendo, l’ultima cosa che desideravo era tornare là dove il dolore della mia maledizione era ricorrente, là dove odiavo essere quella che ero.

Quando capii chi era il mio – per qualche modo – carnefice, urlai lottando con la forza che mi rimaneva, ma l’oscurità che portava con sè continuava a mostrare ciò che più detestavo della mia vita.

Pregai di smetterla, premetti le mani contro il terriccio umido, che stava sotto le mie ginocchia.

“Ti prego” sussurrai con la gola serrata dai singhiozzi.

I ricordi continuavano a scorrere: me stessa in un angolo di una stanza buia, abbracciata ad una bambola di pezza, sapevo cosa sarebbe successo dopo.. e mi coprii gli occhi sperando di non vedere altro, ma per qualche ragione l’immagine non si oscurò, anzi rimase vivida nella mia testa.

“Ti prego.. ti prego Severus” la scena diventava sempre più dolorosa, e mi spinse a lanciare urli lancinanti. “No!” vidi la bambola di pezza cadere a terra, inzuppata nel sangue.

Piansi, singhiozzai, lo pregai in tutte le maniere e per qualche ragione lui non smise un momento di frugare nell’intimità dei miei ricordi. Della mia infanzia maledetta.

Ero sottomessa ad una forza che non potevo comandare, ma che lui avrebbe potuto far finire.

Le lacrime inondarono i miei occhi, e la forza mi venne a mancare.

Quando ripresi il controllo su me stessa ero a terra con le ginocchia piantate in modo doloroso contro il terreno, e di Severus non c’era più nemmeno la traccia.

Cercai di riprendere il fiato, ma per qualche ragione tutto quel ricordare aveva sfiancato in tutti i sensi la mia forza, tentai di alzarmi inutilmente e ricaddi immediatamente a terra.

In qualche modo sapevo che lui era a conoscenza ormai dei miei più intimi segreti. Aveva utilizzato su di me la leggilmanzia, una sottospecie di abuso mentale a mio parere. Mi sentivo davvero ferita e arrabbiata da quel trattamento, e la prima cosa che avrei fatto sarebbe stato cercarlo non appena avrei smaltito la mia rabbia. Se l’avessi visto un attimo prima, sapevo che per qualche ragione non avrei resistito a riservargli lo stesso trattamento, finendo così schiava della mia irrazionalità.



La mattina seguente l’omicidio era di dominio pubblico, e nonostante le rassicurazioni da parte di Silente, la quiete non dimorava nella Sala Grande.

“Vi prego” disse Silente, con totale autocontrollo, alla stanza in pieno trambusto per via dell’argomento primario del giorno. “Le autorità inviate dal Ministero stanno già indagando sul fatto, quindi vi chiedo maggior riservatezza d’oggi in poi. Se vi verranno posti interrogatori, parlatene prima al coordinatore della vostra casa. E solo in presenza dei vostri insegnanti potrete sottoporvi a tali interrogatori. Ad ogni modo non vi accorgerete neppure della loro presenza. Presto scopriremo chi è il colpevole di una simile atrocità, ma fino ad allora non fatene parola. Saremo noi a farvi sapere ulteriori novità a tempo debito, naturalmente se queste dovessero presentarsi. Posso solo assicurarvi per ora, che il colpevole sarà presto dove gli spetta stare. Con questo vi auguro una buona giornata, e un buono studio”

Silente concluse così il suo discorso sparendo in chissà quale posto.

Andava davvero di fretta quel giorno.

Con noncuranza per i discorsi dei miei colleghi, naturalmente sull’ “omicidio” presi la Gazzetta del Profeta, e lì in prima pagina vi era la foto dell’alunno squarciato vivo e il titolo dell’articolo annunciava: “Ancora omicidi per la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.Pag. 24

Sfogliai il giornale e quando arrivai alla pagina notai che vi era anche una foto di Silente affiancato da Severus, cercai di reprimere l’impulso di strappare il giornale e m’immersi nella lettura dell’articolo.




ANCORA OMICIDI PER LA SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS


a cura di Rita Skeeter.
- Altro ragazzo ritrovato privo di vita.



