Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

Silent Screams – Sotto il velo

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sar3tta89
view post Posted on 30/12/2008, 22:27 by: sar3tta89




Silent Screams



Fandom: Harry Potter

Pairing: Severus Piton/Sarah Michelle Morgan(personaggio frutto della mia testa del tutto fuori xD)

Rating: Mmm, non saprei.. E' per tutti quelli che adorano i gialli e amore insieme...

Personaggi: Tutti quelli appartenenti alla saga di HP e personaggi inventati da me.

Genere: Mistero+Romantico

Avvertimenti: Leggete la premessa per capire qualcosa sulla ff.

Rating: X violenza, e cose simili (perchè è possibile trovarle..), a parte questo può leggerla chiunque non dia fastidio trovare violenza o simili.





Premessa

E rieccomi con più anticipo di quanto mi sarei aspettata, dato che la mia ff "Please, forgive me", ha avuto fine proprio oggi.. ma grazie alla mia beta, che oggi ha svolto davvero un lavoro splendido lavorando alla bozza di questa nuovissima storia, mi sono decisa - naturalmente convinta dalla mia carissima e unicissima beta :D - a postare questa nuovissima storia.
Per chi conosce il mio modo di scrivere, spero non rimanga deluso.. questa storia è tutta da scoprire.. proprio perchè la protagonista è molto particolare.
Ma con questo concludo.
Un bacione e insomma.. Buona lettura!





1. La Maledizione di Una Ragazza Bizzarra



Era il viaggio più lungo che avessi mai potuto intraprendere in vita mia, poiché non ero mai stata fuori i confini di Londra.

Viaggiare non era mai stata la mia passione, per la semplice motivazione che mi facevo prendere spesso dall’ansia di non arrivare mai a destinazione. Ma questa volta era diverso, era un viaggio che avrei fatto solamente per l’andata. Andavo ad Hogwarts per restarci.

Dopo la lettera di Silente che mi informava che avevo ottenuto il posto e che mi attendeva per un colloquio, avevo fatto tutti i bagagli in grosso anticipo per partire serena. Ma una volta uscita mi ero resa conto di aver dimenticato parecchie cose.

Così, ero dovuta tornare a casa mia più e più volte. Bene, ecco a voi Sarah Michelle Morgan, ragazza smemorata, spesso molto lunatica e testarda, e alquanto bizzarra oserei dire. Insomma, possiedo un’abilità.

Sento cose che le persone normali non possono sentire, non per questo mi considero volentieri anormale. So di non essere una persona qualunque, che si dirige in un posto sicuramente “non” ordinario, ma le cose nella vita non sempre sono casuali come può sembrare ad altri.

Una volta giunta alla stazione, trovai un grosso omone che mi attendeva con la torcia in mano per illuminarsi la strada.

“Signorina Morgan?” chiese con gran vocione. Era un uomo abbastanza alto, o meglio direi enorme e se non avessi saputo chi fosse avrei di certo urlato di paura. Il modo in cui l’avevo conosciuto però, era abbastanza buffo, poiché mi aveva sfondato - erroneamente – la porta, nel vano tentativo di bussare alla mia porta.

Ricordo di aver provato immensa paura, ma insomma una volta che ci scambi due chiacchiere non puoi che provare compassione per la sua smisurata e incontrollata forza, e soprattutto per la sua stazza che lo fa sembrare un vero brigante se non fosse che è veramente un grande cucciolo bisognoso di coccole.

“Sì, Hagrid!” sorrisi, sfilando la bacchetta dal cappotto nero per far levitare le mie valige fino a me.

“Lasci fare a me!” disse Hagrid, e senza pregarlo di non preoccuparsi, lo lasciai fare. Mi accompagnò sino alla carrozza, finché non mugugnò: “Si troverà bene. Silente è un bravo uomo!”

Avevo già parlato con lui di Silente, e avevo scoperto che Hagrid ne aveva davvero una buona stima. Lo vedeva come un grande uomo, evidentemente altri uomini come Silente non vi erano.

Mi aiutò a salire in sella alla carrozza, sparendo quando richiuse la porta dietro di me.

Per tutto il tragitto me ne restai zitta, a contemplare le meraviglie del lago nero, della foresta e del magnifico castello che si stagliava all’orizzonte sotto l’incantevole cielo stellato.

Al mio arrivo davanti al cancello della scuola, trovai un uomo non molto alto, dall’orribile aspetto accompagnato da un gatto.

“Morgan?” chiese senza lasciarsi andare ai convenevoli.

Compresi che era il vecchio custode di cui tanto avevo sentito parlare.

Spregevole e dalla simpatia mancata, accompagnato sempre dalla sua spalla destra: il gatto, o meglio la gatta.