Il preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts è stato così gentile da offrirsi ad un’interessantissima intervista con la medesima e vostra amata Rita Skeeter.
Quando sono entrata nel suo ufficio ho potuto appurare con il mio occhio vigile, che la stanza circolare presentava numerosi gingilli di varia utilità, e dietro di lui ho potuto osservare gli sguardi dei vari presidi.
“Una stanza veramente deliziosa” mi sono complimentata con il vecchio preside che mi ha offerto con modi gentili una tazza di tè. Un uomo veramente delizioso.
Ho deciso che davanti ad una tazza di buon tè, non si può non iniziare un’intervista a regola d’arte.. allora mi sono data subito da fare con la prima domanda.
Rita: Signor Silente, saprebbe dirci quanti omicidi sono avvenuti qui ad Hogwarts?
Silente si è guardato a lungo dal rispondere immediatamente alla mia domanda, quasi nascondesse qualcosa di importante. Qualcosa che avrei potuto scoprire se solo mi avesse dato una risposta immediata, e poco pensata.
Infine si apprestò a farmi un sorriso – forse per addolcire il mio essere da giornalista, ma invano, poiché niente addolcisce il mio animo da giornalista.
Silente: Signora Skeeter (si schiarisce la voce e mi guarda molto teso) ci sono stati solamente due fatti di questo genere.
R: Mi chiami pure Rita (mi lascio andare ad una risata fuori luogo, ma il preside comprende) lei sa cosa o chi può aver commesso il fatto?
S: Se lo avessi saputo, non crede che io l’avrei già riferito agli Auror del Ministero?
Detto questo ammisi che probabilmente il preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts me ne avrebbe di certo parlato, se avesse davvero saputo qualcosa. Ma questo dubbio mi riportava alla domanda: Il professor Silente, sapeva forse qualcosa?
O meglio: Mi stava nascondendo qualcosa?
Sicuramente per un uomo astuto come lui, questo non dev’essere stato difficile, e con questo intendo ingannare una persona di grande intelligenza e astuzia come me. E non intendo dire che mi abbia del tutto raggirata, solo che sia riuscito a saltare la mia autorevole persona.
Per quanto riguarda gli omicidi, ho potuto sentire le mie varie fonti che mi hanno affermato che c’è qualcosa di più misterioso e atroce dietro a questi due “ufficiali” omicidi.
I corpi dei due alunni: Jerard Scottish e Julian Karson, ritrovati in sede diverse e giorni differenti hanno riscontrato un’insolita firma da parte del colpevole. Sul corpo di entrambe le vittime si apriva uno squarcio sulla sommità centrale del petto dove un organo vitale era stato strappato via con forza, uccidendo con molta probabilità le vittime.
R: Lei cosa pensa del fatto che gli alunni fossero vivi, quando gli è stato strappato via il cuore?
Il professor Silente alla mia domanda ha avuto modo di fissarmi accigliato, mantenendo nonostante tutto un atteggiamento pacato nei miei confronti. Un uomo veramente da ammirare! Sa fingere benissimo!
S: In tutta sincerità (il preside si lascia andare ad un lungo e lento sospiro) non posso dire nulla che possa far capire l’immenso dispiacere che provo per quei poveri ragazzi.
Annuisco, e cerco di consolarlo a mio modo.
R: Ma professore, (Lancio immediatamente un’occhiata d’intesa) io la capisco perfettamente! E la ringrazio vivamente per questa intervista che gentilmente mi ha concesso. Ma quello che non capisco.. (lasciai che il silenzio lo portasse a pormi la domanda fondamentale, perché potessi proseguire)
S: Cosa le porta tanti dubbi?
R: (Gli sorrido amabilmente) Beh come mai un “essere” malvagio ha preso di mira proprio gli alunni della sua scuola?
Silente mi rifila un altro piatto di biscotti e si tocca la barba riflettendo sulla sua successiva risposta. Un gesto che ai miei occhi non passa di certo inosservato.
S: Non posso darle una risposta, perché nemmeno io ne ho una. Mi spiace, ma la mia disponibilità si ferma qui. (Annuncia con fare molto irato)
Ringrazio con molta gentilezza la sua “disponibilità” seppur sia stata limitata e non del tutto sincera, ma naturalmente questo a lui non l’ho detto.
E con questo rimane da dire: Perché Silente mi ha cacciato con tal modi dal suo ufficio?
Su questo rimane il dubbio, ma la vostra Rita Skeeter farà del suo meglio per rivelare l’enigma sugli omicidi. E con questo vi lascio fino a nuove notizie.

Vostra, Rita Skeeter.






Chiusi il giornale e lo gettai su una sedia vuota dietro di me. Era un’assurdità quello che aveva scritto la Skeeter. Chi poteva credere che un uomo come Silente, potesse essere il mandante di due omicidi?