Non conoscevo il suo nome, ma non mi lasciai andare a pensieri inutili come quello.

“Sì” risposi.

Mi aprì il cancello e mi accompagnò fino all’atrio, dove c’era un’altra persona a scortarmi.

Non finirà più! – pensai, stancamente avvicinandomi all’ennesima presenza che mi avrebbe scortato altrove.

“Sarah Morgan” disse pacatamente la donna davanti a me, “sono la professoressa McGranitt. È un vero piacere”

Sorrisi vedendo che era l’unica che mi aveva dato un caloroso benvenuto. “Lo è anche per me”

Guardando i miei bagagli, sorrise e frettolosamente batté le mani, tirando fuori un lato veramente “graffiante”. Naturalmente sapevo che la professore McGranitt era restia dal trasfigurarsi senza un motivo valido, ma tutti conoscevono il suo animagus: un gatto.

E lo si vedeva nei suoi modi di fare, ovvero sapeva quel che faceva.

“Venga, il professor Silente la sta attendendo nel suo ufficio. Gazza porterà i suoi bagagli nel suo alloggio.”

Il vecchio custode, non mormorò nulla e prendendo i bagagli sparì oltre le scale.

Seguii la McGranitt in gran silenzio, finché non giungemmo dinanzi ad un gargoyle e sentii la McGranitt dire: “cioccorana”.

Si voltò verso di me sorridendo meticolosamente, mentre dietro le sue spalle si apriva un varco nella parete in pietra, che mostrava una scala a chiocciola.

“Il professor Silente è un gran burlone quando si tratta di parole d’ordine per il suo ufficio.”

Abbozzai un sorriso imbarazzato. Ma nonostante tutto, nel suo tono c’era una grande stima verso il preside. Ero molto in ansia, perché non avevo mai incontrato Albus Silente, e ci avevo parlato solamente per lettera, fino ad allora.

“Venga”

Giunti davanti ad un’altra porta, la McGranitt bussò animatamente, finché una voce molto profonda disse: “Entrate”.

La gran luce, che esplose aprendo, quasi mi accecò costringendomi a portarmi una mano sugli occhi. Quando finalmente riuscii a riaprirli, scoprii che l’ufficio era una stanza circolare, piena ovunque di gingilli strani, ma incantevoli a mio parere, dietro la scrivania stava Albus Silente, e mi sorrideva calorosamente. Era un uomo molto anziano, ma la cosa che mi colpì più di lui furono i suoi occhi che solo guardandoli ti incutevano sicurezza, i suoi occhi azzurri mi attraversarono oltre gli occhiali poggiati sulla punta del suo naso adunco.

“Benvenuta, professoressa. Si sieda, e tu Minerva” guardandola con particolare cordialità “vai pure a riposarti.”

La McGranitt sorrise, e subito dopo ci diede la buonanotte richiudendo la porta dietro di sé.

Il vecchio preside ed io ci guardammo per un attimo, in assoluto silenzio, ma Silente mi scrutava quasi studiandomi. Stranamente per com’ero fatta non mi sentii a disagio, anzi fu decisamente il contrario.

“Bene” incominciò Silente spezzando il silenzio e avvicinandomi una tazza di tè – apparsa dal nulla – “E’ proprio convinta, di quello che sta per fare?”

Presi la tazza di tè, e guardando il suo sguardo serio annuii.

“Professore, in tutta serietà.. so quello che faccio.”

Sapevo davvero il fatto mio, conoscevo le responsabilità che mi addossavo. Dopotutto mi ero già informata sugli accadimenti e le vicissitudini che avevano contornato quel ruolo maledetto.

“Signorina Morgan, non vorrei spaventarla, ne tantomeno allontanarla con la forza. Tuttavia non posso concederle di prendersi una responsabilità simile, senza prima sapere.”

Lo fissai assorta, bevendo un sorso del mio tè attesi che proseguisse.

“Sono anni ormai, che la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure, ha subito una sorta di maledizione.. anni che molti insegnanti non accettano dopo aver saputo tutto questo.”

“Professore, le prometto che finché io sarò in questa scuola, mi impegnerò al massimo.. perché nessuna maledizione colpisca anche me” sorrisi e poggiai la tazza vuota sulla scrivania.

Silente si toccò con aria pensierosa la lunga barba, continuando a scrutarmi oltre gli occhiali a mezzaluna.

“Se è questo che desidera” e sorrise “non posso che darle un caldo benvenuto, professoressa.”

Conoscevo fin troppo bene i rischi che potevo correre, ma non per questo dovevo rifiutare il posto.

“La ringrazio, professore”

Detto questo gli strinsi la mano e lo salutai, sparendo lungo la scala a chiocciola.

Quando finalmente raggiunsi la mia stanza mi accasciai stanca sul mio letto, concedendomi un meritato e lungo riposo. La mattina dopo avrei incominciato, e da quel giorno sarei più stata semplicemente Sarah Michelle Morgan, ma la “professoressa di Difesa contro le Arti Oscure” di Hogwarts.

Non sarei più stata la bizzarra ragazza, che sentiva le cose e di cui tutti avevano paura. Sarei stata qualcuno che avrebbe insegnato ai suoi alunni come proteggersi da cose simili.

Avrei insegnato loro che la magia poteva avere parecchi sviluppi radicali. Che si poteva nascere diversi dagli altri.

Perché io lo ero. Sì proprio come dicevo prima.. sentivo le cose e avevo pertanto una percezione dell’udito differente da qualsiasi altro essere magico.

Potevo sentire delle cose, e queste cose alle volte spaventavano anche me.




La mattina seguente quando mi alzai era prestissimo, tanto che non appena fui pronta mi diressi subito in Sala Grande per fare un’abbondante colazione.

Il tavolo dei professori era quasi del tutto vuoto, come lo erano le quattro tavolate davanti all’entrata. Quando trovai la mia postazione al mio fianco vi era una donna molto strana, che portava due occhiali a fondo di bottiglia e che farneticava strani presagi.

Mi guardò e mi sorrise beata, prendendomi la mano avvicinandomi pericolosamente a lei e costringendomi a sentire l’odore dello Sherry facendomi arricciare il naso dal disgusto.

“Oh signorina Morgan” disse seguendo con un dito le linee della mia mano. “Prevedo un presagio davanti a te..”

Spaventata, mi lasciò la mano alzandosi con una bottiglia sotto mano.

Si scompigliò i capelli lanciandomi un’occhiata malevola e si dileguò subito dopo.

La guardai perplessa allontanarsi, finché un’altra donna di grossa stazza dai capelli ricci e rossicci mi affiancò.

“Tranquilla, è sempre così. Povera Priscilla!” e guardando il mio sopracciglio inarcato, poiché non avevo idea di chi fosse quella donna, aggiunse “L’insegnante di Divinazione, cara”. Sedendomi affianco, mi sentii amichevole nei suoi confronti. Dopotutto quella donna aveva l’aria di essere una dalle buone maniere, e una gran donna dai modi di fare.

“Oh ecco” sorrisi porgendogli una mano “sono Sarah Michelle Morgan.”
Prendendo la mia mano, annuì. “Sì sì lo so, cara. Pomona Sprite, piacere. Professoressa di Erbologia.”

Chiacchierai animatamente con quest’ultima, finché l’entrata di un altro insegnante non mi incuriosì.

Conoscevo praticamente tutti gli insegnanti di vista, e di fama.. ma quest’ultimo non l’avevo mai visto. Non sapevo proprio chi fosse.
Un uomo dall’aria molto tetra, che avanzava tra le tavolate a passi felpati lasciando dietro di se il mantello svolazzante che poggiava sulle sue spalle, dai capelli lunghi e neri, e occhi altrettanto tenebrosi.

Evidentemente disturbato dal mio fissare, mi fulminò immediatamente facendomi abbassare gli occhi sul mio piatto.

Ma che modi! – pensai, irritata e imbarazzata al tempo stesso.

“Quello che si è appena seduto, invece” disse Pomona indicandomi il professore maleducato “è l’insegnante di Pozioni. Severus Piton.”





Diretta nella mia aula, feci una capatina nell’aula insegnanti apparentemente deserta. Vidi un armadietto aperto e quando sospinsi lo sportello lessi che su di esso vi era inciso a chiare lettere il mio nome.

Allora aprendo la borsa a tracolla che avevo con me, tolsi i libri per depositarli nell’apposito armadietto, quando richiusi e mi voltai - quasi mi mancò il fiato perché l’inaspettata presenza di Severus Piton mi spaventò.

Quest’ultimo stava comodamente seduto e non distoglieva lo sguardo dal suo palese interesse per il giornale che stringeva tra le mani.
Con uno sguardo disinteressato, alzò gli occhi appena dal giornale che sfogliava annoiato.

Rimasi lì a fissarlo, senza sapere bene se presentarmi o meno, finché lui con voce impassibile e decisamente fredda parlò:
“Ha intenzione di fissarmi ancora per molto, signorina..?” non terminò la frase, e prontamente risposi molto acutamente.

“Morgan.”

Lui con la fronte aggrottata mi fissò quasi fosse sbalordito dal mio atteggiamento nei suoi confronti, e infine mi sorrise mellifluo.