Mi accorsi improvvisamente di essere rimasta una dei pochi insegnanti ancora a tavola, mentre tutti gli alunni erano ormai usciti per le lezioni.

Quando stavo per andarmene vidi il mantello nero di Piton svolazzare davanti alla porta d’ingresso della Sala Grande, e decisi che dovevo raggiungere assolutamente Severus. Non poteva certo passarla liscia.

A grandi passi attraversai la Sala Grande, finché un uomo non mi si parò davanti. Lo guardai arcuando un sopracciglio e con finto interesse gli chiesi – tenendo gli occhi puntati oltre le sue spalle: “Desidera?”

“È la signorina Morgan?”

L’uomo era di grossa taglia e molto paffuto, inoltre portava dei baffoni talmente lunghi che avrebbero potuto fargli da barba. Gli occhi grigiastri erano stretti a fessure a scrutarmi attentamente, e portava una casacca scura senza nemmeno una piega.

“Sì, e lei sarebbe..?” chiesi arrendendomi a rimandare l’inseguimento del professore di Pozioni.

“Clarence Wilson, membro Auror mandato dal Ministero della Magia per indagare sugli omicidi commessi di recente.” Fece un breve inchino a cui rimasi decisamente perplessa.

Mi sorrise affabile, e m’invito a sedermi sulla panca della tavolata di Grifondoro.

“Dunque, lei è qui da poco signorina Morgan? Mi corregga se sbaglio.”

Annuii decisa, e vedendo la faccia dubbiosa del vecchio Auror mi costrinsi a parlare.

“Sì, sono qui da circa una settimana.” Mi riavviai i capelli con fare distratto, ero lì da una settimana e già venivo a sottoposta ad un interrogatorio dopo aver subito un maledetto stupro mentale tramite leggilmanzia da un uomo fuori di sé, che non rispetta niente e nessuno se non se stesso.

“Posso chiederle se è stata sul luogo dell’ultimo omicidio, che ha avuto luogo proprio ieri sera verso le 21 passate?”

Una piuma magica dietro di lui trascriveva tutto su un taccuino che si reggeva in aria anch’esso per magia.

“Sì, sono stata lì per aiutare la vice-preside Minerva McGranitt e il guardiacaccia Hagrid a rimandare gli alunni nelle loro sale comuni.”

Ricordai quei brevi momenti, l’esasperazione che mi si leggeva in faccia, gli occhi puntati di tutti mentre guardavo lo squarcio spaventoso sul torace finché non era apparso al mio fianco Severus.

“Può dirmi che ha visto esattamente? E se ha un alibi tra le nove meno 20 e le nove?”

Lo guardai improvvisamente accigliata.

“Mi sta dicendo che sono una sospettata?”

Lui alzò gli occhi verso di me e disse molto cordiale: “Faccio solo il mio lavoro, signorina Morgan. Devo accertare che l’alibi sia valido.”

“D’accordo. Ero nell’ufficio del professor Severus Piton.”

L’Auror parve improvvisamente perplesso. “Che ci faceva nell’ufficio di un suo collega?”

Ero imbarazzata dalla sua espressione e speravo davvero che non avesse pensato ad una possibile relazione con Piton.

“Questioni di lavoro.”

Wilson si sporse verso di me, e a bassa voce mi chiese. “Potrebbe parlarmene?”

Inizialmente non compresi tanta segretezza, ma poi vidi il custode Gazza attraversare la Sala e annuii a Clarence con un certo autocontrollo.

E ne dovevo avere davvero molto.

“Praticamente io e il professor Piton abbiamo avuto una piccola incomprensione, e ieri sera ho deciso di andare dritta nel suo ufficio per chiarire il tutto. Ma è stata davvero una piccola banalità.” aggiunsi con fare deciso e con un sorriso ammiccante, sperando di convincerlo.

Clarence parve convincersi tantoché tornò alla domanda precedente, e me la porse nuovamente: “Può dirmi che ha visto esattamente la scorsa sera?”

“Il corpo dell’alunno di Tassorosso: Julian Karson del secondo anno.” mormorai.

“Potrebbe dirmi i particolari di quando è giunta sul posto?” si toccò con un gesto sbadato gli occhiali che portava sulla punta del suo piccolo naso.

“Ho constatato che il corpo del ragazzo riportava uno squarcio sul torace e successivamente il professor Piton ha concluso che mancava il cuore.”

“Hm-hm. Per ora è tutto signorina Morgan” mi sorrise e mi strinse vigorosamente la mano, lasciandomi nella Sala Grande ormai vuota.





 
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