“Come immaginavo.” E si alzò allontanandosi lasciando la scia con il suo mantello nero, proprio come aveva fatto quando era entrato in Sala Grande a colazione.

Restai perplessa, e quando elaborai ciò che aveva detto non riuscii a trattenere un moto di rabbia che prese il sopravvento su di me.

Non sapevo bene il perché, ma le sue parole - seppur enigmatiche – le avevo comprese alla perfezione.

Raggiunta la mia destinazione, attraversai l’aula chiassosa sbattendo abbastanza vivamente i miei libri.

Il silenzio crollò immediatamente, lasciando spazio agli sguardi spaventati degli alunni che presumevo essere quelli del secondo anno.

Feci il giro della cattedra e mi accomodai, con un mezzo sorriso sulle labbra. La scena di poco prima, mi era ancora impressa e l’irritazione non sembrava voler svanire.

Con un colpo di bacchetta verso la lavagna, apparve il seguente nome: Sarah Michelle Morgan.

Alzai gli occhi per guardare gli alunni che sembravano essersi pietrificati.

“Prima di tutto: Buongiorno ragazzi.”

Aspettai la risposta e i ragazzi ridestandosi, in una sorte di voce da coro dissero: “Buongiorno signorina Morgan.”

Annuii felice di vederli così attenti ad ogni mio movimento, e sedendomi sulla cattedra iniziai a dar loro un po’ di regole dispendiose per quieto vivere durante le mie ore.

“Penso che, dopo quello che vi ho detto, avremo davanti a noi – se collaborerete – un meraviglioso anno!”

Conclusi la lezione con una tranquillità inquietante, i ragazzi erano stati meravigliosi e tutto era dovuto alla mia entrata in quell’aula.

Mentre riponevo i libri nella mia borsa, e lasciavo le mie carte dentro al cassetto della mia cattedra, sentii dei passi dirigersi verso di me.

Voltai lo sguardo e vidi nuovamente il professor Piton, fissarmi con assoluta risolutezza e arcigna malvagità.

“Desidera?” chiesi tornando a posare la mia attenzione altrove.

Guardarlo sarebbe servito solo spazientirmi.

“È veramente così convinta, che sarà un meraviglioso anno?” chiese accentuando in maniera molto acerba le mie ultime parole del discorso di poco prima.

Continuando a concentrare la mia attenzione su altro, non alzai nemmeno lo sguardo mentre gli rispondevo con altrettanta asprezza.

“Devo ammettere che di questo non sono del tutto convinta. Tuttavia, non posso che impegnarmi perché quest’anno sia come dicevo ai miei alunni: meraviglioso! ”

Non sapevo che faccia stava facendo, e non alzai lo sguardo finché non lo vidi a pochi passi dalla mia faccia. Il viso tirato e gli occhi neri e bui puntati nei miei.

“Lei non sa cosa le potrebbe accadere..” disse laconico, prendendo i piedi per andarsene.

Quando era arrivato alla porta, lo fermai: “Stia pur certo, che le maledizioni non mi possono colpire..”

Lui si voltò guardandomi scettico: “Ah no?” e si voltò sparendo definitivamente alla mia vista.

“Sono già maledetta..” mormorai, chiudendo il cassetto e uscendo dall’aula.

Non sapevo bene il perché, ma potevo iniziare a credere che Severus Piton mi avrebbe dato del filo da torcere. Più tardi venni a sapere il probabile motivo di quel punzecchiamento continuo.

“Oh sì cara, Severus brama da molto tempo la cattedra.. e ahimè, si sa perché non gli è mai stato concesso.” mormorò Pomona, ormai diventata mia compagna di pettegolezzi.

Naturalmente mi era molto utile, era una brava donna e allo stesso tempo mi dava numerose informazioni, ma quando chiesi il perché Silente non avesse concesso a lui quel posto mi rifilò:
“Oh cara, solo Silente sa.”

Mi era parsa un evidente scusa per deviare abilmente la mia domanda, e non insistetti. L’ultima cosa che desideravo era mettermi contro l’intero corpo insegnanti.

Decisa a chiedere spiegazioni a tanto astio mi diressi dal diretto interessato risoluta.

Arrivata nei meandri degli oscuri corridoi della scuola, giunsi davanti alla sua porta indecisa se bussare o meno.

Mi guardai attorno incerta. Rimanere o scappare?

Perché un uomo che conoscevo nemmeno da un giorno, mi incuteva tanta sicurezza ma allo stesso tempo mi irritava all’esasperazione?

Me lo chiedevo, poiché erano domande in cui speravo presto di avere delle risposte che mettessero chiarezza a questa bizzarra situazione che si era creata.

Edited by sar3tta89 - 18/1/2009, 14:29
 
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